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Luci e ombre nei dati sull’occupazione

L’Istat ha pubblicato i dati relativi al mercato del lavoro nel terzo trimestre 2015. Rispetto allo stesso periodo del 2014 cresce l’occupazione e diminuisce la disoccupazione. Dopo molto tempo i risultati migliori sono tra i giovani. Bene il Sud, mentre preoccupa la situazione delle donne.

I dati dal terzo trimestre

L’11 dicembre l’Istat ha rilasciato i dati relativi al mercato del lavoro per il terzo trimestre del 2015 e le notizie sono, tutto sommato, positive. Soprattutto rispetto ai bollettini di guerra ai quali ci eravamo abituati negli ultimi anni.
Cresce l’occupazione (+0,8 punti percentuali) e diminuisce la disoccupazione (-1,2 punti percentuali) rispetto allo stesso trimestre del 2014.
L’aspetto forse più importante dei dati riguarda però la distribuzione per fascia di età perché per la prima volta da oltre venti trimestri aumenta l’occupazione tra i giovani (15-34 anni). Non solo, per il secondo trimestre consecutivo si conferma anche che l’aumento degli occupati si concentra principalmente nelle regioni del Mezzogiorno.
Interessante notare anche che la crescita occupazionale è stata sostenuta soprattutto nell’agricoltura e nel settore dei servizi, presumibilmente meno influenzato degli altri dalla congiuntura internazionale.
Sembrerebbe quindi che ci sia una seppur timida ripresa economica anche nella domanda interna e che non si vada esclusivamente al traino di quella estera. Il buon andamento del settore agricolo, particolarmente evidente soprattutto in confronto con lo stesso trimestre del 2014, è coerente con questa ipotesi.
Continua invece l’emorragia di occupati dal settore delle costruzioni, che molto ha sofferto nella fase più dura della grande recessione e che sta vivendo un importante processo di ristrutturazione.

Le zone d’ombra

Dall’inizio dell’anno, da quando è stato introdotto il Jobs act, l’uscita dei dati dell’Istat sul mercato del lavoro è attesa sempre con grande trepidazione perché tutti tentano di vederci qualche indicazione degli effetti di quelle politiche.
I dati del secondo trimestre furono accolti con grande entusiasmo perché mostravano un incremento dell’occupazione concentrato proprio tra i contratti a tempo indeterminato, quelli che il contratto a tutele crescenti del Jobs act avrebbe dovuto incentivare (insieme ai generosi sconti contributivi). Oggi quegli entusiasmi sembrano poco giustificati perché, mentre continuano ad aumentare sia i contratti a termine che quelli a tempo indeterminato, la crescita è concentrata di nuovo sull’occupazione a termine.
Naturalmente rimangono importanti zone d’ombra. Forse il dato più preoccupante riguarda le donne. Il calo della disoccupazione è dovuto solo in parte a transizioni verso l’occupazione e in modo molto consistente a un aumento delle transizioni dalla disoccupazione verso l’inattività, aumento particolarmente marcato per le donne. Tra il terzo trimestre 2014 e il terzo trimestre 2015 oltre il 50 per cento delle donne disoccupate ha smesso di cercare lavoro e queste persone sono oggi contate nel gruppo degli inattivi. Nel confronto tra il secondo trimestre del 2014 e lo stesso periodo del 2015 la percentuale era del 46,4 per cento.

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  1. Di fabrizio Aldo

    Ho da dire un paio di cose: come si fa ad affermare che la disoccupazione si riduce e che l’occupazione aumenta (non parlo del Prof. Pellizzari ma di Renzi) se gli inattivi aumentano di molto? Inoltre l’occupazione aumenta tra 15-34 anni soprattutto per il Piano Garanzia Giovani che sostituisce i vecchi tirocini formativi. Nulla di nuovo. Di nuovo c’è che sono stati stipulati 20.000 contratti a tempo indeterminato in meno. Condivide Prof?

  2. andrea

    Buongiorno da gennaio 2016 la riduzione sarà di 3.250 sul 40% e non più sul totale. In soldoni se prima si ragionava in uno sconto fiscale di circa 8.000 con una retribuzione lorda di circa 25.000 ora i termini sono 3.250 di sconto massimo a fronte di una retribuzione di circa 40.000, perciò saranno ben pochi i contratti (e magari concentrati nella logistica, settore in trasformazione che cambia e che cresce). L’impennata dei tempo indeterminato é dato dalla voltura dei contratti coco…..e da tutti quei contratti “non contratti” figli di improvvisati del passato e purtroppo non dalla creazione di posti di lavoro. Nel 2016 sarà duro un risultato del genere e ci saranno incrementi dei voucher, la nuova frontiera del nero legalizzato all’italiana.

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