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La giustizia efficiente porta investimenti esteri

La qualità delle istituzioni è un fattore decisivo nelle decisioni di localizzazione delle multinazionali. Tendono perciò a concentrare i loro investimenti in alcune aree. Per questo la riforma della giustizia può essere un’occasione per ridurre i divari.

La riforma della giustizia, approvata di recente, ha nella riduzione dei tempi dei procedimenti giudiziari italiani uno dei suoi principali obiettivi. È ormai noto che l’inefficienza giudiziaria è un problema con enormi risvolti sull’economia, per esempio sul mercato del lavoro, sulla dimensione delle imprese o sugli appalti pubblici. Meno menzionato, ma non meno importante, è il fatto che l’efficienza giudiziaria ha effetti anche sulla capacità di attrarre investimenti diretti esteri (Ide).

La scarsa attrattività dell’Italia rimane una delle questioni aperte in ambito internazionale e come dimostra il Global Attractiveness Index (Gai) l’Italia nel 2020 si posiziona solo al 18° posto, confermando il risultato dell’anno precedente (Rapporto Ice 2020): l’Italia, pur presentando un potenziale di attrazione medio-alto, non è molto lontano dai paesi a potenziale medio-basso.

La qualità delle istituzioni è un fattore trainante delle decisioni di localizzazione delle imprese multinazionali. Tra le caratteristiche più capaci di influenzare le scelte delle imprese sui paesi di destinazione, di solito, si considerano l’efficienza della pubblica amministrazione, la tutela dei diritti di proprietà, l’enforcement dei contratti, la stabilità politica e i tassi di corruzione e criminalità. È indubbio quindi che un miglioramento medio dell’efficienza del sistema giudiziario possa contribuire ad aumentare il grado di attrattività del nostro paese. Passando dal livello nazionale al livello locale, le scelte di localizzazione delle imprese estere risentono fortemente delle caratteristiche delle aree geografiche, soprattutto in termini di grado di sviluppo, dotazione di capitale umano e know-how. Di conseguenza, le imprese estere tendono a concentrarsi in alcune aree all’interno del paese, contribuendo potenzialmente a inasprire eventuali disuguaglianze già esistenti.

L’importanza di processi rapidi

In una recente ricerca si mostra l’importanza dell’efficienza giudiziaria a livello locale come ulteriore elemento in grado di spiegare le scelte di localizzazione delle imprese straniere all’interno del paese. La ricerca analizza come la distribuzione geografica degli Ide a livello comunale sia stata influenzata negli anni dal 2006 al 2011 dal miglioramento o dal peggioramento dell’efficienza giudiziaria nei circondari, che rappresentano l’area geografica di riferimento per i tribunali territoriali di primo grado. Le imprese multinazionali sono sensibili all’efficienza della giustizia locale poiché la lunghezza dei processi porta con sé un aumento dei costi legali e riduce la tutela dei contratti.

La ricostruzione del numero di Ide presente in ogni comune italiano nel periodo considerato è stata svolta utilizzando i dati Aida pubblicati da Bureau Van Dijck. Nella figura 1, il colore verde evidenzia una variazione positiva nel numero di Ide per ogni comune, mentre il rosso una variazione negativa. La minore attrattività del nostro paese si conferma essere nelle aree del Sud e delle Isole.

Figura 1 – Variazione del numero di Ide per comune e variazione dell’indicatore di durata per circondario, 2006-2001

Fonte: Can judicial efficiency improve territorial attractiveness to FDI? The Italian experience

In figura 1, a destra, è riportata la variazione di un indicatore di durata (in mesi) dei procedimenti, calcolata a livello di circondario. Le aree più scure evidenziano un peggioramento della durata e quindi dell’efficienza giudiziaria, mentre le aree più chiare un miglioramento dell’efficienza giudiziaria. Come si può notare, esiste una grande eterogeneità a livello territoriale nell’andamento temporale dell’efficienza giudiziaria e anche aree del Nord Italia sono caratterizzate da peggioramenti di efficienza, così come aree del Sud Italia da miglioramenti.

L’analisi svolta nella ricerca evidenzia come l’efficienza giudiziaria sia un fattore di attrattività importante, soprattutto nella logica di “mantenere” tali le diverse aree territoriali più che “renderle” attrattive: una riduzione della durata dei processi di 14 mesi è associata a un Ide ogni 100 mila abitanti in più.

Inoltre, il settore più sensibile a questioni giudiziarie è quello dei servizi ad alta intensità di conoscenza (knowledge intensive), probabilmente a causa della scarsa commerciabilità internazionale dei servizi.

In conclusione, appare evidente che riforme in grado di migliorare l’efficienza complessiva del sistema Italia hanno un effetto positivo sulla capacità del paese di attrarre e trattenere Ide e che in presenza di un sistema economico efficiente politiche di promozione degli Ide possono diventare ridondanti. Bisogna saper cogliere l’occasione della recente riforma della giustizia per assicurare una uguale efficienza dei tribunali in tutte le aree del paese, in modo da ridurre la disuguaglianza nella distribuzione degli Ide e dei loro potenziali benefici sul territorio nazionale.

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  1. Mattia Ferrari

    Lo studio mi ricorda un vecchio post de La Voce:
    https://www.lavoce.info/archives/1321/con-tribunali-lumaca-limpresa-resta-piccola/
    L’art. 18 del codice di procedura civile dice che “Salvo che la legge disponga altrimenti, è competente il giudice del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio”, e l’art. 19 dice che “Salvo che la legge disponga altrimenti, qualora sia convenuta una persona giuridica, è competente il giudice del luogo dove essa ha sede”, ovvero, se, investo in una società a Roma e poi questa società conclude contratti con delle società di Milano e di Napoli per poter agire nei confronti delle mie controparti devo incardinare la causa a Milano e a Napoli e non a Roma.
    Intesa in questi termini la ricerca sembra poter dimostrare soltanto che ci sono più FDI in quei comuni in cui è più facile subire a proprio carico una sentenza di condanna, quasi che le multinazionali aspirino di più ad una giustizia rapida che non a non vedersi condannate, cosa che mi sembra un po’ strana.

  2. Lantan

    La riforma Cartabia non accelera i processi: semplicemente li fulmina. E’ un po’ come se il Parlamento facesse una legge in base alla quale se uno si ammala di polmonite ed entra in Ospedale, i medici hanno due settimane di tempo per curarlo. Se guarisce entro il tempo stabilito dalla legge, bene. Altrimenti lo dimettono. E magari il paziente muore! Stabilire che i processi d’Appello debbano durare due anni altrimenti arriva l’improcedibilità significa proprio questo. Uno che viene condannato per furto al processo di primo grado, si trova un bravo avvocato esperto nel dilazionare i tempi così da far durare il processo d’Appello più di due anni (in molte regioni italiane la durata media dell’Appello è maggiore di due anni!). E così anche se colpevole, viene liberato per improcedibilità. Secondo voi gli investitori esteri verranno in Italia con una riforma del genere??

  3. Condivido il punto di vista degli autori. Penso (So) tuttavia che l’investitore estero non guarda tanto l’efficienza locale della giustizia quanto il sistema in genere, e semmai nei pochi luoghi nevralgici che non devo elencare. La recente riforma della giustizia è per me difficile da valutare, perché molto articilata, complessa, tecnica. Mi aspettavo un progetto più sintetico, più sistemico. Nel frattempo sospendo il mio giudizio, tranne su un punto: la prescrizione dell’azione penale (PAP). Anche quella interessa gli investitori stranieri perché si colloca in alto del sistema giudiziario in qanto riguarda le irregolarità più gravi, appunto penali, quindi spesso dolosi, intenzionali. La riforma Catarbia della PAP per me è una grave delusione. In sostanza si continua a utilizzare la PAP per accorciare i tempi della giustizia (penale), mentre l’investitore (estero e italiano) desidera la certezza del diritto e della pena in caso di colpevolezza. Il regime italiano della PAP prima e dopo Catarbia è un unico nel paesaggio giuridico europeo che conosco (core-Europe più UK). Ovunque l’azione penale interrompe a priori definitivamente la prescrizione. Per difendere il suo “compromesso” (sic) la ministra ha detto che intanto spesso la PAP interviene in fase investigativa. Ma questo è assurdo! Ovunque la PAP continua in linea di massima a correre durante le indagini e solo se il pubblico ministero decide di rinviare a giustizia s’interrompe. Questo dà inevitabilmente un certo potere “discrezionale” alle procure, con e senza obbligatorietà dell’azione penale (un principio molto relativo!). Ma con la riforma anche un ampio potere discrezionale dei giudici (di far durare il processo e terminare il procedimento con la prescrizione) rimane. Mi sento molto garantito sia come vittima sia come semplice cittadino sia come accusato innocente nei paesi limitrofi (considerati giustizialisti in Italia) dove la PAP s’interrompe per decisione delle autorità giudiziarie che per legge devono portare il loro lavoro a termine, con una decisione motivata. Ci sono altri metodi per accorciare i tempi dei processi (penali): rivedere il regime delle formalità e delle nullità permettendo alla pubblica accusa la sanatoria se i diritti sostanziali della difesa sono rispettati; impedire che atti e comportamenti non giustificati dell’accusato possano allungare il processo a propria convenienza (del tipo “non posso venire all’audienza perché ho un appuntamento dal medico”, eventualmente a Parigi, degli argomenti sentiti negli ultimi dieci anni). Per la PAP la riforma Catarbia è dal mio punto di vista una grande delusione, un’occasione mancata che non tornerà facilmente. Era molto preferibile la riforma Bonafede, prima del lodo Conte, anche se ancora distante dallo standard di stato di diritto dei paesi sopramenzionati.

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