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Missione navale in Libia: così si nega il diritto d’asilo

In passato l’Italia ha dato un esempio di grande civiltà con le operazioni di salvataggio in mare. Ora invece mandiamo le navi militari a fermare i migranti in Libia, con una missione che solleva non poche perplessità sotto il profilo dei diritti umani.

Le ragioni dell’operazione in acque libiche

Dopo settimane di sussurri e ipotesi, quasi a sorpresa e in gran fretta, l’Italia sta varando una missione militare in acque libiche, navale e non solo. Forse ha giocato la competizione con l’attivismo di Emmanuel Macron, forse la percezione ormai diffusa che l’accoglienza dei rifugiati possa compromettere le sorti elettorali dei partiti di governo. Sta di fatto che dopo il decreto Minniti-Orlando, il rinvio del provvedimento sul cosiddetto ius soli, il codice di condotta imposto alle Ong con il duplice intento di metterle sotto controllo e di rallentare le operazioni di salvataggio, ora si pensa di usare le maniere forti contro le imbarcazioni che trasportano le persone in cerca di asilo.
Va notato anzitutto un cambiamento di rappresentazione e di retorica: fino a qualche settimana fa, le barche degli scafisti erano a malapena in grado di galleggiare e le Ong erano accusate di arrivare troppo vicino alle coste libiche per soccorrerle. Ora invece vengono presentate come vascelli armati che non esitano a sparare contro le motovedette libiche. Quindi occorre andare in loro soccorso.
Si è aperto però uno spinoso problema, quello di non urtare la suscettibilità dei libici e di non esporsi all’accusa di violare la loro sovranità. Il governo (ministero della Difesa) ha precisato che i migranti verranno presi in consegna dalle forze libiche e da esse ricondotti indietro. Con formula che un tempo sarebbe stata definita “gesuitica”, si aggiunge che in tal modo non si tratterebbe di un respingimento. Traspare in sottofondo l’intento di prevenire le obiezioni dell’Alta Corte di Strasburgo, quella che ha condannato l’Italia per i tristemente noti respingimenti in mare del governo Berlusconi-Maroni – la prima volta nella storia in cui il nostro paese si è messo contro l’Onu, oltre che contro le istituzioni europee.

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Le incognite della missione

La prevista presa in consegna da parte dei libici (chiamiamola pure così, con eufemismo) riapre una questione di grande portata sotto il profilo dei diritti umani. Il nostro governo ha già annunciato che le domande di asilo dovrebbero essere verificate in Libia, presso hotspot gestiti da organismi sovranazionali specializzati (Unhcr – Alto commissariato Onu per i rifugiati e Oim – Organizzazione internazionale per le migrazioni). Ma una simile operazione comporta diverse incognite.
La prima riguarda il trattamento da parte delle forze armate libiche prima della consegna agli hotspot. Le testimonianze dei maltrattamenti inflitti a migranti e rifugiati in transito, e anche a quelli ricondotti in Libia, sono troppo note, drammatiche e numerose per non mettere in allarme quanti si interrogano sulla tutela dei diritti umani.
La seconda incognita riguarda il funzionamento degli hotspot, ancora da progettare, realizzare, dotare di personale. Non sono strutture in grado di entrare a regime nel giro di pochi giorni. È in questione poi il rispetto dei diritti dei richiedenti di asilo, compreso quello di appello a seguito di un eventuale diniego. Non si vede come possano provvedere strutture di emergenza come gli hotspot, che tipo di assistenza legale e piscologica possano offrire a persone spesso traumatizzate. Distinguere tra richieste di asilo fondate o meno, quando si tratta dell’Africa, non è operazione né facile né sbrigativa, anche limitandosi ad applicare i nostri criteri, secondo i quali, per esempio, la Nigeria è un paese sicuro e Boko Haram un problema interno, non meritevole di tutela internazionale.
Una terza questione riguarda il delicato rapporto tra i servizi istituiti presso gli hotspot e quelli a disposizione della popolazione libica, per esempio la sanità. Se i servizi saranno scadenti, si ricadrà nei dubbi sulla violazione dei diritti umani. Se verranno portati a standard occidentali, provocheranno risentimento presso la popolazione locale che non ne potrà fruire.
Un’ultima e forse più grave questione riguarda il destino dei richiedenti asilo denegati. Se non potranno venire in Europa, rimarranno in Libia. Bisogna domandarsi come verranno tutelati e chi se ne farà carico. L’idea sottostante, che la Libia li espellerà molto più facilmente di noi, è tutta da verificare, ma è anche purtroppo un’implicita ammissione che noi contiamo sui metodi spicci dei paesi eletti a nostre guardie di frontiera per mantenere formalmente pulite le nostre mani.
Il nostro governo ha dato un esempio di grande civiltà con le operazioni di salvataggio in mare e di successiva accoglienza, malgrado indifferenze, dubbi e opposizioni tanto all’interno quanto da parte di diversi partner europei. Non riuscendo più a far transitare i rifugiati al di là delle Alpi ha dovuto farsene carico (circa 180mila persone attualmente accolte, non un’enormità in confronto alla Germania, per non parlare di Turchia, Libano, Giordania). È inquietante che il problema passi ora sotto la gestione del ministero della Difesa e che ci si prepari all’uso delle navi da guerra non per soccorrere, ma per rimandare indietro le persone in cerca di asilo.

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27 commenti

  1. Alberto

    Che il fenomeno, com’è stato gestito finora, sia diventato un problema appare ormai evidente. Non solo perché milioni, miliardi di persone sono desiderose di “diritti” che ormai sono un miraggio per chi vive nelle nazioni ospitanti (in Europa ci sono decine di milioni di disoccupati, il doppio delle stime ufficiali, soprattutto in quella fascia d’età della maggioranza dei richiedenti asilo) ma perché il numero di coloro che auspicano un eldorado che non esiste è in costante aumento e i famosi 35 € al giorno non riescono a soddisfare in Italia quello che in Germania avviene con 14 €. Dopo la fase “accoglienza”, le persone saranno destinate ad una vita che, mi permetta, tutto è tranne che rendere una nazione più sicura, più ricca e più coesa e per consentire a loro, i più volenterosi, di soddisfare le loro aspettative (tralascio coloro che vengono per attività delinquenziali) . Una politica del “se volete, venite ma poi arrangiatevi” è irresponsabile e che se la stragrande maggioranza delle persone di buona volontà vorrebbero pace, lunga vita e prosperità per tutti, purtroppo non ci sono le risorse finanziarie per consentirlo, soprattutto dopo i tagli drastici del welfare e per integrare in pochi anni persone che hanno abdicato nelle loro nazioni.

  2. Dario

    La storia dei diritti umani è un dogma che deve essere rimosso. La persona che si getta volontariamente in mare sapendo che poi sarà salvata e anzi accolta , curata e mantenuta a vita non ha diritto di nulla e tanto meno di essere salvata. L’Italia non può farsi carico dei diritti umani di tutto il mondo, è una semplice questione di sopravvivenza. Diritti o non diritti dobbiamo mettere un forte freno al numero di richiedenti asilo e un blocco totale ai semplici migranti economici. L’Africa (e anche alcuni paesi dell’Asia) sta esplodendo come numero di persone e quindi dobbiamo bloccare con qualsiasi mezzo gli arrivi che altrimenti non si fermeranno mai, anzi si intensificheranno. Siamo in guerra, una guerra strana e non dichiarata, ma sempre guerra. Nelle guerre non si accoglie il nemico in casa anche se si violano i suoi diritti, e i nostri diritti?

    • Henri Schmit

      Di due cose l’una: o ‘ci sono’ i diritti, o c’è solo la forza. Alla fine è una scelta. Io ho scelto i diritti. Tutte le democrazie liberaldemocratiche hanno fatto la stessa cosa. Bisogna solo stare attenti che anche la forza rimanga a chi difende il diritto.

