Sovvenzionare le spese delle imprese in ricerca e sviluppo è pratica comune nei paesi Ocse. Quali sono gli effetti che si ottengono? Uno studio sul primo grande programma europeo di finanziamento diretto all’innovazione per le Pmi ne stima l’impatto.
Che cos’è lo Sme Instrument
Tra gli strumenti più diffusi per stimolare la crescita economica di lungo periodo, l’uso di incentivi fiscali e sovvenzioni per ricerca e sviluppo ha una lunga tradizione. In particolare, le sovvenzioni mirano a influenzare sia il volume che la direzione del cambiamento tecnologico, dando priorità ad aree caratterizzate da gravi fallimenti di mercato e con esternalità positive potenzialmente elevate. Tuttavia, nonostante il loro ampio utilizzo, la letteratura non fornisce risultati conclusivi sulla loro efficacia.
Nato nel 2014 nell’ambito del programma Horizon 2020, lo Sme (micro, small and medium-sized enterprises) Instrument (ora ridenominato Eic Accelerator) è la prima iniziativa europea ad ampio raggio volta a finanziare piccole aziende e startup con progetti di particolare rilevanza tecnologica. Il programma rappresenta un passo avanti importante per colmare la distanza che separa le giovani imprese innovative europee da quelle statunitensi in termini di spesa in R&S, crescita e accesso a venture capital.
Lo Sme Instrument è stato disegnato prendendo come riferimento lo Small Business Innovation Research (Sbir), che dal 1982 rappresenta un componente centrale dell’ecosistema innovativo americano fornendo finanziamenti nella fase iniziale a imprese giovani che scommettono su innovazioni radicali.
Lo Sme Instrument è gestito dalla European Agency for Small and Medium Enterprises (Easme) e per il periodo 2014-2020 ha beneficiato di un budget di circa 3 miliardi di euro. Le imprese possono partecipare a competizioni di Fase I o Fase II. Le aziende vincitrici della Fase I ricevono 50 mila euro per studiare la fattibilità di un’idea innovativa, mentre i vincitori della Fase II ricevono da mezzo milione a 2,5 milioni di euro per finanziare la R&S.
Sono fondi spesi bene?
Per valutare gli effetti dello Sme Instrument, un nostro recente studio con i colleghi Alberto Di Minin e Irene Martelli fa leva sul fatto che i progetti ricevuti da Easme per ogni competizione sono classificati da esperti indipendenti e che i vincitori sono selezionati esclusivamente in base alla disponibilità di bilancio dell’Agenzia. Nel nostro lavoro sfruttiamo il meccanismo di assegnazione dei sussidi e adottiamo un approccio di regression discontinuity design (Rdd).
Il grafico 1 ne illustra l’idea principale. La linea verticale rossa indica la soglia per una concessione di un sussidio di Fase II. I progetti a destra della soglia sono finanziati, mentre quelli a sinistra vengono scartati. La comparazione tra aziende che a malapena vincono il sussidio con quelle che hanno perso per poco ci consente di identificare con precisione l’effetto causale dei sussidi alla R&S privata, in maniera simile a un esperimento randomizzato.
In maggior dettaglio, il grafico mostra che i sussidi R&S implicano un aumento di circa il 30 per cento sul numero di brevetti depositati (pesati per le citazioni future). Incrementi notevoli si osservano anche per quanto riguarda gli investimenti, la crescita della dimensione delle imprese, la probabilità di ricevere finanziamenti da investitori privati, mentre diminuisce la probabilità di fallimento. Nel complesso, i risultati suggeriscono l’assenza di effetti di “spiazzamento” degli investimenti privati (crowding-out) derivanti dal sostegno pubblico alla R&S.
Grafico 1
Fonte: Santoleri, Mina, Di Minin & Martelli (2020).
Chi ne beneficia di più?
In linea con l’idea secondo cui le sovvenzioni alla R&S allentano i vincoli finanziari, i nostri risultati mostrano che gli effetti aumentano per le imprese più giovani e più piccole e per le aziende che operano in settori più soggetti a vincoli finanziari. Inoltre, si osservano maggiori benefici per le imprese dei paesi e regioni con un basso sviluppo economico e finanziario. Nell’insieme, ciò suggerisce che le sovvenzioni dirette per R&S sono uno strumento utile a ridurre le frizioni del mercato e a promuovere capacità innovative nelle regioni meno avvantaggiate economicamente, il che assume particolare rilevanza considerando gli obiettivi delle politiche di coesione e smart specialization dell’Ue.
È importante sottolineare come i risultati positivi dello Sme Instrument siano stati ottenuti nonostante un budget decisamente inferiore rispetto a quello dello Sbir americano (circa 1/5). Colmare il gap rappresenterebbe un obiettivo importante anche rispetto alla recente crisi dovuta al Covid-19, che rischia di avere un impatto negativo sulla spesa privata in R&S e, quindi, sulla crescita di lungo termine in Europa.
E in Italia?
Il panorama italiano in materia di politiche per il supporto di aziende piccole e giovani votate all’innovazione è mutato negli ultimi anni con l’introduzione dello Start-up act e dell’imminente attuazione del Fondo nazionale innovazione. Lo Sme Instrument ha rappresentato una notevole opportunità per queste imprese che generalmente faticano a ottenere finanziamenti sufficienti: molte imprese italiane hanno presentato progetti e usufruito dello strumento. L’Italia è infatti il quarto paese in base alla quantità di sovvenzioni ricevute (Figura 1), al primo posto c’è la Spagna, che precede anche Francia e Germania.
Molte imprese italiane con progetti considerati meritevoli di finanziamento da parte di Easme non sono state tuttavia premiate a causa dei limiti di budget del programma. Una proposta (delineata in maggior dettaglio qui) potrebbe essere quella di mobilitare fondi nazionali o locali a favore di queste imprese con alto potenziale tecnologico e commerciale. Come già sottolineato su lavoce.info, l’attuale crisi fornisce un’opportunità unica per ridefinire le politiche a sostegno delle imprese più dinamiche e innovative del sistema produttivo italiano.
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