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Tutti gli errori di Toninelli sulle Ong

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alle affermazioni del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli sulle navi delle Ong attive nel soccorso in mare dei migranti.

L’intervista al ministro Toninelli

È tuttora rovente il dibattito sull’immigrazione, complice soprattutto la linea muscolare adottata da Matteo Salvini. Dopo che il recente vertice europeo ha rimandato una decisione multilaterale, l’Italia si ritrova ancora a dover fronteggiare in prima persona gli sbarchi di migranti provenienti dalla Libia (che sono però drasticamente diminuiti rispetto al 2017). E le organizzazioni non governative che si occupano del salvataggio in mare restano al centro di pesanti accuse da parte di esponenti politici, senza però che la magistratura abbia ancora comprovato alcun legame con gli scafisti. L’ultimo caso a destare scalpore è stato quello della nave Lifeline che ha soccorso 234 migranti in acque Sar libiche per poi trasportarli fino a Malta, dove ora si trova sotto sequestro.

In una recente intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano (pag. 5), il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli ha dichiarato:

“Abbiamo scoperto dopo due settimane che due navi di Ong, tra le più attive, battevano bandiera olandese in modo illegale, e che oltretutto non avevano le caratteristiche tecniche per poter soccorrere il numero di persone su cui normalmente intervenivano. Quindi violavano il codice di condotta varato dal precedente governo. Abbiamo fatto rispettare la legalità (…)”.

Il ministro ha inoltre sostenuto:

“(…) Ma certo è che la presenza di queste imbarcazioni a poche miglia della costa libica è un richiamo per i trafficanti. E ciò crea un incentivo alle partenze”.

E ancora:

“Un milione di persone è pronto a partire dalla Libia”.

Toninelli non risparmia quindi critiche alle navi delle organizzazioni non governative, segnalando la condotta illegale delle due imbarcazioni sotto esame e sostenendo più in generale la presenza di un importante fattore di attrazione per le partenze dei migranti. Oltre ad affermare che ci sarebbe un milione di persone in procinto di salpare dalle coste libiche.
Tre temi che meritano di essere esaminati separatamente.

Lifeline e Seefuchs sono fuorilegge?

Nell’affermare che le navi Lifeline e Seefuchs battano illegalmente bandiera olandese, Toninelli si riferisce probabilmente a un comunicato del governo olandese riportato anche dalla stampa italiana, in cui Amsterdam smentiva che le imbarcazioni fossero iscritte nel registro navale olandese.

Tuttavia le due navi, appartenenti a una Ong tedesca, risultano registrate presso il registro ufficiale dell’International maritime organization (Imo), che attesta che la Lifeline ha bandiera olandese mentre la Seefuchs bandiera tedesca. Il motivo per cui non compaiono nei registri navali olandesi è dovuto al fatto che si tratta di imbarcazioni di piccole dimensioni, ma è inesatto affermare che siano navi apolidi, così come non corrisponde al vero che battano bandiera olandese in modo illegale.

Inoltre, Toninelli afferma che la Lifeline e la Seefuchs avrebbero violato il codice di condotta varato dal precedente governo e che l’operato di quello attuale ha quindi ripristinato la legalità. Non è chiaro a cosa si riferisca con quest’ultima affermazione. Come sostiene l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, il codice di condotta Minniti non ha valore di legge, ma è equivalente a un accordo fra le parti di natura privatistica. Perciò è del tutto improprio parlare di violazione della legge, se non nel caso in cui il rifiuto della Lifeline di seguire le indicazioni della Guardia costiera libica fosse interpretato come un mancato rispetto del diritto internazionale.

Le Ong sono un incentivo alle partenze?

L’idea che le organizzazioni non governative siano un pull factor, cioè un fattore di attrazione per i migranti, torna ad avere molto seguito tra i politici e i giornalisti. Dopo Toninelli, anche Marco Travaglio in un editoriale di mercoledì scorso lo ha sostenuto. Ma è plausibile che l’aumento dei salvataggi in mare da parte di imbarcazioni di Ong possa aver spinto un numero maggiore di migranti a partire, incrementando così l’incidenza degli sbarchi?

La relazione tra l’attività di soccorso in mare delle Ong e gli sbarchi è stata smentita da più di uno studio. In una recente analisi condotta dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), si mostra infatti che non esiste alcun legame tra le operazioni in mare delle Ong e la variazione mensile degli sbarchi sulle coste italiane. E la correlazione resta nulla anche prendendo in considerazione l’attività delle Ong e le partenze dalla Libia, come è evidente dalla figura 1.

Figura 1

Fonte: Rielaborazione lavoce.info su dati Ispi

Ulteriori elementi sconfessano un collegamento tra le due variabili. Secondo un altro studio, quando la missione militare di ricerca e soccorso Mare nostrum è stata interrotta alla fine del 2014, gli arrivi non si sono arrestati, anzi nei primi mesi del 2015 sono persino aumentati, anche se non c’erano imbarcazioni di soccorso in quel tratto di mare. Inoltre, l’aumento degli arrivi registrato nel biennio 2014-2015 non può essere attribuito all’attività delle Ong, perché ancora non erano presenti navi delle organizzazioni umanitarie davanti alle coste libiche.

Come si fa notare anche in un recente articolo di Internazionale, nonostante adesso non ci siano più navi delle Ong in prossimità delle coste libiche, in giugno le partenze dalla Libia sono addirittura aumentate, passando da 4.321 persone partite a maggio a 6.954 partite a giugno 2018. Questo nonostante il persistente calo degli sbarchi in Italia.

L’evidenza aneddotica e correlazionale non è sufficiente per escludere completamente il nesso di causalità tra Ong e sbarchi, o tra Ong e partenze, ma di certo non va nella direzione prospettata dal ministro Toninelli.

Un milione di persone pronte a partire dalla Libia?

L’ultima affermazione di Toninelli sul milione di persone pronte a partire trova eco ancora una volta nell’editoriale di Marco Travaglio, in cui si legge “Ora in Libia premono per partire chi dice 700 mila, chi dice 1 milione di persone”. La giornalista Francesca Mannocchi ha già risposto al direttore del Fatto Quotidiano con un tweet, puntualizzando che la stima dei migranti presenti in territorio libico non corrisponde necessariamente al numero dei migranti pronti a partire. Cosa significa esattamente?

Secondo il sistema di monitoraggio Displacement tracking matrix (Dtm) dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), in Libia sono presenti 690.351 migranti (dati di aprile 2018). Gli stati di provenienza sono più di 41, con il Niger, l’Egitto, il Ciad e il Sudan tra i più rappresentati.

La stima di Toninelli (arrotondata per eccesso) e quella di Travaglio risultano quindi essenzialmente corrette, ma nessuno può affermare con certezza che i migranti presenti in Libia siano in procinto di partire. Anzitutto, la Libia è sempre stata anche un paese di destinazione e non soltanto di transito. Non solo: secondo l’Oim la maggior parte delle persone che si trovano in Libia non intendono partire e non hanno un piano migratorio. Confrontando inoltre le nazionalità dei migranti presenti in Libia con quelle dei migranti sbarcati in Italia da gennaio 2018, è evidente la discrepanza: i paesi più rappresentati negli arrivi in Italia sono infatti la Tunisia, l’Eritrea, la Nigeria e la Costa d’Avorio.

Per completare il quadro, si può inoltre facilmente verificare sul sito dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) che le persone presenti nei centri di detenzione ufficiali – cioè gestiti dall’ufficio anti immigrazione illegale del ministero dell’Interno libico – sono circa 30 mila, un numero ben inferiore rispetto a 700 mila.

Il verdetto

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli fa affermazioni imprecise fondate su dati ingannevoli. Non è vero che le due navi Lifeline e Seefuchs battessero bandiera olandese in modo illecito, così come il codice di condotta Minniti non può essere usato per sancire l’illegalità della loro condotta. Inoltre, non esiste alcuna evidenza empirica della correlazione tra attività di soccorso delle Ong e partenze dei migranti dalla Libia, anzi i dati sembrano suggerire che non ci sia alcun legame. Infine, non è possibile sostenere che i 700 mila migranti presenti in territorio libico siano pronti a salpare alla volta delle coste italiane.

Per tutte queste ragioni, le dichiarazioni di Toninelli sono lacunose e, nel complesso, FALSE.

Ecco come facciamo il fact-checking.

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  1. Carlo Bertanelli

    E’ offensivo dire che questo fact- checking non è per nulla convincente? Ad es: giusto dire che i 700.000 presenti in Libia potrebbero non essere tutti potenziali migranti ma come potete escludere che lo siano?

    • Andrea

      Premesso che, in senso lato, chiunque è un “potenziale migrante”, mentre qui si parla di “pronto a partire”. Mi sembra che l’articolo non esciude niente, ma dice che la maggior parte dei 700.000 non sia interessata a lasciare la Libia, e anche degli altri non è detto che chi sia interessato sia anche “pronto a partire”. Insomma, il numero effettivo di “pronto a partire” è inferiore di *almeno* un ordine di grandezza.

  2. Henri Schmit

    Ottimo fact-checking, completo, preciso, equilibrato, ma troppo severo nel giudizio finale. Il “milione” che preme non è un’espressione ingannevole secondo i numeri forniti dai verificatori, non è un’informazione falsa; corrisponde alla realtà, a prescindere dai numeri esatti, difficili a stimare. Anche l’altra affermazione del ministro sul pull factor può essere ingannevole perché intenzionalmente esagerata come fattore determinante, ma come i verificatori stessi, molto scrupolosi, riconoscono, non è falsificata dalle correlazioni fra partenze dalla Libia e salvataggi dalle ONG riportate: “L’evidenza aneddotica e correlazionale non è sufficiente per escludere completamente il nesso di causalità tra Ong e sbarchi, o tra Ong e partenze, ma di certo non va nella direzione prospettata dal ministro Toninelli.”

  3. Lucio

    mi pare che abbiate esagerato ad attribuire alle dichiarazioni del Ministro l’etichetta di False. Io avrei optato per parzialmente false cioe’ riferendomi alla vostra definizione direi che “la dichiarazione contiene elementi di verità ma ignora dati rilevanti che ne darebbero una diversa lettura”. che poi uno un ministro si esprima allo stresso tempo con tanta sicumera e approssimazione e’ purtroppo in sintonia con la tradizione politica di questo Paese: nulla di nuovo sotto il sole.

  4. Mario Angli

    Fantastico uso delle fonti.
    -Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, che guardando il loro sito, mica uno a caso, è finanziata dalla Open Society Foundations di George Soros.

    -ISPI, il cui direttore Paolo Magri è segretario italiano della Trilateral.

    Risparmiarsi commenti di ”complottismo”, le scelte non le ho fatte io, quelli sono i fatti. Un fact-checking dovrebbe avere qualche pretesa di imparzialità e le fonti scelte chiaramente non lo sono. Grazie.

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