Lavoce.info

Quando il migrante diventa un capro espiatorio

È cambiata la percezione che i cittadini europei hanno dell’immigrazione. Soprattutto in Italia la visione patologica del fenomeno ha vinto sul piano culturale e comunicativo. I motivi sono da ricercare nella crescente fragilità economica e sociale.

Chi ha paura degli immigrati?

Un recente tweet del politologo Ian Bremmer ben fotografa la crescita della preoccupazione delle opinioni pubbliche europee nei confronti dei complessi fenomeni a cui diamo il nome di immigrazione. Nel 2012, a pensare che l’immigrazione rappresentasse un grandissimo problema era il 12 per cento della popolazione in Francia, il 9 per cento in Germania, il 3 per cento in Italia e l’8 per cento in media nell’Unione europea. Nel 2017, il dato resta quasi invariato in Francia (14 per cento), ma in Germania schizza al 37 per cento e in Italia al 36, contribuendo a portare la media europea al 22 per cento.

Un altro sondaggio (Ipsos Perils of Perceptions) nota invece che i cittadini dell’Ue, come in quasi tutti i paesi sviluppati, sovrastimano la presenza degli immigrati sul territorio. Ma in questa “classifica della paura”, gli italiani si piazzano al primo posto: in media reputano che gli immigrati costituiscano il 26 per cento della popolazione, ossia più di 15 milioni, mentre in realtà sono circa il 9 per cento (poco più di 5 milioni). Certo si tratta di una media, su cui incidono le percezioni più allarmistiche, ma sono medie anche quelle degli altri paesi. L’Italia poi è seconda solo alla Francia nel sovrastimare la presenza di mussulmani: 20 per cento, contro un dato statistico che non arriva al 3 per cento.

In realtà, l’immigrazione in Italia è sostanzialmente stazionaria da alcuni anni, è prevalentemente femminile, europea e originaria di paesi di tradizione culturale cristiana. I mussulmani sono meno di un terzo degli immigrati (circa 1,5-1,6 milioni) e i profughi rappresentano soltanto il 5 per cento: circa 250mila tra richiedenti e rifugiati riconosciuti a fine 2016 (dato Unhcr, approfondito qui).

È vero che gli sbarcationo stati molti di più, ma fino a due anni fa la grande maggioranza non si faceva identificare in Italia, per presentare domanda di asilo in altri paesi. Per i più organizzati e meglio tutelati, ossia i siriani e gli eritrei, questa è tuttora la regola. Nel complesso, la percentuale delle richieste di asilo sugli sbarchi era del 37 per cento nel 2014, poi è salita rapidamente: 56 per cento nel 2015, 68 per cento nel 2016. La tradizionale politica italiana dell’asilo è sempre stata quella di favorire i transiti. Solo negli ultimi anni, l’istituzione degli hotspot per l’identificazione immediata all’arrivo e il controllo dei valichi da parte dei nostri vicini, in spregio degli accordi di Schengen, ha (relativamente) ingrandito le dimensioni dell’accoglienza umanitaria in Italia. È invece una leggenda che ci siano numerosi migranti che scelgono di vivere come fantasmi in Italia, senza tutele né risorse. Queste voci assomigliano a quelle sugli immigrati portatori di contagi e malattie: sono un modo per dare forma alle nostre paure, quando non l’effetto di vere e proprie speculazioni politiche.

Leggi anche:  L'immigrazione tra dati e narrazioni

Quanto conta la percezione

Gli sbarchi degli ultimi anni, insieme alle tragedie del Mediterraneo, hanno però senz’altro influito sulle percezioni: i moli di Lampedusa e degli altri porti sono un palcoscenico ideale per una rappresentazione drammatizzante dell’immigrazione; naufragi, tragedie e salvataggi offrono un materiale di facile presa per le narrazioni mediatiche. Per di più, i rifugiati sono diventati ben presto la perfetta immagine dell’immigrazione indesiderata: arrivano senza essere richiesti, entrano senza chiedere il permesso e domandano pure di essere aiutati.

Infatti, un altro dato Ipsos mostra che nel 2014 la questione immigrazione era sentita come un problema da meno del 5 per cento della popolazione, tanto a livello nazionale quanto a livello locale. Nel 2016 la visione ansiogena si è ingigantita, con un’interessante divaricazione: 15 per cento se riferita al livello locale, ben 30 per cento se proiettata su scala nazionale. È soprattutto l’immigrazione rappresentata a influire sull’immaginario, meno quella di cui si può fare esperienza a livello locale. Anche nei confronti degli insediamenti di centri di accoglienza per richiedenti asilo, le reazioni più veementi sono quelle che seguono l’annuncio e precedono l’arrivo delle persone. Successivamente, molti timori si sgonfiano.

Le percezioni tuttavia contano: alla fine non sono i dati effettivi a influenzare il voto e lo stesso discorso pubblico. E la maggior parte dei media e dei commenti della stampa ha seguito le percezioni dell’opinione pubblica, anziché sforzarsi di informarla in modo documentato. La visione drammatica e patologica dell’immigrazione ha vinto sul piano culturale e comunicativo, prima di determinare la svolta della politica nazionale sull’asilo. La condanna dell’Onu è arrivata troppo tardi per cambiare le cose ed è già scomparsa dai media.

Perché si verifica la divaricazione tra percezione e realtà? E perché in Italia è così profonda? Probabilmente, la crescente fragilità economica e sociale di molte famiglie, la mancanza di prospettive e di fiducia ha generato paura e insicurezza. Nella difficoltà di individuare i responsabili dell’impoverimento del paese, la rabbia si indirizza verso gli africani sbarcati sulle coste meridionali. Benché non si possa dire che prima dell’arrivo dei rifugiati fossero in vigore generose politiche verso poveri, disoccupati e sfrattati, è facile attribuire la colpa dell’inadeguatezza delle politiche sociali ai nuovi arrivati. Si sta generando la classica dinamica del capro espiatorio, in cui frustrazione e impoverimento si scaricano su minoranze deboli e facilmente isolabili. È già accaduto nella storia, e non sono pagine da ricordare con orgoglio.

Leggi anche:  Se gli anziani sono anti-immigrati il motivo è politico

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Lavoratori immigrati, una risorsa per demografia e finanze

Precedente

Il Punto

Successivo

Violenza sulle donne: anche i numeri aiutano a combatterla*

26 commenti

  1. Franco

    “È invece una leggenda che ci siano numerosi migranti che scelgono di vivere come fantasmi in Italia, senza tutele né risorse.” Vi sono dati a questo proposito o è una convinzione maturata intimamente dall’autore?

    • L’onere della prova spetterebbe a chi afferma che ci sono i “fantasmi”, non a chi smentisce” 🙂

      • Franco

        Sorrido Paolo, nel sito del ministero dell’interno (Dati e statistiche della Commissione Nazionale per il Diritto di Asilo) vedo che più del 60% per cento dei richiedenti asilo riceve diniego a qualsiasi forma di protezione internazionale. Nel solo triennio 2014-2016 parliamo di 500.000 ingressi, quindi 300.000 dinieghi (più della popolazione di Venezia).

        A queste persone viene consegnato un foglio di via: sono nullatenenti ed al confine con il nord europa incontrano forze dell’ordine istruite a respingerli verso il territorio della Repubblica Italiana.

        La domanda non mi pare peregrina: dove finiscono queste anime perse? Parlare di “leggenda” mi pare non affrontare la realtà delle cose.

    • Amegighi

      Caro Franco, basta usare la rete con intelligenza e leggere i dati forniti dagli Istituti di Statistica Europeo e Italiano, oppure i dati ufficiali forniti dal ministero dell’Interno nel portale degli immigranti.
      Stupisce invece che nessuno dica niente sui risultati di certi sondaggi che fornendo delle PROIEZIONI o STIME non danno MAI l’errore (o deviazione) del campione statistico valutato. Per cui ci vengono date come “incredibili” (ma non statisticamente significative, ovviamente) delle variazioni in percentuale ben all’interno della variabilità del campione stesso. Qui vengono generate delle convinzioni…….

  2. Gabriele

    Ancora una volta si cerca di far passare come infondate preoccupazioni invece totalmente legittime.

    Il problema delle sovrastime e sottostime delle percentuali è ben noto. Ne parlava tantissimo Hans Rosling, e da studente di statistica il tema mi è particolarmente a cuore.

    Ma diciamo le cose come stanno. Se c’è un dato che fa preoccupare è quello dell’immigrazione non comunitaria.
    La paura di per sé scaturisce dalla politica d’immigrazione di massa adottata livello europeo (innegabile) da paesi non comunitari. Nessuno teme l’austriaco,, lo sloveno o lo spagnolo. Se si vanno a vedere i dati dell’immigrazione di cittadini non comunitari, si vede che il dato è totalmente l’opposto a quello riportato. In maggioranza uomini, da paesi di maggioranza musulmana, da paesi non europei.

  3. Aldo Mariconda

    Sicuramente pesano la stagnazione o comunque l’insufficiente sviluppo dell’economia ma come ragione aggiuntiva ad una tendenza generale EU, basti vedere le elezioni tedesche specie nella ex parte EST. Sono un democratico che è per il c.d. jiu soli e mi preoccupa il coinvolgimento libico nella limitazione degli sbarchi in Italia, ma vedo assai complesso il problema, guerre e sfruttamento dei Paesi sud sahariani, invesrimenti in loco con risultati a medio/lungo termine, ecc. Peraltro anche a Venezia storica avere uno stuolo d’immigrati questuanti crea una reazioine tra gli abitanti. Idem la vicenda del campo di Cona e la reazioine dei sindaci anche di sinistra a nuove destinazioni nei loro comuni. Idem la rinascita nostalgica di fascisti, Mov. E. Pound nazista, ecc.
    Non so delineare una ricetta risolutiva ma non mi pare giustpo nemmeno minimizzare il fenomeno.

  4. cesarino

    Ma perché in tutti dico tutti gli articoli o gli studi sulla immigrazione si danno i numeri?
    Che poi non sono le più nobili stime ma delle comuni opinioni senza supporto e quindi facili da smontare.

  5. Fabio M. Vergari

    Abito a Roma. Basta salire su un qualunque mezzo pubblico per verificare (io lo faccio spesso) che il numero degli immigrati è sempre superiore al 505. Occupano tutti i posti a sedere, per loro non esistono vecchi e invalidi e, verosimilmente, non pagano il biglietto. Non mi sembra si tratti di una mera percezione.

  6. Roberto

    Per me ci sarebbe un problema anche se ci foss un solo extracomunitario che entra nel nostro Paese senza avere un regolare visto. Il problema non sono i numeri ma il rispetto delle nostre leggi e della nostra sovranità. Se così non fosse tanto vale chiudere tutti i nostri consolati in Africa ed Asia!

  7. shadok

    Mah?, che sia perché secondo i dati del Viminale agli stranieri è riferibile circa il 30% delle denunce/arresti?, con percentuali del 45% per i furti in appartamento, del 55% per i furti con destrezza, del 35~40% per le violenze sessuali… Con tassi di criminalità più che quadrupli rispetto agli italiani…, ma davvero l’autore pensa che l’accoglienza incondizionata di persone frequentemente prive di competenze (spesso, e questo è anche peggio, unskilled anche culturalmente) possa essere sostenibile? non è che minimizzare problemi, enormi, non fa altro che spostare il ‘sentire comune’ verso posizioni di chiusura?, Magari posizioni più pragmatiche, ad esempio filtro all’ingresso del paese, stretta sulle concessioni di asilo/protezione con accorciamento dei tempi amministrativi e accoglimento dei soli migranti economici con competenze spendibili in Italia, potrebbero essere più accettate e alla fine anche maggiormente tutelanti chi fugge dalle situazioni più disperate.

  8. Davide

    Non si può indicare come causa la crisi economica e, ancora nel 2017 e in Italia per giunta, non interrogarsi sulla qualità dell’informazione mainstream (vedi i casi di Lorenzo Cremonesi e Fiorenza Sarzanini del Corriere) di quest’estate e la loro battaglia diffamatoria contro MSF

  9. Michele R.

    Buongiorno,
    Mi piace ricordare che i migranti sono persone e anche bocche da sfamare. Abito in un paesino nell’entroterra livornese, Collesalvetti, e fino a 5-7 anni fa non c’erano certi fenomeni che, invece, ultimamente sono in aumento: i 2, 3 migranti che fanno “le vasche” nella via del paese avvicinando i passanti nel tentativo di vendere le loro povere cose. Quelli che si piazzano i cartoni e stendono i loro oggetti fuori dai negozi, ecc. Ultimamente osservo diversi ragazzi che girano in bicicletta il paese aprendo i cassonetti della spazzatura alla ricerca di qualcosa.
    Sono comportamenti che per me sono non accettabili, dettati da uno stato di necessità, e mi chiedo quanto possa andare avanti questo stato di cose. Oltre alla bocca, sono persone che hanno occhi e desiderio. Il desiderio di migliorare la loro condizione.
    Che succederà quando non riusciranno più a portare a casa la giornata?
    E’ un problema di ordine sociale e civile e una risposta facile ce l’hanno solo i Salvini della situazione.

  10. Massimo Gandini

    Con tutto il rispetto per Ambrosini mi sembra che il breve articolo non riporti nessun dato oggettivo e rispecchi solamente la percezione e la sensibilità dell’autore. Invito l’autore a piacenza, solitamente una piccola città pulita e passeggiare tra via pozzo , via capra, via roma e giardini margherita davanti alla stazione. Il signor Ambrosini avrà la percezione di trovarsi in uno stato dell’africa subsahariana in preda all’anarchia e alla legge del più forte. Saluti

  11. Marco

    Franco, ovviamente è chi sostiene che esistano tali “fantasmi” che ha l’onere della prova.
    Se non si sono mai avute notizie né indicazioni della loro esistenza evidentemente non ci sono.

    • Franco

      Gentile Marco, ripeto brevemente quello che ho scritto sotto: nel trienno precedente abbiamo consegnato circa 300.000 fogli di via a richiedenti asilo (dati del ministero dell’interno): sono nullatenenti per il viaggio di ritorno e a Nord non li fanno più passare (situazione plasticamente illustrata in Stazione Centrale a Milano). Vi è una spiegazione alternativa alla clandestinità sul suolo italiano che l’autore vuole fornire?

  12. Luca Ba

    Articolo che non prova neppure a capire perchè c’è questa percezione. Non sarà forse perchè gli immigrati sono invece percentuali cospicue tra chi commette reati? Ed all’interno di questo gruppo non sarà che i mussulmani rappresentano una bella fetta. Il problema è, a mio avviso, che gli italiani vedono un’immigrazione incontrollata associata ad un’incapacità patologica dello stato nel garantire l’ordine pubblico e di cui una parte degli immigrati approfitta.

  13. EzioP1

    Il problema immigrati è un fenomeno sociale che nasce ogni dove c’è una guerra o dove ci sono condizioni di vita poco dignitose o dove ci sono persecuzioni politiche, religiose o sociali. Il problema è che nessuno stato è preparato a ricevere un surplus di persone rispetto a quelle che sono necessarie per produrre i beni che poi esse stesse utilizzano e consumano o esportano. Proprio qui sta il problema, che nessuna istituzione nazionale o internazionale, politica o religiosa o di qualsivoglia colore ha la soluzione sociale ed economica per affrontare questo problema in modo razionale. La soluzione dell’accoglienza è una soluzione mistica che impone a chi la condivide di spartire i suoi beni con chi ne è carente, ma è una soluzione che non regge perchè deve ad un certo punto fare i conti con il comportamento umano di chi ottiene e vorrebbe sempre di più a scapito di chi ha. A tutto ciò si aggiunge il problema dei conflitti derivanti dalla diversa cultura e diverso senso civico tra gli ospitanti e gli ospitati.

  14. Andrea Cassani

    La divaricazione tra percezione e realtà del fenomeno viene alimentata in modo consapevole dai mezzi di comunicazione a fini politico-elettorali. La paura genera mostri ma anche tanti voti. Basta ricordare nella precedente campagna elettorale l’allarme zingari-nomadi-rom. Anche allora era invasione, allarme sociale, criminalità e violenza sulle donne. Dopo il voto i rom sono misteriosamente spariti e ad oggi non se ne sente più parlare salvo per qualche episodio sporadico.
    Ciò non toglie che fenomeni di degrado, spaccio, microcriminalità non siano da considerare e da tenere sotto controllo; ma questo è un problema più generale legato all’impunità garantita in Italia a quasi tutti i delinquenti, di qualunque provenienza siano, a partire dai numerosi nostri concittadini.

  15. Ma l’autore sa che in Italia ci sono 5 milioni di poveri? Molti di questi sopravvivono con pensioni inferiori a 500 euro e sarebbero felici di ricevere dallo stato quanto dato ai migranti. E non scordiamoci dei 100.000 giovani meridionali che devono emigrare ogni anno per costruirsi un futuro che l’Italia non offre più.

  16. marco schultze

    Nel nostro paese ci sono 5 milioni di persone sotto la soglia di reddito minimo che sarebbero felici di ricevere dallo stato quanto dato ai migranti. E pensiamo piuttosto ai 100.000 giovani meridionali di buona scolarità che devono emigrare ogni anno per costruirsi un futuro decente.

  17. serlio

    basta andare in una qualsiasi città italiana, nei pressi della stazione per vedere decine di “rifugiati” che ciondolano in attesa di “qualcosa”. L’accoglienza senza un progetto è solo cialtroneria e le onlus ci portano in casa immigrazione illegale, sentendosi tanto buoni col destino altrui. Il buonismo della sinistra è semplicemente vergognoso.

    • Alberto

      Il termine “buonismo” non è appropriato. Se fossi un volatile e ritenessi di essere “buonista”, potrei accogliere le uova del cuculo salvo poi non capire e stupirmi che le mie uova verrebbero buttate dal nido. Dover insegnare agli uccelli diversamente cuculi di integrarsi con la natura parassita dei cuculi e non viceversa, è vedere il mondo all’incontrario. Quindi non è un atto di “buonismo” ma di scarsa lungimiranza, di non capire come si svilupperanno gli eventi sociali, senza distinzione tra chi è desideroso di contribuire al bene della nazione e ha la possibilità di farlo con un lavoro e chi non trova lavoro (i disoccupati tra gli stranieri sono, sempre secondo statistica, in percentuale maggiore di quelli italiani) o chi viene senza “idee costruttive”. Sapere se ci sono o meno (per buona pace della statistica) delle uova di cuculo nel proprio nido e quindi se le proprie sono o meno in pericolo è fondamentale per la pace sociale tra uccelli.

      • Stefano

        Ci sono persone che sanno ammettere, almeno in parte, i loro errori e sanno perfino usare una dose di autocritica che li aiuta nelle analisi. Dico in parte perché un fenomeno complesso è riconducile a innumerevoli altri fenomeni, anch’essi più o meno complessi, ed è difficile ricondurli tutti lucidamente nel corretto ordine e nella giusta, qualora ci fosse, prospettiva.

  18. MASSIMO GANDINI

    Per dare una spiegazione a certe “percezioni” che l’autore considera solo abbagli vorrei ricordargli che presso il carcere delle Novate di Piacenza la percentuale di detenuti stranieri oscilla costantemente dal 70 al 75 %. Forse anche questa è solo una percezione soggettiva

  19. Alberto

    E’ stupefacente come si riesca a sommare mele con cavoli. Un’analisi statistica, se fatta con serietà e da chi ne ha la capacità, mostra una realtà numerica di quell’analisi della realtà e l’analisi va anche spiegata. Una percezione è una presa di coscienza del tutto soggettiva basata su schemi personali, esperienza diversa tra gli individui come diversa tra è la loro analisi psicologica Posso vivere in un paesino di montagna con degli stranieri onesti, educati e gran lavoratori e percepire lo straniero secondo l’evidenza dei fatti e vivere in una periferia degradata di una metropoli in cui sono costantemente a contatto con la disonestà, maleducazione e perditempo che per vivere delinquono e la mia percezione sarà completamente diversa. A nulla serve dimostrare che secondo la statistica un tedesco o norvegese sono in media più onesti di altri se sono stato truffato e derubato da tedeschi e norvegesi. A nulla serve evidenziare con un’analisi statistica parziale per non dire faziosa che gli africani spacciano meno di altri se nei giardinetti sotto casa mia, vedo solo africani che indisturbati e da anni vendono stupefacenti.

    • massimo gandini

      guardi che i numeri e le statistiche relativi ai reati, i numeri oggettivi tanto invocati, dicono proprio il contrario di quanto da lei affermato. Rispetto alle analisi dell’autore è sufficiente leggere i suoi articoli precedenti per capire dove andrà sempre a parare. Ma il lettore smaliziato dovrebbere essere ormai vaccinato agli articoli di Ambrosini

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén