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Chi restituisce il bonus di 80 euro. E perché

Con la dichiarazione dei redditi, quasi un milione e mezzo di contribuenti dovrà restituire il bonus Irpef. L’origine del problema sta proprio nella definizione di reddito e i casi possibili sono tanti. Sostituirlo con un aumento della detrazione da lavoro dipendente aprirebbe altre questioni.

Un problema di definizione del reddito

È notizia di questi giorni che molti contribuenti dovranno, in sede di dichiarazione dei redditi, restituire totalmente o parzialmente il bonus Irpef. Il bonus è un credito di imposta erogato a chi percepisce almeno un reddito da lavoro dipendente, sempre che l’imposta lorda sia superiore alla detrazione per lavoro dipendente e che il reddito sia inferiore a 26 mila euro.
Nel caso di un dipendente occupato per tutto l’anno con solo reddito da lavoro e senza familiari a carico, la soglia di reddito per iniziare a percepire il bonus è 8.145 euro. Se si lavora meno di dodici mesi, nel rispetto delle condizioni prima ricordate, il reddito minimo per percepirlo è minore. Il bonus è costante a 960 euro annui nella fascia 8.145-24mila euro, poi decresce repentinamente (comportando un’aliquota marginale effettiva dell’80 per cento) tra 24 e 26mila euro.
L’origine del problema sta nella definizione di reddito. Il reddito complessivo e l’imposta netta “definitivi” si determinano al momento della dichiarazione dei redditi, che serve proprio a raccordare la situazione complessiva del contribuente rispetto ai redditi percepiti e alle imposte già pagate nel corso dell’anno precedente.
Il reddito da considerarsi ai fini del bonus è pari a quello complessivo Irpef maggiorato dei redditi da canone di locazione soggetti a cedolare secca e diminuito dalla deduzione per l’abitazione principale. Pertanto, non è pari al solo salario. Casi di irregolare percezione del bonus sono quindi possibili, perché per evitarli bisognerebbe che tutti sapessero stimare i propri redditi annui con grande precisione. Le conseguenze possono essere dolorose, perché il bonus si riceve mensilmente, ma l’eventuale restituzione deve avvenire in unica soluzione in sede di compilazione della dichiarazione (con possibilità di richiedere il pagamento rateale).

Tabella 1 – Statistiche fiscali relative all’Irpef e al bonus sui redditi del 2014

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Note: Frequenze espresse in milioni di unità; ammontari espressi in milioni di euro; medie espresse in euro.
Fonte: Dipartimento delle Finanze, 2016.

La tabella 1 mostra la distribuzione dei contribuenti e degli importi per l’Irpef sui redditi del 2014. In totale, 1,45 milioni di contribuenti devono restituire il bonus ricevuto, che per essi vale in media 221 euro.
La grande maggioranza sembra avere un reddito superiore al limite minimo di 8.145 euro e per loro si può pensare che non si tratti di un grosso problema. Più spiacevole è la situazione dei dipendenti con redditi bassi. I casi possibili sono tanti. Ad esempio, si consideri un lavoratore dipendente con reddito lordo mensile di 800 euro che, dopo i primi sei mesi, viene licenziato e trova occupazione per i restanti sei mesi a un reddito lordo mensile di 500 euro (oppure riceve per sei mesi una Naspi di 500 euro). In questo caso il reddito complessivo è pari a 7.800 euro, mentre la detrazione per lavoro è maggiore dell’imposta lorda. Il bonus non spetta, ma magari è stato totalmente o parzialmente ricevuto e quindi deve essere restituito. Dalla tabella 1 risulta che fino a 7.500 euro di reddito complessivo vi sono 10,13 milioni di contribuenti, tra i quali 340mila hanno ottenuto un bonus che deve essere restituito. In media il bonus percepito da ognuno di essi vale 161 euro, quindi è stato percepito per due mesi.
La consistente precarietà presente nel mercato del lavoro rende molto diversificati i possibili casi di lavoratori con reddito basso che devono restituire il bonus. Può capitare se ad esempio si cambia spesso lavoro, se l’azienda dopo qualche mese va in crisi e smette di pagare lo stipendio, ma anche se sono presenti errori nei dati inseriti nelle certificazioni dei datori, oppure se si ricevono anche poche migliaia di euro per canoni di locazione soggetti a cedolare secca. La situazione può persino ribaltarsi, se il lavoratore ha diritto al bonus, ma non è stato erogato – in tutto o in parte – dal datore di lavoro. In tal caso si ha diritto a chiedere il rimborso, sempre con la dichiarazione dei redditi. La tabella ci dice che in questa condizione vi sono 1,62 milioni di persone.

