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Quanto arriva al fisco dalla pace fiscale

Sono quasi 13 milioni le cartelle interessate da rottamazione-ter e “saldo e stralcio”: molte di più rispetto al passato, anche perché le condizioni di pagamento erano decisamente favorevoli. Però, alle casse dello stato arriveranno ben poche risorse in più rispetto a quelle già previste.

In quanti hanno cercato la pace fiscale

Lo scorso anno, con il decreto fiscale e la legge di bilancio, il governo ha delineato le caratteristiche dei due principali istituti della (cosiddetta) pace fiscale. Il primo, la rottamazione-ter, seppur con alcune novità, si inserisce nel solco delle edizioni precedenti di risoluzione delle cartelle esattoriali, prevedendo la possibilità di estinguerle pagando un importo pari alla somma del capitale (ovvero l’imposta dovuta per legge), di una parte degli interessi, dell’aggio e delle spese giudiziali, ma evitando il pagamento degli interessi di mora e delle sanzioni. La rateizzazione è in questo caso consentita fino a cinque anni.

Il secondo invece, detto “saldo e stralcio”, riguarda i contribuenti che fanno parte di un nucleo familiare con un Isee inferiore a 20 mila euro e hanno ricevuto una cartella di pagamento per aver omesso il versamento di imposte precedentemente dichiarate oppure per non avere pagato contributi previdenziali dovuti in quanto professionista o lavoratore autonomo. In questi casi, il contribuente può regolarizzare la propria posizione pagando un importo pari al 16, 20 o 35 per cento (a seconda dell’Isee del nucleo familiare) dell’importo originariamente dovuto, senza né interessi né sanzioni. La rateizzazione arriva fino a tre anni.

Fino al 30 aprile 2019, termine iniziale delle richieste poi prorogato di tre mesi con il “decreto crescita”, l’Agenzia delle entrate aveva ricevuto 1,7 milioni di richieste, delle quali 1,4 per aderire alla rottamazione-ter e 332 mila per il saldo e stralcio. Particolare entusiasmo è stato mostrato in Lombardia, Lazio e Calabria, dove sono state ricevute più di 200 mila richieste. Le due manovre hanno interessato una platea di 1,5 milioni di persone, visto che ogni contribuente può presentare più di una richiesta. Il 41 per cento dei debiti è inferiore a 5 mila euro, mentre solo il 15 per cento supera i 50 mila.

Stando a questi numeri, sembrerebbe che la pace fiscale abbia interessato una platea più ampia rispetto alle precedenti rottamazioni. In totale, le cartelle coinvolte sono state 12,9 milioni (di cui 9,4 per la rottamazione-ter e 3,5 per il saldo e stralcio), in netta crescita rispetto a quelle interessate dalle prime due edizioni di definizione agevolata, che erano state pari rispettivamente a 9,5 e 4,5 milioni. In parte, è dovuto alla creazione dell’istituto del “saldo e stralcio”, che è una completa novità, e in parte è dovuto al vantaggiosissimo metodo di pagamento che aumenta il numero delle rate rispetto al passato e abbassa il tasso di interesse annuo al 2 per cento, tanto che solo il 10 per cento dei richiedenti ha optato per il pagamento in un’unica soluzione, tutti gli altri pagheranno a rate. È un valore decisamente limitato rispetto al 22-23 per cento delle prime due edizioni di rottamazione.

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Quanto ci guadagna veramente lo stato?

I 9,4 milioni di cartelle per cui è stata richiesta la rottamazione avevano un valore originale di 29,5 miliardi di euro. Dalla somma va sottratta la quota relativa alle sanzioni che la legge abbuona, si ottiene così un totale di 21,1 miliardi. Il gettito effettivo, però, dipenderà da diversi elementi, tra cui in primo luogo l’effettivo versamento da parte dei contribuenti: nelle precedenti rottamazioni questo tasso era stato di circa il 48 per cento. Se, per esempio, il tasso di pagamento, in ragione della maggiore convenienza di questa rottamazione rispetto a quelle precedenti, fosse pari al 70 per cento come ipotizzato nella relazione tecnica al decreto fiscale, in cinque anni il gettito lordo potrebbe arrivare a 14,8 miliardi di euro (il 70 per cento di 21,1 miliardi) con un incasso annuale di quasi 3 miliardi. Va tuttavia precisato che ogni condono rallenta la normale attività di versamento spontaneo, perché alcuni contribuenti non pagano fino a quando non ricevono la cartella, che poi rottamano. Nella relazione tecnica, la flessione della riscossione ordinaria veniva quantificata in circa 2,2 miliardi nel 2019, in 1,6 miliardi nel 2020 e in 1,1 miliardi nel 2021. Per un totale di 4,9 miliardi nel triennio. E la stima del gettito netto, che è il vero guadagno per lo stato, era dunque ben inferiore a quello lordo. Se riprendessimo oggi quelle ipotesi, sempre ipotizzando un effettivo pagamento del 70 per cento delle rate emesse, otterremmo un gettito netto complessivo di circa 10 miliardi in cinque anni, di cui 800 milioni nel 2019, circa 1,4 miliardi nel 2020 e circa 1,9 miliardi nel 2021.

Tabella 1: Calcolo del gettito netto atteso della rottamazione-ter (valori in miliardi di euro, aggiornati al 30 aprile 2019)

Per stimare le entrate derivanti dal “saldo e stralcio” si deve partire dal fatto che le cartelle interessate sono state 3,5 milioni, per un valore iniziale pari a 8,7 miliardi di euro che scende a 6,5 se si escludono le sanzioni. Tuttavia, questo debito non sarà ripagato per intero, ma solo in piccola parte, a seconda dell’Isee familiare. Se si utilizzano i dati riportati dal servizio bilancio del Senato, si può ipotizzare che l’aliquota di pagamento sia pari al 16 per cento per il 68 per cento dei contribuenti interessati, al 20 per cento per il 14 per cento dei contribuenti interessati e al 35 per cento per il restante 18 per cento dei contribuenti interessati, con un’aliquota media effettiva del 20 per cento. Ne segue che il gettito aggiuntivo del “saldo e stralcio” per il bilancio dello stato dovrebbe essere intorno a 1,3 miliardi complessivi, di cui 455 milioni nel 2019 e nel 2020 e 390 nel 2021.

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Tabella 2: Calcolo del gettito netto atteso del saldo e stralcio (valori in miliardi di euro, aggiornati al 30 aprile 2019)

Facendo la somma dei due provvedimenti, quindi, il gettito netto ottenuto dallo stato con la pace fiscale dovrebbe aggirarsi intorno a 1,2 miliardi nel 2019, a 1,8 miliardi nel 2020 e a 2,3 miliardi nel 2021. Si noti che non stiamo considerando il maggior gettito derivante dalla proroga al prossimo 31 luglio, ma, d’altra parte stiamo adottando delle ipotesi (in particolare il 70 per cento di tasso di pagamento effettivo per la rottamazione-ter e il 100 per cento per il saldo e stralcio) piuttosto ottimistiche.  Inoltre, non stiamo considerando i costi non monetari generati dall’iniquità fiscale di questo ennesimo condono.

Poche risorse in più per la finanza pubblica (rispetto a quelle già previste)

Ovviamente, questo gettito era stato già in parte previsto e quindi era già inserito nei saldi tendenziali della finanza pubblica. Come già notato, la versione originaria della pace fiscale aveva un impatto netto praticamente nullo nel 2019 (a causa dell’effetto negativo sulla riscossione ordinaria) e non superiore a 1,3 miliardi negli anni successivi. Il “saldo e stralcio”, inserito successivamente, è stato stimato in modo molto prudente (tra l’altro prevedendo un’aliquota effettiva del 16 per cento). Ne segue che, in base alle previsioni delle relazioni tecniche, il gettito netto atteso complessivo dalla pace fiscale fosse sostanzialmente nullo nel 2019, di 1,3 miliardi per il 2020 e di 1,6 miliardi per il 2021.  Possiamo ipotizzare che il beneficio aggiuntivo per la finanza pubblica, rispetto alle previsioni inserite nei saldi tendenziali, sia di poco superiore al miliardo nel 2019 e si riduca a 500 milioni nel 2020 e a 700 milioni nel 2021. Non si tratterebbe certo di importi irrilevanti per le casse dello Stato, ma siamo ancora ben lontani dalle coperture necessarie per sterilizzare gli aumenti Iva di 23 miliardi e di realizzare una riduzione dell’Irpef di almeno 15 miliardi.

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  1. Savino

    Gli italiani non saldano nemmeno i condoni. Hanno dato l’acconto e sono scappati. Che nazione pessima.

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