Uno scudo sempre più esteso difende l’economia italiana dai predatori stranieri: il governo Draghi ha alzato il muro del Golden Power. Lo strumento permette di opporsi ad acquisizioni ostili di attori extraeuropei, ma anche di monitorare operazioni di aziende europee.
Alcuni dati
Il Golden Power è lo strumento che permette al governo di ricorrere a poteri speciali per difendere da scalate ostili le aziende italiane, che operano nei settori strategici del sistema finanziario e produttivo nazionale. Consente di opporsi ad acquisizioni di attori extraeuropei e, nei casi più delicati, anche di monitorare operazioni di aziende europee, chiedere chiarimenti e correzioni di rotta.
Nel 2021 l’esecutivo italiano ha ricevuto 496 notifiche di azioni di mercato, contro le 342 del 2020 e le 83 del 2019, l’anno in cui sono state introdotte le norme a tutela del 5G. Un trend di crescita esponenziale – nel 2014 gli atti erano solo 8 – e probabilmente destinato ad aumentare, dal momento che il decreto Ucraina ha reso più stringenti le norme a tutela delle concessioni, dall’idroelettrico ai porti e agli aeroporti. Il Consiglio dei Ministri ha adoperato il Golden Power soltanto 26 volte, visto che il 56 per cento delle notifiche non rientrava nemmeno nell’alveo dei poteri speciali. È il segno che quei poteri sono utilizzati in maniera proporzionale e che il mercato resta aperto, anche nei settori strategici. Ma l’Italia sembra decisa nella salvaguardia dei propri asset.
Le notifiche
Lo scudo si è allargato nel 2019, prima con la necessità di tutelare le infrastrutture di comunicazione di fronte all’imporsi della Cina nel settore del 5G, poi con gli allarmi legati alla crisi pandemica. Interessante è la collaborazione con gli altri paesi europei, che hanno informato l’Italia di 341 operazioni nei campi più diversi, dalla difesa e l’aerospazio ai media, ai semiconduttori e ai software, per investimenti provenienti in gran parte dagli Usa e dalla Cina.
La regia sul Golden Power spetta a Palazzo Chigi, che coopera con i vari ministeri per l’istruttoria: lo scorso anno, 188 notifiche erano di competenza del Ministero dello Sviluppo economico, 116 di quello della Salute, 71 di quello dell’Economia, 38 di quello della Transizione ecologica e 46 di quello della Difesa. Quanto all’esercizio dei poteri, in due casi il governo ha deciso di opporsi all’acquisto, in uno di esercitare un vero e proprio potere di veto e per altre 26 notifiche ha imposto specifiche condizioni e prescrizioni. Di queste ultime, erano nell’ambito del 5G undici operazioni su venti totali riguardanti la tecnologia di telefonia mobile.
Il 5G
Il principale settore d’intervento del Golden Power è stato dunque il 5G, tanto che il governo ha avviato uno specifico osservatorio. Le undici notifiche – a grandi aziende, tra cui Linkem, Fastweb, Wind e Vodafone – riguardano l’utilizzo di tecnologie prodotte da aziende extra-Ue: il problema principale arriva da quelle cinesi, Huawei e Zte in particolare. Il timore è che possa essere messa a rischio la sicurezza nazionale, affidando la gestione delle reti al di fuori dell’Unione. Già nel 2019, il Copasir aveva chiesto ufficialmente al Parlamento di escludere le società cinesi; ciò non è accaduto, ma la posizione del governo, attraverso l’esercizio dei poteri speciali, è stata quella della massima precauzione a tutela dei nostri dati e dunque della nostra sicurezza.
La tecnologia
Sulla medesima scia, sono arrivati gli altri stop a società come Alpi Aviation, che realizzava droni militari, su cui Cina e Russia avevano messo gli occhi; mentre Rosatom, il gigante nucleare russo, era pronto a conquistare la friulana Faber Industrie.
I campi d’intervento sono stati molteplici, da un’azienda di produzione di sementi a una di robotica (la novarese Robox) e ad altre due di semiconduttori (Applied Materials e Lpe). Così sono sorti due problemi. Uno è di ordine economico, perché bloccare cessioni societarie significa arrestare operazioni economiche, e per il momento il governo ha escluso la possibilità di ristori. D’altra parte, chi era interessato agli acquisti societari cerca strade alternative: proprio la Cina sarebbe a caccia di startup sul mercato, in modo da bypassare i paletti del Golden Power.
In conclusione, la strategia della protezione degli asset strategici nazionali ha funzionato speditamente nell’ultimo biennio, ma va costantemente monitorata, in modo che non prenda derive di dirigismo economico.
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