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Quando si fa politica con la cronaca nera

I telegiornali Mediaset danno più spazio dei telegiornali Rai alle notizie di cronaca nera. Lo fanno soprattutto quando è il centrosinistra a governare. E nel 2009 una vera e propria campagna di informazione ha aperto la strada al pacchetto sicurezza.

Crimini e misfatti al telegiornale

L’influenza del potere politico sulla televisione italiana è nota. La Rai è governata dagli anni Ottanta da un meccanismo di spartizione dei tre canali pubblici, a seconda della forza dei partiti, in Parlamento e nel governo. Mediaset è controllata dal suo fondatore Silvio Berlusconi, rimasto sempre azionista di maggioranza.

La questione si ripropone anche per le notizie di cronaca nera trasmesse dai telegiornali di prima serata delle reti Rai e Mediaset, che abbiamo analizzato per il periodo dal 2005 al 2015. Innanzitutto, una premessa. Le televisioni degli altri principali paesi europei trasmettono meno notizie di questo tipo – quasi la metà nei telegiornali pubblici: 4,7 per cento del tempo contro l’8 per cento italiano (fonte: Osservatorio sulla sicurezza). In più, la narrazione del crimine nella televisione italiana è slegata dal reale andamento del tasso di criminalità, come emerge (figura 1) dal confronto a livello mensile tra il numero di notizie sui diversi tipi di reato (dati: Osservatorio di Pavia) e il numero di reati denunciati (dati: ministero dell’Interno).

Figura 1

In Italia, come nel resto dell’Europa occidentale, l’opinione pubblica ritiene il centrodestra più capace di affrontare efficacemente il tema della sicurezza. La domanda è allora se le notizie di cronaca nera, al netto del numero di reati denunciati, seguano un andamento legato a eventi della politica italiana, come le campagne elettorali o l’alternanza dei diversi governi. Quest’ultima variabile è importante perché la coalizione di maggioranza ha il controllo, seppur indiretto, della televisione pubblica e in particolare del primo telegiornale Rai, il Tg1.

L’analisi ha messo in evidenza che:

  • Mediaset trasmette un numero maggiore (20 per cento in più) di notizie di crimini della Tv pubblica; e si arriva fino al 43 per cento in più per i servizi sui reati violenti, come omicidi, lesioni dolose e violenze sessuali;
  • le notizie di cronaca nera seguono un ciclo elettorale, ma l’aumento rispetto a tutti gli altri periodi non è particolarmente elevato (6 per cento) e non riguarda i reati violenti. Accade sia sui canali Rai che su quelli Mediaset;
  • nei periodi in cui Silvio Berlusconi non è stato al governo, la differenza tra canali privati e pubblici per il numero di servizi sui crimini è più alta (14 per cento) rispetto a quando il leader del centrodestra è presidente del Consiglio. Anche in questo caso, il divario aumenta per i reati violenti (21 per cento).
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I dati ci permettono di distinguere per la nazionalità, italiana o no, dell’autore (presunto) del reato. Ecco i risultati:

  • sorprendentemente, le notizie che riguardano i reati commessi da stranieri sono un decimo del totale, nonostante un terzo dei reati denunciati abbia un (presunto) autore non italiano;
  • rispetto alla televisione pubblica, Mediaset trasmette più notizie sui reati commessi da stranieri, ma la differenza (11 per cento) è minore rispetto al caso generale;
  • non sembrano ripetersi i risultati legati ai cicli elettorali e ai governi in carica.

L’abuso sessuale è un caso a parte

Il reato di abuso sessuale presenta alcune peculiarità nel racconto dei telegiornali italiani. Per prima cosa, Mediaset dà uno spazio di gran lunga maggiore al reato rispetto alla televisione pubblica, sia quando coinvolge italiani sia quando riguarda stranieri. Anche l’aumento della copertura durante le campagne elettorali è superiore rispetto a quello registrato per ogni altro crimine (18 per cento).

La vera anomalia riguarda, però, la presenza di alcuni picchi nella prima metà del 2009 (figura 2), non legati ad alcun particolare incremento nel numero di reati denunciati. In termini percentuali rispetto al resto del campione, le impennate equivalgono a un aumento del 65 per cento (93 per cento per gli stranieri), sempre controllando per il numero di stupri denunciati.

