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Come fare un’Imu più equa

Le simulazioni mostrano che è possibile una manovra di rimodulazione dell’Imu che aumenti il grado di progressività dell’imposta a parità di gettito. A condizione però di accettare un aumento dell’aliquota per gli immobili diversi dall’abitazione principale.
RIFORMARE L’IMU A PARITÀ DI GETTITO
Nella recente campagna elettorale sono state avanzate alcune proposte di rimodulazione dell’Imu, per renderla più progressiva. Su questo sito Massimo Bordignon, Simone Pellegrino e Gilberto Turati  hanno già analizzato le implicazioni della proposta di Pier Luigi Bersani di esentare dall’imposta le abitazioni di residenza il cui carico Imu sia inferiore a 500 euro, ipotizzando il recupero del gettito perso attraverso un’imposta patrimoniale aggiuntiva sulle grandi ricchezze immobiliari.
Proponiamo qui due esercizi in cui il gettito necessario alle riforme viene recuperato all’interno della stessa Imu, attraverso un aumento dell’aliquota applicata sugli altri immobili.
Tralasciando i noti problemi di equità dell’imposta, già esaminati anche in altri interventi su lavoce.info, proviamo a calcolare con un esercizio di microsimulazione fiscale gli effetti redistributivi di due semplici riforme dell’Imu che assicurino la parità di gettito. (1)
Nella prima simulazione calcoliamo la massima detrazione per la prima casa che può essere finanziata innalzando l’aliquota per gli altri immobili fino al massimo attualmente previsto;
Nella seconda simulazione innalziamo la detrazione per la prima casa da 200 a 500 euro, calcolando a quale livello deve essere portata l’aliquota sugli altri immobili per ottenere la parità di gettito.
I risultati delle simulazioni sono valutati confrontando la variazione di alcuni indicatori di progressività rispetto alla situazione attuale, caratterizzata dall’aliquota base del 4 per mille e dalla detrazione di 200 euro, più l’eventuale detrazione di 50 euro per figlio, se soddisfacente i requisiti. Per gli altri immobili invece, si applica indistintamente l’aliquota base del 7,6 per mille. (2)
Nella prima simulazione si fissa l’aliquota per gli altri immobili al valore massimo previsto per legge, 10,6 per mille, e si calcola la detrazione massima applicabile alle abitazioni di residenza, in modo che il gettito complessivo rimanga inalterato. Aumentando l’aliquota applicabile agli altri immobili di tre punti su mille rispetto all’aliquota di base, il gettito su questi immobili aumenta e con tale incremento è possibile innalzare la detrazione per le abitazioni di residenza da 200 a 309 euro, mantenendo il gettito complessivo inalterato.
Per la seconda simulazione invece, si aumenta la detrazione per le abitazioni principali da 200 a 500 euro. L’aliquota da applicare agli altri immobili, che permette di mantenere il gettito complessivo inalterato, risulta pari al 13,5 per mille, ben più elevata del limite massimo attuale.
Nella tabella sono riassunti i principali risultati ottenuti. In corrispondenza alle diverse detrazioni calcolate, il valore catastale esente aumenta dai 50mila euro attuali a 77.250 e a 125mila nelle due riforme simulate.
Cattura
 
