Lavoce.info

Nuove occupazioni per i lavoratori del turismo in crisi*

La crisi colpisce duramente il turismo, l’intrattenimento e lo sport. E il blocco dei licenziamenti non tutela chi ha un contratto a termine, più di un terzo dei lavoratori in questi comparti. Quali sono le loro prospettive di ricollocazione?

La crisi del turismo e delle attività di intrattenimento

Le attività di alloggio e ristorazione e i servizi di intrattenimento e sport sono i settori più colpiti dalla crisi economica conseguente alla pandemia di Covid-19 (come segnalato da tutti i principali osservatori nazionali e internazionali, ad esempio l’Ocse). Le restrizioni alla mobilità nazionale e internazionale, i rischi per i consumatori e i lavoratori dovuti alla vicinanza fisica e le chiusure imposte dal governo hanno contribuito a una forte riduzione delle attività. Ne è conseguita una marcata contrazione delle posizioni lavorative in questi comparti: -230 mila posizioni rispetto al 2019 secondo le analisi del ministero del Lavoro e della Banca d’Italia.

I lavoratori del settore si trovano ad affrontare una transizione tanto più difficile quanto minore è la corrispondenza tra le competenze offerte e quelle richieste dalle imprese. Di fronte a una ripresa ancora lontana in questi settori, è quindi di fondamentale importanza analizzare le transizioni occupazionali.

In un recente articolo abbiamo analizzato l’universo delle comunicazioni obbligatorie fornite da Anpal nel periodo pre-pandemico (fino a giugno 2019), che offrono indicazioni circa il potenziale di riallocazione dei lavoratori.

I lavoratori e le transizioni occupazionali nel periodo pre-pandemico

I dati delle comunicazioni obbligatori mostrano che prima della crisi i lavoratori dei comparti considerati erano mediamente più giovani rispetto al resto dell’economia e avevano prevalentemente contratti di breve durata. Le basse qualifiche caratterizzavano la quasi totalità delle assunzioni nelle attività ricettive e di ristorazione. Nei settori dello sport e dell’intrattenimento, invece, la quota di attivazioni in professioni a bassa qualifica scendeva a circa la metà, ma i contratti di breve durata risultavano ancora più frequenti (Tabella 1).

Esaminando le carriere dei lavoratori con esperienze in attività di alloggio e ristorazione, caratterizzate da una forte stagionalità, si scopre che le prospettive di occupazione su un orizzonte di tre anni erano uguali a quelle degli altri comparti dei servizi privati non finanziari. Se occupati, questi lavoratori sperimentavano transizioni settoriali e professionali limitate (Figura 1). Al contrario, i lavoratori con esperienze in attività sportive e di intrattenimento avevano una minore probabilità di essere occupati, sia nel breve sia nel medio periodo, ma una maggiore probabilità di cambiare settore e professione.

Leggi anche:  Il circolo vizioso della maternità sul mercato del lavoro*

Figura 1 – Transizioni occupazionali nei settori ricettivo e dell’intrattenimento:
a) probabilità di essere occupato (punti percentuali)
b) transizioni tra settori e professioni (punti percentuali).
Fonte: elaborazioni su dati delle comunicazioni obbligatorie (Anpal), 2014-giugno 2019, ultimo mese in cui tali informazioni sono disponibili.
Nota: coefficienti stimati in regressioni che hanno per variabile dipendente una dummy che identifica lo status occupazionale (pannello a) o le transizioni tra settori e professioni (pannello b) e per principale variabile indipendente una dummy per la condizione di occupato nei servizi di alloggio e ristorazione o intrattenimento e sport k mesi prima (k= 6 o 36 mesi nel pannello a; 36 mesi nel pannello b); la categoria di riferimento sono gli occupati in altri servizi privati non finanziari. Le regressioni controllano per genere, età, età al quadrato, istruzione, cittadinanza, anno e mese. Nel pannello (b) le regressioni sono stimate sul solo campione dei lavoratori occupati.

La similarità tra le competenze richieste nelle professioni di provenienza e destinazione è positivamente correlata ai flussi occupazionali tra le professioni stesse: la maggiore probabilità per i lavoratori dell’intrattenimento e dello sport di essere occupati in professioni e settori diversi da quelli di provenienza potrebbe quindi essere favorita da competenze più simili a quelle presenti in altri servizi privati non finanziari (nonché da un maggiore grado di istruzione). Infatti, in base alle informazioni riportate dall’indagine Icp di Inapp, il livello di competenze richiesto nello svolgimento della professione è più simile (in 19 delle 33 tipologie analizzate) tra i settori ricreativi e gli altri servizi privati non finanziari rispetto a quello richiesto tra le attività di ricezione e gli altri servizi.

Gli scenari futuri di riallocazione

Per comprendere come potranno riallocarsi i lavoratori dei comparti considerati abbiamo condotto un semplice esercizio controfattuale sotto due scenari estremi in cui la domanda di lavoro nei settori, rispettivamente, del turismo e dell’intrattenimento si annulli.

In entrambi gli scenari, i settori che riceverebbero il flusso più consistente dei lavoratori da riallocare (pari a circa 3 punti percentuali in più rispetto al periodo pre-pandemico di riferimento) sarebbero i servizi di supporto amministrativo alle imprese, il commercio al dettaglio e all’ingrosso e il settore manifatturiero.

Leggi anche:  Cucina italiana, cuoco straniero

La capacità di questi settori di assorbire la manodopera espulsa dai comparti turistico e dell’intrattenimento sarà ovviamente minore quanto maggiore il calo della domanda che anche essi sperimentano (fortunatamente, per il momento ampiamente inferiore rispetto a quanto registrato dal turismo). Come sottolineato recentemente, tra gli altri, anche da David Autor e Elisabeth Reynolds, la possibilità di re-impiego per i lavoratori più colpiti dalla crisi attuale si ridurrà ulteriormente qualora la creazione di posti di lavoro avvenga in settori che richiedono competenze più complesse. Sicuramente nel medio-lungo termine per facilitare la transizione saranno necessari investimenti in formazione e politiche attive del lavoro focalizzate sul re-training.

* Le opinioni espresse sono personali e non riflettono necessariamente la posizione della Banca d’Italia o dell’Eurosistema.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Il circolo vizioso della maternità sul mercato del lavoro*

Precedente

Pneumatici fuori uso: quando l’illegalità vince

Successivo

Inps e Anpal insieme per il ricollocamento

  1. È un ottimo articolo che affronta l’analisi della ricollocazione delle persone peró credo che entrambi i settori dell’intrattenimento e del turismo e ristorazione riassorbiranno interamente la manodopera espulsa a causa del COVID , più difficile è il tema della manodopera espulsa per il miglioramento tecnologico che riduce le ore lavorate e ne aumenta la produttività. Nel settore alberghiero di cui mi occupo l’automazione ridurrà del 20% le ore richieste in molti reparti.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén