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Popoli in fuga

L’1 per cento della popolazione mondiale si trova in condizioni di sfollamento forzato, secondo i dati dell’Unhcr. Guerre, violenze e persecuzioni sono la prima causa, ma aumentano gli sfollati per disastri naturali dovuti ai cambiamenti climatici.

Il report dell’Unhcr

Il 23 maggio, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha diffuso un dato senza precedenti: le persone che sono state costrette a fuggire per colpa di conflitti, violenze, violazioni e persecuzioni sono, per la prima volta, più di 100 milioni, ossia più di 1,5 volte la popolazione italiana e circa l’1 per cento della popolazione mondiale.

Secondo le stime dell’Unhcr, a metà 2021 il numero di sfollati nel mondo superava gli 84 milioni, con un aumento di 1,5 milioni rispetto a fine 2020. Tra gli sfollati forzati (forcibly displaced people), l’Unhcr conta i rifugiati, i richiedenti asilo, gli sfollati interni (internally displaced people, Idp) e i venezuelani sfollati all’estero, include i rifugiati e gli altri sfollati non coperti dal mandato dell’Unhcr ed esclude altre categorie, come i rimpatriati e gli apolidi non sfollati.

La situazione ucraina

L’aumento degli ultimi mesi è certamente legato al conflitto in corso in Ucraina. Secondo i dati Onu aggiornati al 24 maggio, a esattamente tre mesi dalla data di inizio dell’invasione russa, 6,6 milioni di persone ucraine hanno lasciato il paese. La maggior parte ha oltrepassato i confini verso Polonia (3,5 milioni), Romania (972 mila) e Federazione Russa (945 mila) (Figura 1).

A inizio maggio, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom) stimava 8 milioni di sfollati interni, per un totale quindi di oltre 14 milioni di sfollati e rifugiati.

Gli sfollati interni nel mondo

Gli sfollati interni non sono una questione esclusivamente ucraina. Secondo il Global report on internal displacement (Grid) 2022, infatti, a fine 2021 nel mondo c’erano 59,1 milioni di sfollati interni, il dato più alto mai registrato, destinato ad aumentare nel 2022 proprio a causa della situazione ucraina. Di questi, 53,2 milioni sono stati costretti ad abbandonare la propria dimora per via di conflitti e violenze, mentre i restanti 5,9 milioni sono sfollati a causa di disastri naturali (Figura 3), concentrati in pochi paesi del mondo (Figura 4).

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Quanto incidono i disastri naturali

Sebbene il numero totale di persone sfollate all’interno del proprio paese (stock) sia principalmente dovuto a conflitti e violenze, se si guarda agli spostamenti avvenuti negli ultimi anni (flussi), si nota come la maggior parte sia stata causata da disastri naturali (Figura 5).

Solo negli ultimi cinque anni, dal 2017 al 2021, nel complesso oltre 115 milioni di persone sono state costrette a fuggire per colpa di disastri naturali. Il picco è stato raggiunto nel 2020, con oltre 30 milioni di Idp per questa causa.

Se torniamo a guardare i flussi di sfollati interni, vediamo che dei 23,7 milioni dovuti a disastri naturali, 22,3 milioni (94 per cento) sono fuggiti a causa di gravi eventi meteorologici, come inondazioni, tempeste, cicloni, temperature estreme e siccità.

È anche importante considerare che il 95 per cento degli spostamenti di persone avvenuti nel 2020 a causa di conflitti e violenze si sono registrati in paesi vulnerabili al cambiamento climatico. Come spiegato nel report Grid 2021, ci sono diversi meccanismi che collegano l’una e l’altra causa. Per esempio, l’aumento delle temperature e lo sfruttamento eccessivo delle risorse possono portare a scarsità di risorse idriche, le quali possono a loro volta accendere tensioni per l’accesso all’acqua, portando a conflitti e spostamenti della popolazione. Allo stesso modo, un conflitto e il conseguente spostamento di un alto numero di persone possono portare alla ricollocazione in zone marginali più esposte e vulnerabili ai cambiamenti climatici.

Un altro fattore importante da considerare nell’analizzare i numeri sugli sfollati interni è la differenza di impatto in base all’età. A fine 2021, nel mondo erano 33 milioni i bambini e giovani under-25 nella condizione di sfollato interno, di cui 25,2 milioni minori di 18 anni. Nell’Africa Subsahariana i bambini sfollati di età inferiore a 4 anni erano 4,4 milioni.

Cambiamenti climatici e fattori demografici sono quindi fondamentali nel discutere di spostamenti interni, una condizione che deteriora le possibilità e il benessere delle persone interessate e che comporta costi ingenti. Nel 2021, secondo il report Grid 2022, l’impatto economico degli spostamenti interni è stato di oltre 21 miliardi di dollari a livello globale. La stima include il costo per fornire a ogni sfollato un sostegno per alloggio, istruzione, salute e sicurezza, e tiene conto della perdita di reddito per un anno.

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I fattori climatici che portano agli spostamenti mostrano come la transizione ecologica e la riduzione dell’impatto dell’attività umana sul pianeta siano soluzioni a problemi già in corso. Il cambiamento climatico colpisce in maniera violenta anche le comunità dei paesi avanzati, per esempio con eventi climatici estremi sempre più frequenti, ma ha un impatto particolarmente grave sui paesi in via di sviluppo, spesso investiti da un’ondata di sviluppo poco organizzata e con una maggiore esposizione agli eventi climatici.

Per risolvere il problema dei rifugiati e degli sfollati interni, in futuro non basterà più evitare i conflitti, ma si dovrà anche imparare a convivere in maniera più sostenibile con il nostro pianeta.

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Il Punto

  1. Savino

    Troppo agio nel vecchio occidente. E il guaio sono le generazioni adulte in certe classi sociali ormai abituate solo alle comodità.

    • H7

      I “cambiamenti climatici”esistono da sempre, perché il clima è sempre cambiato e continuerà negli anni a venire.

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