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Rifugiati: la grande ipocrisia della Ue

L’Unione europea benedice un altro accordo per bloccare il flusso di profughi e migranti dai paesi di transito. Eppure si dice paladina del loro diritto all’accoglienza. Comunque, anche in una fase di crisi economica, avrebbe tutto l’interesse ad attrarre persone giovani e desiderose di inserirsi.

Profughi e diritti

Il 2 febbraio, Paolo Gentiloni e Fayez Mustafa Serraj, primo ministro del governo di Accordo nazionale della Libia, hanno firmato un’intesa finalizzata a bloccare il flusso di profughi e migranti che dalle coste libiche raggiunge l’Italia. Due giorni dopo, a Malta, l’intesa è stata benedetta dal Consiglio europeo.
Un accordo dai contenuti simili era stato concluso nel marzo 2016 con la Turchia e aveva prodotto una drastica riduzione degli sbarchi sulle coste delle isole greche. Al di là delle dichiarazioni, l’obiettivo principale di patti del genere è eliminare alla radice i problemi legati all’accoglienza di un flusso non programmabile.
I tentativi della Ue di proteggersi dall’arrivo di profughi contrastano col suo proclamarsi paladina dei diritti di quanti tentino di mettersi in salvo dalle guerre. L’Unione infatti sancisce il diritto al soggiorno e alla protezione sussidiaria, a prescindere dalle modalità di ingresso sul suo territorio, della persona che abbia lasciato il proprio paese a causa del rischio per la vita dovuto a un conflitto armato.
Riconoscere questo diritto in presenza di conflitti che coinvolgono milioni di persone può tradursi in un onere rilevante e incontrollabile. Per diversi anni, l’onere è stato limitato dalle barriere fisiche (deserto e mare) e politiche (prassi repressive nei paesi di transito. Negli ultimi tempi, la pressione del conflitto siriano e lo scarso interesse dei paesi di transito a frenare il flusso diretto verso la Ue, ne hanno determinato un incremento notevole (quasi un milione di profughi nel 2015). Si tratta certamente di cifre cospicue, non tali però da mettere in crisi la Ue (oltre 500 milioni di abitanti), se un paese come il Libano (poco più di 4 milioni di abitanti) non è stato messo in ginocchio dall’arrivo di un milione e centomila profughi dalla Siria. Possono però mettere in crisi le maggioranze di governo di molti stati membri, soprattutto quando si approssimino appuntamenti elettorali interni.
Così, la Ue e i suoi stati membri cercano di indurre politiche di controllo e, soprattutto, di blocco del flusso da parte dei paesi di transito. Facendolo, tengono in scarso conto la condizione delle persone che proclamano di voler proteggere e quella degli stessi paesi di transito, per i quali sono ritenuti sopportabilissimi oneri di accoglienza temporanea giudicati intollerabili per gli stati Ue. L’importante e’ che tutto avvenga lontano da occhi europei.

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Riforma (im)possibile

L’ipocrisia appare evidente nella suddivisione degli oneri interna alla Ue. Negli ultimi anni, le sole Italia e Grecia hanno sopportato il carico dell’accoglienza emergenziale dei profughi appena sbarcati. Il motivo principale risiede nelle norme (regolamento Dublino) che attribuiscono allo stato membro di primo ingresso la responsabilità integrale della gestione di chi chieda protezione: prima accoglienza, esame della richiesta, successiva integrazione o, in caso di rigetto della richiesta, rimpatrio.
Da tempo la Commissione propone una riforma del regolamento Dublino fondata su una ripartizione degli oneri basata su Pil e popolazione di ciascuno stato membro. Benché assolutamente condivisibile, non ha alcuna chance di essere approvata. L’approvazione richiederebbe, nell’ambito del Consiglio Ue, il sostegno di una maggioranza qualificata: almeno il 55 per cento degli stati membri in rappresentanza di almeno il 65 per cento della popolazione dell’Unione. Grecia e Italia potevano contare su un solo strumento di pressione per far varare la riforma: eludere l’obbligo di identificazione dei profughi, favorendone i movimenti secondari verso gli stati dell’Europa centro-settentrionale. Ma hanno accettato di istituire centri di identificazione (gli hotspots) che rendono impossibile aggirare il regolamento Dublino.
È possibile immaginare un diverso approccio al problema da parte della Ue? Finché le decisioni spetteranno al Consiglio, collezione degli interessi di governanti nazionali preoccupati solo di mantenere il potere, certamente no.
Se invece l’Unione riuscirà a riformarsi, dando alla Commissione il potere esecutivo e al solo parlamento quello legislativo, è possibile immaginare un mutamento basato su due elementi. Il primo: di fronte a un esodo di massa da paesi in guerra, l’Unione dovrebbe determinare l’impegno che intende sostenere e tradurlo in una operazione di reinsediamento, attraverso corridoi umanitari, di una congrua parte dei profughi accolti dai paesi di primo asilo, da distribuire tra tutti gli Stati membri sulla base delle rispettive capacità economiche. Verrebbero messi da parte il diritto alla protezione sussidiaria e le lunghe procedure di esame della fondatezza delle richieste di asilo.
Il secondo elemento: la Ue dovrebbe aprirsi all’immigrazione economica nella misura indicata dalla sua evoluzione demografica, più che dalle esigenze del mercato del lavoro. Anche in una fase di crisi economica, ha interesse ad attrarre persone giovani e desiderose di inserirsi. Non si tratta di attrarne di altamente qualificate, ma di investire nella loro qualificazione dopo l’arrivo. La minaccia che flussi del genere rappresentano per il disoccupato autoctono è pari a quella che le auto giapponesi o coreane hanno rappresentato per anni per l’industria automobilistica italiana: se si accetta la sfida, si diventa competitivi; se non la si accetta, si continua a produrre la Multipla.

