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Def 2022: una scommessa sulle entrate

Approvato dal Parlamento il Documento di economia e finanza. L’indebitamento netto tendenziale sul Pil si riduce nel 2022 rispetto a quanto previsto dalla Nadef per differenti previsioni su entrate e spese. Lo scostamento di bilancio non è scongiurato.

I numeri del Def 2022

Dopo la Camera, anche il Senato ha approvato con solo 40 voti contrari e un astenuto la risoluzione presentata dalla maggioranza sul Documento di economia e finanza 2022.

Il Def contiene il quadro macroeconomico e di finanza pubblica per il 2022 e di previsione per il triennio 2023-2025. In particolare, riporta il deficit (indebitamento netto) tendenziale (ovvero a legislazione vigente) e programmatico (ovvero che tiene conto della variazione della legislazione in programma) in rapporto al Pil del conto della pubblica amministrazione.

Il Def 2022 mostra come il Pil abbia registrato nel 2021 un forte recupero, con una crescita del 6,6 per cento in termini reali, circa 0,6 punti percentuali in più rispetto alle stime tendenziali della Nadef di settembre 2021. Tuttavia, il clima di incertezza provocato dal conflitto in Ucraina ha determinato una revisione al ribasso della crescita in termini reali del Pil per il 2022 di 1,3 punti percentuali rispetto a quanto previsto dalla Nadef (dal 4,2 al 2,9 per cento), per il 2023 di 0,3 punti percentuali (dal 2,6 al 2,3 per cento) e di 0,1 punti percentuali per il 2024 (dall’1,9 all’1,8 per cento). Anche l’inflazione sembra non essere sotto controllo, sotto la spinta dei rincari del gas e dell’energia elettrica. Infatti, sono ampie le variazioni delle previsioni del deflatore dei consumi delle famiglie: per il 2022 era previsto crescere dell’1,6 per cento dalla Nadef, mentre ora nel Def è del 5,8 per cento (+4,2 per cento); per il 2023 si passa dall’1,3 per cento previsto nella Nadef al 2 per cento (+0,7 per cento) del Def e nel 2024 dall’1,5 per cento della Nadef all’1,7 per cento (+0,2 per cento) del Def.

A consuntivo, nel 2021 il deficit su Pil è risultato inferiore di 2,2 punti percentuali rispetto a quello programmatico previsto nella Nadef. Lo si deve a una crescita delle entrate finali rispetto a quelle previste (+3 per cento), In particolare, le entrate tributarie sono aumentate del 2,6 per cento e i contributi sociali del 5,2 per cento. Lo scostamento è imputabile alla crescita del Pil reale pari al 6,6 per cento, contro una previsione della Nadef del 6 per cento. Inoltre, le spese finali sono cresciute meno del previsto (-1,5 per cento). Rispetto a quanto preventivato dalla Nadef risparmi notevoli sono stati registrati per la spesa corrente (-1,6 per cento), principalmente dovuti a un minor utilizzo delle risorse straordinarie per contrastare l’impatto economico-sociale della pandemia (altre spese correnti -5 per cento) e per minori prestazioni sociali dovute al miglior andamento dell’economia (altre prestazioni sociali -3,6 per cento).

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Come cambiano entrate e spese rispetto alla Nadef

Il Def rivede al ribasso l’indebitamento netto tendenziale su Pil per il 2022 rispetto a quello programmatico della Nadef: 5,1 per cento il dato previsto, mentre prima era 5,6 per cento. La differenza deriva da una diversa valutazione delle previsioni di entrata e di spesa per il 2022 al netto del saldo della manovra della legge di bilancio. Infatti, se all’indebitamento netto tendenziale del Def sottraiamo la differenza tra la variazione di entrate e spese previste dalla manovra (1,2 per cento del Pil), si ottiene un indebitamento netto pari a 3,9 per cento del Pil, che è inferiore a quello contenuto nella Nadef (4,4 per cento) a legislazione vigente di fine settembre, quindi in assenza della manovra (Tabella 1). La differenza è pari allo 0,5 per cento del Pil ed è dovuta a una variazione positiva delle entrate previste di 36 miliardi (+4 per cento) e a una variazione positiva delle spese di 25 miliardi (+2,6 per cento).

