Lavoce.info

A Reggio Emilia o altrove andare all’asilo fa bene

Il Reggio Emilia Approach è una filosofia educativa prescolare sviluppata nel comune emiliano. Una ricerca vuole valutarne gli effetti. Sul “metodo Reggio” non raggiunge risultati definitivi, ma conferma che frequentare nidi e asili avvantaggia i bambini.

Cos’è il Reggio Approach

Il Reggio Emilia Approach è una filosofia educativa prescolare nata nel primo dopoguerra grazie a Loris Malaguzzi e sviluppata negli anni seguenti nelle scuole e nei nidi d’infanzia del comune di Reggio Emilia. In questo approccio, il bambino è al centro dell’esperienza educativa in quanto portatore di forti potenzialità di sviluppo e soggetto di diritti, che apprende e cresce nella relazione con gli altri. Questa filosofia pedagogica è basata su alcune colonne portanti: la partecipazione delle famiglie, il lavoro collegiale di tutto il personale, l’importanza dell’ambiente educativo, la figura dell’atelierista (un artista che coordina tutte le attività), la cucina interna, il coordinamento pedagogico e didattico.
Un numero crescente di scuole in Italia, Europa e in tutto il mondo vi si sono ispirate.

A partire dal 2012 un team di ricercatori dell’Università di Chicago e dell’Università di Torino, coordinato da James Heckman, ha raccolto dati e materiali su questo approccio per valutarne gli effetti, con il supporto di un finanziamento della Fondazione Jacobs. Il rapporto è in corso di stampa.

La ricerca e i risultati

Non potendo eseguire un esperimento randomizzato controllato per motivi pratici ed etici, i ricercatori hanno utilizzato tecniche statistiche quasi-sperimentali. Nel 2012-2013, attraverso un sondaggio, hanno raccolto informazioni sulle caratteristiche economiche, cognitive, socio-emotive e di salute di vari individui che risiedono in tre città dell’Italia settentrionale: Reggio Emilia, Parma e Padova. Le persone intervistate sono state campionate da cinque diverse coorti nate tra il 1954 e il 2006 (50enni, 40enni, 30enni, 18enni e bambini di 6 anni).

Per stimare gli effetti del Reggio Approach lungo il ciclo di vita, i risultati di coloro che hanno frequentato le scuole comunali di Reggio Emilia (che seguono quel metodo) sono stati confrontati con quelli degli iscritti a scuole statali oppure religiose all’interno di Reggio Emilia, così come con quelli di individui che hanno partecipato a sistemi comunali, statali o religiosi a Parma e Padova. Per superare un potenziale problema di correlazione spuria tra la scelta del tipo di scuola e alcune caratteristiche familiari che sono legate a risultati socio-economici più favorevoli, i ricercatori hanno utilizzato modelli statistici di matching e differences-in-differences, che sfruttano specifiche ipotesi statistiche per creare vari gruppi di controllo e poter stimare gli effetti causali della partecipazione alle scuole comunali di Reggio Emilia.

Leggi anche:  Quanta pazienza con i soldi: l’esempio dei genitori per i figli

L’effetto più favorevole del Reggio Approach è stato trovato confrontando gli adulti che hanno frequentato le scuole che seguono tale approccio con quelli che non hanno partecipato ad alcun programma formale di educazione prescolare. Paragonando i due gruppi, sono stati individuati effetti positivi e statisticamente significativi nell’ambito delle competenze socio-emotive, nella probabilità di conseguire un diploma di scuola superiore, di avere un lavoro, di partecipazione democratica alle elezioni, e in una minor incidenza dell’obesità. Tuttavia, non emergono effetti del Reggio Approach positivi e statisticamente significativi nelle coorti dei bambini e degli adolescenti, ad eccezione di alcuni risultati nell’ambito delle competenze socio-emotive.

Rispetto agli individui che hanno frequentato altri sistemi prescolari a Reggio Emilia, Parma o Padova, gli effetti stimati del Reggio Approach sono quasi assenti.

Una possibile spiegazione dei risultati è che le differenze ora esistenti tra i vari programmi non siano rilevanti per gli ambiti socio-economici che sono stati studiati. Una spiegazione alternativa, supportata da un’indagine di paragone delle pratiche amministrative e pedagogiche dei vari sistemi di istruzione prescolare in queste tre città negli ultimi cinquanta anni, è che il Reggio Approach fosse inizialmente unico nel suo genere, ma nel tempo i suoi principali aspetti amministrativi e pedagogici si siano diffusi nei diversi sistemi di infanzia del nord Italia.

È importante sottolineare alcune limitazioni dei dati e dell’approccio di ricerca. Il tasso di risposta all’indagine è stato abbastanza basso (circa il 56 per cento). A ciò si aggiunge la mancanza di dati su adulti e adolescenti che nel corso del tempo dalle tre città considerate si sono trasferiti altrove. I tassi di migrazione e di risposta al sondaggio, che sono simili in tutte e tre le città, potrebbero quindi creare una distorsione nei risultati della ricerca. Infine, il Reggio Approach conferisce grande importanza alla creatività e dà priorità d’iscrizione ai bambini con disabilità. In questa ricerca non è stato possibile esaminare adeguatamente la creatività, per mancanza di appropriate misurazioni oggettive, né determinare le differenze tra i vari programmi nell’iscrizione di bambini con disabilità.

Leggi anche:  Il bivio dove si separano le strade lavorative di madri e padri*

Per tutte queste ragioni, i risultati sull’efficacia del Reggio Approach devono essere considerati non conclusivi. Quello che emerge chiaramente dai dati è che l’accesso a una qualsiasi forma di educazione prescolare formale in Italia settentrionale è legata a risultati di lungo periodo più favorevoli per gli individui che ne usufruiscono, confermando ricerche precedenti.

Articolo pubblicato in contemporanea su inGenere.it

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Figli a casa o al nido: le ragioni di una scelta

Precedente

Perché “aiutiamoli a casa loro” è uno slogan semplicistico

Successivo

Lavoro occasionale, addio alla semplificazione burocratica*

  1. VinceskoMVinceskij

    Mi pare che il contenuto dell’articolo smentisca in buona parte il titolo.
    A mio avviso, l’agenzia educativa fondamentale è la famiglia e, in questo ambito, assume un rilievo fondamentale la dimensione affettiva genitori-figlio, fin dalla gravidanza e nei primi tre anni di vita del bambino; alla quale va abbinata via via la cura della altrettanto fondamentale dimensione etico-normativa.
    Ne deriva come corollario che se l’asilo nido ricrea le stesse condizioni favorevoli, l’effetto sullo sviluppo intellettivo e morale del bambino-ragazzo-giovane adulto è sicuramente positivo; se, al contrario, ci sono deficienze nello sviluppo delle dimensioni affettiva ed etico-normativa, l’effetto è negativo. Ed allora si osservano effetti negativi della frequentazione degli asili nido, come attestato dalla ricerca svolta da Margherita Fort, Andrea Ichino e Giulio Zanella, il cui titolo nella versione italiana è «La “meglio infanzia”: effetti dell’asilo nido sulle capacità cognitive, non cognitive e la salute dei bambini».

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén