Lavoce.info

Se la Brexit crea i dazi della discordia*

Se non ci sarà accordo su un nuovo regime tariffario tra Unione Europea e Regno Unito, si applicheranno le regole generali dell’Omc. Le conseguenze cambierebbero a seconda della specializzazione produttiva dei diversi paesi Ue. Sarebbe quindi difficile mantenere una posizione unitaria nei negoziati.

Come saranno regolati gli scambi tra Regno Unito e Ue

Uno dei punti oggetto della negoziazione tra Regno Unito e Unione Europea sarà l’adozione di un nuovo regime per gli scambi commerciali tra le due parti. Se non sarà raggiunto uno specifico accordo commerciale, gli scambi di beni tra questi paesi potrebbero essere regolati dalle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), tramite l’applicazione della clausola “nazione più favorita” (Most favoured nation, Mfn). Che impone un divieto di discriminazione, per cui ogni stato si impegna ad accordare lo stesso trattamento tariffario a tutti i paesi con i quali non esistono specifici accordi commerciali bilaterali. In tale ipotesi, la Ue applicherebbe ai beni provenienti dal Regno Unito le stesse tariffe imposte ai paesi Omc con i quali non sussiste un regime preferenziale di scambio. E per contro, il Regno Unito potrebbe decidere di imporre alle importazioni da tutti i partner commerciali dell’Omc, inclusa la Ue, dei dazi propri: uscendo dall’Unione Europea, il paese non sarebbe infatti più vincolato ad applicare quelli attualmente utilizzati dalla Ue. Tuttavia, il processo di definizione da parte del Regno Unito di proprie tariffe richiederà tempo ed è quindi probabile che, almeno nella fase iniziale, il paese applichi quelle dell’Unione Europea.

A quanto potrebbero arrivare i dazi

Nell’ipotesi che effettivamente il commercio tra Ue e Regno Unito sia regolato dalle regole Omc, un recente studio ha stimato che l’incidenza media dei dazi sulle merci vendute dai paesi della Ue sul mercato britannico sarebbe pari al 5,2 per cento del loro valore; quella sulle esportazioni dal Regno Unito verso la Ue al 3,9 per cento.

Il livello generale delle tariffe è molto eterogeneo tra settori merceologici (tabella 1). Le tariffe Mfn applicate dalla Ue tendono a proteggere soprattutto quattro settori: l’agro-alimentare, il settore delle bevande e del tabacco, gli autoveicoli e i comparti dell’abbigliamento e delle calzature. Poiché quasi un quinto del valore complessivo delle merci esportate dalla Ue verso il mercato britannico è costituito da autoveicoli, sui quali sarebbe imposto un dazio medio del 9,1 per cento, il passaggio a un regime tariffario avrebbe un impatto significativo sul livello medio dei dazi imposti agli esportatori europei, con potenziali effetti negativi sulle vendite nel Regno Unito. In altre industrie esportatrici rilevanti, quali la meccanica e la chimica, il livello delle tariffe sarebbe invece trascurabile.

Leggi anche:  E alla fine arriva la procedura di infrazione

Tabella 1 – Dazi sugli scambi di beni tra Ue-27 e Regno Unito per settore
(in percentuale delle importazioni)

Fonte: Elaborazioni sulle basi dati Wto-Idb e Itc Market Access Map per le tariffe e sui dati Unctad ComTrade for per il valore delle importazioni.
Nota: Stima dei dazi che sarebbero applicati nell’ipotesi che gli scambi di beni tra la Ue e il Regno Unito fossero regolati dalle norme dell’Omc, con l’applicazione della clausola Mfn.

Data la composizione settoriale delle esportazioni verso il Regno Unito, per la Germania la tariffa media imposta alle merci vendute sul mercato britannico sarebbe analoga a quella per l’Unione; per Francia e Italia sarebbe un po’ più bassa; Irlanda, Spagna e Polonia si troverebbero invece a fronteggiare dazi medi superiori al 6 per cento (Figura 1).  L’introduzione di dazi implicherebbe dunque costi tariffari differenti tra i paesi, creando così diversità di interessi tra le economie della Ue e rendendo più difficile la definizione di una posizione unitaria nel negoziato con il Regno Unito.

Figura 1 – Dazi medi sulle importazioni del Regno Unito dai 27 paesi della Ue
(in percentuale del totale delle importazioni del Regno Unito da ciascun paese)

Fonte: Elaborazioni sulle basi dati Wto-Idb e Itc Market Access Map per le tariffe e sui dati Unctad ComTrade for per il valore delle importazioni.
Nota: Stima dei dazi che sarebbero applicati nell’ipotesi che gli scambi di beni tra la Ue e il Regno Unito fossero regolati dalle norme dell’Omc, con l’applicazione della clausola Mfn.

Per un gruppo di paesi, tra cui Germania e alcuni stati dell’Europa centro-orientale, l’elevato livello medio delle tariffe dipenderebbe dalla specializzazione nell’industria degli autoveicoli; in altri casi, come per Portogallo e Romania, dalla rilevanza del settore abbigliamento. La specializzazione della produzione e delle esportazioni in specifici prodotti nell’industria agro-alimentare spiega invece l’elevato livello delle tariffe che sarebbero imposte sui beni importati da Irlanda e Danimarca (carne), Grecia (ortaggi e frutta) e Cipro (prodotti caseari e formaggi). Per la Spagna l’elevata tariffa media deriva, oltre che dalla sua specializzazione nel comparto degli autoveicoli, dall’ampia incidenza dei prodotti agricoli sulle esportazioni verso il Regno Unito.

Leggi anche:  La competitività dell'Europa passa anche da Est*

Cosa può accadere all’Italia 

Per l’Italia la transizione verso un regime commerciale basato sulle tariffe Mfn comporterebbe un’incidenza media dei dazi pari al 5 per cento, un valore leggermente più basso di quello medio europeo. L’incidenza dell’industria automobilistica, un settore potenzialmente caratterizzato da dazi elevati, sulle esportazioni italiane verso il Regno Unito è molto più contenuta rispetto a quanto avviene per Germania, Spagna e Belgio (tabella 2). D’altro canto, però, le esportazioni italiane verso il Regno Unito si caratterizzano per un maggiore peso dei settori tradizionali – abbigliamento, tessile e calzaturiero – con elevati regimi tariffari. Il principale settore esportatore dell’Italia sul mercato britannico, quello delle macchine e dei prodotti della meccanica, beni caratterizzati da un livello potenziale di dazi contenuto, non risulterebbe invece penalizzato dal passaggio a un regime tariffario.

Tabella 2 – Dazi medi sulle importazioni del Regno Unito dall’Italia per settore
(in percentuale delle importazioni)

Fonte: Elaborazioni sulle basi dati Wto-Idb e Itc Market Access Map per le tariffe e sui dati Unctad ComTrade for per il valore delle importazioni.
Nota: Stima dei dazi che sarebbero applicati nell’ipotesi che gli scambi di beni tra la Ue e il Regno Unito fossero regolati dalle norme dell’Omc, con l’applicazione della clausola Mfn.

*Le idee e le opinioni espresse in questo articolo sono da attribuire all’autore e non investono in alcun modo la responsabilità dell’istituzione di appartenenza.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  E alla fine arriva la procedura di infrazione

Precedente

Sui migranti il successo è a metà

Successivo

Il Punto

  1. Al di là dell’articolo che è ben scritto e che ci rende edotti del regime tariffario che si applicherebbe, mi chiedo perché si debba andare verso (o anche solo evocare) un regime di dazi reciproci, quando né l’UE, né la GB, vogliono ciò.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén