Le proposte di flat tax di Forza Italia e Lega darebbero un gettito nettamente inferiore a quello attuale dell’Irpef, anche con un ottimistico recupero totale dell’evasione. A beneficiare del risparmio di imposta sarebbero soprattutto i redditi più alti.
Due ipotesi di flat tax
In questi primi scampoli di campagna elettorale sono emerse nelle piattaforme del centrodestra due proposte di riforma dell’imposta personale sul reddito di tipo flat tax, cioè con aliquota unica.
La Lega Nord propone uno schema con aliquota unica al 15 per cento da applicarsi alla base imponibile familiare, con deduzione di 3 mila euro per componente. La formula è quindi Irpef = 0.15*(reddito familiare – 3000* numero componenti). È prevista una clausola di salvaguardia che evita che qualcuno debba pagare più di quanto versa oggi, a parità di reddito. Nel 2015 la Lega Nord ha presentato un disegno di legge che contiene una proposta leggermente diversa con deduzione decrescente per redditi medio-alti, ma il documento a cui rinvia il link è pubblicato sul sito del partito e quindi ci pare più recente.
Forza Italia non ha ancora ufficializzato una proposta organica, tuttavia il suo leader ha dichiarato l’intenzione di istituire una flat tax con aliquota del 23 per cento e deduzione concessa a tutti di 12 mila euro. Sembra di capire che la base imponibile sia individuale e non familiare come la proposta della Lega Nord esplicitamente prevede. La formula è quindi Irpef = 0.23*(reddito individuale – 12000).
Già qualche mese fa su questo sito si era commentata la proposta di flat tax dell’Istituto Bruno Leoni, molto più articolata.
Ora, utilizzando il dataset Silc 2015, un campione rappresentativo delle famiglie italiane su cui si sono applicate le regole di calcolo dell’imposta sul reddito, stimiamo costi ed effetti distributivi delle due proposte di Lega e Forza Italia.
I calcoli sul gettito
La proposta della Lega Nord produrrebbe un gettito di 94 miliardi all’anno (escludendo le addizionali regionali e comunali), con un calo di 58 miliardi rispetto a quello Irpef attuale.
Uno degli argomenti a favore dell’introduzione della flat tax con un’aliquota molto più bassa di quelle oggi in vigore sugli scaglioni più alti è che farebbe emergere base imponibile finora nascosta da evasione o elusione. La relazione annuale sull’evasione del ministero dell’Economia e Finanze stima una perdita di gettito Irpef da evasione di circa 35 miliardi. Nell’ipotesi più rosea in cui si potessero recuperare tutti, mancherebbero ancora 23 miliardi. Anche ammettendo un eventuale effetto sulla crescita economica, con conseguente aumento di gettito, è molto improbabile che si arrivi a recuperarli. Questo equivale a un aumento della base imponibile Irpef del 25 per cento. A parità di base imponibile, per ottenere lo stesso gettito di oggi, l’aliquota unica dovrebbe salire al 35 per cento, sempre tenuto conto della clausola. Se invece non applicassimo la clausola, basterebbe il 24 per cento, ma molte famiglie povere pagherebbero più di ora. Con aliquota e deduzione proposte dalla Lega Nord, la crescita di base imponibile complessiva che garantirebbe un gettito pari a quello odierno dovrebbe essere del 45 per cento, una variazione impossibile nel giro di pochi anni.
La perdita di gettito è simile per la flat tax proposta da Forza Italia. Silvio Berlusconi parla spesso di imposta negativa alla Friedman, che oltre all’aliquota unica prevede un significativo trasferimento ai redditi bassi. Se poi consideriamo che la sua proposta di sussidio contro la povertà sembra costare attorno ai 30 miliardi all’anno, allora in totale il costo delle proposte di Forza Italia su Irpef e trasferimenti alle famiglie è di circa 90 miliardi all’anno.
Rispetto allo schema della Lega, in quello di Forza Italia la maggiore aliquota compensa la più alta deduzione. L’aliquota unica che manterrebbe costante il gettito sarebbe del 37 per cento. Invece, con aliquota e deduzione proposte da Forza Italia, servirebbe un incremento della base imponibile del 35 per cento per ottenere il gettito di oggi.
Gli effetti distributivi
Passando agli effetti distributivi, il grafico 1 mostra l’incidenza dell’Irpef sul reddito complessivo familiare, in migliaia di euro. È un confronto non del tutto corretto perché non è fatto a parità di gettito, quindi tutti sembrano guadagnare rispetto all’Irpef attuale, ma non si considera la perdita di servizi e trasferimenti derivante dal minor gettito. È comunque utile per mostrare il forte calo della progressività: l’aliquota media (asse verticale) crescerebbe molto più lentamente rispetto a oggi, soprattutto nel caso della Lega. La perdita di gettito si riflette quindi in una forte riduzione dell’incidenza. La flat tax di Forza Italia incide di meno sui redditi bassi a causa della maggiore deduzione e leggermente di più sugli alti grazie all’aliquota superiore.
Grafico 1 – Incidenza dell’Irpef attuale e delle due proposte di flat tax sul reddito complessivo familiare (in migliaia di euro)
Assumendo che la distribuzione della base imponibile dopo la riforma rimanga invariata, dalla tabella si nota che i risparmi medi di imposta sono moderati per i decili di reddito medio-bassi ed estremamente elevati per l’ultimo decile. L’ipotesi Forza Italia è un po’ più generosa con le classi medie.
Tabella 1 – Risparmio medio per famiglia (euro all’anno) e ripartizione del risparmio totale per decili di reddito familiare
In conclusione, entrambe le proposte lascerebbero non finanziata una quota rilevante del gettito Irpef attuale pur tenendo conto di un ottimistico recupero totale dell’evasione. Inoltre, la classe di reddito più elevata beneficerebbe del risparmio di imposta in misura di gran lunga maggiore rispetto alle altre.
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Savino
Sono incalcolabili gli effetti in termini di perdita di uguaglianza sociale e di opportunità di domanda di servizi che si avrebbero con la flat tax.
Possiamo dire che la flat tax è la vera austerity per i redditi di massa, poichè, per abbassare le tasse a tutti i costi ad una fetta marginale ma, allo stesso tempo, potente della società, si impone sicuramente una tolleranza zero sull’offerta dei servizi, ma si restringe notevolmente anche il novero delle probabilità dalla parte della domanda dei servizi, incrementando l’area della privazione e del bisogno.
Come s fa a chiedere il voto di tutti prospettando di far fare una vita spartana alle masse per abbassare le tasse di pochi?
Aggiungo, infine, che alcuni italiani sembrano avere dei problemi freudiani con le tasse, laddove certi imprenditori hanno avuto il becero coraggio di mettere in discussione l’assunzione obbligatoria delle categorie protette perchè ritenuta onerosa e un impedimento ad ulteriori assunzioni. Pensate dove è arrivata l’inciviltà e la furbaggine in Italia.
Giacomo
Tutti vogliono farci credere che i ricchi in Italia siano quelli che dichiarano 60.000 Euro l’anno, quando i veri ricchi, nel nostro paese, guadagnano molto di più solo che non hanno redditi da lavoro benì da capitale. Il capital gain, per esempio, è tassato al 26%, un’aliquota inferiore allo scaglione IRPEF da 15 a 28 mila Euro.
Michele
Esatto! Ma c’è ben di più. Con il meccanismo (continuamente prorogato) della rivalutazione delle partecipazioni si paga solo 8% del capital gain e con la participation exemption solo 1,35% del capital gain effettivamente realizzato.
Simone
Non mi sembra un’osservazione corretta. Abbassando le tasse e’ ovvio che chi ha un reddito basso ci guadagna soltanto un po’ di piu in termini di euro risparmiati rispetto a chi guadagna 10 volte tanto. Il beneficio, se ci sara’, sara’ sul lungo periodo e sulle opportunita’ che una riforma fiscale del genere potra’ portare (riduzione costo del lavoro, anche se marginale, stipendi piu’ alti, attirare investimenti esteri). Ovviamente l’Europa non ce lo permettera’; non perche’ sia un’idea stupida ma perche’ a sei settimane dalle elezioni, nessuno ha ancora un piano convincente. Questa riforma violerebbe o rischierebbe di violare tutti i trattati in vigore (primo tra tutti il fiscal compact) dato che l’unico nostro argomento a supporto e’ che ci siamo rotti di pagare troppe tasse.
Henri Schmit
Ottimo articolo! Fermiamo l’ingiustizia che consisterebbe in un periodo di grave crisi, di aumento epocale della povertà e di nuovi rischi causati da vecchi modelli fiscali applicati a organizzazioni nuove dell’attività economia – era digitale, mercato globale – nella creazione di ulteriori vantaggi per i redditi personali più alti. L’ingiustizia diviene follia quando si confronta l’idea della flat tax personale alla realtà nei paesi concorrenti che pur avendo disuguaglianze meno marcate e conti pubblici più sostenibili, non si muovono in quella direzione. Pensiamo al contrario al vero problema che è la competitività fiscale delle aziende che lavorano, assumono, investono nel paese. Nonostante i punti di contatto (aziende individuali e reddito finanziario) si tratta di due logiche diverse, da tener distinte (contrariamente agli studi IBL e alla demagogia elettorale).
Henri Schmit
Faccio notare che la riforma fiscale di Trump riguarda LE IMPRESE. L’IRPEG quasi ovunque è (giustamente) già flat. Inizialmente le sette aliquote per i reddito personale dovevano diventare tre ed essere abbassate drasticamente; Trump ha dovuto fare marcia indietro: le aliquote sono rimaste sette e sono state ritoccate solo leggermente. Anche negli USA di Trump l’IRPEF è l’opposto di una flat tax. Non è diverso in UK, futuro principale concorrente fiscale di tutti i paesi UE: riducono da anni l’aliquota per le impresa, ma mantengono la progressività della tassazione per le persone. Un punto cruciale è l’aumento delle disuguaglianza effettive, anche di reddito, in tutti i paesi: come si può far coincidere quest’evoluzione artificiale, creata dalle regole pensate un secolo prima, non prevista e impressionante, con l’introduzione di una flat tax (sul reddito personale) che non farebbe che accelerare il crescente “inequality gap”: https://www.theguardian.com/inequality/2018/jan/22/inequality-gap-widens-as-42-people-hold-same-wealth-as-37bn-poorest.
Nicola
In entrambe le proposte non si parla assolutamente né di come saranno trattate le addizionali regionali e comunali e, soprattutto se saranno mantenute le attuali esenzioni e detrazioni.
Perché, nessun opinionista/giornalista chiede anche questi ai proponenti della flat tax?
Simone
Credo sia vero il discorso riguardo le addizionali regionali / comunali (che quindi resteranno come adesso), mentre le varie esenzioni e detrazioni verranno chiaramente eliminate (il succo della riforma riguarda l’eliminazione della complessita’ dallo schema di tassazione e la giungla di detrazioni/facilitazioni ne sono la parte maggiore).
Nicola
Esatto! Così non si potranno più detrasse spese mediche (così i medici torneranno a fare un sacco di nero, visto che il paziente non potrà più dedurre le spese mediche) né gli interessi sui mutui sulla prima casa e altre agevolazioni.
Alla fine, tolte queste agevolazioni e mantenendo la stessa tassazione sugli enti locali, cambierà poco.
La riduzione del carico fiscale la puoi fare abbassando le aliquote Irpef attuali; con il sistema proposto ne agevoleranno soprattutto le fasce più alte di reddito.
Michele
Solo una moderna versione del lumpenproletariat può votare in massa proposte che favoriscono solo i ricchi e scassano quel poco di stato sociale che abbiamo in Italia. Occorrerebbe invece abolire le troppe flat tax già presenti: 26% sui redditi da capitale (con tutta la relativa elusione – anche recentemente legalizzata), le rivalutazioni delle partecipazioni tassate al 8%, la participation exemption che tassa i capital gain al 1,35% etc etc
Michele
Guardando invece alla flat tax dal punto di vista delle elezioni, tutti sanno che tali proposte non verranno mai applicate. Altrimenti PDL e Lega l’avrebbero già fatto nei tanti anni in cui hanno governato. Sono proposte che servono solo a lisciare il pelo alla piccola evasione di massa a fini elettorali. Al massimo possono spaventare i mercati e rendere quindi più costoso il debito pubblico ancora prima di essere realizzate.
gianni
Mi pare di capire che alla basa del ragionamento sta il fatto che lo stato nel suo complesso deve necessariamente spendere quello che spende per offrire i servizi attuali; sui quali poi ci sarebbe molto da dire…(vedi ad. es. la questione rifiuti di Roma, vs. la stessa di Parma, o altri…o l’assistenza sanitaria in regioni tipo Veneto e Calabria…). Non credo che sia scolpito nel marmo che si debbano spendere questi soldi anche perché lo Stato famelico spende sempre di più di quello che può permettersi (vedi deficit…). Per cui il fatto che in qualche modo si metta in discussione tutta l’architettura dei servizi dello stato, ivi inclusi i bonus elettorali appena concessi agli impiegati statali, questo Paese andrà sempre peggio e arriverà molto presto il giorno in cui una grossa fetta degli Italiani resteranno col cerino acceso in mano. Gli unici che creano ricchezza sono quelli che lavorano, artigiani, aziende etc. e se questi abbandonano l’Italia tutti i discorsi sulla tassazione, il welfare, le categiorie protette etc. sono solo chiacchiere.
eolio
Basta con l’andazzo di indicare tra le coperture eventuali proventi della lotta all’evasione. L’esperienza ha mostrato che non funzionano.
attilio pandini
Dice bene Giacomo: da noi un reddito di lavoro o pensione di 50mila € è tassato con l’aliquota del 38% e versa al fisco 19mila € mentre per lo stesso reddito da capitale si versa il 26% cioè 13mila €, cioè 6mila di meno. Si tratta di un “condono permanente” di cui fruiscono anche i redditi agrari e le locazioni di immobili. Per 50mila € di affitti riscossi si versa il 20% , cioè 10mila €, ben 9mila in meno di quel che sborsano lavoratori e pensionati. Sono regali fatti ai grossi possidenti che ledono l’art. 53 della Costituzione, secondo il quale le tasse devono esser proporzionali e progressive. Quindi anche per applicare la Flat tax, che cancella ogni progressività, si dovrà abolire l’art.53. A proposito della Flat tax ci si dimentica di dire che nessuno dei Paesi a economia avanzata dell’Europa occidentale la applica. E affermare che essa produrrebbe, in Italia, un aumento delle entrate tributarie appartiene, a mio parere, più alla categoria delle facezie che a quella della ragione. Invece alcuni Paesi europei , fra i quali la Svizzera conservatrice, adottano, e con ottimi risultati, l’imposta patrimoniale. Un discorso che si dovrebbe fare, se lo spazio a disposizione lo consentisse.
Lorenzo
Tanti italiani hanno già abboccato altre volte a queste millanterie. Ci cascheranno anche stavolta. Non ne dubito.
fatti neri
chi non ha mai fatto dichiarazione redditi da impresa crede che si pagherà di meno ma al contrario essendo in contemporanea tolte le voci detraibili ad eccezione spese mediche interessi mutuo prima casa e figli a carico ecco che la stragrande maggioranza, le picole p.iva, pagheranno molto di più.
Giovanni Rossi
Gli Autori sanno perfettamente che oltre a lega e FI, anche questi scienziati della finanza, noti come ISTITUTO BRUNO LEONI, non si stancano sui vari social e blog, di sponsorizzare il paradiso fiscale italiano con tassa flat al 25% per tutti , ma non danno alcun numero realistico e trascurano che la PA è gestita da burocrati incapaci quando non peggio corrotti fino al midollo ! su una spesa di 880 MLD una PA efficiente e governi non ciarlatani potrebbero operare concretamente una riduzione di spesa pubblica per elargizioni, e deduzioni fiscali inutili di almeno 40 MLD annui ( 5%) e l’efficienza consentirebbe di colpire la corruzione migliorando la produttività dei servizi a favore dei cittadini, ma anche dei dipendenti bravi ed onesti che potrebbero vedersi premiare in busta paga la loro fatica quotidiana
Cristina Veronesi
D’accordo con Pandini. Un’imposta sul patrimonio rinnoverebbe il nostro sistema fiscale e ne ridurrebbe il peso per le categorie basse e medie. L’esempio svizzero è interessante. Nella dichiarazione fiscale ogni cittadino elenca tutti i propri averi: conti bancari, azioni, obbligazioni e simili, case, terreni, preziosi, auto, ecc. Il totale del patrimonio è tassato partendo da aliquote molto basse (inferiori al 2%) e con larghe esenzioni sociali di base. (A Ginevra una coppia con 2 figli è esentata dalla patrimoniale per i primi 220mila franchi)- Il gettito non è cospicuo, ma lo scopo principale della patrimoniale è di misurare le variazioni della capacità contributiva di ognuno. A ogni variazione del patrimonio deve corrispondere una variazione dei redditi. Chi per es. compra una casa deve giustificare la provenienza del denaro. E sulla dichiarazione fiscale del cittadino è tassata la somma di tutti i suoi redditi in modo progressivo e proporzionale. A ogni cambio di proprietà dei beni per vendita, dono o eredità si controlla se figurino nella dichiarazione dei redditi di chi li cede. L’operazione è semplice e le pene per gli evasori pesantissime. Risultato: le evasori non sono legione e quando quasi tutti pagano, quasi tutti pagano di meno.
Corollario: i professionisti, per es. i medici, emettono fattura e son pagati con bollettino postale. Impossibile evadere.
Michele
Impossibile che una proposta di cosi grande buon senso venga mai approvata in Italia. Il partito degli evasori è troppo forte e troppo ben rappresentato. Agli italiani piace invece credere di avere ciascuno il proprio trattamento di favore fiscale: alcuni con gli “strumenti finanziari aventi diritti patrimoniali rafforzai”, altri con i PIR, altri con le tante cedolari, rivalutazioni, rottamazioni, disclousures, condoni etc Questa si che è Trickle-down economics. Non ha mai funzionato e non funziona neanche in Italia
Attilio Pandini
Grazie a C. Veronesi. Come ha scritto, in Svizzera la patrimoniale non chiede eccessivi controlli e quindi non ha bisogno di un esercito di cento mila persone, come da noi, per perseguire gli evasori. (In Svizzera il fisco è cantonale, cioè rientra nei poteri di ogni Repubblica della Confederazione . A Ginevra le aliquote della patrimoniale, una volta dedotta l’esenzione sociale di base, partono dal 2 per mille, e non per cento come erroneamente scritto). Ottimo l’esempio dei medici che mandano la parcella per posta con allegato, per il pagamento, un bollettino di versamento postale. Il risultato è che in media un medico specialista ginevrino dichiara ogni anno al fisco redditi di lavoro assai consistenti, anche perché verificabili attraverso controlli incrociati con la farmacie, le casse malattia e le dichiarazioni dei pazienti, che possono dedurle dalle tasse). E ancora; la dichiarazione patrimoniale deve essere universale: limitarla ai grossi contribuenti significherebbe vanificarla, come dimostrò l’esperienza francese. Ma in Italia tutti i partiti, cominciando dalle sinistre, sono contrari. Per questo un docente dell’ateneo luganese ha proposto agli italiani di adottare un’imposta patrimoniale senza l’imposta. Ogni cittadino elenchi nella sua dichiarazione tutti i beni posseduti, sotto pena di forti ammende. Il fisco potrà controllarne le variazioni annue e come in Svizzera chiederne conto. Più semplice di così…
Michele
In Italia non rsistono dichiarazioni fiscali senza imposta. Ogni italiano sa che, magari oggi l’imposta non c’è, ma sicuramente domani arriva. Magari non la chiamano imposta, la creatività non manca, ma il risultato è lo stesso. Non dimentichi che nel 1992 nella notte tra il 9 e il 10 luglio abbiamo sperimentato il prelievo forzoso dai conti correnti e che in Italia abbiamo una delle più care imposte patrimoniali sulle automobili al mondo..
Francesco
Correggetemi se sbaglio, ma in Italia già si paga il 2 per mille sul patrimonio mobiliare e l’IMU sull’immobiliare. Tale patrimonio deve poi essere dichiarato in sede ISEE, quindi lo strumento per rilevarlo esiste. Infine, quando ho comprato casa ho dovuto dire alla banca da dove venivano i soldi.
Luigi
Non entro nella questione elettorale ma resto nel ragionamento fiscale ed economico. In Italia ho letto recentemente che le agevolazioni fiscali ammontano a 180 miliardi di cui 80 relativi all’imposta sul reddito e ho letto anche che i proponenti della flat tax utilizzerebbero una quota equivalente per la copertura finanziaria iniziale. Osservo poi che i “poveri” le tasse non le pagano, e che i redditi c.d. bassi sono per la maggior parte evasori. Basta andare al supermercato. L’80 per cento paga in contanti e in genere con banconote da 100 euro che non “escono” dai bancomat. Quindi i 35 miliardi della Relazione del MEF fanno ridere. Un recente confronto con la Germania, fatte le debite proporzioni, ha evidenziato che il fenomeno dell’evasione fiscale è vastissimo e riguarda proprio i c.d. poveri fiscali. Al di là della capacità, possibilità e volontà politica di andare fino in fondo, all’Italia una flat tax semplice e bassa farebbe un gran bene bene peggio di così, fiscalmente e “corruzionalmente”, non puó andare.
Lorenzo
“… peggio di così, fiscalmente e “corruzionalmente”, non puó andare”.
Si, basta aumentare l’iva al 25%.
ator olegna
articolo interessante che fa luce agli angoli bui della flat tax. A mio parere le tasse devono essere tutte proporzionale e progressive. Sono concorde con chi sostiene che il nostro sistema impositivo dovrebbe essere riformato e reso meno complesso ed equo..
Henri Schmit
Ottimo l’intervento di Cristina Veronesi e la risposta di Attilio Pandini con la proposta del docente ticinese indirizzata ai legislatori italiani: una dichiarazione patrimoniale annuale senza tassazione ma con forti sanzioni in caso di omissioni: sarebbe la fine dei peggiori vizi e disfunzioni …. Bisognerebbe però trovare chi fra i candidati alla rappresentanza politica promuoverà la misura …. In Italia non esiste l’iniziativa popolare da decidere attraverso il referendum. E più remunerativo fantasticare sulla flat tax per il reddito personale. .
Alfonso Salemi
Con 1550 caratteri non è possibile esprimere un parere documentato. Ad ogni modo sono convinto che i nostri rappresentanti (quelli che votiamo) non vogliono intervenire in modo concreto sulla problematica. Le istituzioni finanziarie hanno tutte le informazioni sui redditi e sulle proprietà di ogni cittadino e, con le risorse di personale e le risorse tecnologiche di cui dispongono, potrebbero fare in modo che nessuno possa sfuggire alla contribuzione. Mi sono interessato alla flat tax circa 20 anni fa e credo che sia possibile giungere ad un algoritmo e ad una regolamentazione ragionevole ed equa. Tutto dipende dal MODO che viene utilizzato per la sua attuazione. In ogni caso mi sembra che nessuno abbia pensato alla competitività internazionale delle imprese che possono vendere con un listino scontato del 5%, del 10% o del valore che dipende dal sistema utilizzato.
Cambiare il sistema fiscale non può essere fine a se stesso, ma bisogna modificare radicalmente il sistema sociale. Attualmente si ragiona in termini di “macro economia” ma è come parlare dei polli di Trilussa (se uno mangia due polli e un altro mangia zero polli la media è di uno). Bisogna mettere come prioritario il concetto che “nessuno può vivere di aria” e tutti devono avere un’attività utile alla società da cui derivare il reddito personale. Credo che in Italia ci siano le risorse intellettuali e morali per affrontare questa problematica al di fuori delle proposte politiche attuali.
attilio pandini
Henri Schmit scrive : purtroppo non si troverà fra i candidati alle elezioni qualcuno che voglia proporre l’imposta patrimoniale ” senza imposta “; cioè senza tassazione ma con forti sanzioni a chi non elencherà tutti i suoi beni nella dichiarazione dei redditi. E fa capire che nessun partito proporrà un referendum per una simile legge. Purtroppo, anche se volesse non potrebbe : la nostra Costituzione esclude addirittura la possibilità di referendum sulle leggi tributarie e di bilancio. In parole povere, i cittadini pagano le tasse ma non possono decidere come quei loro denari debbano essere spesi. Ora i referendum servono proprio per correggere e annullare tutte le leggi che il popolo giudica sbagliate. In altri Paesi a noi vicini, e certo non rivoluzionari, il popolo può decidere, per es., l’età per andare in pensione. Qualche anno fa gli svizzeri rifiutarono, in referendum, di abbassare da 65 a 62 anni l’età della quiescenza, per non affondare l’AVS (la nostra INPS) . E domenica scorsa i cittadini di Bellinzona hanno rifiutato di aumentare gli onorari dell’esecutivo comunale. Anche per questo i referendum non piacciono ai nostri politici. Un’ultima nota: nei Cantoni come Zurigo e Ginevra gli scrutatori delle elezioni e dei referendum non ricevono denaro per il loro lavoro perché sono chiamati a compiere un dovere civico. E se un medico fa a un cittadino designato scrutatore un certificato di malattia compiacente, vanno tutti e due in prigione. Semplice e chiaro.