Lavoce.info

Come aiutare le famiglie a uscire dalla povertà

Il programma “Opportunitàzerosei” si rivolge a famiglie molto svantaggiate. Per alcune, lega i trasferimenti alla partecipazione a corsi di informazione. I risultati aiutano a capire quali sono gli strumenti più adatti a ridurre la povertà e la sua durata.

Negli ultimi decenni, vari esperimenti effettuati soprattutto in paesi in via di sviluppo hanno dimostrato che un modo per ottenere effetti di più lungo periodo è quello di incentivare cambiamenti nel modo di comportarsi delle famiglie. Per questa ragione, molti trasferimenti sono stati strutturati in modo da legarli a investimenti in capitale umano o fisico (migliore informazione, corsi di formazione, iscrizioni ad asili o scuole, migliore alimentazione, e altro ancora). Questi trasferimenti sono definiti “condizionali”.

Capire a fondo gli strumenti per ridurre la povertà e la sua durata è particolarmente importante in un contesto come quello attuale nel quale il fenomeno risulta in continuo aumento e persistente nel tempo.

Il programma “Opportunitàzerosei”

Il programma “Opportunitàzerosei” è (a nostra conoscenza) il primo in Italia in cui le famiglie ricevono trasferimenti monetari a patto di migliorare le loro conoscenze del mercato del lavoro, dei servizi disponibili, dei modi di risparmiare. Le informazioni sono fornite alle famiglie tramite una serie di corsi riguardanti come cercare lavoro, come migliorare le proprie capacità lavorative, come tenere i conti di casa e ridurre i debiti, come risparmiare.

Il programma è stato finanziato da Ufficio Pio e Compagnia di San Paolo dal 2016 al 2019 e il suo impatto è stato valutato da un gruppo di ricerca Child presso il Collegio Carlo Alberto.

Il trasferimento monetario alle famiglie è stato di 2.500-3.500 euro annui, che è circa il 75 per cento del loro reddito familiare. I criteri di accesso per partecipare erano due: le famiglie dovevano avere un reddito inferiore a 7 mila euro di Isee e avere almeno un figlio sotto i 6 anni. Le 1.500 famiglie partecipanti al progetto sono state divise in modo casuale in tre gruppi: 500 famiglie non hanno ricevuto alcun trasferimento monetario (gruppo di controllo); 500 famiglie hanno ricevuto il trasferimento monetario senza nessuna condizione e le ultime 500 hanno ricevuto lo stesso trasferimento monetario a condizione di partecipare ai corsi.

Leggi anche:  Figli a casa o al nido: le ragioni di una scelta

La divisione casuale tra gruppi con caratteristiche identiche (in quanto estratte casualmente) permette di confrontare l’effetto del programma basato su trasferimento monetario e corsi rispetto all’effetto del solo trasferimento monetario e rispetto all’assenza del trasferimento monetario.

Le famiglie partecipanti al progetto sono caratterizzate da una situazione economica ed educativa molto svantaggiata. Ad esempio, solo il 40 per cento circa delle madri e dei padri ha una istruzione secondaria, nel 53 per cento dei casi nessuno dei due genitori lavora e il 70 per cento non ha cittadinanza italiana.

Dopo un anno dall’entrata nel programma, le famiglie hanno compilato un questionario riguardante i comportamenti più importanti per sconfiggere o alleviare la condizione di povertà, tra cui formazione, ricerca del lavoro, risparmio.

L’analisi delle risposte ha evidenziato che le famiglie che hanno ricevuto i trasferimenti condizionati alla frequenza dei corsi si sono attivate di più nella ricerca del lavoro e nell’acquisizione di competenze utili per il mercato del lavoro.

Il grafico 1 mostra alcuni degli esiti del programma di trasferimenti condizionali. Per quanto riguarda la formazione, il 5 per cento del primo gruppo (che non ha partecipato ai corsi né ricevuto trasferimenti) ha frequentato corsi di formazione, la frazione sale al 7 per cento per il gruppo che ha ricevuto solo i trasferimenti, mentre per il gruppo che ha ricevuto sia trasferimenti sia corsi arriva al 9 per cento.

Per quanto riguarda il risparmio, riesce a risparmiare solo il 7 per cento nel gruppo di controllo, mentre la percentuale cresce fino a 10 per cento nel secondo gruppo e si raddoppia nel terzo gruppo (che ha ricevuto trasferimento e frequentato i corsi).

Nella settimana precedente la compilazione del questionario ha lavorato circa il 56 per cento di coloro che appartengono al gruppo di controllo; la percentuale è all’incirca la stessa nel gruppo che riceve il trasferimento non condizionale, mentre aumenta di 8 punti nel gruppo che ha ricevuto sia il trasferimento sia i corsi, raggiungendo il livello del 64 per cento. I risultati sono simili se si analizzano giorni lavorati e ore lavorate la settimana precedente all’intervista.

Leggi anche:  C'è chi i nidi proprio non li vuole

Grafico 1

Lo studio evidenzia anche differenze per ruolo nella famiglia e cittadinanza. Mentre gli effetti del programma sulla ricerca del lavoro sono evidenti sia per le madri che per i padri, gli esiti sul mercato del lavoro sono significativi solo per i padri, che registrano un aumento sia delle ore sia dei giorni lavorati.

Abbiamo anche confrontato l’impatto del programma su nativi e immigrati. Mentre gli immigrati che hanno ricevuto il trasferimento e hanno seguito i corsi sono più attivi nella ricerca del lavoro dei nativi, gli esiti sul mercato del lavoro sono significativi solo per i nativi. Potrebbero spiegare questo differenziale nell’impatto del programma fattori come discriminazione nel mondo del lavoro, peggiori reti di relazioni o assenza di importanti competenze richieste dal mercato lavorativo – ad esempio, le competenze linguistiche.

Questi risultati sono importanti per studiare politiche di contrasto alla povertà che forniscono alle famiglie più svantaggiate non solo reddito, ma anche una maggior ricchezza di informazioni. Le informazioni acquisite possono avere un effetto di lungo periodo rendendo più “efficienti” i comportamenti delle famiglie per ridurre il loro livello di povertà.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Quanta pazienza con i soldi: l’esempio dei genitori per i figli

Precedente

Cosa c’è oltre la crisi dell’auto

Successivo

Il Punto

  1. PURICELLI BRUNO

    Interessante, complimenti
    Grazie

  2. Maria Cristina Migliore

    Certo, bisogna dire che, rispetto all’investimento fatto, gli effetti dell’intervento sembrano limitati. Forse bisogna provare ad immaginare e creare altri tipi di interventi. Sto pensando che questo programma è centrato sulle persone in sofferenza. Si potrebbe provare a pensare ad interventi sui contesti? o sulle relazioni tra persone e contesti?

  3. Anna

    vorrei evidenziare come gli studi sull’efficacia delle politiche pubbliche in Italia – non vengono quasi mai resi noti al grande pubblico (anche considerando trasmissioni televisive che ci provano talvolta come Report o Presa diretta ecc.) La popolazione italiana sembra non essere cosciente degli esiti del proprio voto elettorale. Continuare ad indebitarci senza investire nel futuro e nell’istruzione non faciliterà la vita dei nostro figli e renderà le prossime generazioni incapaci di distinguere la differenza tra un populista ed uno statista

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén