I dati Inail del 2018 sulla sicurezza sul lavoro non sono buoni: crescono incidenti, morti bianche e malattie professionali. E i miglioramenti dei primi anni Duemila sono solo un vago ricordo. Un passo indietro che ci fa arrancare anche rispetto all’Europa.

Un problema tutto nostro

Il 2018 non è stato un buon anno per la sicurezza sul lavoro. Tanti, troppi, i morti sul lavoro in Italia: secondo le stime, sono 1.133. È il primo fotogramma che forniscono i dati Inail sul 2018, che ha visto aumentare (rispetto all’anno precedente) anche gli infortuni e le patologie di origine professionale. Senza contare che l’Inail monitora solo i propri assicurati, quindi i lavoratori in nero e alcune categorie professionali restano fuori dal conteggio.
Ed è proprio il confronto tra i dati italiani degli ultimi anni e quelli europei a darci un’idea di quanto il nostro paese sia ancora molto indietro da questo punto di vista. Se confrontiamo il numero di morti bianche (pesate sul numero di lavoratori), l’Italia si trova al ventunesimo posto tra i paesi censiti da Eurostat, davanti solo ad Austria, Portogallo, Malta e alcuni paesi dell’Est Europa.

Tra le varie possibili cause vanno ricordate la precarizzazione e la minor formazione della manodopera, l’obsolescenza dei macchinari e il basso livello di controllo e prevenzione da parte dello stato. Ma andiamo a vedere in dettaglio qualche numero. Tenendo presente, comunque, che denunce e infortuni non sempre coincidono: ogni anno gli accertamenti confermano un numero inferiore di infortuni rispetto a quanto denunciato. Tuttavia, per fare un confronto tra il 2018 (con accertamenti ancora in corso) e gli anni passati, si deve tralasciare questo divario.

Il numero di infortuni

Il numero di denunce per infortunio relative al periodo gennaio-dicembre 2018 è di oltre 640 mila, circa 6 mila in più rispetto all’anno precedente. Di cui il 15 per cento avviene durante i tragitti e il restante sul luogo di lavoro. Il trend negativo di infortuni sul lavoro denunciati, iniziato prima del 2000 e continuato fino al 2015, non sembra confermarsi. Il numero di infortuni negli ultimi anni è rimasto quasi costante e il leggero aumento del 2018 rappresenta un segnale di ulteriore preoccupazione. Sempre tenuto conto che nell’ultimo anno il numero degli occupati ha superato i livelli pre-crisi.

I numeri settore per settore confermano la stessa tendenza all’appiattimento negli ultimi anni. La grande differenza è la più marcata diminuzione di infortuni tra il 2000 e il 2012 nel settore di industria e servizi rispetto all’agricoltura. In particolare, i settori oggi più interessati dal problema sono l’industria alimentare, la fabbricazione di macchinari, apparecchiature e prodotti in metallo per l’industria. Per i servizi, invece, troviamo le costruzioni, il commercio (al dettaglio e all’ingrosso), trasporto e magazzinaggio, sanità e assistenza sociale.

Aumentano le morti sul lavoro…

Le morti sul lavoro nel 2018 sono state il 10,1 per cento in più rispetto al 2017 (figura 4). Sembra quindi fermarsi il trend di decrescita iniziato nel 2011. Tuttavia, dal 2010 sono considerate anche le morti che hanno una definizione amministrativa negativa (prevalentemente per morte non riconducibile all’evento, difetto di occasione di lavoro e persona non tutelata).
L’incremento è stato maggiore per i casi avvenuti “in viaggio” (+22,6 per cento) rispetto a quelli sul luogo di lavoro (+5,4 per cento). Questi ultimi costituiscono però circa il 70 per cento dei casi. L’incremento dei casi mortali si è concentrato soprattutto tra i lavoratori under 30.

Analizzando i dati per settore, si nota come le morti sul lavoro si siano ridotte negli ultimi vent’anni soprattutto nell’industria e nei servizi. Invece, sono rimaste relativamente stabili nell’agricoltura. Industria e servizi sono tuttavia i settori dove si concentra il maggior numero di infortuni mortali: il dato si spiega con il peso preponderante che hanno in termini di occupazione e Pil. A livello di sottocategorie, quelle dove si registra il maggior numero di morti sul lavoro sono le costruzioni (125) e il trasporto e magazzinaggio (104). Un forte incremento percentuale si è riscontrato nell’industria alimentare (da 8 nel 2017 a 17 nel 2018) e nella gestione dei rifiuti e delle reti idriche/fognarie (da 17 nel 2017 a 27 nel 2018).
In termini di ripartizione geografica, l’aumento più consistente si è avuto nel Nord-Ovest (+47 morti denunciate) e al Sud (+35). Circa un quarto delle morti sul lavoro si è verificato nelle regioni a maggior vocazione industriale, ovvero Lombardia ed Emilia-Romagna. Tuttavia, i maggiori aumenti in percentuale si sono verificati in Calabria (+115 per cento), in Basilicata (+50 per cento) e in Campania (+45 per cento).

…E le malattie professionali

Per malattie professionali si intendono patologie per cui esiste un nesso causale o concausale diretto con il rischio professionale. Il rischio, afferma l’Inail, “può essere provocato dalla lavorazione che l’assicurato svolge, oppure dall’ambiente in cui la lavorazione stessa si svolge”.
Le malattie professionali proseguono il trend di crescita iniziato nel 2008. Mentre sono relativamente stabili quelle contratte alle dipendenze dello stato (ossia dei dipendenti pubblici, salvo alcune particolari categorie), sono aumentate pressoché continuamente quelle nell’agricoltura e nell’industria e servizi (figura 6).

Le tipologie di malattia più frequenti sono, nel 2018, quelle del sistema osteomuscolare (61,5 per cento) seguite dalle malattie del sistema nervoso (11,2 per cento) e da quelle dell’organo uditivo (7,7 per cento). Dei 1.456 nuovi casi di malattie professionali denunciate ben 1.341 si sono verificati al Centro, mentre sono diminuite le denunce nel Nord-Est e nelle Isole (figura 7).

Alla luce di questi dati deve suonare un campanello d’allarme. Come ha recentemente affermato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “la sicurezza sul lavoro è un diritto fondamentale di cittadinanza e le morti sul lavoro sono inaccettabili”. Bisogna innanzitutto potenziare la capacità ispettiva: nel 2017 nel 60 per cento delle aziende ispezionate dalla vigilanza del lavoro sono state riscontrate irregolarità. Il trend degli ultimi anni è andato invece verso la riduzione delle ispezioni e delle risorse recuperate. Sarà anche una questione di minore duplicazione dei controlli, come sostiene l’Ispettorato nazionale del lavoro, ma per adesso infortuni e morti bianche aumentano.

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