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Detrazione unica e imposta negativa per cambiare l’Irpef

Nell’ambito della prossima riforma dell’Irpef, le detrazioni per reddito da lavoro e il bonus Irpef dovrebbero essere sostituite da una detrazione unica fissa fino a un dato livello di reddito, prevedendo anche un’imposta negativa. Ecco chi avvantaggerebbe.

Una proposta per razionalizzare le detrazioni

La riforma fiscale è uno dei temi importanti nell’agenda politica dell’Italia nei prossimi anni. È infatti attesa la legge delega del Parlamento al governo, preceduta da un’importante istruttoria condotta dalle Commissioni finanze di Camera e Senato, ove si sono sentiti i pareri di esperti e istituzioni.

Vari sono i temi emersi per una riforma complessiva dell’imposta sul reddito. Tra questi, di estremo rilievo sono l’allargamento della base imponibile, il riordino della tassazione dei redditi finanziari e di impresa, la scelta dell’unità impositiva (individuo o famiglia), la riduzione delle spese fiscali e la necessità di ovviare all’erraticità delle aliquote marginali. In particolare, quest’ultimo problema è dovuto alla convivenza di varie detrazioni decrescenti con il livello del reddito: quelle per reddito da lavoro, quelle per figli e coniuge a carico e il bonus Irpef. Inoltre, gli incapienti non riescono a usufruire a pieno delle detrazioni previste dalla legge.

In questa nota ci occupiamo dell’erraticità delle aliquote marginali e dei contribuenti incapienti. Entrambi i problemi si potrebbero risolvere sostituendo le detrazioni attualmente previste per reddito da lavoro (quelle per figli a carico sono già state assorbite dall’assegno unico) e il bonus Irpef – che sono legati al livello del reddito – con una detrazione unica fissa per tutti fino a un dato livello di reddito. La detrazione dovrebbe valere per tutti, anche per coloro i quali hanno redditi che implicherebbero un’imposta lorda inferiore alla detrazione. In questo caso, sarebbe prevista un’imposta negativa pari alla differenza tra la detrazione e l’imposta lorda dovuta.

In particolare, attraverso un modello di micro-simulazione che utilizza i dati EU-Silc, stimiamo che l’azzeramento di tutte le detrazioni per tipologia di reddito comporterebbe un aumento del gettito di imposta di circa 36,41 miliardi di euro. La sostituzione del bonus Irpef implicherebbe invece un risparmio per le casse erariali di circa 16,03 miliardi di euro. In totale si libererebbero quindi 52,44 miliardi. In più, potrebbe essere possibile ipotizzare una riduzione delle tax-expenditure, in particolare il 50 per cento delle detrazioni per incentivi e del 33 per cento delle detrazioni per oneri personali. Si libererebbero altri 3,5 miliardi. Il taglio delle spese fiscali potrebbe anche essere più puntuale, distinguendo nel dettaglio le singole voci, ma così sarebbe sicuramente più difficile trovare un accordo. Inoltre, sarebbe opportuno adottare le modifiche di aliquote e scaglioni previste dalla proposta dell’Upb per ovviare all’ampio salto di aliquota marginale del terzo scaglione. La proposta dell’Ufficio parlamentare di bilancio prevede l’abbassamento di tre punti dell’aliquota marginale legale del terzo scaglione (da 38 a 35 per cento) e di due punti dell’aliquota marginale legale del quarto (da 41 a 39 cento), insieme a un incremento di un punto dell’aliquota marginale massima, dal 43 al 44 per cento. Inoltre, riduce l’ampiezza del terzo scaglione portandola da 28 mila a 35 mila e amplia il quarto comprendendo i redditi da 35 mila a 75 mila.

