La Bce è stata sicuramente protagonista negli anni della grande crisi. Ha travalicato il suo mandato? Sì, secondo Transparency international. Spesso però ha fatto “il lavoro sporco” per conto di istituzioni incapaci di assumersi le proprie responsabilità.
I compiti della Bce
Il Trattato che regola il funzionamento dell’Unione europea indica anche gli obiettivi della Banca centrale europea.
L’obiettivo primario è la stabilità dei prezzi, interpretato solitamente con un target, in termini di inflazione, tra 0 e 2 per cento, ma prossimo al 2. Poi, “fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi”, la Bce “sostiene le politiche economiche generali dell’Unione”, che includono la piena occupazione e una crescita economica bilanciata. A partire dal 2014 con l’introduzione del Meccanismo di vigilanza unico, la Banca centrale deve anche salvaguardare la “sicurezza e la solidità del sistema bancario europeo”.
La grande crisi del debito sovrano prima e la debolezza dell’economia e del sistema finanziario poi hanno messo a dura prova tutte le istituzioni europee. La Bce è stata sicuramente protagonista di questa stagione. Oltre a una serie di interventi di politica monetaria, alcuni di natura eccezionale come il programma di acquisto di titoli del debito pubblico, è infatti intervenuta nel salvataggio di interi stati, come la Grecia, e ha sostenuto il sistema finanziario europeo. Ha cercato di utilizzare la sua posizione di forza per spingere i paesi membri verso politiche economiche ritenute virtuose: basti pensare alla lettera inviata all’Italia nel 2011, che avrebbe contribuito alla caduta del governo Berlusconi, o all’azione di monitoraggio degli impegni presi dalla Grecia, rispetto ai vari piani di salvataggio, in qualità di membro della “troika” (di cui fa parte insieme a Fondo monetario e Commissione europea).
È possibile che con queste politiche a ampio raggio la Bce abbia travalicato il proprio mandato? In parte sì, secondo un rapporto pubblicato da Transparency international, l’organizzazione non governativa con sede a Berlino che si propone di combattere la corruzione.
Il rapporto, preparato con la collaborazione della stessa Bce, cita in particolare il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena, i prestiti alla Grecia e il ruolo attivo all’interno della “troika”. L’autore, Benjamin Braun, scrive che la Bce dovrebbe uscire dalla “troika” ed essere ancora più trasparente nell’informare il pubblico sulle proprie decisioni e opinioni, oltre che sui potenziali conflitti di interesse dei membri del Consiglio direttivo.
Istituzioni latitanti
L’impressione è che le argomentazioni e le preoccupazioni di Transparency international siano fondate. Il rapporto punta il dito su un tema ampiamente analizzato dalla letteratura economica: da un lato, una banca centrale deve essere indipendente in modo da sfuggire alla tentazione che i governi hanno di finanziare spesa pubblica con inflazione; dall’altro, deve avere un mandato ben preciso e rispondere delle proprie azioni per evitare un deficit democratico. Sono i medesimi principi alla base del Trattato che specifica gli obiettivi della Bce. Tuttavia, alcuni degli ultimi interventi della Banca centrale europea si situano in una zona grigia – vicina, ma potenzialmente oltre i limiti del suo mandato – e sono stati giustificati dall’obiettivo di salvaguardare il sistema finanziario e sostenere l’economia dell’Unione. Ad esempio, l’acquisto di titoli di debito pubblico comporta, di fatto, redistribuzione di risorse tra paesi membri, ovvero politica fiscale. O, ancora, la Bce potrebbe avere utilizzato i limiti di accesso alle linee di credito di emergenza da parte delle banche greche come strumento di contrattazione nelle trattative sull’erogazione di nuove in qualità di membro della “troika.”
Tuttavia, come d’altronde spiega lo stesso rapporto, se la Bce ha travalicato il proprio mandato, lo ha fatto a causa dell’assenza di istituzioni europee che potessero, o volessero, intervenire.
Il caso Monte dei Paschi è eclatante: il salvataggio da parte del nostro governo, che approfitta di una interpretazione favorevole delle regole europee sulla ricapitalizzazione precauzionale di banche solventi, è sicuramente dipeso dal fatto che un eventuale fallimento della banca senese avrebbe colpito migliaia di piccoli risparmiatori che non avrebbero dovuto avere quei titoli in portafoglio. Alla stessa maniera, è plausibile che molte delle ultime crisi bancarie non sarebbero mai accadute se fosse esistito un meccanismo europeo comune di assicurazione dei depositi.
Per usare le parole del rapporto di Transparency international, la Bce ha fatto spesso “il lavoro sporco” per conto di varie istituzioni nazionali e europee che hanno preferito invece scrollarsi di dosso le proprie responsabilità.
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P.PIERANGELINI
Un altro fulgido esempio di come sono state costruite male le istituzioni europee, da una parte la BCE che fa la politica monetaria mentre le politche economiche e fiscali le dovrebbero fare i governi nazionali, ovviamente negli USA la situazione è un po’ diversa e lo si è visto nel come è stata affrontata la crisi. Poi se vogliamo parlare specificamente della BCE già il mandato tradisce un’impostazione monetarista prima la stabilità dei prezzi e solo dopo la occupazione, forse il mandato doveva esser un po’ più bilanciato (vedi FED). Infine ritengo che il mito dell’indipendenza della Banca Centrale sia sopravvalutato, va bene essere indipendente dall’esecutivo ma non dal potere politico (parlamento, costituzione, anche qui vedi FED). Peccato che come Europa non abbiamo né una costituzione né un parlamento effettivo.