Lavoce.info

Nella coppia parità di istruzione ma non di reddito

In Italia, come nella maggior parte dei paesi Ocse, le donne sono oggi più istruite degli uomini. E ciò si riflette anche nelle caratteristiche delle coppie. Ma la probabilità che percepiscano un reddito da lavoro più alto dei compagni rimane bassa.

Chi porta a casa i soldi

In 970mila famiglie italiane la donna è occupata e l’uomo non ha un lavoro – si tratta dell’8,5 per cento delle famiglie in cui i partner hanno tra i 25 e i 64 anni. In un quarto di queste, l’uomo sta cercando un’occupazione, mentre nelle altre è fuori dalle forze di lavoro. Nel 65 per cento dei casi, c’è almeno un figlio a carico. I dati familiari estratti dalla Rilevazione sulle forze di lavoro e pubblicati dall’Istat il 21 marzo evidenziano come per molte famiglie il lavoro delle donne possa rappresentare l’unica fonte di reddito.
Certamente, almeno in parte, ciò è dovuto alla crisi che ha colpito più aspramente i settori dove sono tipicamente occupati gli uomini. Tuttavia, il ruolo economico delle donne si modifica anche per un fenomeno strutturale che interessa il nostro paese ormai da anni: l’aumento nel livello d’istruzione femminile.

L’istruzione nella coppia

Storicamente, in tutti i paesi Ocse, gli uomini hanno sempre raggiunto livelli d’istruzione superiori rispetto a quelli delle donne. Tuttavia, negli scorsi decenni, i tassi di partecipazione all’istruzione superiore sono cresciuti più rapidamente per le donne che per gli uomini: secondo i dati Istat per il 2015, nella fascia di età tra 25 e 64 anni, la percentuale di laureate è il 19,8 per cento, mentre i laureati sono fermi al 15,3 per cento. Poiché l’istruzione riveste un ruolo centrale nella scelta del compagno o compagna, è naturale aspettarsi che le caratteristiche delle coppie italiane in termini d’istruzione siano cambiate.
Utilizzando i dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane, condotta dalla Banca d’Italia, osserviamo che, nel corso degli ultimi decenni, la percentuale di coppie (sposate o conviventi) in cui la donna ha un livello d’istruzione superiore rispetto a quello del partner (sono dette coppie “ipogamiche”) è aumentata considerevolmente, passando da circa il 13 per cento nel 1989 al 22 per cento nel 2014. L’aumento è stato controbilanciato da una riduzione delle coppie nelle quali, al contrario, l’uomo è ugualmente o più istruito della compagna. Dunque, se tradizione vuole che le donne abbiano partner ben più istruiti di loro, la tendenza si sta progressivamente invertendo. Cambiamenti significativi si osservano anche nelle coppie in cui entrambi i partner hanno lo stesso livello di istruzione. La figura 1 mostra come, al variare del livello d’istruzione dell’uomo, sia cambiata nel tempo la probabilità che abbia una partner ugualmente istruita. Quando consideriamo uomini con basso livello di istruzione, questa decresce sensibilmente: nel 1989, l’85 per cento degli uomini con una licenza elementare (o nessun titolo di studio) ha una compagna con lo stesso livello d’istruzione, mentre nel 2014 la percentuale si attesta appena sopra il 70 per cento. Al contrario, se nel 1989 nemmeno il 40 per cento degli uomini laureati (o con specializzazione post-laurea) è sposato o convive con donne laureate, la percentuale si avvicina al 60 per cento nel 2014.

Leggi anche:  Quando la violenza contro le donne corre online

 Figura 1 – Percentuale di uomini sposati/conviventi con una donna con uguale livello di istruzione

casarico

Gli effetti sul reddito

Fino a che punto i cambiamenti nella formazione delle coppie in termini d’istruzione sono accompagnati da una crescita nel contributo delle donne al reddito familiare? Sempre utilizzando i dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane, consideriamo il reddito da lavoro dipendente e autonomo dei coniugi (o conviventi) italiani e restringiamo la nostra attenzione alle coppie nelle quali almeno uno dei due componenti percepisce un reddito da lavoro positivo. La proporzione di coppie con doppio percettore di reddito da lavoro è considerevolmente aumentata, dal 40 per cento nel 1989 al 50 per cento nel 2014. Inoltre, se nel 1989 le donne guadagnano in media circa il 21 per cento del reddito della coppia, la percentuale supera il 30 per cento nel 2014. Anche la percentuale di famiglie nelle quali la donna guadagna più di metà del reddito familiare è cresciuta, passando da circa l’11 per cento nel 1989 a oltre il 20 per cento nel 2014. Ciononostante, la proporzione di donne che guadagnano più della metà del reddito familiare rimane relativamente bassa anche per le coppie “ipogamiche”, tanto nel 1989 quanto nel 2014. Ad esempio, considerando le coppie in cui l’uomo ha la licenza media superiore e la donna è laureata, nel 2014 lei guadagna più di lui solo nel 23 per cento dei casi.
In conclusione, la maggior “offerta” di donne istruite sta modificando sensibilmente i meccanismi di formazione delle coppie, alle spese della loro tradizionale tendenza ad avere mariti o compagni più istruiti. Questo favorisce certamente un maggior contributo economico della donna al reddito familiare. Tuttavia, continuano a rimanere relativamente rari i casi in cui il reddito della donna supera quello del partner. La sola maggiore istruzione delle donne non sembra sufficiente a scalfire il modello tradizionale della famiglia per il quale è l’uomo a “portare a casa il pane”.

Leggi anche:  Parità retributiva donna-uomo: il diritto del lavoro non basta

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Sulla parità di genere l'Italia va piano e poco lontano

Precedente

Rischi di una scuola troppo al femminile

Successivo

L’acqua scorre, tra luci e ombre

  1. Luca Ba

    Articolo interessante ma a cui sfugge un fattore fondamentale. Non basta avere un livello d’istruzione più elevato per poter ambire ad avere un reddito maggiore ma anche analizzare cosa significa questo livello d’istruzione maggiore. Le statistiche dicono che certi corsi universitari che hanno pochi sbocchi lavorativi nella nostra società sono seguiti principalmente da donne. Questo, a mio avviso, per un retaggio patriarcale per cui gli uomini devono studiare materie che garantiscono il prima possibile, dopo la laurea, l’accesso al mondo del lavoro (una su tutte ingegneria), chi sceglie altre facoltà non è ben visto spesso anche in famiglia. Avere livelli d’istruzione superiori garantiti da lauree non spendibili sul mondo del lavoro non porta certo a redditi superiori ad esempio a chi banalmente ha diplomi tecnici di scuola superiore ricercati nel mondo del lavoro.
    Se non consideriamo questo un articolo come quello sopra non porta ad una visione complessiva del problema ma si limita a considerare solo una porzione della realtà.

    • Luisa Carrer e Alessandra Casarico

      Gentile Luca, grazie del commento. Abbiamo ben presente il ruolo dell’ambito di studio (materie scientifiche o umanistiche, ad esempio). I nostri dati non contengono però questa informazione e quindi un’analisi su questo aspetto non poteva essere sviluppata. In generale, il pezzo non affronta le motivazioni del perchè l’istruzione delle donne “non sembra sufficiente a scalfire il modello tradizionale della famiglia per il quale è l’uomo a portare a casa il pane”, ma ha l’obiettivo di “dare i numeri” su cosa sta succedendo nel processo di formazione delle coppie in termini di istruzione e poi di reddito. Quella del “field of study” è una delle possibili spiegazioni del fatto che anche nelle coppie ipogamiche la donna percepisce sensibilmente meno del 50% del reddito familiare. Tenga comunque presente che in base ai dati Eurostat, i ragazzi sono sovra-rappresentati sul fronte ingegneria, ma non in facoltà come Medicina, Economia o Legge.
      Inoltre, carichi famigliari, ore lavorate, comportamento delle imprese sono altri importanti elementi di cui tenere conto nel rispondere al “perchè”.

      • Luca Ba

        Grazie della risposta che comunque conferma quello che ho detto io. Mancando quel dato tutta l’analisi è sfalsata, probabilmente considerando la tipologia di di percorso d’istruzione si troverebbero redditi paragonabili. Mi domando perchè non sia stato fatto.

        • Luisa Carrer e Alessandra Casarico

          Gentile Luca
          come scritto nella risposta precedente, i dati della Banca d’Italia non contengono l’informazione sul field of study.

  2. grazie davvero per il vostro contributo. rispetto alla figura1, sarebbe forse più interessante (se fattibile) vedere, per livello di istruzione degli uomini, la percentuale di coppie in cui la donna ha livello di istruzione superiore (o inferiore) per capire se la distribuzione di coppie ipogamiche varia a seconda del livello di istruzione. buon lavoro!

    • Luisa Carrer e Alessandra Casarico

      Gentile Chiara, grazie del commento. Non riusciamo a includere il grafico richiesto nei commenti, ma questi sono i dati che chiedi: nel 1989 il 13% degli uomini con licenza elementare è sposato o convivente con una donna più istruita. Nel 2014 questa percentuale arriva al 28%. Se il titolo di studio dell’uomo è la media inferiore tali percentuali diventano 18,5% e 27,5%. Infine, nel caso in cui l’uomo abbia un titolo di scuola superiore, nel 1989 è coniugato con una donna più istruita nel 9% dei casi mentre nel 2014 questo accade nel 18% dei casi. Quindi sì, la percentuale di coppie ipogamiche varia al variare del livello di istruzione dell’uomo e aumenta in ciascun gruppo di istruzione nel corso degli anni.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén