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Giovani greci, la punta dell’iceberg

A una settimana dai risultati del referendum greco e con l’ultimo vertice europeo alle spalle, l’unica speranza per uscire dalla crisi in maniera duratura è mettere sul tavolo nuove idee, con l’obiettivo di dare un futuro ai giovani e di sanare gli squilibri macroeconomici all’interno dell’area dell’euro.

L’Europa riparta dai giovani
Due giovani greci su tre hanno votato no al referendum. I giovani, non solo in Grecia, stanno voltando le spalle all’Europa. Come scriveva il Financial Times il 19 giugno, “Disillusi e demoralizzati da anni di austerità che hanno rovinato le loro prospettive di lavoro e ridotto all’osso i supporti finanziari, i giovani militanti di Syriza possono anche non chiedere apertamente l’uscita del loro paese dalla moneta unica europea, ma sono comunque pronti ad affrontarne le incognite se l’unica opzione sul tappeto è la solita minestra”. I giovani greci rappresentano la punta dell’iceberg di una situazione che rimane acuta in quasi tutta Europa.
Nell’Unione Europea la disoccupazione giovanile è nettamente più alta oggi che nel 2006. Ci sono pochi “paesi per giovani”, tra i quali la Germania, il Regno Unito e la Svezia. Tutti e tre con tassi di occupazione superiori al 55 per cento, seppur non del tutto immuni dalla presenza di Neet (soggetti che non studiano e non lavorano), precarietà dei contratti o disoccupazione.
Basta veramente “fare i compiti a casa” per raggiungere l’invidiabile situazione tedesca? Mentre è indubbio che i paesi del Sud Europa debbano ancora progredire sulla via delle riforme strutturali, è anche vero che il successo tedesco non è facilmente replicabile. La Germania ha goduto di aiuti ieri e oggi gode di economie di scala in misura ben maggiore degli altri. Ma soprattutto, in ambito euro, ci sono problemi di equilibrio sistemico.
La Germania, con un persistente surplus dei conti con l’estero (da anni intorno al 7 per cento), viola sistematicamente la European macroeconomic imbalance procedure. Eppure, già nel lontano 1993, l’economista inglese Charles Goodhart aveva avvertito che senza un meccanismo di correzione intergovernativa degli sbilanci macroeconomici la futura moneta unica non sarebbe stata sostenibile.
Una “Garanzia giovani” pan-europea
Il nuovo paradigma cui riferirsi è sotto i nostri occhi. Deve nascere dall’affrontare insieme il problema dei giovani e degli squilibri macroeconomici.
Come? Con politiche attive che in cambio dell’obbligo di attività di formazione e lavoro (anche in altri paesi europei) garantiscano un reddito minimo, secondo i criteri di condizionalità sperimentati con successo per le politiche attive del lavoro nei paesi del Nord Europa. La condizionalità potrebbe essere applicata in Grecia e verso la Grecia, per esempio attraverso borse di studio per i giovani di altri paesi europei che si rechino nel paese per attivare in modo massiccio turismo e servizi. Insomma, una grande iniezione di fiducia verso le nuove generazioni, un Erasmus pan-europeo della formazione e del lavoro, un riconoscimento sostanziale di un diritto alla cittadinanza attiva e inclusiva.
D’altronde, nell’attuare le proprie riforme all’inizio di questo millennio, la Germania non aveva percorso una via simile? Per ammorbidire l’impatto delle riforme strutturali ha sforato i parametri di Maasticht. Così oggi, in cambio di un’altra tornata di riforme strutturali, la Grecia (e non solo) dovrebbe poter beneficiare di massicci trasferimenti a favore dei lavoratori, in particolare a favore dei giovani. “Europa” è anche gli accordi di Lisbona, che hanno mirato a migliorare i percorsi di istruzione, il livello del capitale umano, l’inclusione sociale e la produttività.
Il piano a favore di coloro che non studiano e non lavorano andrebbe finanziato con prestiti d’onore garantiti dalla Banca europea degli investimenti, a sua volta coperta dagli accantonamenti dei vari fondi anti-crisi. Inoltre, il settore privato dei paesi europei in surplus andrebbe coinvolto in piani di sviluppo, sorretti da programmi infrastrutturali pubblici di tipo strategico nell’informatica, nei trasporti, nella ricerca e altro ancora.
Il quadro normativo e organizzativo europeo per realizzare un obiettivo del genere esiste ed è dato dai Contractual Agreements in cui vengono chiaramente definiti impegni reciproci, obblighi e momenti di monitoraggio e valutazione.
Il piano italiano Garanzia giovani è stato definito un flop, prima ancora di decollare – un segno mediatico che purtroppo permane, ma che non fa giustizia dei tanti aspetti positivi del programma. È possibile pensare a un massiccio piano di Garanzia giovani per la Grecia e il Sud Europa, piano che faccia tesoro anche dell’attuale esperienza italiana, caratterizzata sia da successi (quasi 700mila adesioni, oltre 350mila prese incarico, oltre 100mila attivazioni sia da insuccessi (ritardi da parte del sistema pubblico, mancanza di un sistema di segnalazione della buona formazione, ancora insufficiente informazione nei confronti delle parti datoriali, per esempio).
Non è forse dal coraggio di analizzare gli insuccessi per superarli che passa la via di riforme strutturali durature per ritrovare l’obiettivo della crescita e del pieno impiego? Un esempio di come il piano italiano Garanzia giovani possa aprire nuove strade è dato dal progetto Crescere in digitale, che si avvale della piattaforma nazionale per contribuire a sbloccare, al contempo, il forte sottosviluppo delle aziende italiane in materia digitale e la mancanza di adeguate competenze, creando così opportunità di crescita e di lavoro. Un esempio di riformismo pragmatico e fattivo. D’altronde, qual è l’alternativa?

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13 commenti

  1. giovane arrabbiato

    Bell’articolo che almeno promuove qualcosa.
    Ma continuerò a votare Movimento5Stelle, come i giovani francesi continueranno a votare Front National finchè le cose non cambiano. L’Europa di ha tradito e la Germania di Schaeuble ha iniziato a usare l’Euro come arma di distruzione di massa,non esiste motivo per cui dovrebbo essere favorevoli a certe istituzioni.

    • Emanuele

      Lei continuerà a votare per il m5s a prescindere, come tutti gli altri, ignorando qualsiasi cosa venga fatta o succeda nella realtà. Ormai è chiaro.

      • giovane arrabbiato

        Veramente no.
        Il M5S è onestamente un partito pessimo con un’ideologia discutibile.
        L’ho votato solo alle parlamentari e non alle Europee proprio per questo, e per disperazione come fanno tutti i giovani Italiani.
        Il ragionamento è semplice: meglio degli idioti onesti che degli idioti corrotti.
        Perdoni il linguaggio ma non esistono parole alternative.
        Non esiste poi motivo di continuare a votare partiti che hanno affondato l’Italia.
        Il detto ”errare è umano, perseverare è diabolico” non l’ho certo inventato io.
        Poi se Lei vuol continuare a rimanere sulle sue posizione su chi vota M5S e perchè faccia pure.

        • Savino

          Oggi non è più sufficiente indignarsi. E’ giustissimo e auspicabilisssimo che al potere vadano quelle poche mosche bianche oneste ancora presenti. Ma a loro si richiede competenza economica e cultura di Governo ed istituzionale. Oggi la richiesta dei cittadini, se possibile perfino superiore o almeno equivalente al senso stesso di giustizia ed onestà, è volta a chiedere la dignità del lavoro e a domandare cosa mettere in tavola e che futuro dare a sè e ai propri figli. Quindi, un governante che ne capisca di dinamiche macroeconomiche globali, di politica industriale, di relazioni tra le parti sociali, di bilancio in prospettiva, di utilizzo della leva fiscale, di redistribuzione delle ricchezze, di semplificazione burocratica, di assetto istituzionale dello stato, di welfare, di andamento della società è più che mai indispensabile. Non basta cavarsela con una battuta per un applauso e per un voto in più.

          • giovane arrabbiato

            Ma le persone competenti le abbiamo avute al governo, ed hanno fatto persino peggio degli incompetenti.
            Vedi governo Monti di cui sono un ex sostenitore, ampiamente deluso. Persino Alesina e compagnia hanno sconfessato il suo lavoro.
            L’essere ”competenti” non giustifica l’andare contro ogni logica che si rispetti nel nome dell’idea ”dell’Europa comune”. La follia non si giustifica con l’ideologia, qualunque essa sia.
            E se l’ideologia diventa un problema allora deve essere messa in discussione. Anche l’Europa.

        • Savino

          Le poche persone competenti e serie passate al banco del Governo non sono state segiute e, anzi, sono state sbeffeggiate senza motivo rilevante. Si pensi ad Elsa Fornero, che ha dovuto prendere in solitudine decisoni dolorosissime. Ora, alla luce di quanto è successo in Grecia nelle ultime 3 settimane si capiscono le sue lacrime? O solo i populisti hanno ragione’

          • giovane arrabbiato

            Che la Fornero sia stata maltrattata eccessivamente non ci son dubbi, ma se la sua riforma è stata bocciata dalla Corte Costituzionale in discussione deve essere messa.
            In ogni caso non è stata certamente il punto più basso del governo Monti; misure recessive a non finire come aumento IVA e tasse varie, misure per la crescita zero.
            Tagli degli sprechi, di cui Perotti ha fatto un eccellente elenco proprio su questo sito neanche a parlarne.
            Sarebbe persino andato a toccare le riserve auree, ma non ne ha avuto il tempo. Per fortuna, altrimenti avrebbe fatto un capolavoro simile a quello di Gordon Brown, che ha svenduto le riserve britanniche ad un prezzo 1/10 degli anni successivi.
            I titoli di Monti dicono che non è certo un incompetente, le sue riforme dicono che non aiuta certo l’Italia. Devo per forza supporre che abbia agito per conto di qualcun altro.
            ”Ce lo chiede l’Europa”.
            Nein. Non so cosa farmene di questa ”Europa” che sputa sulla democrazia e porta prosperità a pochi.

  2. Alessandro Sattanino

    Drammaticamente vero. Stiamo allevano una gioventù non di euroscettici ma, peggio, di eurocontrari. Quindi la strada è intervenire in primo luogo a beneficio dell’occupazione dei giovani e del loro supporto economico.
    Quanti, poi, sanno e comprendono fino in fondo che essere in surplus per lunghi anni è essere in difetto quanto i paesi in deficit? Se scendiamo per strada e chiediamo ai passanti, forse uno su cento….
    Forse, il compito dell’economista è oggi anche quello di ripetere ad ogni occasione possibile che la Germania sta creando e mantenendo uno squilibrio destabilizzante nel difettoso sistema economico europeo.
    io comunque, per raccogliere l’invito al pragmatismo, lancerez una campagna per scegliere o creare una nuova parola in tedesco per definire il “debito” che non si lo stesso termine che definisce la “colpa”. E non scherzo. Il sont fous ces germains.

  3. Savino

    I giovani greci, italiani ed europei non devono andar dietro ai grilli e alle cicale e devono capire che il meglio per loro non è lo sfascio dell’Europa, ma è proprio la sobrietà nei conti pubblici, a partire dai sistemi di welfare e previdenza. Le generazioni precedenti, infatti, si sono portate via tutto ed è per questo egoismo che Grecia, Italia e resto d’Europa tremano e traballano continuamente. In Italia, ad esempio, la Corte Costituzionale ha preso, solo poche settimane fa, su pensioni e statali, decisioni inappropriate per il momento storico che viviamo. Il pareggio di bilancio, previsto all’art. 81 della Costituzione, è, infatti, il diritto acquisito in epoca contemporanea dalla nuova generazione ed è il diritto acquisito da ogni bambino che nasce.

  4. ndr60

    Francamente non capisco come non si parli, a proposito del “Paese per giovani” ossia la Germania, che la stragrande maggioranza ha lavori precari o sottopagati, i cosiddetti mini-job. Ciò porterà ad una bomba ad orologeria sul loro sistema pensionistico, fra 20-30 anni.
    Ma questo gli alfieri della Krande Cermania si guardano bene da dirlo…

    • Giusta considerazione, conta anche la qualità. Nel 2014 il tasso di occupazione della popolazione 15-29 anni era del 55% in Svezia, del 57,8% in Germania e del 59,2% nel Regno Unito, tuttavia i contratti temporanei rappresentavano il 38,7% in Germania e il 41,5 % in Svezia, e nel Regno Unito il tasso dei Neet era pari al 16,2%. Tuttavia negli altri paesi sono ben peggiori sia la qualità che il livello. In Italia il tasso di occupazione dei giovani è crollato dal 40.5% del 2006 al 28,3% del 2014 e, nello stesso periodo il tasso dei Neet è balzato dal 23 al 33,8%, mentre i contratti temporanei sono saliti dal 29,8 al 42,6%

  5. giuseppe

    Ottimo articolo Daniele ! Condivido in pieno.

    • Daniele Fano

      Giusta considerazione, conta anche la qualità. Nel 2014 il tasso di occupazione della popolazione 15-29 anni era del 55% in Svezia, del 57,8% in Germania e del 59,2% nel Regno Unito, tuttavia i contratti temporanei rappresentavano il 38,7% in Germania e il 41,5 % in Svezia, e nel Regno Unito il tasso dei Neet era pari al 16,2%. Tuttavia negli altri paesi sono ben peggiori sia la qualità che il livello. In Italia il tasso di occupazione dei giovani è crollato dal 40.5% del 2006 al 28,3% del 2014 e, nello stesso periodo il tasso dei Neet è balzato dal 23 al 33,8%, mentre i contratti temporanei sono saliti dal 29,8 al 42,6%

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