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Europarlamentari: è l’ora della pagella di fine mandato

Si avvicina il rinnovo del Parlamento europeo ed è tempo di bilanci. I dati sulle presenze degli eurodeputati italiani alle votazioni sono tutto sommato buoni, specie rispetto agli altri paesi. Un dato che forse stupisce, ma che dovrebbe essere la normalità

La composizione del Parlamento europeo

Con le elezioni europee alle porte è arrivato il momento di distribuire le pagelle ai parlamentari europei di questa legislatura. È stata l’ottava della storia dell’Unione europea ed è iniziata nel maggio del 2014, quando sono stati eletti 751 parlamentari divisi tra gli attuali stati membri (ancora 28). All’Italia spettano 73 seggi, che è così il terzo paese (al pari del Regno Unito) per numero di componenti del Parlamento Ue (figura 1).

Il Parlamento europeo si organizza al proprio interno non in base alla nazionalità dei propri componenti, ma secondo gruppi parlamentari che condividono idee politiche affini. Nell’ottava legislatura ci sono otto gruppi politici: il Partito popolare europeo (Epp), l’Alleanza progressista dei socialisti e democratici (S&D), i Conservatori e riformisti europei (Ecr), l’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa (Alde/Adle), il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica (Gue-Ngl), il gruppo Verde/Alleanza libera europea (Greens/Efa), il gruppo Europa della libertà della democrazia diretta (Efdd) e l’Europa delle nazioni e della libertà (Enf).

Quali sono gli stati con più presenze

Per misurare la produttività dei parlamentari, abbiamo consultato i dati del sito VoteWatch Europe, che calcola la presenza degli eurodeputati alle votazioni quando usano il voto elettronico, nelle cosiddette roll-call (votazioni per appello nominale).

La prima domanda da porsi è: da quali paesi provengono i parlamentari più presenti alle votazioni?

In questa legislatura, come si vede dalla figura 3, il podio è cambiato ogni anno. Una cosa però si può notare: sono i paesi più piccoli e con meno seggi a partecipare più assiduamente alle votazioni. I paesi più popolosi e con più seggi, come Germania, Francia, Italia e Regno Unito, si trovano sempre nelle posizioni centrali della classifica. Particolare è il posizionamento del Regno Unito, che, forse a causa della Brexit, è scivolato dalla 19esima posizione alla terzultima nel 2019, e persino all’ultima nel 2017.

L’Italia si è sempre classificata nella prima metà della classifica, e soprattutto quasi sempre prima tra i grandi paesi europei, salvo un tracollo nel 2019, che l’ha fatta scendere al 18esimo posto. In media, nei cinque anni, i parlamentari italiani sono stati presenti al 91 per cento delle votazioni, sopra la media totale dell’89 per cento.

Europarlamentari: i più presenti e i più assenti

Ma è forse l’operato dei singoli europarlamentari l’elemento più rilevante per gli elettori. Anzitutto è bene ricordare la distribuzione dei seggi scaturita dalla tornata elettorale del 2014: il Partito democratico con il suo 40,81 per cento aveva guadagnato ben 31 seggi, tutti confluiti nel gruppo dei Socialisti e democratici; il Movimento 5 stelle 17 seggi, in dote all’Europa della libertà e della democrazia diretta; Forza Italia, il Nuovo centrodestra – Udc e il Partito popolare sudtirolese rinfoltivano le fila dei popolari con 17 seggi complessivamente; la Lega offriva 5 seggi al gruppo Europa delle nazioni e della libertà; e da ultimo, L’altra Europa con Tsipras si accaparrava altri 3 seggi, assegnati al gruppo confederale della Sinistra unitaria europea.

Dei 73 europarlamentari italiani (o meglio 72, se non consideriamo il presidente del Parlamento Antonio Tajani), esaminiamo adesso il tasso di partecipazione alle votazioni registrate per appello nominale. Grazie a VoteWatch Europe, scopriamo che i più presenti alle votazioni sono la genovese Renata Briano e l’ex consigliere regionale campano Nicola Caputo, entrambi del Partito democratico, con una percentuale di presenze del 99,65 per cento. Subito dietro troviamo Nicola Danti (Pd), Isabella De Monte (Pd), Massimiliano Salini (Forza Italia) e Mara Bizzotto (Lega), tutti con tassi di partecipazione sopra il 99 per cento.

Il più assente tra gli eurodeputati italiani è Renato Soru (Pd), ex presidente della Regione Sardegna e fondatore di Tiscali, che ha un punteggio pari al 35,87 per cento e in cinque anni ha partecipato soltanto a 3.450 su 9.619 votazioni per appello nominale. Un dato vistoso, e in effetti Soru si piazza anche 747esimo per partecipazione nella classifica generale dei 751 eurodeputati. Relativamente distanziati, tra i più assenti troviamo Aldo Patriciello di Forza Italia (63,38 per cento delle votazioni), Lorenzo Cesa di Unione di Centro (65,79 per cento) e Alessandra Mussolini, che dopo aver lasciato il Senato per spostarsi al Parlamento europeo ha partecipato soltanto al 68,38 per cento delle votazioni.

Tra i nomi più illustri, spicca il fu berlusconiano Raffaele Fitto (74,16 per cento), che nel 2015 ha aderito al gruppo Conservatori e Riformisti europei in seguito alla rottura con la dirigenza di Forza Italia. Cécile Kyenge e Simona Bonafè del Partito democratico mostrano tassi di partecipazione simili, tra l’86 e l’87 per cento. Infine, nel novero delle celebrità non può certo mancare Matteo Salvini, dimissionario dopo le elezioni politiche del 2018, che nel corso del suo mandato ha registrato un tasso di presenza alle votazioni piuttosto basso, pari all’82,02 per cento.

Nella figura 4 si possono osservare i dati sulla partecipazione media aggregati per partito: come è evidente, il punteggio oscilla tra il 65 e il 92 per cento, anche se tra i grandi partiti non si nota grande variabilità.

Quanto sono attivi gli eurodeputati italiani?

VoteWatch Europe mette a disposizione anche una classifica degli eurodeputati sulla base delle attività svolte. In particolare, gli indicatori utilizzati sono i cosiddetti progetti di relazione (reports drafted) e i progetti di parere (opinions drafted). Per avere un ordine di grandezza, il primo eurodeputato nella classifica generale dei progetti di relazione ne conta 55, mentre il primo per progetti di parere ne ha presentati 25.

Tra gli italiani, in vetta alla graduatoria per progetti di relazione si colloca Roberto Gualtieri (Pd), presidente della Commissione per gli affari economici e monetari con 17 progetti di relazione all’attivo. Seguono la vice-presidente della Commissione per gli affari legali Laura Ferrara (M5s) con 13 progetti e Giovanni La Via (Forza Italia), sino al 2017 presidente della Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare, che ha presentato 9 progetti di relazione. Giovanni La Via domina anche la classifica dei progetti di parere, sia italiana sia generale: se ne contano infatti 25. Lo rincorrono, con rispettivamente 9 e 8 progetti di parere, Silvia Costa del Partito democratico e Barbara Matera di Forza Italia.

Tirando le somme…

In generale, a dispetto dell’immagine vituperata del parlamento nazionale, gli eurodeputati italiani sono piuttosto ben posizionati rispetto a quelli degli altri stati membri. Infatti, la graduatoria generale per tasso di partecipazione conta 5 parlamentari italiani tra i primi 15; la Francia si colloca sul secondo gradino del podio con 3 deputati e subito dopo vengono la Polonia e la Repubblica Ceca con 2. In Italia siamo abituati a magnificare risultati simili come se fossero meritori, quando in realtà dovrebbero rientrare nel normale stato delle cose.

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  1. Gian Gastone Brogi

    Ottimo servizio

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