La manovra 2022 prevede una revisione delle aliquote Irpef e una estensione del Superbonus per le ristrutturazioni. A conti fatti, entrambi gli interventi portano benefici maggiori alle fasce di reddito più abbienti.
Nella Legge di bilancio attualmente in discussione in Parlamento, è prevista una revisione dell’Irpef e una estensione del Superbonus 110 per cento. Entrambi i provvedimenti hanno conseguenze distributive rilevanti.
Verosimilmente, l’obiettivo principale della revisione Irpef in questa fase è quello di eliminare l’andamento erratico delle aliquote marginali nella fascia compresa tra 28 mila e 50 mila euro e di ridurre la pressione fiscale sul reddito delle persone fisiche. Un effetto importante di questa riforma è quello di generare un risparmio di imposta di circa 7 miliardi, distribuito prevalentemente sui redditi da 35 mila a 75 mila euro, che ha portato a una riduzione della progressività dell’Irpef. Basti considerare che il reddito imponibile medio ai fini Irpef è stato nel 2019 di 21.800 euro e che il 90 per cento dei contribuenti ha dichiarato un reddito inferiore ai 40.000 euro. Fra i 35 e i 75 mila euro si trovano circa il 10 per cento di tutti contribuenti. In questa fascia, stimiamo con i dati EU-SILC che ricada il 57 per cento del risparmio d’imposta. I contribuenti con più di 75 mila euro sono invece il 2,5 per cento, cui corrisponde (sempre secondo la stima con dati EU-SILC) il 22 per cento del risparmio di imposta.
Nel dibattito attuale, inoltre, poco si è detto sull’impatto distributivo del Superbonus. Il disegno della legge di bilancio, nella formulazione iniziale proposta dal governo, prevedeva un tetto Isee di 25 mila euro per l’accesso al Superbonus per le unità immobiliari adibite ad abitazione principale per le persone fisiche, esclusi quindi i condomini. Tuttavia, tale norma è stata cancellata in questi giorni da un emendamento approvato dalla Commissione Bilancio del Senato. Quindi, attualmente, può usufruire dell’agevolazione chiunque sia proprietario di un’abitazione, senza limiti di reddito.
Questo provvedimento pone un forte problema di equità, visto che è molto probabile che i principali beneficiari saranno coloro che possiedono immobili di elevato valore (qui e qui).
Ci chiediamo come le diverse classi di reddito beneficeranno delle minori imposte, sia da revisione Irpef, che da Superbonus 110 per cento nel corso dei prossimi cinque anni, ovvero dal 2022 al 2026. Per il quinquennio 2022-2026 sono previsti oneri per finanziare il Superbonus pari a 31,2 miliardi, come attestano le relazioni tecniche di vari documenti governativi (per esempio, a pagina 102 dell’audizione dell’Upb). È verosimile pensare che le spese finanziate con il Superbonus si distribuiranno in modo simile a quelle relative al recupero del patrimonio edilizio e a quelle per l’efficientamento energetico. Quindi, per simulare la distribuzione delle spese necessarie a finanziare il Superbonus, utilizziamo la distribuzione per classi di reddito delle detrazioni per spese recupero patrimonio edilizio e per interventi finalizzati al risparmio energetico (dichiarazioni fiscali 2019). La revisione dell’imposta Irpef viene simulata utilizzando i dati Eu-Silc. In quest’ultimo caso, moltiplichiamo per cinque il beneficio annuale.
La figura 1 mostra come i benefici del Superbonus crescano al crescere del reddito: ne beneficeranno infatti in maniera minima i redditi bassi e quelli medi mentre quelli alti ne beneficeranno in maniera notevole (fino a raggiungere i 14 mila euro in media per i redditi superiori ai 300 mila euro annui). La fascia di reddito compresa tra 50 e 60 mila euro, quella che maggiormente beneficerà della rimodulazione delle aliquote e delle detrazioni Irpef previste nella Legge di Bilancio, riceverà in 5 anni circa 6 mila euro in più, di cui 3.200 euro grazie alla revisione Irpef e 2.800 euro per il Superbonus. Dai 60 mila euro in poi, la quota del Superbonus sarà maggiore di quella relativa alla revisione Irpef. In particolare, chi ha un reddito compreso fra 200 e 300 mila euro avrà in media agevolazioni dal Superbonus pari a 9.500 euro e una diminuzione di imposta per la revisione Irpef pari a 480 euro.
