Mentre il 2016 si apre con una grigia cappa d’incertezza sulle borse mondiali, trascinate giù da quella di Pechino un’altra cappa grigia – non metaforica – ha scurito le nostre città prima dell’arrivo della pioggia dei giorni scorsi. Al famigerato inquinante PM10 contribuiscono il riscaldamento degli edifici e il traffico. Contro i quali gli incentivi a svecchiare il parco auto servono più di targhe alterne e blocchi episodici.
Apple ha eluso le tasse italiane e ora arriva a una transazione da 318 milioni, solo un terzo del dovuto. Multinazionali che aggirano le norme e un fisco che finalmente recupera qualcosa. Tutto si gioca sul filo del principio che nel diritto tributario internazionale si chiama “stabile organizzazione”.
Si parla di Pil e si dimentica che una delle sue componenti è la rendita immobiliare. Sempre in crescita in Italia dagli anni ’80, ha parzialmente compensato il calo dei profitti aziendali e indotto il sistema produttivo a sottostimare l’urgenza – ineludibile – dell’innovazione.
L’anno si apre anche discutendo di piccole ma significative novità per i conti pubblici. Dalla Ue arrivano le agenzie fiscali indipendenti. Per dare più trasparenza alla finanza pubblica. Saranno preziose se avranno accesso a tutti i dati di cui hanno bisogno. Arrivano anche più incentivi economici per i comuni che si fondono in uno solo. Ci volevano: finora il processo di aggregazione è stato un brutto flop.
La riforma della pubblica amministrazione rischia di rendere i dirigenti permanentemente precari. Con conseguenze pericolose per l’imparzialità dei loro atti.
Dopo gli attacchi terroristici del 2015 i cittadini si sentono minacciati da possibili – seppur improbabili – attacchi e sono più diffidenti verso gli altri. Così riscoprono l’appartenenza religiosa. Ma a scapito della scienza.
Di quale area politica sono gli opinion leader in Italia? Prevalentemente di centro-sinistra. Forse perché la destra “repubblicana” qui è sempre stata esigua e poco incisiva.
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Ettore Falconieri
I mercati azionari reagiscono ad eventi indifferenti per la maggioranza delle società quotate perchè gli operatori ( non i piccoli risparmiatori ) vogliono movimentare i mercati per lucrare sulle oscillazioni. I problemi cinesi di agosto e di pochi giorni fa possono avere una influenza nel medio periodo, solo per qualche società ed alcune che producono in Cina ne sono avvntaggiate per es. se la valuta cinese si svaluta. Ogni società ha problemi continui, è la vita aziendale, far crollare le azioni ( anche quelle che rendono parecchi punti percentuali) danneggiando i piccoli risoarmiatori non ha senso ed è, sotto un certo punto di vista criminale.. Il fatto è che i mercati finanziari sono una giungla con troppe poche regole, in futuro verranno giudicati come la speculazione olandese sui tulipani di secoli fa. Bisogna riformarli, ma i grandi gruppi finanziari che ingaggiano come consulenti anche politici di rilievo non lo vogliono. Solo uno spaventoso crac, che comunque si spera non avvenga, potrebbe far muovere la politica specie americana che, come in altri settori in passato, puo’ mettere in moto qualcosa. Non sarebbe male se se ne occupasse anche l’Onu, ma, si sa, il segretario generale è un don Abbondio. Ettore Falconieri