Se non si considerano le indennità di carica, diventare sindaco comporta sostanziali riduzioni nel reddito, che persistono anche dopo il termine del mandato elettorale. D’altra parte, le indennità permettono in media di compensare gli effetti negativi.
Cariche politiche ed effetti sul reddito
L’Associazione nazionale comuni italiani – Anci – ha recentemente richiamato il rischio “di non avere più cittadini disposti ad assumere la carica di sindaco”. Anche in risposta a queste preoccupazioni, la legge di bilancio 2022 ha aumentato le indennità di carica per gli amministratori locali. Tuttavia, ben poco si sa di come si modifichino nel tempo i redditi di un sindaco per effetto dell’assunzione della carica.
Quali sono le motivazioni che spingono a candidarsi alla carica? Oltre a ideali, preferenze e valori personali, sono da considerare una serie di elementi di carattere prettamente economico, che coinvolgono la valutazione dei benefici e dei costi derivanti dall’attività politica rispetto al pieno svolgimento di un’attività lavorativa alternativa. Ricoprire una carica politica richiede infatti tempo da dedicare all’adempimento del proprio mandato, che implica una riduzione dei redditi derivanti dallo svolgimento della precedente attività lavorativa. Inoltre, il minor impegno lavorativo può comportare la perdita di capitale relazionale e l’obsolescenza di alcune competenze tecniche, che possono rendere difficoltoso il pieno reinserimento nella precedente attività una volta concluso il mandato. Per contro, l’attività svolta in ambito politico è remunerata da un’indennità di carica e può aiutare a stringere nuove relazioni e a sviluppare competenze utili per rientrare nel mercato del lavoro con ancora maggiore successo. Se un’esperienza in politica abbia a lungo andare un impatto reddituale netto positivo o negativo è quindi difficile da stabilire a priori.
La risposta alla domanda richiede di stimare l’effetto di una vittoria elettorale sui redditi di lungo periodo. Documentare l’effetto è importante non solo per informare i potenziali candidati riguardo alle eventuali penalità o premi reddituali associati alla loro carriera futura, ma anche per il dibattito sull’ammontare delle indennità di carica come strumento utile per compensare eventuali costi personali del servizio in politica.
In teoria, l’effetto di una vittoria elettorale è dato dalla differenza tra i flussi di reddito di un sindaco negli anni successivi all’elezione (anche dopo il termine del mandato) e l’ammontare che avrebbe guadagnato nel medesimo orizzonte temporale in caso di mancata elezione. In pratica, il confronto controfattuale non è operabile per mancanza di dati, in quanto solo uno dei due scenari si verifica nella realtà. Esistono però metodi statistici che forniscono una buona approssimazione del confronto controfattuale. Uno di questi è il confronto dei redditi di vincitori e perdenti in elezioni decise per un pugno di voti, in cui la vittoria di un candidato può essere considerata un evento casuale.
Mentre altri studi hanno esaminato il caso dell’elezione in parlamento o in consiglio comunale, il nostro lavoro si concentra sull’effetto della vittoria nelle elezioni per la carica di sindaco. Focalizzare l’attenzione su questa specifica carica è interessante in quanto la politica locale ha dinamiche di selezione e rendimenti personali diversi dalla politica nazionale e, inoltre, a differenza dei consiglieri comunali considerati nel contributo di Heléne Berg, i sindaci dedicano la maggior parte del proprio tempo all’attività di amministratori locali. Ciò comporta notevoli responsabilità, ma anche potenzialmente maggiori ritorni dall’attività politica in termini di visibilità e capitale sociale.
Lo studio sui sindaci
Il nostro studio utilizza i dati forniti del Ministero dell’Interno sull’universo delle elezioni comunali tenutesi nelle regioni italiane a statuto ordinario tra il 1993 e il 2017. Abbiamo incrociato questi dati con informazioni, rese anonime, sulle carriere lavorative disponibili nella piattaforma VisitInps per l’universo dei lavoratori italiani. Utilizzando gli estratti conto previdenziali e i dati sulle prestazioni pensionistiche, abbiamo ricostruito i profili reddituali dei candidati alla carica di sindaco negli anni immediatamente precedenti la prima candidatura e fino a 14 anni dopo. I profili reddituali comprendono qualunque fonte di reddito o sussidio che dia luogo a contribuzione pensionistica, reale o figurativa, e i trattamenti pensionistici. Abbiamo inoltre ricostruito le cariche amministrative assunte nello stesso periodo dai candidati e i valori delle corrispondenti indennità di carica, non registrate negli archivi Inps. Disponiamo, così, del reddito complessivo dei candidati, dato dalla somma dei profili reddituali e delle indennità di carica.
La figura 1 riporta le stime delle differenze percentuali tra i redditi annuali complessivi dei vincitori e degli sfidanti, per il campione di elezioni decise con un margine di vittoria inferiore al 10 per cento. Stimiamo che durante il primo mandato i vincitori ottengono un guadagno annuo in termini di reddito complessivo pari a circa il 28 per cento del reddito degli sfidanti, corrispondente a circa 12 mila €/anno. Il vantaggio si annulla tra 5 e 10 anni dopo l’elezione e diventa una perdita nel lungo periodo. La differenza nel valore attuale dei redditi complessivi tra vincitori e sfidanti nell’orizzonte temporale considerato è comunque positiva e superiore a 40 mila euro, che corrisponde a circa il reddito annuale medio dei candidati sindaco nel nostro campione.
Figura 1 – Differenze percentuali nei redditi complessivi tra vincitori e sfidanti alle elezioni comunali, da 5 anni prima a 14 anni dopo l’elezione del vincitore
La dinamica di lungo periodo dipende dalla differente evoluzione per vincitori e sfidanti sia dei profili reddituali che delle indennità di carica. Riguardo al primo punto, la figura 2 replica l’analisi riportata nella figura 1 escludendo dal calcolo dei redditi di vincitori e sfidanti le indennità di carica per i ruoli da amministratore. Si nota che, durante il periodo del primo mandato da sindaco, i vincitori subiscono un marcato declino nei loro profili reddituali, pari a circa il 15 per cento del reddito degli sfidanti e corrispondente a circa 3 mila €/anno. L’effetto persiste in larga parte anche nel quinquennio successivo alla fine del primo mandato. Pur restando negativo, diminuisce significativamente dopo dieci anni dall’elezione. La dinamica indica che, se non si considerano le indennità di carica, l’attività politica del sindaco causa sostanziali riduzioni nel reddito, che non vengono pienamente recuperate neanche nel lungo periodo. Gli effetti negativi dell’elezione a sindaco sui redditi al netto delle indennità sono più forti per i lavoratori autonomi, coerentemente con l’idea che gli autonomi incontrino maggiori difficoltà a ricostruire il proprio giro d’affari al termine del mandato. Questi effetti negativi sono inoltre più forti e persistenti al Sud Italia, e in particolare nelle aree del Mezzogiorno con maggiore disoccupazione, il che suggerisce che le difficoltà di rientro nel mercato del lavoro in un mercato debole e con costi di ingresso elevati possano essere rilevanti per spiegare i nostri risultati.
Figura 2 – Differenze percentuali nei redditi al netto delle indennità di carica tra vincitori e sfidanti alle elezioni comunali, da 5 anni prima a 14 anni dopo l’elezione del vincitore
Quanto contano le indennità
Riguardo al secondo punto relativo alle indennità di carica, va considerato che queste ultime – e, quindi, il reddito complessivo – dipendono anche dalle carriere in politica di vincitori e sfidanti. La figura 3 mostra le differenze nella probabilità di essere sindaco alle successive votazioni tra vincitori e sfidanti. Le nostre stime suggeriscono che gli iniziali vincitori mantengono un vantaggio rispetto agli sfidanti nella votazione che si tiene cinque anni dopo la prima. A causa del limite di due mandati imposto per legge, tuttavia, la situazione cambia dopo altri cinque anni, alla conclusione del potenziale secondo mandato. A tali differenze nelle carriere in politica corrispondono differenze nelle indennità di carica, che nei primi 5 anni dopo l’elezione sono più alte per gli iniziali vincitori rispetto agli sfidanti, vanno assottigliandosi nel secondo quinquennio successivo all’elezione, e cambiano infine segno dopo 10 anni dalla prima elezione.
Figura 3 – Differenze nella percentuale di sindaci in carica tra vincitori e sfidanti alle elezioni comunali, da 5 anni prima a 14 anni dopo l’elezione del vincitore
In conclusione, le nostre stime indicano che un’esperienza politica come sindaco comporta, in media, costi notevoli in termini di reddito al netto delle indennità di carica, che persistono anche dopo il termine del mandato elettorale. Tuttavia, nell’orizzonte da noi considerato, le indennità di carica permettono, in media, di compensare gli effetti negativi, generando un bilancio moderatamente positivo in termini di reddito complessivo.
*Questo articolo è uscito in contemporanea sul Menabò di Etica ed Economia
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Savino
Non lo ha mica prescritto il medico di fare il sindaco. Per i professionisti se, come dite, il gioco non vale la candela, allora perchè si sgomita con atti di slealtà per quelle poltrone?
Marco Bertoni
Gentilissimo, proprio perché “non lo prescrive il medico” usiamo le elezioni vinte per un pugno di voti come esperimenti che vanno a determinare in maniera casuale l’esito elettorale. Riguardo ai professionisti ed agli “atti di slealtà”: immagino che quello a cui vuole arrivare siano i benefici non reddituali legati alle “poltrone”. Posso suggerirle ad esempio di visionare questo: https://youtu.be/G5Xm-wxzWy8