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Nell’accademia il divario di genere passa anche dalle lettere di referenze*

Le lettere di referenze svolgono un ruolo chiave in tutti i passaggi della carriera accademica. Ma gli sponsor descrivono in modo diverso candidati uomini e donne. Sono differenze che spiegano una parte non trascurabile del minore successo delle donne.

Le donne nell’università

La minor presenza delle donne nei ranghi accademici di maggior rilievo è un fenomeno diffuso e persistente, soprattutto in alcuni campi di studio. Secondo il rapporto She Figures 2021 della Commissione europea, nel 2018 la percentuale di donne che frequenta o ha ottenuto un dottorato era vicina alla parità di genere (circa il 48 per cento) a livello europeo, con un leggero miglioramento rispetto al 2015. Tuttavia, la percentuale di donne tra i professori ordinari era del 26 per cento, con un fenomeno di dispersione (“leaky pipeline”) che riguarda tutti i settori, compresi quelli in cui gli uomini sono sottorappresentati tra gli studenti.

Nel campo dell’economia, la letteratura ha documentato ampiamente il divario di genere nel mondo accademico (Lundberg 2020, Janys 2022). In Europa, le donne rappresentano circa il 20 per cento dei professori ordinari. In Italia la situazione è marginalmente migliore. La bassa presenza di donne economiste si estende alle posizioni di leadership nel settore pubblico e privato.

Gli squilibri si manifestano già all’inizio della carriera e richiedono un’analisi degli ostacoli che le donne incontrano: la loro limitata presenza non solo influisce negativamente sull’uguaglianza di genere nella professione, ma limita anche la ricchezza e l’ampiezza degli argomenti di studio e ricerca e delle conseguenti scelte di policy (Bayer e Rouse 2016).

L’influenza delle lettere di referenze sui risultati di carriera

Il passaggio dal dottorato al mercato del lavoro è il primo passo della carriera e le lettere di referenze contano per accedervi con successo. Manca però una valutazione su larga scala per capire se il processo sia neutrale dal punto di vista del genere, sia per quanto riguarda chi fornisce le referenze (sponsor di sesso femminile e maschile sottolineano caratteristiche diverse dei candidati nelle lettere di referenze che scrivono?) sia per quanto riguarda i candidati (candidati e candidate sono descritti in modo diverso?). Eberhardt et al. (2022) hanno fornito un primo contributo in questa direzione, dimostrando che esistono differenze di genere nelle descrizioni dei candidati. In un nostro recente lavoro, studiamo se e come eventuali differenze di genere nelle lettere di referenze si traducano in percorsi di carriera diversi per le ricercatrici e i ricercatori.

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In particolare, ci concentriamo sul contenuto delle lettere che i candidati ricevono dai loro sponsor quando si affacciano sul mercato del lavoro e, combinando moderni strumenti di analisi testuale con spunti tratti dalla letteratura di psicologia applicata, studiamo la presenza di stereotipi di genere impliciti nel modo in cui i candidati vengono descritti valutando le differenze tra sponsor uomini e donne. Infine, stimiamo il peso relativo delle caratteristiche del candidato, dello sponsor, delle lettere e degli eventuali stereotipi impliciti nello spiegare le differenze di genere nei risultati di ricercatori e ricercatrici a inizio carriera.

I dati

Per analizzare l’influenza delle lettere di referenze e del linguaggio utilizzato sui risultati di carriera, abbiamo costruito un dataset che copre dieci coorti di candidati al mercato del lavoro accademico (2010-2019) presso due istituzioni che assumono economisti sul mercato del lavoro internazionale, per un totale di circa 8 mila candidature e 25 mila lettere di referenze. Abbiamo anche raccolto informazioni sull’attuale posizione dei candidati, sulle pubblicazioni e sulle citazioni mediante web-scraping di diversi archivi online (per esempio Google scholar, LinkedIn) e le abbiamo combinate con le informazioni sugli sponsor recuperate dalle stesse fonti.

Nei nostri dati, meno di un terzo delle candidature proviene da donne e solo il 15 per cento delle lettere sono scritte da sponsor donne. Queste quote sono rimaste costanti nei dieci anni considerati. Se guardiamo alle caratteristiche dei candidati, le donne hanno generalmente ottenuto il dottorato in istituzioni posizionate a livelli più bassi nei ranking internazionali, generalmente in Europa e hanno meno probabilità di aver pubblicato lavori di ricerca prima di entrare nel mercato del lavoro. Esistono anche differenze di genere nei campi di specializzazione dei dottorandi, con le donne che meno frequentemente si occupano di temi di macroeconomia e finanza.

Al momento della candidatura, gli uomini hanno in media un numero maggiore di referenze accademiche e le loro lettere sono più lunghe. Infine, le candidate sono in una posizione di svantaggio in termini di posizione raggiunta nei ranghi accademici (una minore probabilità di avere una posizione di Associate o Full Professor), ma in una sostanziale parità in termini di prestigio dell’istituzione di appartenenza.

Cosa dicono le lettere sui candidati?

L’analisi testuale effettuata con tecniche di natural language processing rivela significative differenze di genere nel modo in cui i candidati sono descritti dai loro sponsor. In particolare, utilizzando una classificazione semantica introdotta nella letteratura di psicologia applicata, mostriamo che le donne tendono a essere descritte maggiormente con termini che si riferiscono alla sfera “grindstone”, ovvero alla capacità di lavorare in maniera diligente e solerte, e meno alla sfera “standout”, ovvero al possesso di capacità e competenze eccezionali.

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Chi determina le differenze?

Sebbene le sponsor tendano a descrivere tutti i candidati sottolineandone maggiormente le caratteristiche personali, sono gli sponsor a farlo in misura diversa per i candidati e le candidate, ponendo maggiore enfasi sulle caratteristiche standout per gli uni e su quelle grindstone per le altre.

Queste differenze influenzano la carriera?

Analizzando le differenze di genere nei risultati di inizio carriera con metodi di regressione, mostriamo che sono in larga parte spiegate da differenze nelle caratteristiche osservabili dei candidati e dei loro sponsor, ma una parte non trascurabile del gap è spiegata anche il linguaggio utilizzato nella descrizione del candidato nelle lettere di referenze. In particolare, l’utilizzo di termini grindstone (standout) si associa a un minor (maggior) successo accademico.

Le nostre evidenze mettono in luce un potenziale difetto strutturale nel processo del mercato del lavoro accademico impiegato nel contesto internazionale. Dato l’uso estensivo delle lettere di referenze e i limiti qui evidenziati, le candidate si trovano in una posizione più debole per competere. Le conseguenze negative in termini di progressione di carriera sono particolarmente rilevanti in contesti come la professione economica, caratterizzata da una forte prevalenza maschile, soprattutto tra i professori ordinari. Campagne di sensibilizzazione, linee guida sul linguaggio da utilizzare nelle lettere di raccomandazione e l’uso di specifiche aree di commento invece che testi aperti sono alcuni esempi di potenziali aree di cambiamento al fine di garantire una professione inclusiva.

* Una versione estesa e in inglese di questo articolo esce in contemporanea su VoxEU

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  1. Savino

    Mi pare arcaico e barocco il modo di selezionare con lettere di referenza. Occorre un metodo più meritocratico, più civile, più moderno.

  2. Luca Neri

    Il sospetto che le lettere di referenza riflettano una differenza sistematica reale tra i candidati come l’avete escluso? Il vostro assunto di base è che le differenze nel linguaggio utilizzato nelle lettere di referenze sia il riflesso di stereotipi di genere. Ma è un assunto mai testato e non testabile con i vostri dati. Come voi stesse scrivete, “le donne hanno generalmente ottenuto il dottorato in istituzioni posizionate a livelli più bassi nei ranking internazionali, generalmente in Europa e hanno meno probabilità di aver pubblicato lavori di ricerca prima di entrare nel mercato del lavoro. ” Poichè questi sono proxy importanti ma imperfetti delle caratteristiche di personalità e delle competenze, non potete assolutamente escludere che il linguaggio usato nelle lettere di referenza sia esso stesso il riflesso di queste caratteristiche latenti (personalità e competenza) che voi non avete potuto misurare direttamente. Invece concludete che “Dato l’uso estensivo delle lettere di referenze e i limiti qui evidenziati, le candidate si trovano in una posizione più debole per competere”. Sulla base dei dati presentati è una conclusione che non potete sostenere. Confondere correlazione e causazione non è un buon biglietto da visita per un’economista.

  3. Cane Sciolto

    Il problema è che il dottorato, nel contesto lavorativo italiano, non serve ad un tubo! tempo buttato non dico dove. Bisogna smettere di illudere i giovani. Ripeto: il dottorato non serve ad un tubo. Chi può scappi all’estero

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