L’EFFETTO REDISTRIBUTIVO
Per il confronto dei tre scenari, presentiamo alcuni indici aggregati che valutano la progressività e l’effetto redistributivo globale dell’imposta, cioè la capacità di ridurre la sperequazione tra i redditi familiari. (3)
La disuguaglianza della distribuzione dell’imposta, misurata dall’indice di Gini, mostra valori crescenti, perché nel passare dalla situazione attuale alle due riforme simulate aumenta il numero di contribuenti esentati e aumenta l’onere su tutti gli altri, quindi l’imposta si distribuisce in modo più diseguale tra i contribuenti. Questo effetto determina un notevole aumento della progressività dell’imposta, come indicato dall’indice di progressività che aumenta dallo 0,27 della situazione base a 0,34 e 0,38 nelle due simulazioni. (4) Infine, anche l’indice di redistribuzione appare più elevato nelle riforme proposte rispetto alla situazione attuale, segnalando un aumento dell’effetto redistributivo (da 0,0025 a 0,0031 e 0,0034). (5) Il valore dell’indice è comunque contenuto perché l’Imu ha aliquote molto basse in relazione al valore degli imponibili considerati e non è quindi in grado, anche se è progressiva, di modificare in modo consistente la distribuzione dei redditi netti familiari.
Si conferma dunque possibile una manovra di rimodulazione dell’Imu che ne aumenti il grado di progressività a parità di gettito, a condizione di accettare un aumento dell’aliquota per gli immobili diversi dall’abitazione principale.
Sulla base di questi risultati possono essere valutate, anche se in modo approssimativo, altre proposte emerse sul tema in campagna elettorale. Ad esempio, una detrazione di 400 euro avrà effetti intermedi tra quelli della situazione attuale e la seconda simulazione. Proposte che intendono abolire del tutto l’Imu sulla prima casa potrebbero far aumentare ulteriormente gli indici di progressività, ma l’effetto redistributivo andrebbe giudicato complessivamente alla luce di ulteriori informazioni sulla copertura della perdita di gettito che ne risulterebbe.
(1)La ballata dell’Imu” di Gilberto Muraro, lavoce.info, 22.01.2013, “Equa, semplice e federalista: troppe qualità per l’Imu” di Dino Rizzi, lavoce.info, 14.04.2012.
(2) Si utilizzano i dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane nel 2010 della Banca d’Italia. In particolare, sono stati tratti, per ogni famiglia del campione, il numero di componenti, il numero e l’età dei figli, il valore degli immobili posseduti, il reddito al netto dell’Irpef.
(3) Gli indici aggregati sono calcolati su valori di imponibili e imposta su base familiare, ponderati e resi equivalenti.
(4) L’indice di Kakwani misura la progressività di un’imposta in termini di scostamento rispetto a un’imposta proporzionale sul reddito, cioè con un’aliquota costante. L’indice vale 0 se l’imposta è distribuita esattamente come il reddito (ad esempio se il 50 per cento più povero possiede il 20 per cento del reddito e paga il 20 per cento dell’imposta), mentre assume valori positivi se la quota dell’imposta pagata dai poveri è inferiore alla loro quota di reddito (ad esempio se il 50 per cento più povero possiede il 20 per cento del reddito e paga solo il 10 per cento dell’imposta).
(5) L’indice di Reynolds-Smolensky misura la redistribuzione del reddito attuata dall’imposta esaminata. Comprende sia l’effetto della progressività dell’imposta (misura dall’indice di Kakwani) che l’effetto dell’aliquota media dell’imposta. A parità di progressività, un’imposta modifica maggiormente la distribuzione del reddito se l’aliquota media è più elevata, cioè se è maggiore il gettito dell’imposta.

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16 commenti

  1. AM

    Già oggi gli immobili che non sono “abitazione principale” sono tassati con un’aliquota non di poco superiore e senza franchigia. La casistica è stata poi ultrasemplificata dall’Autore. Vi sono infatti gli immobili concessi in comodato a figli e genitori che vi hanno residenza e quelli locati a persone residenti. Vi sono poi immobili strumentali per attività artigianali, imprenditoriali e professionali. Per quanto riguarda gli immobili dati in comodato ai familiari, vi sono stati indubbiamente abusi (peraltro facilmente individuabili dai comuni se opportunamente incentivati a farlo), ma nella maggior parte dei casi si tratta di un aiuto dato a persone (giovani e anziani) in difficoltà e quindi una tassazione più pesante appare anche moralmente e socialmente iniqua.

  2. Luigi Calabrone

    Bella teoria, che condurrà ad ulteriore depressione del paese.
    In Italia circa l’ 80% dei cittadini è proprietario della casa in cui abita, anche perché è stato costretto all’acquisto dalla politica folle del dopoguerra, che ha fatto morire il mercato dell’affitto. Moltissimi italiani possiedono in aggiunta altri cespiti immobiliari (case di vacanza, case ereditate, spesso non idonee alle esigenze attuali, eccetera), anche come beni rifugio, acquistati per tutelarsi, nei decenni scorsi, dallo stato stampatore di moneta. (Inflazione al 22% negli anni ’80, eccetera).
    La legislazione fiscale rende difficoltosa (imposte di registro, spese notarili, agenzie immobiliari, eccetera) la riallocazione delle unità immobiliari. Il recente inasprimento dell’IMU, che ha portato allo stato circa 22 miliardi nel 2012, ha portato al crollo del mercato immobiliare, che verosimilmente rimarrà depresso per anni, con conseguenze molto negative sull’economia del paese.
    Prevedere oggi un ulteriore inasprimento fiscale, con la motivazione, puramente teorica, di raggiungere una maggiore equità – quando, di fatto, le aliquote applicate ai redditi di lavoro/pensione sono ormai sproporzionate al potere di acquisto – sembra un esercizio puramente teorico, che non può che accrescere il danno da depressione.
    Tenersi lontano da coloro che non hanno i piedi per terra.