Ipotizziamo ora di limitare la fruizione del Superbonus utilizzando come criterio il reddito complessivo lordo. Se non consentissimo di utilizzare il Superbonus a coloro che hanno redditi superiori a 200 mila euro, si potrebbero recuperare in cinque anni 1,1 miliardi di euro; se il limite fosse di 100 mila euro, il recupero sarebbe di 3,5 miliardi. Infine, nel caso in cui si prevedesse l’impossibilità di utilizzare il Superbonus per chi ha redditi superiori a 50 mila euro, il risparmio di imposta sarebbe di 9,6 miliardi, che corrisponde a circa due miliardi all’anno.
Queste risorse potrebbero forse avere un utilizzo socialmente più desiderabile delle ristrutturazioni degli immobili di persone a reddito alto. Potrebbero per esempio essere utilizzate per compensare, tramite adeguati strumenti fiscali, i redditi più bassi che sono quelli meno favoriti dalla revisione Irpef in via di approvazione. L’operazione potrebbe essere opportuna, visto anche l’attuale contesto economico e sociale, che si è notevolmente deteriorato negli ultimi anni. Per esempio, circa 4,6 milioni di persone vivono oggi in condizione di povertà assoluta, contro i 2,8 milioni del 2008 (dati Istat).
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Marcello
Oltre il 70% delle famiglie possiede un immobile e come già detto infinite volte la ricchezza delle famiglie italiane è 8,6 volte il reddito disponibile: la più alta del mondo. Promuoviamo bonus di varia forma ed entità che ricadono sui possessori di iimobili o peggio come nel caso dei bonus vacanze, bici ecc su chi ha un certo reddito dichiarato ai fini IRPEF. Ma si può sapere di cosa si sta parlando o forse qualcuno ritiene le dichiarazioni IRPEF una foto del Paese, cioè della seconda manifattura d’Europa e il 7 paese più industrializzato del mondo? Le abitazioni delle famiglie valgono 5247 mld di euro e non ho capito perchè la fiscalità generale deve finanziare i proprietari di casa, forse che qualcuno ha scambuato il diritto alla casa con il diritto alla casa di proprietà? Nel 2014 circa il 70% dei 25 milioni famiglie italiane possedevano l’abitazione di residenza, contro il 50% nel 1977, e oggi questa percentuale è cresciuta ancora. Vorrei darvi qualche numero che riguarda la copertura assicurativa di un patrimonio vetusto, mal costruito e locato nei posti sbagliati che viene giù a ogni sospiro della terra.: soltanto una quota limitata
delle assicurazoni sugli immobili, in genere legate all’erogazione di mutui, contiene un‘estensione delle coperture agli eventi catastrofali. In questo sottoinsieme sono comprese le polizze sul rischio terremoto (188 mila), quelle sul rischio di alluvione (185 mila) e le polizze che coprivano le due tipologie (62 mila). Fatti i conti si tratta di 435mila contratti assicurativi, pari a circa il 5% delle polizze sulle abitazioni ed a circa il 2% del patrimonio abitativo nazionale complessivo. In
conclusione una casa su 50, in Italia, è coperta da una polizza assicurativa contro i
rischi di catastrofi naturali, il terremoto, un’alluvione o entrambi. Invece di far pagare a tutti, anche a chi vive in affitto, le ristrutturazioni degli immobili privati, non sarebbe stato meglio finaziare la nascita di un mercato assicurativo sui rischi catastrofali che avrebbe di fatto impedito ogni nuovo abuso edilizio, l’adeguamento statico degli immobili e soprattutto il pagamento di ormai insostenibili interventi di ricostruziione post calamità? Complimenti proprio una bell’intervento di politica economica!
Carlo F.