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18 commenti

  1. pietro manzini

    Ottimo, condivido sostanza politica e riferimenti giuridici. C’è solo un particolare lasciato fuori dal quadro: l’orientamento politico della maggioranza degli italiani è contrario a questi numeri di immigrati, nonostante il diritto e l’economia indichino la direzione opposta. Parafrasando il Presidente Clinton: it’s democracy, you like it or not.
    Continueremo a produrre la Multipla…

  2. Filippo

    Totalmente d’accordo, a parte l’ultima frase. La multipla è stata semplicemente sottovalutata 🙂

  3. Dario

    Si continua a non capire che l’Europa è ampiamente sovrapopolata e, specie l’Italia, con una disoccupazione altissima e destinata ad aumentare per l’avvento, ormai imminente, dei robot più o meno antropomorfi. Il concetto di protezione dei perseguitati politici poteva essere sostenibile quando era difficile e a volte impossibile spostarsi per le grandi masse, ora che milioni di persone possono spostarsi con relativa facilità per migliaia di chilometri è impossibile mantenere in vita il concetto di protezione senza limiti numerici. Inoltre nel passato, coloro che fuggivano dalle persecuzioni erano molto simili agli abitanti del paese che li accoglieva, le comunicazioni erano difficili o inesistenti e quindi era abbastanza facile l’integrazione o addirittura l’assimilazione. Ora la situazione è molto diversa e milioni di persone troppo diverse provocano sconvolgimenti epocali nel tessuto sociale dei paesi ospitanti.

  4. Dante

    Con il tasso di disoccupazione stranieri al 16.2% (IDOS – Dossier statistico immigrazione 2016) occorre molta fede per presumere benefici effetti “competitivi” dalla importazione di immigrati sul mercato del lavoro italiano. E dall’auspicato investimento nella loro qualificazione, a fronte della esportazione annua di circa 100.000 lavoratori “autoctoni”, giovani e già qualificati. Come dire: “credo quia absurdum”. Forse gli apologeti dell’immigrazionismo dovrebbero escogitare argomenti più convincenti sul piano economico, e astenersi dal confonderlo con il piano del diritto umanitario dove si collocano i flussi di rifugiati, che in quanto tali dovrebbero richiedere una accoglienza solo transitoria, e che comunque riguardano il nostro paese solo marginalmente

    • Massimo

      Come spesso avviene nella pubblicistica “pro global” il tono è leggero (l’esempio della “Multipla”) ma la sostanza è spietata: il “disoccupato autoctono” deve entrare in competizione con immigrati che accettano paghe da fame, e se non ce la fa, tanto peggio per lui :”dura lex (mercatorum) sed lex” ! Di continuare a comprare Multipla (rimanendo nell’esempio) per solidarietà verso l’operaio nostro connazionale, neanche parlarne: qui la solidarietà verso i compatrioti è stata severamente bandita. E’ ammessa solo verso africani etc. Grazie comunque per la franchezza, che spero contribuisca a chiarire le idee a tanti che ancora parlano per slogan

      • Sergio Briguglio

        Sui tempi brevi, certamente si fa un favore al disoccupato (o al lavoratore) autoctono garantendogli misure protezionistiche. Sui tempi lunghi, temo di no. Perche’, se non impara a lavorare meglio della concorrenza straniera, sara’ la produzione a spostarsi fuori dall’Italia. Per di piu’, il nostro connazionale e’ anche un consumatore, e se proteggo il nostro mercato del lavoro dalla concorrenza straniera, sara’ costretto ad acquistare prodotti o servizi scadenti a prezzi alti. Se invece abbiamo in mente il disoccupato anziano, ormai impossibilitato ad adeguarsi alla competizione, la cosa migliore e’ sussidiarlo.

