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Perché va ricalcolato il vitalizio degli onorevoli

Il parlamento discute alcune proposte che accelerano il passaggio al sistema contributivo per il calcolo dei vitalizi di onorevoli, senatori e consiglieri regionali. Il risparmio di risorse sarebbe notevole. E porterebbe a una razionalizzazione del sistema previdenziale della classe politica.

I vitalizi oggi

In questi mesi in parlamento si discute la possibilità di ricalcolare secondo le regole contributive i vitalizi dei parlamentari, un tema delicato nel quale si contrappongono da un lato la sacralità dei patti con lo Stato e dall’altro un principio di equità di trattamento tra cittadini ed eletti.
Sin dalla nascita della Repubblica, per garantire un’effettiva indipendenza nello svolgimento del mandato, a parlamentari e consiglieri regionali sono stati riconosciuti trattamenti previdenziali più favorevoli di quelli riservati ai lavoratori ordinari. Col passare delle legislature, i vitalizi hanno assunto proporzioni tali da diventare un capitolo importante dei “costi della politica”.
Nell’ottica di una riduzione delle spese, e forse per addolcire agli italiani la pillola della riforma Fornero, il parlamento ha approvato nel 2012 una radicale riforma che equipara gradualmente il trattamento previdenziale degli onorevoli a quello dei lavoratori ordinari. Per i parlamentari eletti dopo la riforma, salvo alcune differenze per quanto riguarda l’età di ottenimento del diritto, il trattamento previdenziale è calcolato sulla base dei contributi versati durante gli anni di mandato con un sistema analogo a quello utilizzato dall’Inps per le pensioni ordinarie (cosiddetto metodo contributivo). Il parlamento ha dunque già avviato il processo di revisione del sistema introducendo un principio di sostenibilità anche per la previdenza degli onorevoli.
Per quale motivo, allora, vi è una sproporzione così marcata tra i contributi versati dai parlamentari e le spese di previdenza sostenute dal parlamento (tabella 1)?
In virtù della sacralità dei diritti acquisiti, e forse più semplicemente per un mero calcolo di fattibilità politica, il nuovo regolamento si applica solo ai parlamentari eletti dopo il 2012. I costi del sistema si ridurranno progressivamente fino ad allinearsi completamente a quelli di un sistema contributivo puro, ma, complice il fatto che gli onorevoli hanno goduto di un trattamento molto favorevole in termini di età di ottenimento del vitalizio, il peso dei diritti acquisiti continuerà a gravare sui bilanci delle due camere ancora per molti anni (figura 1). Per accelerare il processo di convergenza verso il sistema contributivo, sono stati depositati alcuni disegni di legge che prevedono che il ricalcolo si applichi integralmente anche sui vitalizi maturati prima del 2012.

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Tabella 1: Spesa per vitalizi e contributi versati secondo le norme vigenti (2016-2026) – valori in milioni di euro

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Fonte: Inps

Di quali cifre parliamo?

Secondo le stime Inps, tenendo conto delle spese in reversibilità, i vitalizi maturati con le regole vigenti prima del 2012 saranno definitivamente esauriti intorno al 2060; solo a partire da tale data il sistema di previdenza dei deputati sarà pienamente contributivo (figura 1). Attualizzando la differenza per gli anni a venire tra la spesa del sistema vigente e la spesa stimata sotto l’ipotesi di un ricalcolo contributivo immediato, otteniamo un risparmio totale di circa 1 miliardo e 260 milioni di euro. Se ipotizziamo, in mancanza di informazioni più precise, che il rapporto tra il risparmio e la spesa totale sia lo stesso per i vitalizi erogati ai consiglieri regionali, otteniamo un risparmio di 2 miliardi e 370 milioni di euro qualora il ricalcolo coinvolgesse anche questa categoria. Decurtando da questa somma la riduzione di entrate Irpef, otteniamo un risparmio netto di 1 miliardo e 400 milioni di euro per Parlamentari e Consiglieri regionali, una cifra che non può certo essere definita simbolica.

Figura 1

Grafico ferro

Fonte: Stime Inps

Dal ricalcolo dei vitalizi con il metodo contributivo emerge non solo la sproporzione di trattamento tra lavoratori ordinari e onorevoli, ma anche la presenza di forti iniquità anche tra gli stessi parlamentari. Nell’ipotesi di un ricalcolo integrale, il 96 per cento degli assegni vitalizi verrebbe ridotto, ma più di un centinaio di onorevoli percepirebbero una somma superiore a quella attuale. Il paradosso deriva dal fatto che le norme pre-2012 prevedevano un aumento del vitalizio per ogni anno di contribuzione fino al quindicesimo, gli ulteriori anni di mandato non comportavano alcun aumento dell’assegno. In un sistema contributivo, invece, ogni euro di contributi si traduce in un aumento dell’assegno spettante. I parlamentari che hanno carriere politiche molto lunghe godono perciò di trattamenti sfavorevoli se paragonati ai lavoratori ordinari.
Il passaggio al contributivo, dunque, non va interpretato come un semplice taglio dei costi, bensì come una razionalizzazione del sistema previdenziale della classe politica. Il parlamento è chiamato a decidere se accelerare il processo di convergenza agendo retroattivamente oppure aspettare che si esauriscano i vitalizi in essere. In ogni caso, l’introduzione dei principi contributivi nel sistema dei vitalizi non solo avvicinerà il trattamento previdenziale dei parlamentari a quello dei lavoratori rendendo la spesa più sostenibile, ma consentirà di avere un sistema più equilibrato e razionale.

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Il Punto

  1. Franco Tegoni

    C’è una grande differenza tra le pensioni “d’oro” dei normali cittadini e quella dei parlamentari: per i primi le leggi sono state fatte dai parlamentari, per i secondi sono i parlamentari che se le sono fatte per loro stessi mettendo a carico della collettività la maggior spesa a loro favore. Qui c’è un problema di liceità che va analizzato : è lecito che il legislatore si crei arbitrariamente una rendita con onere a carico della collettività? Siamo di fronte ad un sostanziale atto illecito che deve essere punito. Il come punirlo lo chiedo ai giuristi che un giorno si e un altro giorno ancora si pronunciano sentenze su tutte le pensioni.

  2. EzioP1

    Ritengo giusto e appropriato il ricalcolo su base contributiva non solo per i parlamentari ma anche per tutti gli altri dipendenti della PA locale e centrale e delle imprese. La logica del ricalcolo sta nella distinzione tra il giusto dovuto calcolato su base contributiva e il di più dato come “privilegio”. Il meccanismo rapido per equiparare tutte le pensioni al solo contributivo consisterebbe nel ricondurre il retributivo a livello del contributivo nel giro di tre o cinque anni al massimo, sottraendo un terzo o un quinto del di più del contributivo ogni anno. Continuare con il riconoscimento del privilegio è una vera ingiustizia, ciò sia detto a chi usa il pretesto dei “diritti acquisiti” che tali non sono perchè sono “privilegi acquisiti” e non meritati. Faccio presente che io sarei giustamente penalizzato, ma correttezza vuole così.

  3. serlio

    in effetti è più che mai opportuna l’avvertenza che non vengono pubblicati commenti con volgarità e offensivi, che mai come in questo caso diventano spontanei e quasi doverosi. I diritti acquisiti non sono altro che privilegi (di pochi) estorti (alla collettività). vale per gli “onorevoli” così come per 1000 altre categorie del pubblico impiego o dei sindacati. Se la politica è passione allora perchè tanta attenzione da parte di questi “signori” ai nostri soldi? visto che oltre allo stipendio gli paghiamo pure una pensione immeritata?

  4. baudone carlo

    Sono d’accordo che si devono ri calcolare tutti i trattamenti pensionistici:quindi subito si ricalcolo no quelli dei parlamentari ma immediatamente dopo quelli di tutti gli altri secondo un principio oggettivo secondo cui i parlamentari non devono avere privilegi ma anche non devono subire penalizzazioni cioè fare politica non deve diventare una colpa.Secondo questo principio se ricalcolata imo per tutti le pensioni in essere col sistema contributivo il risparmio calcolato sarebbe di circa settanta miliardi all’anno quindi settecento miliardi in dieci anni questa si una bella scommetto! !!!!

    • Attilio Nosadini

      Sono d’accordo con quanto sopra. A mio avviso il calcolo contributivo dovrebbe essere rivolto a che percepisce importanti assegni (parlamentari e alti dirigenti dello Stato) che si trovano con il retributivo e poi il contributivo a maturare pensioni attualmente poco accettabili. Sarebbe sì un risparmio ma modesto ed invece avrebbe un senso politico enorme per delimitare le critiche “populiste” contro la “Casta”.

  5. pan

    A proposito del ricalcolo del retributivo a contributivo c’è un aspetto che non ho mai visto prendere in considerazione. Se un lavoratore ha cominciato a contribuire 40 anni fa è sempre stato consapevole che la sua rendita pensionistica sarebbe stata piuttosto vicina al reddito percepito durante il lavoro.Ora questo è ancora quasi valido perchè ha circa 36 anni di contributi retributivi.Se però anche questi 36 anni vengono calcolati come contributivi, questo lavoratore NON HA IL TEMPO di costruirsi una pensione integrativa. Mentre chi comincia adesso a lavorare ne è perfettamente consapevole e può correre ai ripari.inoltre 40 anni fa gli stipendi di chi cominciava a lavorare erano di circa 400-450 mila lire. tanti Auguri per il ricalcolo e le eventuali sommosse popolari. Cordialmente

  6. C.Mazza

    Come è stato fatto per il Finanziamento ai partiti,VIETANDO il FINANZIAMENTO PARTITI con VOTO REFERENDARIO, così andava fatto anche per VITALIZI e altri PRIVILEGI,riservati solo ai Politici, Se i Cittadini votavano SI,potevano tenerli,oppure NO e andavano cancellati e rimborsati chi li ha avuti e NON dovuti, il Finanziamento Partiti è stato raggirato in rimborso spese elettorali,mentre nel Referendum,andava chiaramente precisato NESSUN Finanziamento ai Partiti,e a nessun altro,per nessun motivo o ragione, solo finanziamenti anonimi con dichiarazione dei Redditi anonima.

    Così per i compensi a Politici e organi dello Stato,dato che chi paga sono i Cittadini e Giusto siano loro dire se giusto o NO che abbiano certi Compensi,oltre a doppi o tripli compensi,come per Pensioni,ne devono avere una sola calcolata come per tutti i lavoratori.

    NESSUN Privilegio va concesso per essere al Lavoro in Politica,se non viene dato anche a chi lavora nel privato,inoltre le leggi e i Diritti nel Pubblico,devono valere anche nel Privati.

    FRA Cittadini non deve esserci DISPARITA’ DI TRATTAMENTO,questa è Costituzione seria e Onesta,NON di PARTE,come è stato il VITALIZIO,che lo riceve lo stesso che se lo è CONCESSO,per Legge,ABUSANDO del POTERE ,ma che il Cittadino,che lavora come e più del Politico,NON potrà mai averlo.

    Questa è una disparità di trattamento e una Legge fatta da chi riceve il beneficio stesso.quindi un ABUSO, il VITALIZIO lo deve concedere o meno i CITTADINI,come per altri PRIVILEGI,chiediamolo ai Cittadini se sono disposti a PAGARLI con TASSE,se voteranno SÌ,il Vitalizio lo possono tenere,se votano NO,devono smettere di incassarlo e devono restituire TUTTO,compresi i Contributi,che dicono di aver versato,ma che erano nel vitalizio lordo,comunque soldi dello Stato non dovuti, di tasca loro e con il Loro stipendio,NON hanno pagato un euro.Fine delle Manipolazioni della Verità.

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