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Le detrazioni abolite potrebbero essere sostituite da un’unica detrazione pari a 1.840 euro, identica per tutti i contribuenti il cui reddito complessivo è inferiore o uguale a 55 mila euro. La detrazione unica di 1.840 euro definisce una no tax area per tutti i contribuenti (dipendenti, pensionati e autonomi) con reddito inferiore o uguale a 8 mila euro, mantenendo l’aliquota per redditi più bassi pari al 23 per cento. Per redditi inferiori a 8 mila euro l’intero importo della detrazione dovrebbe essere fruibile con l’introduzione dell’imposta negativa. Ad esempio, un contribuente con un reddito dichiarato pari a 7 mila euro, riceverebbe un trasferimento di 230 euro (1.840-1.610), mentre un contribuente che ha reddito pari a 3 mila riceverebbe un trasferimento di 1.150 euro (1.840-690). Nella simulazione abbiamo previsto che né l’imposta negativa, né le altre detrazioni possano essere godute per familiari che la legge attuale definisce a carico.

Stimiamo che l’imposta netta Irpef dopo la modifica delle aliquote e scaglioni, l’annullamento delle detrazioni per tipologie di reddito, la riduzione delle tax expenditure e l’introduzione della detrazione unica e della contestuale imposta negativa sia pari a 138 miliardi di euro. Considerando che l’imposta netta pre-simulazione è pari a 163 miliardi di euro (includendo il gettito aggiuntivo ottenuto dall’annullamento delle detrazioni per figli a carico che saranno sostituite dall’assegno unico) e che l’ammontare del bonus Irpef è pari a 16,03 miliardi di euro, il costo complessivo della riforma fiscale dovrebbe aggirarsi intorno ai 9 miliardi di euro. La somma sostanzialmente coincide con i trasferimenti attivati dal nuovo sistema di imposizione negativa a favore delle classi di reddito più basse.

La figura 1 riporta le aliquote marginali effettive allo stato attuale per i lavoratori dipendenti, considerando anche l’impatto del bonus Irpef (linea blu continua) e quelle risultanti dalla nostra simulazione (linea gialla). L’andamento delle aliquote marginali effettive viene ampiamente regolarizzato.

Gli effetti distributivi

In termini distributivi (tabella 1), la proposta, prevedendo non solo una no tax area come il sistema attuale ma anche un’imposta negativa, favorisce in particolar modo le classi di reddito più basse (da 0 a 7.500 euro). Per le classi di reddito intermedie (da 7.500-35 mila), i risultati della simulazione mostrano una sostanziale invarianza del reddito disponibile rispetto all’attuale situazione. Si registra invece un aumento di reddito disponibile in media del 2,5 per cento circa per i contribuenti con un reddito tra 35 mila e 55 mila euro. Invece i cittadini con redditi superiori a 55 mila, per i quali non varrebbe la detrazione unica, vedono diminuire il loro reddito medio a disposizione, anche se in maniera non significativa. 

La proposta oltre a implicare una maggiore equità nel sistema, risolverebbe parte del problema della cosiddetta trappola della povertà legato al reddito di cittadinanza, visto che per chi ne è beneficiario un incremento unitario di reddito implica un decremento unitario del trasferimento. Nel caso di imposta negativa, invece, un incremento unitario del reddito implicherebbe un decremento dell’imposta negativa (trasferimento) pari all’aliquota marginale del 23 per cento. Sarebbe ovviamente necessario un meccanismo di integrazione tra reddito di cittadinanza e imposta negativa.

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L’introduzione di un’imposta negativa incentiverebbe, infine, in caso di bassi redditi, sia l’offerta di lavoro che l’emersione dal lavoro nero. Inoltre, sarebbe sicuramente una misura di sostegno al reddito più semplice e trasparente rispetto agli attuali trasferimenti monetari, che potrebbero quindi essere ridimensionati.

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  1. Roberto

    Forse mi sbaglio ma ho il dubbio che gli autori non tengono conto che già il sistema attuale è prevista l’imposta negativa.

    A pagina 22 figura 8 del UpB da 8.000 a circa 12.500 a seguito del trattamento integrativo l’imposta è “negativa”.
    Pagina 23 del UpB: “Tra gli 8.150 e i 12.500 euro, …… i contribuenti beneficiano di un trasferimento che può valere fino al 15 per cento del reddito percepito (aliquota negativa).”

    Nell’articolo si specifica che “per le classi di reddito intermedie (da 7.500-35 mila) i risultati mostrano una sostanziale invarianza del reddito disponibile rispetto all’attuale situazione”

    Sistema attuale:
    Imponibile Fiscale: 12.500
    Imposta lorda: 2.875,00 (23%)
    Detrazioni lavoro dipendente: 1.677,05
    Trattamento integrativo: 1.200,00
    Imposta netta: 2.875,00 – 1.677,05 – 1.200,00 = -2,05 (imposta negativa!)

    Sistema proposto dagli autori (se ho capito bene):
    Imponibile Fiscale: 12.500
    Imposta lorda: 2.875,00 (23%)
    Detrazione unica: 1.840,00
    Imposta netta: 2.875,00 – 1.840,00 = 1.035,00

    Purtroppo il trattamento integrativo (e prima il Credito Renzi) ha creato una disparità enorme difficile da gestire in fase di riforma fiscale.

    Fino a 8.150 -> 0,00 di trattamento integrativo
    Da 8.151 -> 1.200 di trattamento integrativo

  2. Alberto Lusiani

    Per coerenza con la vostra proposta, le detrazioni (IRPEF e famiglia) dovrebbero rimanere costanti per tutti anche sopra 55000. Altrimenti l’aliquota marginale rimane superiore da 55mila Euro di imponibile IRPEF fino a ~80mila Euro con un picco che supera l’aliquota marginale di chi ha redditi ancora superiori. Come nel presente e poco compatibile con la progressivita’ costituzionale. La figura allegata secondo me non rappresenta correttamente l’azzeramento della detrazione IRPEF a 55mila Euro, che produce un picco superiore come area al picco attuale, che nel vostro grafico scompare perche’ di larghezza zero, perche’ c’e’ un taglio invece di una diminuzione graduale col reddito come ora. Il grafico illustrativo per quei redditi e’ quindi fuorviante.

  3. Mahmoud

    Una soluzione ottimale per garantire redditi agli inoccupati/disoccupati (quali de facto i percettori cronici di RdC) sarebbe di convogliare anche gli stanziamenti del reddito “di cittadinanza” all’interno dell’aliquota negativa (con valore massimo dunque a reddito=zero) ed una progressiva riduzione di questo importo massimo sotto forma di detrazione che si annulla a una determinata soglia (55k euro annui? boh, a me sembrano pochi, ma tant’è).
    P.S.
    Attenzione che non tutte le detrazioni dei dipendenti per figli sono state ricondotte all’assegno unico, dato che alcuni altrimenti si sarebbero visti diminuire i già irrisori sostegni alla loro prole, stante l’attuale meccanismo dell’assegno unico basato su ISEE che di fatto penalizza le coppie in cui anche la componente femminile si permette addirittura di lavorare a tempo pieno, quindi di essere troppo ricca per necessitare di aiuti.

  4. Alberto

    Nell articolo dite: “Invece i cittadini con redditi superiori a 55 mila, per i quali non varrebbe la detrazione unica, vedono diminuire il loro reddito medio a disposizione, anche se in maniera non significativa.”
    Tuttavia nella tabella i redditi da 55000 a 60000 hanno una variazione del reddito medio disponibile del +4%. Qundi o c’è un errore in uno dei due casi o mi sfugge qualcosa nell’interpretazione della tabella…

  5. FrancescoM.P.

    E’ necessaria una riforma fiscale per eliminare l’iniquo trattamento del terzo scaglione di reddito.Bisogna modificare la curva ed agire sulla tassazione indiretta di alcuni consumi. Penso ai tabacchi,agli alcolici,alle bibite zuccherate ai grassi che poi incidono anche sul sistema sanitario.Gli infermieri ed i medici meritano un maggiore riconoscimento per quanto fanno.Troppi medici emigrano e sono gratificati all’estero, vuol dire quindi che la preparazione italiana non è poi così scadente.

  6. Nicola

    Con una pensione lorda di 1527€ come funzionano le distrazioni

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