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Lo sviluppo in panne sulla Salerno-Reggio Calabria

È opinione diffusa che le infrastrutture di trasporto favoriscano lo sviluppo delle aree servite. Ma spesso le opere portano a una semplice ricollocazione dell’attività economica. Sembra confermarlo anche il caso della Salerno-Reggio Calabria.

Le infrastrutture di trasporto favoriscono lo sviluppo locale?

A colpo d’occhio pare evidente che ci sia una correlazione tra reti di trasporto e sviluppo locale: il mondo è pieno di aree ricche che sono fortemente connesse con il resto del mondo. Tuttavia, come sottolineato da Jilles Duranton e Anthony J. Venables, “da questa evidenza non discende che tutti i luoghi ben collegati siano ricchi o che il miglioramento della connessione infrastrutturale porti necessariamente allo sviluppo”. In effetti, gli studi empirici sul tema suggeriscono cautela. La letteratura scientifica raccolta da Jilles Duranton, Geetika Nagpal e Mattew Turner è concorde nel ritenere che gli investimenti in infrastrutture di trasporto causino ricollocazione geografica dell’attività economica. Ma non è chiaro se – al netto della ricollocazione – le infrastrutture favoriscano la crescita delle regioni interessate.

Il caso dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria

Progettata alla fine degli anni Cinquanta, l’autostrada Salerno-Reggio Calabria aspirava a collegare una delle regioni meno sviluppate del Mezzogiorno (la Calabria) con le aree economicamente più avanzate della penisola. L’intento è reso evidente dalla targa posta all’inizio del tratto autostradale: “Dopo ventuno secoli la via che Roma aprì ad unire le genti del Mezzogiorno si riapre sulle antiche orme da Salerno a Reggio Calabria per continuare e completare tra il Settentrione e il Meridione d’Italia la grande via del traffico e del lavoro”. 

La possibilità di trarre vantaggi dall’autostrada non passò inosservata ai politici locali. Secondo la dettagliata ricostruzione storica di Leandra D’Antone, il progetto preliminare prevedeva tre possibili tragitti: sulla costa tirrenica, sulla costa ionica o nel più accidentato centro della regione (figura 1). Il tragitto mediano fu scelto per far sì che l’infrastruttura passasse da Cosenza, città natale e collegio elettorale di due politici molto influenti dell’epoca: il socialista Giacomo Mancini e il cristiano democratico Riccardo Misasi. L’autostrada (senza pedaggio) fu in buona parte costruita tra il 1962 e il 1974, benché sia stata completata solo successivamente, anche in seguito a diversi problemi, compresa una frana nei pressi di Lagonegro.

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Figura 1 – Piano progettuale dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria 

La linea nera rappresenta la tratta scelta; mentre, la linea blu e quella rossa sono le tratte alternative

In uno studio recente con Emanuele Ciani e Guido de Blasio, abbiamo studiato l’effetto dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria sullo sviluppo di lungo periodo (oltre quattro decadi) dei comuni calabresi. Per farlo, confrontiamo i comuni della tratta scelta con quelli delle tratte alternative, scartate per motivi politici. Il percorso mediano aveva lo scopo di far rientrare nel tracciato Cosenza e gli altri comuni lungo quella direttrice si sono trovati a beneficiare della vicinanza con l’autostrada senza che nessuno avesse fatto pressioni politiche a loro favore. Questi sono i comuni “incidentalmente” trattati che consideriamo nel nostro esercizio.

Riallocazione con o senza crescita?

L’autostrada Salerno-Reggio Calabria ha avuto un impatto positivo e sostenuto per i comuni prossimi agli svincoli autostradali. In base ai nostri risultati, tra un comune vicino all’autostrada (per esempio situato al primo percentile della distanza, 2 km) e uno più lontano (75esimo percentile, 60 km dall’infrastruttura), tra il 1961 e il 2001, vi è una differenza di circa 18 punti percentuali nella crescita dell’occupazione nel settore privato e di 8 punti percentuali nella crescita della popolazione. I vantaggi occupazionali hanno dapprima interessato i settori che producono beni commerciabili, come la manifattura, ma poi si sono estesi anche a quelli non commerciabili, come buona parte dei servizi. I risultati sono robusti rispetto a una serie di fattori, tra cui la modernizzazione di altre infrastrutture di trasporto nei quaranta anni considerati.

Ma in che misura ciò è avvenuto a scapito di altri comuni calabresi, più lontani dall’infrastruttura, senza portare a un vantaggio netto per la regione? Per rispondere alla domanda abbiamo bisogno di allargare il confronto a una terza area, che possa approssimare l’evoluzione dell’attività economica che avrebbe avuto luogo in Calabria se l’autostrada non fosse stata costruita. Abbiamo perciò considerato alcuni comuni della Sardegna e della parte meridionale della Puglia, non coperti dalla rete autostradale. In un esercizio parallelo abbiamo anche fatto una comparazione con dati regionali, seguendo l’approccio del controllo sintetico. Dai confronti non emerge evidenza di un vantaggio netto per la regione, poiché anche i comuni più vicini all’autostrada hanno avuto una minor crescita occupazionale rispetto a quelli dell’area terza. L’ipotesi più plausibile sembra, pertanto, quella per cui la Salerno-Reggio Calabria avrebbe generato una semplice riallocazione dell’attività economica sul territorio regionale, piuttosto che una crescita dell’intera regione.

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Una versione precedente dell’articolo è pubblicata in inglese sul portale VoxEu

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  1. Savino

    Se è vero, come è vero, che le infrastrutture danno sviluppo e progresso non è più tollerabile vedere campagne contro, non è più tollerabile che quando si parla di TAV si debba affrontare questioni di ordine pubblico a causa di cotanta opposizione o che nel 2022 si debba dibattere se era meglio viaggiare con l’asino.

    • Paolo Beria

      Se ha letto l’articolo, dovrebbe aver letto che non è così vero che le infrastrutture da sole danno sviluppo e progresso.

  2. LUIGI COLUCCI

    L’analisi mi sembra condivisibile. Aggiungerei a livello aneddotico che la riallocazione è parzialmente evidenziata dalla maggiore crescita economica del versante tirrenico rispetto a quello ionico e delle aree interne.
    Lo sviluppo economico di un’area è piuttosto dipendente dalla ricchezza del territorio (definibile in base a diversi criteri) e dall’ingegno e produttività dei sui abitanti.
    Purtroppo la proprietà dei fattori della produzione è sempre stato il tallone d’Achille, come ben sapevano i migliori politici meridionalisti del secondo dopoguerra. Purtroppo prevalsero altre considerazioni e la SA-RC rimase un cantiere infinito a sostegno dell’emigrazione.
    Una (eventuale) politica che punti ad uno sviluppo della Calabria dovrebbe tenerne conto, ancora oggi che le risorse da investire sono ulteriormente scarse.

    • lorenzo

      A meno che non si tratti di un passo ironico, non riesco a capire il seguente ” …un cantiere infinito a sostegno dell’emigrazione …”

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