  3. Michele Zazzeroni

    Lei dice:180.000 persone accolte non un’enormità rispetto alla Germania. Io credo che con queste affermazioni lei non contribuisce né alla buona conoscenza né alla logica. 180.000 persone è un dato di flusso annuo. Significherebbe, se il dato rimane costante, 900.000 persone in cinque anni, tutti per l’Italia dato il blocco d’oltralpe. Non sarebbe corretto esprimersi così, dr.Ambrosini?
    Lei inoltre li definisce tutti “in cerca di asilo”. Che significato dà a questo termine? Certamente non quello esatto, visto che a quanto pare gli “asilanti” non superano il 20%.
    Non sarebbe quindi utile dare da parte sua dare dati che diano un’esatta comprensione del problema? E’ cosa normale a suo parere un milione di persone sbarcate in poco tempo, culturalmente lontanissime, fuori da qualsiasi programmazione rispetto alle reali esigenze di risorse del paese una cosa normale?
    E quali dovrebbero essere a suo parere i rimedi giusti, a parte naturalmente dell’approccio “prendiamo tutti alla grande e poi vada come vada”?

  4. Giovanni Rossi

    L’articolo non considera il fatto che i diritti dei presunti rifugiati non sono problemi che toccano noi occiddentali, unica categoria a cui il governo di un paese normale dovrebbe rispondere cercando di incrementarne il posizionamemto strategico a livello internazionale. In pratica spendere denaro per gli altri si chiama beneficenza ed é una cosa che andrebbe lasciata ai frati e alle suore, non certo esaltata come strategia di una nazione che vuole emergere e asfaltare la comcorrenza con orgoglio.

    • patrizia macaluso

      come sempre i suoi articoli sono chiari e illuminanti e, a differenza di quanto sostengono alcuni commenti precedenti, cita numeri veri, e non frutto di giudizi e pregiudizi.
      forse in Italia ci siamo incattiviti e scontiamo il fatto di non essere trattati bene dalle nostre istituzioni, non vediamo rispettati i nostri diritti individuali (dal testamento biologico, alla parità di genere, ma la fila è lunga) e la politica non sembra all’altezza dei grandi temi del futuro: tutto si abbassa e si svilisce a mero scontro elettorale o di quartiere.
      magari siamo individualmente eroici, quando ci tuffiamo per salvare un essere umano che sta annegando, ma globalmente non riusciamo ad essere intellettualmente generosi, a guardare le cose nel lungo periodo, a pensare che apparteniamo ad una comunità umana, e che se Aleppo o Palmira vengono rase al suolo e se in Iraq, in Siria, in Nigeria, (dove non c’è una guerra, ma una simpatica organizzazione chiamata Boko Haram) e dove ormai milioni di bambini non hanno accesso all’istruzione, forse il problema riguarda anche noi, Italiani ed europei.
      la Libia non è la Svizzera, costruire gli hotspot in un luogo che ha sfruttato, rapinato e torturato i migranti la vedo …. dura!

  5. Marcomassimo

    La leggerezza e l’irresponsabilità con cui persone anche di cultura o presunte tali , parlano dello spostamento di centinaia di migliaia di uomini è stupefacente e disarmante; per loro i problemi di ordine e decoro pubblico, di adattamento sociale e culturale, di integrazione lavorativa, non sussistono o sono elementi trascurabili; il diritto d’asilo degli stranieri è un diritto ” a priori” ed illimitato, indipendentemente da chi poi paga il conto, che li accalora intellettualmente non poco; invece del diritto all’alloggio degli italiani, degli italiani che dormivano (e dormono) in macchina in quanto divorziati o magari perchè esodati, di quelli gliene importava molto meno, i loro diritti erano molto più ristretti e condizionati e non erano degni del loro accaloramento, salvo magari una lacrimuccia di circostanza dal sen fuggita; i classici due pesi e due misure

    • Francesco

      Assolutamente d’accordo col lei. E’ disarmante constatare l’irresponsabilita’ di chi ha scritto l’articolo. E’ chiaramente incapace di osservare la realta’ e di trarne le logiche conclusioni. Sembra come se viva su un’altro pianeta.

    • Alberto

      Persone che vengono salvate in mare tecnicamente sono dei naufraghi e non migranti e pertanto va applicata la Legge marittima internazionale. Sul fatto che farebbero lavori che gli italiani snobbano, in un concorso per addetto alla nettezza urbana di una città di provincia si sono presentati in centinaia tra cui decine di laureati. I curricula d’italiani che pervengono alle aziende manifatturiere per candidarsi come operai semplici sono prevalenti e il tasso di disoccupazione per gli stranieri extra EU residenti (15 anni e oltre), da quello che leggo nella nota semestrale del lavoro degli stranieri in Italia a cura del ministero del lavoro e politiche sociali, nel secondo semestre 2016 è stato del 14,9% contro l’11,1% degli italiani. Se è maggiore il tasso di disoccupazione degli stranieri extra EU è plausibile perché non c’è lavoro a meno che qualcuno non voglia sostenere che tra gli stranieri ci sono stranieri che non vogliono più fare certi lavori che altri stranieri snobbano.

  6. M P

    Desidero manifestare il mio rispetto per le opinioni espresse da Maurizio Ambrosini e sono certo che le informazioni contenute nell’articolo sono frutto di studio approfondito della questione. Inoltre, non c’è dubbio che, per ognuno di noi lettori, questa lettura rappresenta un’occasione di arricchimento, che si condividano o meno le opinioni espresse.

    Sono meno d’accordo, invece sul taglio che è dato all’articolo, perché chi non ha gli strumenti cognitivi adeguati, potrebbe convincersi che il contenuto dello scritto corrisponda ai risultati di uno studio obiettivo sul tema dell’immigrazione, invece di rendersi conto che, in effetti, viene espressa una posizione di parte corrispondente a quella manifestata anche da certe correnti politiche o gruppi di interesse che operano nel settore.

    Noto, peraltro, che i commenti a questo articolo, come i commenti numerosi che hanno seguito la pubblicazione di altri articoli dello stesso autore sull’argomento, sottolineano alcune incongruenze e l’assenza di informazioni determinanti per comprendere il fenomeno nel suo insieme; incongruenze che, ovviamente, conducono a conclusioni difficilmente condivisibili.

    • Michele Zazzeroni

      Completamente d’accordo. Credo che i commentatori di lavoe.info siano generalmente persone scevre da intemperanze, giudizi sommari e pregiudizi. Credo però che si attendano dagli articolisti precisione di dati e opinioni be suffragate da ragionamenti o da fatti/dati. Mi sembra il grande principio etico del sito. In tal senso la mia impressione è che il dr.Ambrosini, in questa occasione come in precedenti, un po’ lo ignori. Vorremmo dibattiti ragionati e fuori dalla logica buonisti/cattivisti, non affermazioni sommarie.

  7. aldo bellitti

    mamma dammi 100 lire che in America …cosi’ diceva la canzone italiana .cosa significa? che senza denaro non si va da nessuna parte .Io sono convinto(e detta convinzione deriva da piu’ fonti) che chi parte per l’Europa non sia un nullatenente,ma che qualcosa abbia(altrimenti non si metterebbe in) cammino sono inoltre convinto che sia’ in atto un’attivita’ per mettere in movimento migliaia di persone ,indotte o convinte a partire dal miraggio di una vita migliore,e che vi e’ inoltre un gran numero di persone(gruppi criminali e noni) che su queste partenze guadagna e si arricchisce. Cio’ non significa che la Nazione non abbia bisogno di immigrazione, ma certamente non ha bisogno di questo assalto. I cosidetti migranti sono in gran parte migranti economici che non vogliono rimanere in Italia dunque per lo Stato sono un peso inutile

  8. In riferimento all’ultimo periodo “È inquietante che il problema passi ora sotto la gestione del ministero della Difesa” vorrei ricordare all’autore che finora la gestione è stata proprio della Difesa (o crede che le Capitanerie di Porto siano dei Boy Scout?). Plaudo al governo che ha finalmente cambiato rotta sul tema dell’insostenibile flusso di migranti dalla Libia, e alla Procura che ha fatto luce sulle collusioni scafisti-ONG.

    Vorrei richiamare questo articolo http://nymag.com/daily/intelligencer/2017/08/australias-pm-slowly-realizes-trump-is-a-complete-idiot.html?utm_source=fb&utm_medium=s3&utm_campaign=sharebutton-b in cui il Primo Ministro australiano spiega a Trump “australian categorical ban on ship-based refugee traffic”: “The problem with the boats it that you are basically outsourcing your immigration program to people smugglers and also you get thousands of people drowning at sea.” E’ precisamente quello che abbiamo fatto noi, incoraggiando gli scafisti a avventurarsi in mare con un carico di disperati, mettendo in pericolo le loro vite.

    Era ora di cambiare rotta, è stato fatto, è un bene.

    • Henri Schmit

      Giustissimo. C’è chi dimentica che non esiste né diritto, né sicurezza, né benessere (degli individui) senza una forza (dello stato) che li garantisca. E gli interessi loschi, in Libia, in mare, in Italia, non fanno che approfittare dello stato troppo debole.

  9. alfredo melissano

    L’analisi offre spunti di riflessione interessanti, riguardo l’attuale (ed elettorale) cambio di ottica nel paese Italia e la fine che faranno i migranti respinti. Rimane sempre il vuoto di proposte realistiche di soluzioni, nel breve e medio periodo.
    Molti di noi sappiamo cosa non vogliamo (i respingimenti, la perdita di valori etici….),sappiamo cosa ci piacerebbe vedere, ma poi non sappiamo indicare come realizzarlo operativamente, come trovare soluzioni che tengano in considerazione, contemporaneamente, i diritti dei migranti, i diritti dei residenti, le nostre coscienze, il contesto europeo che non ne vuole sapere, una opinione pubblica che preme.
    Questo è il nostro dramma, oggi.
    Situazioni complesse richiedono soluzioni complesse, ma noi indichiamo sempre o solo le responsabilità (colpe) di qualcuno, o soluzioni semplici, unidirezionali, che affrontano solo un pezzo del problema, e così facendo rischiano di aggravarlo o di non risolverlo

  10. Dario Micchi

    Ho inviato un commento l’altro ieri ma non è stato pubblicato. Non conteneva espressioni volgari, razziste, ecc ma solo idee molto diverse da quelle della sinistra e del mondo Cattolico. Spero non sia una censura al libero pensiero.

  11. giorgio ponzetto

    Sviluppando le considerazioni dell’autore si arriverebbe alla conclusione che l’Italia deve accogliere tutti i profughi senza se e senza ma e ,soprattutto, senza cercare di contrastare e contenere il fenomeno, unico Stato europeo. Questa posizione non tiene conto che per fare dell’accoglienza seria(e cioè non come l’attuale che lascia nulla facente chi è in attesa di asilo e abbandonato poi a se stesso sia chi lo ha ottenuto sia chi se lo è visto negare) e occorrono risorse (e queste sono limitate)ed è anche necessario non stravolgere la vita di borghi e comunità con troppi inserimenti come lamentato da molti sindaci di ogni estrazione politica e neppure incrementare il numero dei disperati che popolano le nostre città.Quanto alle due navi inviate dall’Italia a sostenere la guardia costiera libica in accordo con quel Governo, scelta molto criticata nell’articolo, occorre essere chiari: il governo libico ha o no il diritto e il dovere di impedire che i suoi porti continuino ad essere le basi dove organizzazioni senza scrupoli gestiscono un colossale traffico di esseri umani?E il Governo italiano ha o no il dovere di aiutare le istituzioni libiche che cercano di contrastare il fenomeno che si scarica quasi esclusivamente sul nostro paese?
    In una prima fase si porranno anche i problemi evidenziati nell’articolo di gestione dei profughi che non riescono più a lasciare la Libia, ma,se l’azione di contrasto riesce, anche questi aspetti potranno trovare una soluzione

  12. Marcello

    In questi discorsi sui migranti ci sono sempre degli equivoci e ambiguità: si applicano norme sui salvataggi in mare a operazioni che ormai sono traghettamenti dall’Africa all’Italia (non all’Europa nel suo insieme). Si dice che il diritto all’asilo non dovrebbe essere limitato a quel 10-20% che appartiene ai paesi in guerra secondo criteri adottati a livello internazionale, ma genericamente a quanti si trovano male nel proprio paese. Questa seconda categoria può corrispondere a parecchie decine di milioni di persone, anche guardando solo all’Africa. Se questo è l’obiettivo servirebbe una missione condivisa in sede ONU, con criteri di smistamento fra tutti i paesi e sopratutto non bisognerebbe lasciare ai gruppi di delinquenti organizzati il lucroso business del trasporto alle coste libiche e del servizio gommoni per alimentare operazioni di finto soccorso in mare.

  13. Henri Schmit

    Stimo quello che studia e scrive l’autore. Detesto l’intolleranza, l’esclusione, il razzismo di pelle, di cultura e di capacità economiche. Considerando il problema reale dei flussi migratori non posso tuttavia condividere alcune insinuazioni del 1° capoverso: Non è giusto confondere il diritto incontestabile dello ius soli con il problema dell’immigrazione, un fenomeno eccezionale che esige una politica nazionale ed europea. L’intervento delle ONG, anche senza reati di connivenza con i trafficanti, non si limita a salvare vite, ma agevola l’immigrazione chiamando sempre più Africani a tentare la fortuna verso l’Europa. Gli altri paesi non accettano di subire questo fenomeno passivamente; chiudono le frontiere o lasciano l’UE. L’Italia deve avere una politica dell’immigrazione (legge + applicazione). Minniti e il governo ci stanno provando. Meglio una politica debole e incerta che nessuna politica. Non c’entra la competizione con Macron; le iniziative francesi hanno svegliato il governo italiano, poco gradito in Libia, osteggiato in Cirenaica. Meglio allora affiancarsi alla F che da anni prova a stabilizzare il Sahel. La D l’aiuta, mentre l’Italia, alleata furba degli USA, non collabora. La stessa cosa vale per l’industria militare; ergo i problemi per STX; nessuno si fida dell’Italia. Dopo Trump e la Brexit, il gioco è cambiato. Per vivere tranquilli non basta più servire il padrone del mondo. Meglio impararlo subito. Condivido invece le osservazioni del 2° capoverso.

  14. francesco Zucconi

    Sinceramente non condivido la linea dell’accoglimento né le scelte adottate dal governo italiano. Con il 40 % di giovani disoccupati trovo offensivo accogliere anche solo un migrante che proviene da paesi come la Nigeria, dove 100 milioni di individui non riescono a far fuori 40.000 invasati. Ma dai! Siamo stufi di balle colossali. O si accetta una politica di controllo italiano su tutto il mediterraneo e, allora, accogliamo di tutto ma detti amo noi legge per il bene di tutti, oppure è contrario al nostro interesse nazionale predente e futuro accogliere chiunque