    • Antonino Sabetta

      Perché parla di inasprimento fiscale? L’articolo propone di non variare il gettito complessivo, alleggerendo il carico su quelli che sono proprietari solo della casa in cui abitano. Sono d’accordo con lei che molti italiani possiedono, per le ragioni che lei dice, diversi immobili “poco utilizzabili” (per inciso, io sono tra questi — ed essendo residente all’estero, la mia “prima casa” italiana è tassata come seconda casa); ma è questo un buon motivo per non fare differenza alcuna tra chi possiede solo il tetto che ha sulla testa e chi magari possiede un intero condominio? Lasciare l’IMU com’è migliorerà o peggiorerà l’economia del paese?

  3. serlio

    parlare di IMU più equa è una contraddizione in termini, un’aporia insanabile. si tratta di una patrimoniale sugli immobili introdotta per favorire i ceti parassitari che si alimentano (anche troppo bene!) di spesa pubblica.
    oltre a tassare le prime case sono state tassate anche le imprese, che oltre alla crisi e alla famigerata Irap (ad opera di un altro “professore”..) che ora si indebitano per pagarla.
    la IMU è una vera sciagura che andrebbe immediatamente abolita ed il cui gettito andrebbe recuperato tagliando la spesa pubblica (cosa che l’estensore dell’articolo si guarda bene dall’ipotizzare, dando per scontato che sia sacra ed inviolabile come la costituzione!)

  4. Salvatore46

    Quando hanno fatto la legge sull’IMU hanno ipotizzato una certa cifra che a consuntivo è stata superata di parecchio. Tutti contenti? NO. E’ chiaro che quei personaggi che siedono in Parlamento fanno finta di nulla ma basterebbe questo per aumentare la detrazione base di 100 euro che andrebbe a favorire quanti hanno una casa di poco valore.
    Va bene abolire del tutto ma, immagino, chi l’ha inventata pensava alle sue ville con parco che certamente non ha un IMU da 500 euro!
    Detto questo non dimentichiamo che il primo problema italiano è la corruzione e che nessun SERIO investitore verrà in Italia a portare i suoi soldi.

  5. alfonso

    Ha senso agevolare la prima casa e tassare gli investimenti fissi delle imprese ?
    Non è contraddittorio con il coro del “dobbiamo aiutare le imprese ed il lavoro”?

    • Alberto Baldazzi

      chiedo scusa ma non avevo letto questo contributo prima di scrivere il mio. Alfonso ha assolutamente ragione:l’agevolazione sulla prima casa non ha senso se l’IMU é destinata essenzialmente ai comuni per finanziare i loro servizi.IL TASSARE GLI INVESTIMENTI FISSI delle imprese ….nemmeno, ma su questo aspetto della fiscalità mi sento impreparato.

  6. Alberto Baldazzi

    Come residente in Belgio e proprietario di casa propria, non riesco a capire perché in Italia ci si voglia distinguere con argomentazioni , a mio avviso balorde, su questo tipo di imposta.
    1.L’IMU non é e non deve essere intesa come una patrimoniale ma come una imposta a favore dei Comuni e delle provincie. Attraverso l’IMU i comuni possono finanziare molte cose per il territorio (gestione rifiuti a parte). Questo deve creare occupazione a livello locale e favorire la gestione del territorio.
    2. L’IMU italiana é di gran lunga inferiore a quella che viene richiesta in Belgio o in Francia (dove c’é una patrimoniale in piu’ detta ISF).Per dare una idea e Monti ha disperatamente cercato di spiegarlo, gli italiano pagano meno della metà degli altri.
    3.in tutti i paesi ,per i residenti, non c’é differenza tra prima ,seconda o terza casa.
    4. In generale il reddito catastale é proporzionale ai valori di mercato per quasi tutte le zone urbane delle città europee, in Italia no.
    Pertanto le acrobazie che prevedono esenzioni per le piccole IMU ,non hanno senso. Infine il ragionamento della restituzione dell’IMU per alleviare la perdita economica delle famiglie rasenta l’allucinazione. Restituire i 300 € che mio figlio paga di IMU all’anno non risolvono nulla rispetto al suo bilancio familiare. Restituire 1200 € a un mio amico di Milano ,assai benestante, per i suoi 250 mq di lusso é pedr me un insulto ai giovani senza lavoro o precari.

  7. Carlo Turco

    Mi sembra che la proposta sia tutt’altro che malvagia, nonostante tanti commenti negativi. Vorrei però richiamare l’attenzione su un elemento di discriminazione – che nemmeno questa proposta sembra considerare – derivante dal fatto che il concetto di “abitazione principale” non coincide con quello di “prima casa”. Ne consegue che attualmente chi possiede un’unica casa, che però non possa abitare con il proprio nucleo familiare (perché la casa è troppo piccola, perché si trova troppo lontana dal luogo di lavoro, o addirittura in un comune diverso da quello di residenza) e che magari dà in locazione per compensare l’affitto pagato per la propria residenza, deve pagare una aliquota più alta di chi nell’unica casa di proprietà può risiedere e pari a quella pagata per seconde (o terze, quarte, ecc.) case. Tanto più se l’IMU deve assumere funzione di imposta patrimoniale a carattere progressivo, la proprietà di un solo immobile dovrebbe comunque consentire di accedere all’aliquota di base.

  8. L’IMU è stat invece intesa in parte come una patrimoniale di fatto dal Governo Monti. Infatti una parte dell’IMU va alle casse dello Stato.

    • Alberto Baldazzi

      Anche in Belgio una piccola parte dell’equivalente IMU (precompte immobilier) va allo Stato. Nel mio comune circa il 3% contro circa l’80% al comune, e il resto alla regione/provincia

  9. nonno vincenzo

    Per la mia esperienza c’è un buco “grande come una casa” nel ragionare sulla progressività dell’IMU:
    Conosco alcuni proprietari di 5-10 case, piccole, che affittano a studenti fuori sede o a trasfertisti, e così si garantiscono una pensioe; questi sarebbero i grandi proprietari da tassare.
    Conosco proprietari di centinaia di case, affittate per uffici, alcune anche alla PA, ma che hanno tali case in capo a loro società, talvolta una per ogni casa; a costoro non si potrebbe applicare la progressività.

  10. AM

    Vi sono vari motivi per considerare l’IMU un’imposta pasticciata, ma che comunque rientra nell’imposizione patrimoniale. Un parte dell’imposta va allo Stato. Non colpisce il reddito, talora del tutto assente come nel caso di immobili sfitti, inagibili o abitati dal proprietario. Ha elementi di progressività per franchigia nella prima casa e aliquote maggiorate per le cosiddette seconde case. Anche la quota che va al comune non è per nulla commisurata alla quantità, alla qualità e al costo dei servizi prestati dal comune stesso. E’ noto infatti che le seconde case comportano minori costi per l’amministrazione comunale, mentre invece pagano IMU con aliquote maggiorate. In Italia non piaceva agli elettori la parola “patrimoniale” e allora con astuzia levantina si è introdotta una patrimoniale mascherata, come l’IMU e quella che colpisce gli investimenti finanziari del risparmio. Ovviamente ciò non esclude che in futuro sia introdotta una “patrimoniale” palese, ma dovrebbe ragionevolmente colpire solo i grandi patrimoni. E per grandi patrimoni penso a quelli superiori a 10 milioni di Euro.

  11. aldo maugeri

    Per rendere l’imu ancora più progressiva si possono portare le aliquote anche al 2% oppure al 3% se necessario oppure si possono dierettamente far confluire le case in un fondo statale che poi le rivenda.L’università va propio riformata se c’è gente che scrive queste cose.E poi come era da attendersi siamo passati da una patrimoniale sui grandi patrimoni ad una su tutti.Ma lo sapete che le cascine i magazzini sono considerati seconda casa.Lo sapete che le case date ai figli sono seconda casa?

  12. aldo maugeri

    Per rendere progressiva l’imu bisogna basare le aliquote anche sul reddito del propietario.A parità di immobile posseduto l’imu pesa tantissimo per i bassi redditi e pochissimo per i redditi alti.Non tutti quelli che hanno una seconda casa sono così ricchi da poter pagare aliquote così alte.

  13. AM

    E quindi questa imposta ha carattere patrimoniale anche in Belgio. Ciò non esclude che vi possa essere un’altra imposta patrimoniale con un nome diverso. Il Belgio, come l’Italia, non è stato amministrato bene in passato, accumulando un forte debito pubblico che è poi stato ridotto ricorrendo anche a elevata tassazione. Sono sempre i cittadini che poi devono sostenere a loro spese le politiche di correzione degli errori di malagestione della cosa pubblica.

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