Dai risultati dei test Pisa 2018 sull’alfabetizzazione finanziaria emerge che i giovani italiani non conoscono il linguaggio del denaro. Del resto, sono scarse le loro performance in matematica e nella comprensione del testo.
I risultati dei test Pisa
Per alfabetizzazione finanziaria si intendono tutte quelle conoscenze e competenze che servono a prendere decisioni consapevoli e informate per quanto riguarda la gestione del denaro. L’Ocse, di recente, ha pubblicato i risultati ottenuti dai quindicenni ai test Pisa 2018 in financial literacy. Alla rilevazione hanno partecipato 13 paesi Ocse e 7 paesi partner. Complessivamente, hanno sostenuto il test circa 117 mila studenti, rappresentativi di 13,5 milioni di ragazzi.
Il punteggio medio ottenuto dall’Italia è stato 476 punti, inferiore a quello della media Ocse di 505. Fra i paesi partecipanti il punteggio più elevato è stato raggiunto dall’Estonia, seguita da Finlandia e Canada. L’ultima della classe è invece l’Indonesia, che non è riuscita a superare quota 400 punti.
L’Ocse suddivide le competenze finanziarie in cinque livelli: da 1 (il più basso) a 5. In Italia il 20,9 per cento degli studenti non raggiunge le abilità finanziarie minime (identificate dal livello 2) e solo il 4,5 per cento dei quindicenni può vantare il livello di competenza più elevato, contro un media Ocse rispettivamente del 14,7 per cento e del 10,5 per cento.
I risultati sull’educazione finanziaria sono strettamente legati alle competenze in matematica e lettura. In media, nei paesi esaminati, la correlazione tra alfabetizzazione finanziaria e prestazioni in matematica è stata dello 0,87 e quella tra competenze economico-finanziarie e risultati in lettura è stata dello 0,83. Ciò significa che i più bravi in matematica e lettura hanno anche performance migliori in economia e finanza. Sebbene un miglioramento del sistema educativo nel suo complesso possa consentire di accrescere le capacità dei giovani di comprendere i problemi finanziari, appare cruciale predisporre anche interventi di policy indirizzati a sviluppare specificatamente le competenze economico-finanziarie, dato che, a parità di punteggio in matematica e lettura, gli studenti italiani mostrano comunque risultati peggiori in financial literacy rispetto ai loro coetanei stranieri.
Differenze territoriali, per tipo di scuola e per genere in Italia
I dati sui test Pisa pubblicati a gennaio scorso hanno mostrato in modo inequivocabile forti differenze in termini di competenze linguistiche e matematiche fra studenti del Nord Italia e studenti del Sud Italia. I risultati sull’alfabetizzazione finanziaria confermano questa asimmetria: i ragazzi del Nord-Ovest e del Nord-Est raggiungono punteggi superiori alla media Ocse, mentre gli studenti del Sud e delle isole ottengono uno score di soli 455 punti. La differenza fra le performance degli studenti del settentrione e quelli del meridione è di ben 51 punti (Tito Boeri e Alessandro Caiumi hanno spiegato le possibili cause del ritardo del Sud).
Gli studenti dei licei mostrano i punteggi migliori, mentre coloro che frequentano gli istituti di formazione professionale sono i meno preparati. I ragazzi degli istituti tecnici si collocano in una posizione intermedia con un punteggio analogo al dato medio nazionale.
Nei licei si registra la percentuale (10 per cento) più bassa di studenti low performer e la quota più elevata di top performer (7 per cento). La situazione è completamente rovesciata negli istituti professionali, dove addirittura uno studente su due non raggiunge le competenze finanziarie minime e dove meno dell’1 per cento dei ragazzi riesce a risolvere i problemi più complessi.
Anche le differenze di genere sono molto marcate: le studentesse italiane hanno ottenuto in media un punteggio inferiore di 15 punti rispetto ai coetanei maschi; mentre negli altri paesi il gender gap è stato in media di soli 2 punti.
Perché l’educazione finanziaria è importante
I dati che abbiamo visto rappresentano un campanello d’allarme: in assenza di politiche mirate, i giovani di oggi – in particolari i residenti al Sud, gli studenti che non frequentano i licei e coloro che provengono da contesti socioeconomici svantaggiati – potrebbero non avere gli strumenti per comprendere un mondo finanziario sempre più complesso, in cui sembra non esistere più un’attività “sicura”. Per di più, la minore generosità delle pensioni pubbliche renderà necessario per le generazioni più giovani ricorrere alla previdenza complementare. I mutamenti che stanno interessando il contesto finanziario e i sistemi di welfare dovrebbero spingere i governi a incentivare in modo più deciso la promozione di cultura ed educazione finanziaria nelle scuole. Diversi studi hanno mostrato che le carenze in financial literacy tendono a tradursi in scelte finanziarie poco oculate e in deficit di risparmio che finiscono per incidere negativamente sulla ricchezza previdenziale, sul tenore di vita individuale e sull’efficienza nell’allocazione dei capitali. Investire oggi nell’educazione economico-finanziaria significa avere domani risparmiatori più consapevoli, un’industria finanziaria più efficiente e minori disparità di reddito e ricchezza.
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EMILIO
Sono interessanti due punti per me: 1) il gender GAP : sarei interessato in proposito ad ascoltare possibili motivazioni anche perché poi le laureate superano i laureati quindi forse sarebbe il caso di fare un test analogo ai laureati per verifica 2) sono curioso di capire se è possibile una analisi che confronti le capacità di comprensione finanziaria oltre che degli studenti, degli italiani in generale con la chiarezza delle norme e dei principi applicabili in italia rispetto a quelli di altri paesi assieme al comportamento di chi dalla ignoranza finanziaria ci guadagna e ai giornali specializzati in materia pubblicati in italia. Non vorrei che il GAP italiano sia omogeneo anche negli altri settori citati il che potrebbe far capire che la carenza ha più che origini scolastiche nell’ambiente socio, culturale.
Grazie a chi potrà …
Aldo Mariconda
Credo che la scuola dovrebbe dare alcune nozioni base, pur elementari su bilacio aziendale, il cocetto di profitto, bilancio statale, alcuni concetti di MKTG. Non per formare degli esperti ma per capire e anche non bere le frottole e la demagogia di troppi politici. Non occorre molto. Basta saperlo fare. Io l’ho visto col nipote a un liceo scientifico a PD. Forse anche per questo ha poi scelto economia digitale ad H-Farm
Fabrizio Razzo
Articolo interessante anche se i risultati forniti dai test sono demoralizzanti. Certo che se l’importanza attribuita alla scuola si rileva dalle disposizioni emanate dal governo in questo periodo di emergenza sanitaria, non possiamo che peggiorare…