  15. Antonio Carbone

    (continua) La ricetta è trita e ritrita, indigesta ma efficace: allarme per lo straniero alle porte, difesa delle tradizioni identitarie (anche religiose), denuncia delle élite corrotte (la “casta” oggi di moda) e alla malora ogni ragionamento sensato sulle idee per migliorare vita e prospettive della gente. In tempi di crisi economica e sociale è una ricetta che può portare al potere chiunque abbia “stomaco” per usarla. Una volta preso il potere, per mantenerlo gli basta fare la faccia feroce con quei disgraziati, qualche respingimento esemplare, un bel muro e/o l’esercito schierato ai confini. Giusto il tempo di varare riforme per controllare gli apparati dello stato (soprattutto la giustizia) e modificare la costituzione per garantirsi il potere anche quando il popolo dovesse svegliarsi dal sonno (che può non durare molto ma il risveglio è peggio di un incubo). Per il momento sta avvenendo nelle “europee” Polonia e Ungheria: svolte autoritarie a danno di tutti i cittadini, impensabili pochi anni fa senza il pretesto degli immigrati “brutti, sporchi e cattivi”. Ma anche in Italia molti sembrano già disposti a subire un simile trattamento; il commento del lettore Dario è emblematico, dice: “la storia dei diritti umani è un dogma che deve essere rimosso”. Insomma, ci stiamo preparando a rinunciare ai diritti fondamentali che non vogliamo più riconoscere agli altri. Così finalmente metteremo fine allo scandalo dei 35 € (è una battuta, precisazione necessaria di questi tempi).

  16. Antonio Carbone

    Quello che aleggia in molti commenti all’articolo è più che preoccupante. È inquietante.
    Se gli “argomenti” usati da Orban, Kaczynski, Le Pen, Salvini e compagnia sono arrivati fino ai lettori de lavoce.info, allora siamo messi davvero male. Le migrazioni di massa non c’entrano niente con il fatto che in Italia abbiamo una classe dirigente (tutta, non solo i politici) che non è stata in grado di gestire e contrastare il progressivo impoverimento di una classe media sempre più impaurita, in cui molti avvertono di vivere in un paese che non gli vuole bene. Se i migranti non ci fossero affatto, non avremmo per questo stipendi e pensioni migliori, più scuole e asili, servizi pubblici dignitosi. Anzi, spesso è vero il contrario! La scuola di mia figlia sarebbe già chiusa se non fosse per i bambini di immigrati e, in tema di pensioni, lo stesso presidente dell’Inps ci avverte che gli immigrati stanno già adesso tenendo in piedi il sistema. Anche in tema di sicurezza, tra i giovani senza lavoro e istruzione, che vivono in zone e quartieri disagiati e senza una famiglia che li sostiene, la tendenza a delinquere è comunque alta, siano essi italiani o immigrati.
    Allora qual è la “partita” che si sta giocando sulla pelle degli immigrati (in senso letterale) e sulla nostra (per ora in senso figurato)? È la solita vecchia partita giocata con le solite vecchie regole! La conquista del potere da parte di personaggi senza scrupoli che si rappresentano come “difensori” del popolo. (continua)

    • EDISON

      Trovo la Sua logica davvero singolare:
      a) poiché povertà e delinquenza graverebbero sugli italiani anche senza immigrazione, allora possiamo tranquillamente importare altra povertà e delinquenza dall’estero;
      b) “se i migranti non ci fossero affatto” la situazione economico-sociale del Paese non cambierebbe, perciò possiamo aumentare il nostro deficit di bilancio (cioè indebitarci) di altri 4-5 miliardi di € all’anno per finanziare il sistema di “accoglienza” pro-immigrati; inoltre “la scuola di mia figlia sarebbe già chiusa”, e dunque, invece di iscrivere Sua figlia ad un’altra scuola, molto meglio mantenere attivo un centro di spesa disfunzionale rispetto al nostro calo demografico avvalendosi del “surplus” demografico altrui;
      c) in tempi di crisi l’immigrazione è il pretesto per reazioni autoritarie: però non è chiaro il motivo per cui un popolo sarebbe disponibile a rinunciare alle sue libertà al fine di contrastare il fenomeno migratorio, se questo non costituisce un problema reale. Perché se invece Lei ritiene che basti “soffiare sul fuoco” per conquistare l’opinione pubblica, allora dichiari utopistica la democrazia e proponga di affidarci ad una casta di sacerdoti dei “diritti inviolabili”.
      Tralascio il rif.to alle affermazioni del Dott. Boeri, ritenendoLa capace di comprendere come, in un sistema pensionistico, ad un attivo di cassa corrisponda sempre un debito patrimoniale da onorare in futuro.Forse il ragionamento sensato da Lei auspicato sarebbe ben altro

      • Antonio Carbone

        Gentile Edison, che la mia logica possa apparire “singolare” è un fatto che mi onora e rattrista allo stesso tempo.
        Secondo la logica corrente si ritiene normale, ad esempio, che esista ancora oggi in base a una legge del 1912 il diritto al riconoscimento jure sanguinis della cittadinanza italiana a cittadini stranieri discendenti di emigrati italiani anche oltre la quarta generazione! Gente per la quale l’Italia è in genere solo un puntino sulla carta di cui hanno una vaga idea, spesso del tipo “pizza e mandolino” (a molti di questi consentiamo addirittura di votare). Capisco che nel 1912 fosse diffusa l’idea di un “ceppo” italiano basato sul “sangue”, ma oggi? A tal proposito è grottesca la storia del ministro australiano Canavan che si è dovuto dimettere perché cittadino italiano a sua insaputa (non lo aveva mai chiesto e non ha mai messo piede in Italia).
        Secondo la stessa “logica” si ritiene invece non opportuno riconoscere la cittadinanza a bambini nati in Italia da genitori stranieri residenti legalmente in Italia da almeno 5 anni o che abbiano portato a termine regolari corsi di studio italiani. Cioè bambini cresciuti in Italia, italiani a tutti gli effetti ma con il difetto “genetico” di essere nati da “sangue” straniero.
        Io avrei un nome da dare a questa “logica” ma evito di farlo.
        Non eviterò invece di continuare ad esporre le mie idee presentandomi per nome e cognome. Anche a costo di essere accusato di appartenere alla “casta di sacerdoti dei diritti inviolabili”

  17. francesco Zucconi

    Sono convinto che l’Italia debba esercitare un controllo militare sul Mediterraneo a vantaggio è promozione del suo interesse nazionale. I migranti sono quasi tutti economicidio e vanno respinti senza troppi dubbi e senza subire ricatti morali da chi, magari, ci ha chiuso la porta in faccia. L’Economia italiana non assorbe il 40% dei giovani italiani. Gli stipendi italiani sono da fame. È evidente che non c’è posto per altri in Italia a meno di buttar fuori, come la sinistra ha contribuito a fare i più bravi tra i ragazzi italiani.

  18. Aldo

    due unità navali piuttosto scalcinate sono riuscite a bloccare un “fenomeno epocale” http://www.today.it/cronaca/migranti-luglio-2017.html

    • Antonio Carbone

      Finalmente un modo per risolvere tutti i problemi epocali! Potremmo anche demolire con bulldozer scalcinati tutti quei paesi a rischio sismico arroccati sulle montagne. Come non averci pensato prima!
      Mandare un paio di navi “a sostegno della guardia costiera libica” era certamente una delle soluzioni. Come quella di far fare il lavoro sporco alla Turchia in cambio di un bel po’ di soldi e chiudendo tutti e due gli occhi per le violazioni dei diritti umani (lo facevamo già con la Libia di Gheddafi). Oppure far finta di indignarsi assieme agli altri stati europei per il filo spinato dell’Ungheria o della Slovenia salvo incassare i risultati della loro operazione. Il punto è proprio questo, è una questione profondamente identitaria: vogliamo diventare noi stessi uno di quegli stati canaglia in cambio di un tornaconto politico/elettorale e forse economico (se il resto d’Europa ce lo concede)? Far fare pilatescamente il lavoro sporco agli altri, oppure tenere alta la bandiera dei diritti umani come abbiamo fatto finora tra tante difficoltà? Invece di rivendicare con orgoglio quello che siamo riusciti a fare stiamo lì ad indignarci perché qualcuno salva delle vite in mare.
      PS. Chiedo scusa alla memoria di Pilato che, ricorrendo al referendum e dando voce al “popolo”, fu in grado di risolvere brillantemente una questione difficile ma tutto sommato locale, mantenendo fermi i principi dell’Impero Romano. Si perché fu proprio il “popolo” a scegliere di crocifiggere Gesù di Nazareth.

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