Quella che il Governo ha chiamato “manutenzione straordinaria” al Ssn non è stata in grado di incidere, almeno nel breve periodo, sulle incertezze e sulle difficoltà che assillano operatori e assistiti. Apprezzabile l’attenzione a fenomeni come la ludopatia, peraltro non seguita da provvedimenti adeguati.
Quindici mesi di governo sono troppo pochi per incidere in modo significativo in un settore complesso e delicato come la sanità, soprattutto se il Governo è tecnico e ha poca dimestichezza con i partiti e le lobby parlamentari, la burocrazia statale e le realtà regionali. Anche la crisi economica e gli squilibri della finanza pubblica sono troppo intensi per lasciare spazio a interventi diversi da quelli strettamente necessari per affrontare le emergenze. Pur tenendo conto delle difficili condizioni in cui ha lavorato il Governo, la “manutenzione straordinaria” del Servizio sanitario nazionale messa in atto dal Governo appare deludente.
Il principale impegno è stato “contribuire al contenimento e al risanamento della spesa pubblica” attraverso “la riduzione del finanziamento” pubblico della sanità, “preservando il funzionamento del sistema sanitario, che ha mantenuto invariati i servizi”. Un’affermazione importante, composta di due parti: una reale (la riduzione del finanziamento) e una ipotetica (l’invarianza dei servizi). La riduzione del finanziamento (legge 135/12 e legge di stabilità), che si è aggiunta a quella più consistente disposta dal Governo Berlusconi, è stata reale e tale da rendere praticamente costanti le disponibilità annue per l’intero quinquennio 2010-2014: 112 miliardi di euro all’anno. Una sfida comprensibile in un momento di crisi, ma certamente molto impegnativa, anche perché le regioni non sono più in grado di integrare con risorse proprie i minori finanziamenti statali. L’invarianza dei servizi è per contro una ipotesi di scuola, un auspicio che il Governo si è limitato ad assumere a priori. Vero è che alcuni interventi mirano a ridurre le inefficienze e a contenere le inappropriatezze, ma assumere che la riduzione del finanziamento colpisca solo sprechi e inefficienze, in tutte le regioni e in tutte le aree di intervento, pare ingenuo. E comunque il Governo non può limitarsi a prescrivere “l’invarianza dei servizi”, scaricando sulle regioni la responsabilità di attuare provvedimenti che spesso richiederebbero più gradualità, più flessibilità e più selettività. Con questo non si vuole difendere l’operato delle Regioni, in alcuni casi gravemente responsabili dell’inadeguatezza del proprio sistema sanitario (soprattutto quelle sottoposte a Piano di rientro), ma si vuole sottolineare la necessità di un livello centrale più attento alla fattibilità temporale dei provvedimenti: risparmi di spesa difficili da realizzare nel breve periodo inducono le regioni (anche le più virtuose) a ridurre l’assistenza, in termini quali-quantitativi, e a far gravare i tagli sui cittadini. E di questo il Governo non può non preoccuparsi, a meno che non ritenga comunque accettabile una minore tutela e un aumento delle diseguaglianze nell’accesso ai servizi. Più volte abbiamo sostenuto che i margini di intervento sono ancora consistenti (ad esempio, nel settore della diagnostica, dove si registra un eccesso di tecnologie – spesso male utilizzate – e un ricorso improprio alle prestazioni), ma molti temi sono stati trascurati.
Altri provvedimenti paiono deboli. La riorganizzazione della rete ospedaliera (per molti aspetti sacrosanta) è stata adottata prima della riorganizzazione delle cure primarie (altrettanto sacrosanta, ma di fatto solo annunciata e anch’essa scaricata sulle regioni), mentre dovrebbe essere successiva; e così in molte regioni i cittadini si vedono ridurre l’assistenza ospedaliera prima che sia riqualificato il territorio. Gli interventi sulla sanità elettronica (fascicolo sanitario elettronico, ricetta elettronica, ecc.) costituiscono un piccolo passo in avanti all’interno di un percorso iniziato molti anni fa e che avrebbe richiesto accelerazioni ben più consistenti, anche perché di grande rilevanza per l’innovazione e la “crescita intelligente”; e anche qui il Governo ha chiesto alle regioni di intervenire a costo zero. Significativa al contrario l’attenzione riservata ad alcuni aspetti importanti per la salute delle persone: il consumo di alcol fra i minorenni, la dipendenza da gioco d’azzardo, il cibo spazzatura, provvedimenti che purtroppo non sempre sono riusciti a superare gli ostacoli frapposti da chi ha interessi antitetici alla salute della collettività.