        • Dario

          L’analisi non fa una grinza ma non si capisce proprio come l’accoglienza di milioni di migranti possa migliorare la situazione. La situazione può solo peggiorare enormemente anche a causa degli enormi costi per una integrazione, comunque difficile e a volte impossibile per la troppa differenza di etnia, cultura e non ultima, religione. Credo che la situazione possa mgliorare solo investendo sulla formazione dei lavoratori autoctoni e riducendo le garanzie attuali in modo che il lavoratore accetti anche lavori che adesso disdegna e bloccando qualsiasi ingresso di migranti extra UE.

        • Massimo

          E’ senz’altro così, se si accettano i dogmi della religione libero-mercatista (di cui il migrazionismo è una confessione ). Ovviamente in questo culto appare eresia l’ipotesi di un tipo umano che fuoriesca dallo schema del cinico produttore-consumatore che cerca solo il miglior prodotto al prezzo più basso; o peggio ancora, quella di una comunità sovrana che, superando gli individualismi, decida di disporre di prodotti più basici, ad un prezzo magari un po’ più alto, pur di salvare i suoi posti di lavoro e lavorare tutti (e fors’anche un po’ meno).

  5. Bruno Gazzola

    Partendo dal basso: a me la Multipla non piace affatto, e se dipendesse da me, licenzierei in tronco chi l’ha progettata e chi ha dato l’assenso alla produzione.
    Per il resto, nonostante il dono della sintesi, non è concesso spazio sufficiente alla critica sulle opinioni dell’autore dell’articolo, e fermo restando il diritto per ognuno di noi di occuparci di tutto ciò che più ci aggrada, credo che se i fisici nucleari si occupassero esclusivamente dei problemini della fusione termonucleare controllata, non sarebbe una cattiva idea.

    • sottoscritto

      Ciao Bruno, forse non hai letto bene la presentazione dell’autore: “E’ un esperto di politica dell’immigrazione. Il suo archivio (www.stranieriinitalia.com/briguglio) raccoglie gran parte della documentazione prodotta in Italia sull’argomento dal 1992.”
      Tu invece di cosa ti occupi?

    • Viviani

      Sono assolutamente d’accordo

  6. Danilo

    L’esempio della multipla mi sembra perfetto.
    Noi produciamo un’auto che non piace, ma non ci interessa perchè abbiamo il monopolio del mercato. …cosa volete che siano poche macchine estere sul nostro mercato casalingo? Dopo pochi anni la Fiat è ben poco presente e si comprano per lo più quelle poche macchine estere.
    Riprendendo l’esempio: cosa volete che sia un milione di immigrati all’anno, noi siamo 500 milioni (con già 54 milioni di immigrati)?

  7. Giuseppe Pistilli

    Quest’articolo dimostra indirettamente che i partiti politici bollati come populisti altro non sono che espressione e sfogo di una larga parte della popolazione, quella più debole, che non è più rappresentata dai partiti progressisti che storicamente la rappresentavano.
    Chi non ha una formazione adeguata e ha 30 o 40 anni, o chi nella vita non è mai stato un genio, ha tutto il diritto di proteggere i suoi interessi, ed il suo interesse sicuramente non è entrare in concorrenza con milioni di nuovi arrivati con bassa scolarizzazione in un contesto di disoccupazione già drammatico.
    Costui potrà pure essere ignorante, e potrà pure votare per personaggi più ignoranti di lui, ma si dovrebbe smettere di dirgli che è pure cretino quando sceglie Brexit, vota per Le Pen o Salvini, o simpatizza per Trump, perché su una cosa ha perfettamente ragione: i politici progressisti, allineati con le idee del Dr. Briguglio, non lo rappresentano più, anzi, lo hanno tradito!

    • Sergio Briguglio

      Credo che Lei sopravvaluti la mia capacita’ di influenzare i politici progressisti. Nel caso in esame, poi, il punto di partenza e’ un’intesa, tutt’altro che allineata alle mie idee, conclusa dal governo italiano, a guida PD.

  8. Dario

    <>.
    Penso che sia perfettamente inutile commentare un articolo che comprende questo concetto….

  9. Dario

    Mi dispiace, il commento non ha riportato la seguente frase di cui avevo fatto copia-incolla:
    “Non si tratta di attrarne di altamente qualificate, ma di investire nella loro qualificazione dopo l’arrivo”.
    E come no!

  10. Gino

    Pare che l’uomo migri dall’Africa, verso il resto del mondo, probabilmente da prima di essere “sapiens”. Temo che non saremo noi, i turchi o i libici a poterlo fermare adesso.

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