La composizione di genere della forza lavoro delle imprese contribuisce alle disuguaglianze tra lavoratori e lavoratrici? Le donne quadro hanno un ruolo di mentore per gli uomini. Mentre le manager influenzano positivamente la carriera delle altre donne.
Il divario di genere nelle imprese
Nonostante i notevoli progressi registrati nei decenni scorsi, le donne continuano ancora oggi a essere occupate in percentuale minore rispetto agli uomini, percepiscono un salario più basso e ricoprono incarichi dirigenziali con minor frequenza. Precedenti studi hanno evidenziato come il ruolo delle imprese, del tipo di occupazione e l’impatto della maternità possano incidere sull’occupazione femminile.
In particolare, la tipologia delle imprese sembra avere un ruolo rilevante sulla carriera femminile. Le donne, infatti, tendono a lavorare in imprese piccole, che in media pagano salari più bassi e dove la quota di dipendenti donne è più alta, mentre gli uomini mediamente lavorano in imprese più grandi, che pagano salari più elevati e dove è presente un numero minore di donne. Le differenze tra uomini e donne riguardo la composizione di genere della forza lavoro delle imprese in cui sono occupati possono contribuire alle disuguaglianze occupazionali di genere?
Per rispondere alla domanda, la nostra analisi si concentra sulla composizione di genere della forza lavoro nell’occupazione e impresa di primo impiego e ne analizza l’effetto sulla futura carriera delle lavoratrici e dei lavoratori. In particolare, si sofferma sull’impatto di entrare nel mercato del lavoro in un’impresa con un maggior numero di donne dirigenti e di donne neoassunte. Precedenti studi hanno infatti teorizzato che un dirigente donna potrebbe svolgere la funzione di mentore o modello a cui aspirare, accrescere la possibilità di promozione per le lavoratrici e aumentarne i salari. Per quanto riguarda il ruolo delle neoassunte, studi sperimentali hanno mostrato che le donne competono più di frequente con altre donne. Ciò potrebbe creare maggiore competizione e avere un effetto negativo sulle carriere delle neoassunte.
La nostra analisi si basa sui dati messi a disposizione dal programma VisitInps dell’INPS. La loro ricchezza ci consente di osservare la percentuale di neoassunte e dirigenti donne nell’impresa del primo impiego e di studiarne l’effetto sulla carriera futura del lavoratore e della lavoratrice, per il periodo che copre dai 2 ai 10 anni dalla prima occupazione. In aggiunta, i dati ci permettono di analizzare due diverse categorie di donne dirigenti, ovvero i ruoli di quadro e quelli manageriali. La suddivisione nelle due categorie dirigenziali ci consente di distinguere due potenziali meccanismi che influiscono sulla futura carriera dei lavoratori: il ruolo di mentore (illustrato da Kofoed, 2019, nel contesto militare), attribuibile ai quadri in quanto dirigenti di medio livello a contatto con i lavoratori, e il ruolo di modello a cui aspirare (illustrato da Porter e Serra, 2020, nel contesto educativo), attribuibile ai manager, i quali dirigono l’impresa senza essere a stretto contatto con i lavoratori.
Per isolare l’effetto delle variabili d’interesse, la strategia empirica si basa sulla variazione nel tempo della composizione di genere della forza lavoro nell’occupazione e nell’impresa del primo impiego, confrontando le carriere dei neoassunti e delle neoassunte, che iniziano nella stessa impresa e occupazione in anni diversi, e sono dunque esposti a una diversa percentuale di neoassunte e donne dirigenti. Per escludere l’effetto di altre variabili, nelle regressioni controlliamo per la crescita dell’occupazione e del salario medio dell’impresa – elementi che potrebbero influenzare la carriera dei lavoratori e delle lavoratrici indipendentemente dalla composizione di genere.
I risultati dello studio
I risultati mostrano che la composizione di genere dell’impresa del primo impiego ha un effetto statisticamente significativo sulla futura carriera delle lavoratrici e dei lavoratori. In media, e in linea con l’aumento della competizione, un più alto numero di neoassunte ha un effetto negativo sulla carriera delle lavoratrici, mentre non ne ha alcuno sulla carriera dei lavoratori.
La quota di donne tra i dirigenti ha invece un effetto positivo sia per i lavoratori che per le lavoratrici. Iniziare la propria carriera in imprese con il 10 per cento in più di dirigenti donne aumenta di 0,4 punti percentuali la probabilità per il lavoratore di essere occupato nel breve e lungo periodo. Quest’effetto positivo riguarda gli uomini e si manifesta in presenza di donne quadro. L’impatto delle dirigenti donne sulla probabilità di rimanere occupate è positivo anche per le lavoratrici, ma di minore grandezza, ed è principalmente dovuto alle manager.
I nostri risultati suggeriscono che le donne quadro svolgono un ruolo di mentore per gli uomini, ma non per le donne. Mentre le donne manager influenzano positivamente la carriera delle donne, offrendo un modello a cui aspirare. Le lavoratrici che iniziano la loro carriera in aziende con una percentuale di dirigenti donne più alta hanno poi una probabilità maggiore di tornare a lavorare dopo la maternità.
In conclusione, la nostra ricerca mostra l’importanza della composizione di genere della forza lavoro dell’impresa di prima occupazione nell’influenzare due aspetti cruciali della carriera delle lavoratrici: l’occupazione e il ritorno al proprio impiego dopo la maternità.
I nostri risultati dimostrano che le lavoratrici competono principalmente con altre lavoratrici, mentre le dirigenti donna, in particolare le manager, hanno un effetto positivo sulla futura carriera delle lavoratrici, rappresentando, almeno potenzialmente, un modello a cui aspirare per le neoassunte.
*Questo articolo è uscito in contemporanea sul Menabò di Etica ed Economia.
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Savino
La vision del mondo del lavoro italiano è troppo maschilista e gerontocratica mentre risulta campale il momento della selezione di HR. Ci permettiamo ancora di scartare CV per motivi banali e puerili anzichè vedere il talento soprattutto nei nostri giovani.