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Perché salgono i tassi in Europa e in Italia

Mese dopo mese, la divergenza tra la politica monetaria americana e quella europea continua ad ampliarsi. Se da un lato la Bce prosegue nella sua azione di stimolo, senza annunciare nuove misure ma nemmeno ipotizzando un’inversione di marcia, dall’altro la Fed, con le parole della Yellen che hanno seguito a stretto giro l’elezione di Trump e con le ultime decisioni adottate, conferma che il progressivo rialzo dei tassi non è più un orizzonte così lontano. Non sorprende, quindi, che anche i mercati reagiscano a questa prospettiva.

Nel grafico sono rappresentati i rendimenti dei titoli del debito sovrano di Germania, Francia e Italia (scadenza a 10 anni).
È facile osservare come, approssimativamente da metà ottobre, tutti i rendimenti qui considerati siano aumentati, invertendo così un trend che, da stabile, si era addirittura fatto leggermente discendente durante l’estate.
Per quanto riguarda gli spread rispetto ai titoli tedeschi, e cioè la distanza tra le diverse serie e quella tedesca, si può notare come il differenziale dei titoli francesi si mantenga costantemente intorno ai 50 punti base. Lo spread italiano, invece, è aumentato nei mesi scorsi, forse anche per via dell’incertezza che avvolge il clima politico del paese. Tuttavia, il differenziale italiano si è leggermente riassorbito a partire dalla fine di novembre e non ha registrato nuovi picchi in seguito al risultato del referendum costituzionale.
Certo un rialzo dei rendimenti dei nostri titoli di stato potrebbe comportare qualche problema: se la già elevata spesa per il servizio del debito dovesse aumentare, infatti, si chiuderebbero ulteriormente i margini di manovra del governo e il consolidamento di bilancio si farebbe più doloroso.

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(A cura di Matteo Laffi)

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  1. aiace96

    Chiedo una lezioncina di macroeconomia.
    Nei mesi scorsi volevo ricontrattare il mutuo variabile con un tasso fisso e ho “scoperto” l’indice IRS. IRS è l’indice che viene aggiunto allo spread, fisso, per determinare il tasso fisdso di un mutuo, in pratica è il costo che la banca paga per ricoprirsi dal rischio di contrarre un mutuo; la banca pagha nel momento in cui “accende” il mutuo. A queste condizioni conviene monitorare l’andamento dell’IRS per decidere quando passare dal variabile al fisso. Se a fine agosto l’IRS era sceso fino a quasi lo 0,7% adesso è oltre l’1,1%. Con le mie nozioni di economia ho difficoltà a capirlo: se i tassi dei buoni del tesoro sono alti perché il denaro per coprirsi dai rischi del mutuo costa di più? IRS ha esattamente il medesimo andamento dei BT raffigurati nell’articolo.
    grazie

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