In sintesi, una manutenzione straordinaria non in grado di incidere, almeno nel breve periodo, sulle incertezze e sulle difficoltà che assillano quotidianamente gli operatori e gli assistiti.
Autovalutazione del Governo Salute
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Marianna Bonina
Ritengo che la riorganizzazione del sistema ospedaliero e delle cure primarie sia una priorità ma non solo su basi economiche ma di bisogni non economici dei pazienti. Non sono d’accordo sull’idea di un fascicolo elettronico del paziente perché il paziente deve potere decidere cosa rendere accessibile al medico e cosa no di ciò che riguarda la sua salute ,la sua anamnesi o altri dati richiesti ma non prettamente medici.I medici devono svolgere corsi per abituarsi a collaborare con altri medici indicati dal paziente se necessari, e per spiegare le condizioni di salute al paziente e non agli altri medici ,di solito di loro scelta ,invece che al paziente.Eliminare l’obbligo di prescrizione per i farmaci cosiddetti etici ,quali i contraccettivi ormonali .Si risparmierà in visite a pazienti che non hanno patologie.Ridurre gli interventi in equipe nell’assistenza dei parti nelle strutture ospedaliere.Modificare i dati richiesti nella compilazione dei certificati di assistenza al parto.Prevedere per tutte le strutture che la donna possa depositare il “piano del parto” e che abbia valore legale e vincolante al suo volere nei confronti dell’azione e dell’operato dei medici.Che venga proposto apertamente alle partorienti di potere compilare manleverie (eventualmente da includere nel piano del parto ,ma da compilare anche durante il parto) che non permettano ai medici di visitare la partoriente contro il suo volere né per ottenere l’ammissione al parto nella struttura né…
Sabino Berardino
cara Marianna
i miei ambulatori son pieni di pazienti che non hanno portato la documentazione sanitaria INDISPENSABILE per una corretta esecuzione dell’accertamento e per evitare la prescrizione, superflua, di ulteriori esami che non sarebbero necessari (avendo la documentazione completa): mi chiedo, pertanto, quale sarebbe l’utilità di aver un database ‘filtrato’ dal paziente che, talora (spesso?), non è realmente in grado di capire cosa sia utile e cosa no (comunicare al medico)
Forse sarebbe più utile che il sanitario avesse totale accesso a tutti i dati (esiste il segreto professionale: il medico è tenuto a NON comunicare i dati personali a NESSUNO): lo dico da professionista che, quotidianamente, si scontra con l’inefficienza generata da tale situazione . . .
Marianna Bonina
… né durante il parto, né di svolgere azioni,come l’episiotomia ,contro il suo volere o senza chiederlo,o il cesareo definito d’urgenza quando basterebbe condurre il travaglio e la fase espulsiva stessa in altri modi per evitarlo ,i medici giustificandosi col fatto che al momento dei vari interventi succitati non potevano chiedere il permesso o che avrebbero avuto responsabilità ,non si sa nei confronti di chi se è la donna stessa che eventualmente dovrebbe rivalersi legalmente . Scoraggiare l’assistenza intramoenia nelle strutture pubbliche per quanto riguarda i parti.Agevolare l’assistenza extramoenia,cioè per parti in casa, di figure quali ginecologi e anestesisti/analgesisti .I costi sulla sanità pubblica in questo modo diminuiranno.
stefano monni
Non riesco a capire come mai i due termini “contenimento” e “risanamento” della spesa pubblica debbano andare sempre insieme. Il fatto che l’intervento del governo in materia sia stato deludente ed inefficace, mi trova pienamente d’accordo. Ciò che non ritengo giusto è che si trovi sempre una giustificazione, oggi la crisi economica, per attacare la sanità pubblica, come se il risanamento di questa passi necessarimante per una riduzione del finanziamento pubblico. Se poi analizziamo i dati statistici sulla spesa pubblica per la sanità, ci si accorge che la stessa è aumentata dal 2008 al 2011 solo dell’1% circa, mentre la spesa corrente complessivamente è aumentata, nello stesso periodo, in media del 3,9% circa e la spesa totale dell’1% circa. Nello stesso periodo le entrate pubbliche totali sono aumentate mediamente dell’0,2%; di queste le imposte dirette, indirette e in c/capitale hanno registrato un aumento medio dello 0% circa. Pertanto, ritengo che il problema del bilancio nazionale non sia rappresentato dall’aumento della spesa pubblica, ne tantomeno da quella per il finanziamento della sanità, quanto piuttosto da una politica di questi ultimi anni incentrata unicamente sulla riduzione delle imposte. Se in più ci aggiungiamo la performance disastrosa del PIL, io credo che la soluzione non sia in una riduzione della spesa considerata a torto la causa della attuale situazione economica.
sandro
Urge fare efficienza nella gestione delle liste di attesa. Il Ministro Balduzzi ha rivisto i livelli essenziali di assistenza e eliminato una serie di esami inutili, introdotto l’obbligo di indicaare il sospetto di malattia nella prescrizione di analisi.
Opportuno sarebbe l’introduzione per malati non cronici o terminali, tra i 18 e 65 anni sopra il reddito minimo, di un numero massimo di ripetizioni/anno per un dato esame non specialistico: es. massimo dueTAC/anno. dopodichè l’esame è a completo carico del paziente.
Introdurre un check-up generale e preventivo (internistico e cardiovascolare) una volta all’anno in un’unica mattinata, in sostituzione e a risparmio di una serie infinita di esami specialistici, come pretendono le assicurazioni sanitarie private negli USA, a pena di mancato rinnovo della polizza. E come le aziende e le polizze integrative anche in Italia pagano fra i benefit vari a quadri e dirigenti.
Creare un unica anagrafe pazienti, un unico centro di prenotazione CUP e coda nazionale per la prenotazione di esami e analisi.
Notificare con un SMS vocale o scritto a numero fisso o di cellulare indicato dal paziente,due giorni prima dell’esame/analisi, data e ora dell’appuntamento.
Introdurre un pagamento anticipato di almeno il 20% (non restituibile nemmeno in caso di disdetta con preavviso di 2 giorni) del ticket per gli esami più costosi, come deterrente per chi non si presenta a un appuntamento.
giuseppe
La qualità e la completezza dei servizi nel SSN sono precipitati : chiusura di ambulatori, eliminazioni di pronta disponibilità specialistica, chiusura di servizi, diminuzione del personale, tiket aumentati tanto da avere convenienza di fare esami di laboratorio a pagamento,chiusura di ambulatori di prevenzione, liste di attesa lunghissime, personale sanitario demotivato (le cui ricadute sono sull’ammalato), ecc – Da quello che era un gioiello di assistenza sanitaria, vanto dell’Italia nel mondo, il SSN è scaduto ai termini minimi- Solo gli sprechi e le gestioni clientelari erano le cose che si dovevano colpire con rigore consapevole e determinato.
Guido
Diciamo subito che, in teoria, è la salute che andrebbe mantenuta meglio mentre, invece e in pratica, è la malattia da curare che rende di più al sistema economico in generale (più occupazione, più investimenti, più profitti per gli stakeholders e qualche vantaggio per il malcapitato), soprattutto quando si tratta di malattie dovute a comportamento errato (stili di vita) che chiamerebbero in gioco la diretta responsabilità dell’interessato e spesso richiamano invece un mare di soldi (della collettività) in procedure diagnostiche e terapie varie. Purtroppo la prevenzione, la promozione non hanno sponsors nè piccoli nè tantomeno grandi, e soprattutto disinteressati, non parliamo dei politici che obbediscono a logiche di breve periodo e spesso di basso profilo. Saranno morte le ideologie, ma chi ha mai parlato di ideali se non in astratte generalissime Dichiarazioni? Purtroppo nel concreto si naviga a vista destreggiandosi alla bell’e meglio tra gli scogli e chi è fortunato riesce a passare, gli altri? Ci si arrampicano ed è già tanto se restano fuor d’acqua. Morale: aiutati che, forse, qualcuno ti aiuta.