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Educazione finanziaria: un ritardo da recuperare

L’educazione finanziaria ci riguarda da vicino, come risparmiatori e come cittadini. L’Italia ha un basso livello di competenze finanziarie e solo da poco ha una strategia nazionale. È un primo passo per recuperare il ritardo rispetto agli altri paesi.

Perché l’educazione finanziaria è importante? Per diversi motivi. Sul piano individuale, perché avere alcune nozioni di base di tipo finanziario dovrebbe aiutarci a fare scelte più informate e a evitare di cadere in tranelli. Giusto per fare un esempio, se coloro che hanno acquistato obbligazioni bancarie subordinate avessero avuto idea della loro maggiore rischiosità rispetto a quelle normali, probabilmente ne sarebbero stati lontani e non sarebbero stati coinvolti nei casi di bail-in verificatisi in seguito.

Peraltro, l’educazione finanziaria non è fatta solo di nozioni, ma anche di comportamenti. Esempi di comportamenti virtuosi sono un controllo attento delle spese famigliari, un ricorso limitato all’indebitamento, l’utilizzo della previdenza complementare. Sul piano sociale e politico, un più elevato grado di educazione economico-finanziaria è generalmente associato a una maggiore capacità dei cittadini di “digerire” riforme strutturali, che hanno un costo di breve periodo, ma in seguito danno frutti. Ad esempio, è stato dimostrato dalla ricerca empirica che una riforma delle pensioni, che renda il sistema più sostenibile, ha un costo elettorale minore nei paesi dove le conoscenze finanziarie di base sono più diffuse.

Il nostro paese è in ritardo sul fronte dell’educazione finanziaria, per due aspetti. Primo, l’Italia si colloca significativamente sotto la media dei paesi sviluppati sia per le conoscenze in ambito economico-finanziario sia per i comportamenti. L’indicatore complessivo di competenza finanziaria, rilevato dall’Ocse, ci pone al penultimo posto tra i paesi del G20. L’unico aspetto per cui siamo più virtuosi è il basso ricorso al debito. Secondo, solo di recente ci siamo dotati di una strategia nazionale, che facesse ordine tra le numerose iniziative presenti sul territorio. Molte di queste iniziative hanno una portata limitata, essendo rivolte a pochi soggetti; spesso si limitano a distribuire materiale informativo; quasi mai viene fatto un monitoraggio dei risultati ottenuti.

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Una strategia per recuperare i ritardi

L’ultimo numero di Osservatorio Monetario documenta come, delle quasi trecento attività di educazione finanziaria realizzate in Italia nel 2018, il 40 per cento ha una durata brevissima (poche ore), mentre nel 22 per cento dei casi si limitano a distribuire un libro o un video. Ma soprattutto, sono concentrate dove meno ce n’è bisogno. A livello geografico, sono collocate prevalentemente al Nord, dove il livello di competenze finanziarie è già relativamente più alto rispetto al resto del paese. Quanto ai destinatari, vi è una forte concentrazione nelle scuole secondarie di secondo grado, con una prevalenza dei licei sugli istituti professionali. Se continuassimo così in futuro, l’educazione finanziaria potrebbe contribuire ad aumentare, anziché a ridurre, le disuguaglianze nella popolazione italiana. Molto preoccupante è il fatto che meno del 5 per cento delle iniziative prevede una valutazione di impatto. Come dire: facciamo qualcosa, ma non ci preoccupiamo di controllare che sia efficace e che raggiunga gli obiettivi previsti.

Nel 2017 è stato istituito il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, al quale partecipano i rappresentanti delle autorità del settore finanziario e di alcuni ministeri. La strategia nazionale, elaborata dal Comitato, punta ad accrescere le competenze finanziarie degli italiani tramite iniziative su larga scala. Il primo passo è stata la realizzazione del portale nazionale di educazione finanziaria: quellocheconta.gov.it. Il “mese dell’educazione finanziaria”, che si è tenuto per la prima volta nell’ottobre 2018 (con 350 eventi in 120 città), verrà replicato anche quest’anno e nei prossimi. Dalla collaborazione tra il ministero dell’Istruzione Università e Ricerca e il Comitato sono nate le Olimpiadi di economia e finanza: un “campionato”, organizzato prima a livello di istituto scolastico e poi su base regionale, con una finale nazionale. Per l’anno prossimo è previsto il lancio della prima campagna nazionale di sensibilizzazione e informazione, che si avvarrà di strumenti pubblicitari, mezzi di comunicazione di massa e social media.

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Si tratta di un lavoro lungo e difficile, che richiede la collaborazione di numerose istituzioni, a cominciare da quelle direttamente rappresentate nel Comitato. Non ci possiamo attendere risultati immediati: per loro natura, gli investimenti di questo tipo danno risultati dilazionati nel tempo. Le iniziative fatte nelle scuole riguardano le nuove generazioni. Quelle destinate agli adulti devono fare breccia su uno scarso interesse per le tematiche economico-finanziarie. C’è ancora molto lavoro da fare per recuperare il ritardo accumulato in passato dal nostro paese.

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  1. Savino

    Gli adulti hanno solo interesse al “colpo di fortuna”, mentre non hanno la minima cognizione di come si costruisce il benessere, scambiando la finanza per un vero e proprio gioco d’azzardo, tant’è che possiamo parlare di business-patia.

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