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Troppi calcoli per un bonus?

I problemi nel calcolo del bonus sono così rilevanti da far concludere che sia meglio cancellarlo, ad esempio sostituendolo con un aumento della detrazione da lavoro dipendente? Ricordiamo brevemente le sue origini. All’inizio del 2014 il governo si era impegnato a garantire un incremento di reddito disponibile di mille euro per un numero non piccolo di contribuenti. Siccome la misura è costosa (oggi vale circa 9 miliardi di euro all’anno, pari a circa il 6 per cento del gettito Irpef), la platea dei beneficiari era stata poi ridotta (i principali esclusi sono stati i dipendenti incapienti, oltre ad autonomi e pensionati). Inoltre, poiché dal punto di vista politico si doveva garantire un maggior reddito disponibile pari a circa mille euro, si è deciso di utilizzare questo strumento, che dal punto di vista applicativo esula dalla struttura Irpef, rispetto alla rimodulazione della detrazione per lavoro dipendente. Pertanto la misura è più propriamente una maggiore spesa pubblica rispetto a una minore entrata, e come tale è stata considerata dall’Istat.
La semplice sostituzione del bonus con una maggiore detrazione da lavoro dipendente porrebbe almeno due problemi.
Il primo è che oggi, grazie al bonus, alcuni contribuenti a reddito basso non solo hanno smesso di pagare l’Irpef, ma ricevono un trasferimento netto, come si vede nel grafico, relativo a un contribuente con soli rediti da lavoro dipendente senza carichi familiari occupato tutto l’anno. Tra 8.145 e 11.635 euro di imponibile, il suo reddito netto (dato da reddito imponibile – Irpef + Bonus) supera lo stesso reddito imponibile, e solo oltre 11.635 euro si comincia a pagare un’Irpef netta (Irpef – Bonus) maggiore di zero. Certo, il salto attorno agli 8.145 euro è molto brusco e si sarebbe potuto disegnare meglio, anche se a costi più alti, ma se il bonus venisse sostituito con una maggiore detrazione, questo contribuente non potrebbe più avere un reddito netto superiore all’imponibile in alcun intervallo di reddito.

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Grafico 1 – Reddito netto con bonus e reddito imponibile per un contribuente senza carichi familiari

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È però difficile realizzare con un unico strumento (l’imposta sul reddito) obiettivi così diversi (anzi, quasi opposti) come raccogliere gettito e sostenere i redditi bassi. Il bonus è una misura ambigua perché è nato come strumento per ridurre il costo del lavoro, ma è stato anche presentato come trasferimento a favore dei lavoratori più poveri, mentre in effetti va soprattutto alle famiglie a reddito medio (Audizione Istat alle V Commissioni riunite del 13/10/2014). Meglio avere più strumenti, e in questo senso bisogna rivedere i trasferimenti monetari ai nuclei a basso reddito. Ciò contribuirebbe anche a ridurre la povertà tra i minori, molto cresciuta durante la crisi.
Il secondo problema sarebbe un ulteriore aumento del numero degli incapienti, già in forte espansione negli ultimi 15 anni. Di conseguenza, diventerebbero meno appetibili tutte le altre detrazioni, da quelle per carichi familiari a quelle per spese mediche o ristrutturazioni.

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18 commenti

  1. Giacomo

    In realtà non si poteva disegnare meglio, ma si doveva disegnare meglio. Credo che un qualunque dottorando di scienze delle finanze potesse fare di meglio. Per esempio, se una famiglia ha due redditi bassi ottiene due bonus, se c’è un solo reddito e un disoccupato, ma il reddito è di poco superiore alla soglia, non si ottiene nessun bonus (pur essendoci un reddito complessivo inferiore). E i redditi più bassi non ottengono nessun bonus, né i cosiddetti “precari”. Insomma, perché girare attorno al problema e non dire che si è trattato di una misura elettorale messa su in fretta e con approssimazione proprio per l’approssimarsi delle elezioni?

    • Arthemis

      L’IRPEF è, al momento, personale e non di nucleo familiare. In generale, due coniugi lavoratori hanno meno imposte che un coniuge con l’altro a carico a parità di reddito totale; il bonus è stato in pratica calcolato sugli stessi parametri e ‘soffre’ delle stesse distorsioni. Sareste favorevoli a calcolo bonus su ISEE del nucleo familiare? Se il (maggiore) problema sono i bimbi poveri, e non i single lavoratori a Milano che non possono comprare casa, proporreste di incrementare detrazioni?

  2. Massimo Matteoli

    La conclusione paradossale di questa vicenda dipende tutta dal criterio propagandistico con cui il premier ha impostato il bonus che oggi determina il fatto, veramente vergognoso, che 340.000 persone sono chiamate a restituire gli “80 euro” perchè “troppo povere” !!!.
    Matteo Renzi ha mascherato il bonus come una diminuzione delle tasse, perché il Governo doveva farsi bello anche con i nostri occhiuti critici della Commissione.
    In questo modo per poter dire “ho ridotto le tasse” il governo ha fatto la scelta di negare il contributo proprio a chi ne avrebbe avuto più bisogno.
    Bruxelles non è caduta nella trappola (tanto che gli 80 euro sono stati giustamente considerati “spesa corrente”) ma il danno ormai era fatto.
    Purtroppo vedo che si continua nell’errore e che non si fa nulla – a parte qualche sparata in prossimità delle elezioni – per includere nel bonus quelli che ne sono stati ingiustamente esclusi, cioè proprio i più poveri, chi guadagna poco o nulla, i pensionati al minimo, le finte partite IVA etc..
    Certo una estensione del contributo costerebbe, ma di sicuro molto meno delle innumerevoli misure di propaganda annunciate od attuate dal Governo. Altrettanto di sicuro avrebbe un impatto sicuramente più positivo sulla situazione economica alleviando quello che è il vero buco nero dell’economia italiana, cioè la debolezza del mercato interno. Perché i poveri non possono permettersi il lusso di non spendere.

  3. EzioP1

    Questo fatto peraltro molto spiacevole evidenzia l’insufficiente preparazione delle persone che hanno sviluppato la proposta, che non si sono rese conto della situazione socio-economica di chi vive ai margini di questi redditi e che può superare in più o in meno le soglie stabilite. Il caso è analogo a quello che si generò con la Fornero quando nessuno aveva saputo ipotizzare il fenomeno degli esodati a conseguenza dell’accavallarsi dei piani privati aziendali di uscita del personale con le regole di diritto al pensionamento. Certo che se a sviluppare piani del genere abbiamo degli emeriti incapaci non è gran bella cosa, in una azienda privata queste persone sarebbero cacciate o come minimo avrebbero incarichi di minore rilevanza.

    • anna

      Salve, sono assolutamente d’accordo con le considerazioni di Ezio. Le leggi vanno scritte bene e ben ponderate, è per questo che esiste, o dovrebbe esistere, il dibattito parlamentare; purtroppo è considerato superato, ma qualcuno dovrà ricredersi, lo studio approfondito, l’apporto degli studiosi anche critici è fondamentale per la buona riuscita delle leggi; i la fretta è sempre una pessima consigliera (per tutti)…. non vorrei tirare in ballo la cultura popolare, ma sappiamo che la gatta frettolosa fa gattini ciechi.

  4. Massimo C.

    Giusta analisi. Si dovrebbe però tenere in considerazione che la povertà non è più da tempo questione di redditi bassi vs redditi medi, ma di persone con figli a carico vs single. I nuovi poveri in Italia sono i bambini, anche quelli del ceto medio. Con 9 miliardi se ne risolvevano tanti di problemi. Perché gli economisti italiani fanno così fatica a pensare in termini di “famiglie”?

  5. Asterix

    Il bonus Renzi aveva solo scopi elettorali. Basta cercare di trovare giustificazioni economiche ad uno strumento inutile sul piano della domanda, che si sapeva tutti (compresa l’UE), era funzionale a far vincere le elezioni europee al PD ed evitare la crescita degli euro scettici. Se si voleva fare qualcosa di serio per gli incapienti si dovevano prendere le proposte di riforma IRPEF del NENS, con l’accorpamento delle detrazioni IRPEF agli ANF e l’erogazione di un reddito minimo.

  6. Pier Doloni Franzusi

    Scusate, ma ho capito bene? Chi e’ nella fascia tra tra 8.145 e 11.635 euro di imponibile riceve un netto superiore all’imponibile stesso? Ovvero gli 80 euro non sono piu’ un credito di imposta ma funzionano come un'”aliquota negativa”? E a fine anno non e’ previsto alcun conguaglio?
    Secondo me questa e’ la parte piu’ oggettivamente *demente* della faccenda, ero convinto che in quella fascia si erogasse fino all’esaurimento dell’IRPEF dovuto, cosi’ e’ un completo nonsense, perche’ fermarsi a 8.145 euro allora? Quale sarebbe la logica di non dare un euro all’incapiente e sussidiare attivamente (non solo ridurgli le tasse) chi e’ appena sopra?
    E come puo’, a questo punto, il governo chiamare questo un taglio di tasse se sta apertamente sussidiando alcune categorie? Vogliamo riclassificare anche la spesa per i dipendenti pubblici come “tasse negative”, allora?

    Qualcuno puo’ per favore confermare se ho capito giusto?

    • Asterix

      Esatto era un sussidio erogato alla classe media (non agli incapienti), e solo ai lavoratori dipendenti, anticipato dalle imprese ai propri dipendenti in busta paga e recuperato dalle stesse in sede di versamento all’erario delle ritenute. La stessa Agenzia delle entrate nelle sue circolari negava all’agevolazione la natura di credito di imposta da portare in scomputo dell’IRPEF dovuta dal dipendente (implicitamente ammettendo che fosse in realtà un sussidio monetario). Ma questo lo sapevano tutti già al momento dell’emanazione della norma,come sapevano che gli effetti sulla domanda sarebbero stati nulli (andate a vedere i dossier dell’Ufficio Bilancio del Senato). Che poi questi dati non siano giunti alla conoscenza del pubblico è un’altra questione..

      • Pier Doloni Franzusi

        Credo di seguire queste faccende in maniera piu’ approfondita rispetto al “grande pubblico”, pur non essendo un tecnico. Eppure non ricordo, tra le varie voci contrarie e polemiche, qualcuno puntaro il dito contro il gradino degli 8.145 euro e la sua evidente, paradossale, illogicita’. Si parlava del fatto che fossero stati lasciati fuori lavoratori autonomi e pensionati, dell’eccessica aliquota marginale effettiva che si veniva a creare oltre i 26mila euro e che non era previsto alcun supporto per gli incapienti. Ma l’ultimo punto era spiegato dicendo che “se non pagano tasse, non possiamo applicar loro alcuno sconto”.
        A me pare un fallimento clamoroso dell’informazione, non solo quella ufficiale.

  7. Il bonus degli 80 euro è incostituzionale per il disposto degli articoli 3 e 53 Cost è evidente. Ma come fare con una costituzione così farraginosa ad arrivare ad una sentenza della corte costituzionale?

    • Andrea Moisello

      Sono assolutamente d’accordo, mi meraviglio che nessuno a livello politico/mediatico abbia mai sollevato la questione.

      Art. 53. “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

      Con un reddito sotto agli 8145 l’aliquota contributiva è pari a 0, mentre con un reddito tra 8145 e 11635 euro l’aliquota diventa negativa!
      Anche se, per quanto riguarda il primo punto dell’art.53, si potrebbe discutere sul significato di capacità contributiva (in fondo tra chi dà 0 e chi dà qualcosa prendendo in cambio di più sotto forma di bonus non c’è differenza in questi termini, entrambi non concorrono alla spesa pubblica), sui criteri di progressività non possono esserci dubbi, sono completamente disattesi.

  8. DIEGO INDEZZI

    Lo sostengo da tempo questa è stata la prima “porcata” di Matteo certo a molti ha fatto piacere ricevere gli 80 euro, ma perché non guardare di più a chi arriva a stento agli 8000 euro di reddito e premiare i singles con 24000 ? Le famiglie monoreddito con figli poi completamente dimenticate ! Ma io dico studia Matteo con chi ti consulti prima di fare i provvedimenti ? E ve lodice uno che lavora nella scuola e quest’anno ho visto cose turche e soldi sprecati alla grande. Basta bonus elettorali e ridicoli come i 500 euro … Sono dispiaciuto speravo molto meglio

    • Gianni

      Beh, i single premiati, pero’ potrei dire che, da convivente senza figli, oramai pago tanto in piu’ in tante cose rispetto a chi ha figli, che avrei diritto di potere intervenire sull’educazione dei ragazzii di tante famiglie come se fossero miei 🙂

  9. Mario Rossi

    Ma scusate lor signori! io ho una impresa con dipendenti e già al dicembre 2015 i miei hanno ridato tutti insieme gli 80 euro che gli erano stati concessi. ma ci stiamo prendendo ……in giro? io non capisco come, pur avendo preso mazzate da 600 700 euro la gente con tutta tranquillità pensa alla partita del pallone. Si vede che ancora la polpa ce ne sta parecchia e molti lo sanno perchè al posto nostro un altro popolo avrebbe diciamo vivacemente protestato. Mi sa che è meglio salvarsi chi può e gli altri…..be faranno un pò come credono, andranno a vedere la partita del pallone!!!!!!!!!

  10. ste

    1) l’aliquota marginale tra 24 e 26mila non è 80% come indicato, ma “solo” 75% (cioè 27% aliquota marg. irpef più 48% di effetto bonus). Come si fa ad arrivare a 80%?
    2) dubito molto che chi ha un reddito tra 8145 e 11635 abbia un netto superiore al’imponibile e che non rientri tra coloro che devono restituire in parte il bonus. Ne siete proprio sicuri? quindi chi guadagna 8146 lordi, quando prende di netto? 9000? non mi pare!
    3) se il bonus fosse una misura elettorale, come mai è diventata una misura strutturale? in genere le mance elettorali dopo le elezioni spariscono! ah già… dimenticavo che in Italia si vota tutti i mesi quindi rimarrà in eterno! ma se rimane in eterno, allora non è una misura elettorale, piuttosto direi una promessa mantenuta
    4) dalla tabella si vede che coloro che otterranno il bonus a consuntivo (e quindi dopo aver votato) sono moltI di più di quelli che lo dovranno restituire: 1,62 Mln contro 1,45 Mln. Quindi una misura elettorale i cui effetti migliorano dopo il voto!!!!
    5) per tutelare i lavoratori più che il bonus sarebbe stato meglio migliorare le detrazioni Irpef (già esistenti e progressive) e gli assegni familiari. QUESTA ERA LA RICHIESTA DEI SINDACATI chè avrebbe garantito maggior equità e progressività, tutelando maggiormente i ceti più deboli, le famiglie, i pensionati. Quando si parla di una categoria, in questo caso i lavoratori, non interpellare chi li rappresenta è sempre un errore grave che prima o poi si PAGA

  11. Con un reddito di lavoro dipendente di 7.874 Euro ed un reddito di lavoro autonomo di 2.316 Euro (certificati sul 730/2016) mia moglie ha raggiunto un reddito complessivo di 10.191 Euro. Imposta lorda 2.344 – detr.lavoro dipend 1.781 – Tot.detr. e crediti di imposta 1.798 – Imposta netta 546 – Ritenute 497 – differenza 49.
    Con questi dati viene richiesta la restituzione del bonus Irpef non spettante.
    Ringrazio per un eventuale commento chiarificatore.

  12. Con un reddito di lavoro dipendente di 7.874 Euro ed un reddito di lavoro autonomo di 2.316 Euro (certificati sul 730/2016)mia moglie ha raggiunto un reddito complessivo di 10.191 Euro. Imposta lorda 2.344 – detr.lavoro dipend 1.781 – Tot.detr. e crediti di imposta 1.798 – Imposta netta 546 – Ritenute 497 – differenza 49.
    Con questi dati viene richiesta la restituzione del bonus Irpef non spettante.
    Dopo aver letto di tutto su Internet, lei rappresenta la possibilità più utile per avere una risposta.
    Ringraziandola per l’attenzione, le porgo i miei cordiali saluti

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