Chapeau da uno dei titolari di polizza casa contro rischio catastrofe naturale e terremoto!
Mario
Siamo un paese in malora, non c’è nessuno stimolo alla crescita tanto c’è l’assistenza. Con un reddito di 45.000 per la prima volta pagherò due soldi in meno di irpef per finanziare l’asilo ai colleghi che ne guadagnano 20.000, gli stessi colleghi che non fanno un’ora di straordinario o che non hanno nessuna responsabilità nel lavoro. I vari bonus legati all isee purtroppo in Italia fanno sì che chi guadagna 1000 euro al mese viva come chi ne guadagna 1800… I primi fanno figli e i secondi no proprio perché non avendo nessun tipo di agevolazione si troverebbero a vivere peggio di chi lavora per 1000 euro. E i risultati in giro si vedono. Per non parlare del reddito di cittadinanza, importo che spesso supera quelli di chi lavora onestamente magari part time. Intanto il debito sale ed arriverà il conto come nel 2011. E a pagare saranno ovviamente ancora una volta quelli che hanno capienza fiscale….quelli a cui in nome della progressività si vorrebbero ancora alzare le tasse. Per pagare le cure di chi non da nulla alla collettività e magari è anche no Vax. Per carità!
cardif
In fase esecutiva, il superbonus darebbe lavoro agli esecutori dei lavori.
Se però quel 30% e piú di utile va nelle tasche di tecnici ed imprenditori resta poco in quelle della bassa e povera manovalanza.
Alla lunga, invece, il guadagno andrà ai proprietari, in termini di rivalutazione dell’immobile e di risparmio energetico. O in aumento della rendita da locazione a scapito di chi la casa non ce l’ha.
La pezza per un anno della riduzione dei contributi ridurrà pure il monte contributivo, e quindi la futura pensione.
La riformina irpef dà più vantaggi ai redditi più alti. Col calcolo della % si vuol far credere che chi ha di meno ha un ‘peso’ maggiore di beneficio (Draghi dixit).
Fantasie degli economisti. Bah.
Il maggior risparmio delle classi più agiate andrà in rendite finanziarie piú vantaggiose e non in consumi, come succederebbe se si aiutassero di piú i redditi bassi. Lo ha dimostrato l’intervento degli 80 €.
Una riforma seria sarebbe quella di unificare irpef, imu, tasse su auto ecc e tassare l’ISEE, con qualche aggiustamento.
Ci riuscirà qualcuno?
Luce
Una riforma seria dovrebbe portare:
Tasse al 10% x RNetto per tutti indistintamente;
Cassa Pensioni Privata per tutti indistintamente, finirebbe la truffa dei ladri di stato che non pagano e riscuotono pensioni di platino;
Spese per ristrutturazioni detraibili come qualsiasi altra spesa per tutti indistintamente.
Tetto stipendi pubblici a 50.000,00 euro /anno max.
pieffe
La riduzione delle aliquote IRPEF beneficia chi sta negli scaglioni superiori, che si cuccano per intero le riduzioni (una o più). Inoltre, la soppressione di uno scaglione è un altro passetto verso verso un’imposta sempre meno progressiva, dopo la soppressione di decine di scaglioni nel passato. Il messaggio politico è chiaro e forte; e guai a chi ha da ridire. Il superbonus (110%!!!!) invece è più che altro la pazza idea di qualche scombiccherato, incapace di capirne le conseguenze; il saccheggio delle casse pubbliche e la rovina di famiglie messe in mezzo tra amministratori di condominio e ditte.
Federico Leva
Un articolo sul superbonus che non menziona nemmeno il cambiamento climatico è poco credibile. L’atmosfera non guarda a quanto ricco o povero fosse chi ha prodotto la CO2.
L’unico dato rilevante è quale sia il costo per tonnellata di CO2 evitata. (I dati iniziali lasciano pensare che sia molto alto, specie per gli interventi su singoli appartamenti, ma non ho controllato gli aggiornamenti piú recenti.)
Le previsioni sugli effetti redistributivi appaiono fragili se non considerano l’effetto sull’occupazione.