Figura 2

Gli aumenti registrati nel 2009 corrispondono tuttavia a un particolare momento politico. Nel luglio di quell’anno diventa legge dello stato il cosiddetto pacchetto sicurezza, voluto dal governo Berlusconi. Le principali novità della legge riguardano il reato di immigrazione clandestina, l’estensione del periodo massimo di permanenza nei centri di identificazione ed espulsione e l’introduzione delle ronde cittadine con poteri di polizia e controllo del territorio.

Il Presidente della Repubblica Napolitano, pur firmando il testo, non di meno ne aveva sottolineato la “disomogeneità e la estemporaneità di numerose sue previsioni”, a suo giudizio “frutto di un clima di concitazione e di vera e propria congestione”.

Questo clima è stato, almeno parzialmente, creato ad arte manipolando l’informazione su uno dei reati più odiosi, l’abuso sessuale.

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In conclusione, lo studio dimostra che le reti dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi mettono il tema della criminalità al centro dell’agenda politica, con un numero di servizi nei telegiornali della sera molto alto e superiore a quello sulla Tv pubblica.

La tendenza aumenta nei periodi in cui il centrosinistra, percepito come debole su questo argomento, guida o è parte integrante del governo. In particolare, durante il quarto governo Berlusconi, Mediaset è stata usata come meccanismo di trasmissione di una campagna di informazione volta a creare nell’opinione pubblica un clima favorevole all’approvazione di norme restrittive sull’immigrazione.

È un’ulteriore prova dell’anomalia italiana nel rapporto tra media e politica e della necessità di norme che regolino il conflitto di interessi.

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11 commenti

  1. bob

    ..fare politica con la cronaca nera è direttamente proporzionale al grado di cultura del Paese. Ad un paese di analfabeti racconti della strega cattiva

  2. bruno puricelli

    Chi è così affidabilmente imparziale da dirimere i conflitti d’interessi in un paese dominato da cultura sinistrese dal ’65 in poi? Chi, visto che noi siamo ciò che apprendiamo nei primi anni di vita e soprattutto nei primi anni di scuola? Grossolanamente, osservo che negli animali l’istinto detta il comportamento che è quasi sempre connesso ad esperienze precedenti; anche gli uomini sono animali, ma grazie alla maggior conoscenza ci siamo costituiti in società e, fortunatamente, sviluppati in civiltà che, piaccia o menoa certu ni, hanno favorito la conoscenza e, in subordine, la cultura! Nell’ordine, prima si conosce un fenomeno, prima se ne può parlare e generare cultura specifica e generale. La conoscenza stimola la cultura, la cultura approfondisce la conoscenza. Dopo il ’68 in Italia s’è affermato un mainstream che relega all’angolo comportamenti disciplinati e ordinati, è cresciuta un’idiosincrasia funesta con le strutture sociali preceesistenti e con le forme. Nonci si è curati di prevedere i rimedi. Si esaltava la contestazione fine a sèSi sonocreati quelli che io definisco veri e propri pregiudizi comportamentali che fanno ritenere in torto chi non è legato alla sinistra italiana. A prescindere. Come spesso accade, non ci si accorge del pregiudizio (Einstein scherzava: più facile rompere il nucleo diun atomo che un pregiudizio). A differenza degli animali, noi inventiamo, costruiamo e cresciamo in ricchezza che consente la carità. La carità materiale é ..segue

  3. bruno puricelli

    … una derivata di della ricchezza non il fine. La Stella Polare dell’umanità non può essere la carità materiale perchè si annullerebbero le motivazioni naturali dell’animale uomo. Tempo al tempo. Quando la società raggiungerà un più elevato livello culturale, sarà certamente più sensibile al problema dell’uguaglianza e si avvicineranno gli estremi riducendo i conflitti. Al momento, fanno tutti la loro parte, Berlusconi non è stato peggio della sinistra che ha “lavorato” su altri temi ma in chiaro conflitto d’interesse finchè pagava e paga Pantalone. Il problema non può essere risolvibile, si chiede e spera in una maggior imparzialità.

  4. Alfio P.

    La sua osservazione è corretta ma è altrettanto vero che per una “opposizione” che allarma ci sono media “governativi” che minimizzano. Se nota sui giornali rai gli sbarchi sono notizie spesso omesse e in genere le notizie centrate sulle statistiche dei crimini. Stessa cosa per i quotidiani dove Repubblica non specifica mai nei titoli l’eventuale origine del “delinquente” mentre Giornale è la prima cosa che evidenzia. Il vero problema quindi è quanto sia inaffidabile e teleguidata l’informazione in Italia che invece di “informare” vuole “indirizzare” l’utente su come leggere l’informazione. Un esempio viene da un articolo letto tempo in cui si diceva che solo il 40% degli stupri è commesso da stranieri. Basta un minimo di matematica e di analisi dei numeri veri (% stranieri, omessa denuncia o considerazione di reato all’interno nelle comunità) per vedere che le % reali pesate diventano abnormi.

