Nei rapporti tra banche e clienti, il problema numero uno è l’informazione. Nel libro pubblicato da Università Bocconi Editore, Angelo Baglioni accende un faro sulle insidie nascoste nei prodotti finanziari e non solo. Ecco un estratto della introduzione.
Entrare in banca è come guidare nella nebbia
Cosa c’è in comune tra entrare in una banca e guidare in una giornata invernale per una strada della Val Padana? La nebbia. Vi sarà capitato di entrare nella filiale di una banca e di chiedere informazioni sui servizi offerti e sui prodotti di investimento. All’inizio può sembrare tutto chiaro. Ma se poi cercate di approfondire e di sapere con esattezza quali sono i costi dei servizi e i rischi degli investimenti proposti, allora vi accorgete che non è facile capire le informazioni che vi vengono date. L’operatore che vi sta di fronte comincia a usare termini tecnici, oppure vi sottopone documenti informativi lunghi e ricchi di grafici di non facile comprensione. E così le vostre idee si fanno confuse, e avete la sgradevole sensazione di non riuscire a vedere quello che cercavate. Proprio come accade quando un banco di nebbia invade la strada che state percorrendo e non riuscite più a scorgere dov’è la prossima curva.
Disinformazione finanziaria
Fuor di metafora, nel rapporto tra banche e clienti c’è un problema: l’informazione. Ci sono casi in cui le informazioni non vengono date. Ci sono altri casi in cui ne vengono date troppe. L’eccesso di informazione può essere altrettanto dannoso della carenza di informazione: si può nascondere un dato importante annegandolo in un mare di altri dati inutili. Infine, ci sono i casi in cui le informazioni vengono trasmesse usando termini tecnici, incomprensibili alla stragrande maggioranza delle persone. In tutti questi casi, si arreca un danno ai clienti, perché non li si mette nella condizione migliore per fare scelte finanziarie consapevoli. Ad esempio, non si permette ad un investitore di valutare i rischi di un investimento, inducendolo di fatto a prendersi rischi eccessivi. Oppure non si consente a un cliente di conoscere con chiarezza i costi dei servizi bancari, con la conseguenza di rendere più difficile il confronto tra le offerte delle diverse banche: questo è un modo per ostacolare la concorrenza.
La mancanza di trasparenza non danneggia solo i clienti delle banche, ma anche le banche stesse. I casi più eclatanti di cattiva informazione, come quello delle obbligazioni subordinate vendute a clienti ignari delle caratteristiche di quei titoli, creano un danno di reputazione a tutto il settore bancario. Al di là di questi casi estremi, la sensazione di non essere adeguatamente informati porta ad una diffusa diffidenza dei risparmiatori verso gli intermediari finanziari. Una banca che voglia migliorare il suo rapporto con la clientela, e per questa via diventare più attraente rispetto ad altre banche, dovrebbe senz’altro puntare sulla trasparenza della comunicazione.
Controlli solo formali
Va anche detto che le responsabilità di questa situazione non sono tutte degli operatori del settore finanziario, ma anche di chi fa le regole e vigila su questo settore. Spesso la vigilanza segue un approccio puramente formale, volto a mettere al riparo gli intermediari e le autorità stesse dal rischio legale, anziché a tutelare i risparmiatori. Questa è la ragione per cui, ad esempio, le emissioni di strumenti finanziari sono accompagnate da prospetti informativi lunghi centinaia di pagine, contenenti una infinità di informazioni: formalmente perfetti, ma nella sostanza inutili poiché illeggibili.
Un faro per orientarsi
Lo scopo di questo libro è di accendere un faro sulla disinformazione finanziaria, mettendo in luce dove si nascondono le maggiori insidie derivanti dalla opacità delle informazioni che noi risparmiatori riceviamo. Vedremo quali sono i rischi da cui bisogna imparare a difendersi. Cercheremo di orientarci nel labirinto dei costi dei servizi bancari e delle commissioni dei prodotti di investimento. Punteremo il dito anche su una regolamentazione farraginosa e una vigilanza inadeguata. Approfondiremo alcuni problemi sorti con l’avvio della unione bancaria europea: le nuove regole di gestione delle crisi bancarie sono state introdotte in modo particolarmente maldestro, arrecando non pochi danni ai risparmiatori. Infine, cercheremo di comprendere quali sono i punti di forza e di debolezza delle banche italiane, per capire se possiamo ancora fidarci di loro.
Questo non è un libro contro le banche. È un libro che vuole illustrare, con un linguaggio semplice e accessibile a tutti, i problemi che derivano dalla cattiva qualità dell’informazione finanziaria. Spero che possa servire ai risparmiatori per apprendere qualche strumento di difesa. Spero che possa servire anche a chi opera nel settore finanziario, come intermediario o come autorità, per vedere le aree dove è necessario migliorare i rapporti con i clienti e rafforzare la protezione degli investitori.
Angelo Baglioni, Banche di Nebbia, Università Bocconi Editore, 16 euro. Il libro sarà presentato a Tempo di Libri il 23 aprile 2017.
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Stefano
Purtroppo, la nebbia oscura diversi enti quali ad esempio servizio elettrico nazionale – Maggio tutela ( sic ! ) che su due missive incomprensibili senza dare alcun contatto ne sottoscritte da funzionario riporta due numeri di pratica diversi. Mandero’ pdf a Report. I siti delle Regioni , assolutamente inaccessibili per un comune cittadino anche alfabetizzato, vedi Regione Marche informazioni su PSR ( Piano Sviluppo Rurale ). Insomma, prima delle banche bisogna che le Regioni e la PA in genere ritorni al servizio del cittadino e non dei consulenti. Rivolgersi ad un consulente non puo’ essere un obbligo ( nascosto ) ma una libera decisione del cittadino comunque messo in condizione di capire e di poter operare.
carlo
Non recentissimo, ma consiglio anche: “Il risparmio tradito”, Beppe Scienza, ediz. Libreria Cortina – Torino – 2009 http://www.beppescienza.eu/risparmio_tradito2.htm
Henri Schmit
“Punteremo il dito anche su una regolamentazione farraginosa e una vigilanza inadeguata”. Aggiungiamo: una giustizia che non garantisce i diritti dei risparmiatori. Questo è un grande passo in avanti rispetto alle solite lamentele sull’ignoranza degli investitori (da parte di chi spesso ha tutto da guadagnare con programmi pubblici di educazione finanziaria). Rimane vero che qualsiasi banca è libera di posizionarsi in termini di trasparenza, informazione, condizioni e costi dei prodotti. Ma non basta. Servono una regolamentazione chiara e severa (Mifid), controlli effettivi, sanzioni amministrative e giudiziarie certe e adeguate, massima pubblicità. La sfida è molto simile a quella della lotta contro i danni alle persone causati dagli incidenti stradali: una legislazione severa applicata con rigore e ampia pubblicità cambiano il comportamento medio molto rapidamente. Le differenze sono che per i prodotti finanziari gli attori sono in una situazione asimmetrica, come fra TIR e pedoni; ma soprattutto che troppo spesso chi dovrebbe vigilare e sanzionare ha interesse, diciamo per tutelare il sistema, a sminuire la gravità delle irregolarità (semplice negligenza al servizio della cupidità o intenzioni fraudolenti) riscontrate.
Gerardo Coppola
Ho letto con grande interesse il libro. Ho trovato i capitoli sulle fee dei fondi comuni di investimento e sulla educazione finanziaria davvero utili per il consumatore. Sulle obbligazioni bancarie assoggettabili o meno al bail in non tutto e’ mi e’ chiaro. Un libro che oggi esprime il massimo che il mondo accademico puo’dare alla questione bancaria. Rimane tuttavia molto da fare per orientare in concreto le scelte del consumatore in banca.