L’indebitamento su Pil tendenziale del Def è dunque pari al 5,1 per cento. Questo è la somma di due fattori. L’indebitamento netto tendenziale, rivisto nel Def al 3,9 per cento, cui si somma il maggiore indebitamento dovuto alla manovra, pari all’1,2 per cento. Se non fosse stata effettuata la revisione delle entrate e delle spese stimate a legislazione vigente nella Nadef, avremmo avuto un indebitamento a legislazione vigente del 4,4 per cento del Pil, cui si sarebbe sommato il maggiore indebitamento dovuto alla manovra (1,2 per cento ) arrivando al 5,6 per cento del Pil, che avrebbe coinciso con l’indebitamento netto programmatico del Def. Va sottolineato che la differenza di 10,9 miliardi è di fatto finanziata con una previsione più alta delle entrate rispetto a quanto atteso a fine settembre. L’incremento di entrate rispetto alla previsione Nadef per il 2022 risulta più elevato (4 per cento) di quello registrato nel 2021 (3 per cento). Il maggiore indebitamento netto previsto nel Def programmatico rispetto al tendenziale (nuovo spazio finanziario dichiarato a disposizione dal governo nel Def) prudenzialmente è già ridotto in valore assoluto a 10,5 miliardi.

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Il decreto legge 1 marzo 2022, n. 17, che ha attivato misure per il contenimento dei costi dell’energia e del gas e per lo sviluppo delle energie rinnovabili, implica un costo di 4,5 miliardi che dovrebbe essere finanziato con riduzione di stanziamenti di spesa. In termini prudenziali assumiamo tuttavia che il finanziamento sia da imputare a parte delle risorse disponibili risultanti dal Def. In tal caso, rimarrebbero 6 miliardi per finanziare i decreti annunciati dal presidente del Consiglio per un costo complessivo di 14 miliardi. Il 2 maggio è stato approvato il decreto legge n. 38 che stabilisce un abbassamento delle accise e dell’Iva sui carburanti per un costo, al netto di minori spese previste, di 2,1 miliardi, finanziato con parte del nuovo spazio finanziario, che quindi si riduce a 3,9 miliardi. Si prevede un nuovo decreto che dovrebbe valere 11,9 miliardi (=14-2,1), finanziati con i restanti 3,9 miliardi, a cui dovrebbe aggiungersi l’extragettito derivante dall’incremento della tassazione sugli extraprofitti delle imprese che si sono giovate dell’aumento del prezzo dell’energia, probabilmente accompagnato anche da ulteriori riduzioni di spesa.

Il Def propone due scenari di previsione di crescita del Pil legati all’andamento dei prezzi del gas in risposta agli eventi bellici. In quello peggiore il Pil dovrebbe diminuire di 2,3 punti percentuali per il 2022 e di 1,9 punti percentuali nel 2023 rispetto a quanto attualmente previsto nel Documento. In tal caso bisognerà rivedere la previsione di crescita delle entrate rispetto alla Nadef e quindi potrà essere necessario un incremento dell’indebitamento netto (ovvero uno scostamento di bilancio) per finanziare i due decreti già approvati e quello ancora in fase di approvazione.

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  1. luca

    Solo un suggerimento per gli autori: quando si confronta NADEF dell’anno t-1 e DEF dell’anno t, il confronto corretto è tra il programmatico della NADEF e il tendenziale del DEF, poichè nel frattempo è stata approvata la legge di bilancio per l’anno t i cui effetti sono colti dal programmatico della NADEF (e non dal tendenziale).

  2. Leonzio Rizzo

    Corretto, ma il nostro confronto è corretto poiché dal tendenziale DEF abbiamo scorporato gli effetti della manovra

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