  5. Bellissima analisi, bravo.

  6. marcello

    Ma da chi è stato condotto questo studio? Nell’articolo non è riportato

  7. Luca Ba

    Articolo certamente interessante che fa un’analisi attenta di un fenomeno che interessa l’informazione italiana. C’è però da fare un’osservazione, i media berlusconiani evidenziano un fenomeno che comunque è già percepito come molto diffuso dagli italiani (intendo i crimini ed l’illegalità legato all’immigrazione), quando gli stessi media durante la crisi economica minimizzavano tutto e parlavano di ristoranti sempre pieni non ci credeva nessuno e questo costò la credibilità del governo.

  8. Henri Schmit

    Ottimo lavoro. Conferma con dati precisi quello che sapevamo già. I media populisti di dx funzionano così. I dati della ricerca confermano che quelli che fanno l’informazione ritengono che attraverso un’informazione pilotata si può influenzare l’opinione pubblica e quindi le preferenze degli elettori. Il punto più delicato è che il proprietario delle reti è da 20 anni uno dei tre principali leader politici, un problema che l’Italia ha clamorosamente fallito di risolvere. L’aggravante di questa caratteristica è che quando era al governo comandava per interposte persone anche due delle tre reti pubbliche.

    • Alberto

      Premesso che il termine “populista” è ormai mai usato con accezione diversa dal suo significato, stavo consultando il rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale
      in Italia e in Europa 02.2017, curato dalla fond. Unipolis. La Tab. B.3 evidenzia che nella % di notizie “ansiogene” dei principali telegiornali di 5 Paesi EU nel periodo 1-21 gennaio 2017 (RAI1 per l’IT, RTVELa1 per la SP, BBC ONE per la GB, FRANCE2 per la FR e ARD1 per la D) RAI 1 dedicava al tema criminalità il 36,6% del tempo, RTVELa1 il 56,6%, BBC 26,3%, FRANCE2 il 17,2% e ARD1 il 18,2%. Dallo stesso rapporto del 2010, viene evidenziato che nel periodo 2005-2010, TG5 forniva una % maggiore di notizie sulla criminalità rispetto RAI1 anche durante il governo Berlusconi.

  9. Alberto

    Se la sua analisi evidenzia che in alcuni TG viene maggiormente risaltato il problema “sicurezza” rispetto ad altri; gli altri potrebbero censurarlo e pertanto lei lo evidenzia in modo lapalissiano. Forse l’attuale minoranza politica al servizio di alcune testate TG desidera evidenziare una realtà, a meno che non si inventino i fatti di cronaca, che altre testate giornalistiche, forse più “accondiscendenti” alla politica della maggioranza o per evitare l’allarme sociale non desidera evidenziare. Oppure, alcune notizie sembrano dare più risalto di altre, cavalcando l’onda emotiva, come lo è stato per lo stupro di Rimini che ha avuto un risalto mediatico maggiore di analoghe vicende che, purtroppo e sono migliaia, rimangono nell’anonimato. Ma se la precedente tesi è destituita di fondamento, è insolito che in Germania, qualche mese fa, sia stato pubblicato uno studio che si potrebbe definire “imbarazzante”; quello della Fondazione Otto Brenner a cura dell’Università di Lipsia e Hamburg Media School dal titolo: ”La crisi dei rifugiati sui media”, che è “lo studio più completo e metodologicamente elaborato sul tema”. Da questo emerge che: “Dal 2015 al 2016 nessun giornale ha raccontato le preoccupazioni, i timori di una parte crescente della popolazione…” e le rare volte che i giornalisti collettivi hanno provato a raccontare quella parte di Germania preoccupata dall’immigrazione, l’hanno fatto “con un atteggiamento pedagogico se non “sprezzante” e “chi non era alline e “chi non era allineato al mito dell’accoglienza era automaticamente xenofobo o razzista…”. Ieri le elezioni tedesche hanno avuto un risultato politico altrettanto “ imbarazzante” e oggi gli analisti si interrogano cosa ha sbagliato la politica nell’evitare che l’AfD abbia avuto il 13% dei consenti nazionali nonostante non sia stato dato risalto alla crisi dei rifugiati sui media.

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