Il divario salariale tra uomini e donne emerge già agli inizi della carriera e si ripercuote nelle fasi successive. Le ragioni possono essere varie. Ma la differenza di reddito spiega perché sono le donne ad abbandonare il lavoro quando arrivano i figli.

Il reddito delle donne agli inizi della carriera

I dati del mercato del lavoro mostrano che in molti casi la nascita di uno o più figli per le donne italiane comporta penalizzazioni in termini di occupazione e salario. Lo svantaggio non si esaurisce negli anni immediatamente successivi alla nascita, quando la madre ricorre maggiormente ai congedi previsti per legge e utilizza il part time per accudire i figli piccoli, ma rimane anche negli anni successivi. La stessa penalizzazione non si osserva per i padri.

Ma qual è la situazione dei redditi delle donne rispetto a quella degli uomini nelle prime fasi della carriera quando, data l’età media delle donne italiane al primo figlio, non dovrebbero essere ancora impegnate nelle attività di cura dei figli?

In uno studio nell’ambito del progetto VisitInps abbiamo selezionato un campione rappresentativo di diplomate e diplomati nati nel 1988 e 1989 unendo le informazioni derivanti dall’archivio Inps sugli estratti conto dei contributi pensionistici e quelle derivanti dall’archivio delle comunicazioni obbligatorie che contengono il titolo di studio del lavoratore al momento dell’assunzione o di un eventuale cambio di posizione lavorativa. Per ciascun(a) diplomato/a abbiamo ricostruito i redditi mensili sia da lavoro dipendente sia da lavoro autonomo. Abbiamo seguito le ragazze e i ragazzi del campione per gli undici anni successivi al diploma di scuola secondaria superiore, ricostruendo le traiettorie dei redditi da lavoro per età dai 19 ai 30 anni (figura 1).

I redditi sono stati guadagnati quindi in un periodo recente, che va dal 2007 al 2019. Si osservano per le diplomate salari sistematicamente inferiori e un divario di genere che tende ad aumentare nel tempo. Il reddito mensile lordo medio stimato per i ragazzi nell’anno del diploma ammontava a 557 euro, mentre per le ragazze a 415 euro. Nell’anno successivo, in cui i lavori cominciano a essere più stabili, sale a 921 per gli uomini mentre per le donne è di soli 716 euro. I ragazzi superano abbondantemente i mille euro mensili dopo due anni dal diploma (1157 euro), mentre le ragazze devono attendere un anno in più per superare di poco tale cifra (1064 euro). A undici anni dal conseguimento del titolo di scuola secondaria superiore, i diplomati maschi hanno un reddito medio di 2.076 euro, il 34 per cento in più di quello delle diplomate (1546 euro).

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Aldilà della seppure importante quantificazione della retribuzione mensile media, un’altra differenza di genere appare evidente. Alla soglia dei 30 anni, gli uomini hanno una traiettoria salariale ancora in crescita che sembra proiettarli in una fase più matura della loro carriera lavorativa. La traiettoria delle donne invece si appiattisce, come se il vertice fosse già stato raggiunto.

Le conseguenze

Come si spiegano queste differenze di genere nella prima fase della carriera? La spiegazione più immediata è la diversa tipologia di diploma. I ragazzi potrebbero scegliere percorsi di studi superiori (per esempio, tecnico-professionali) che rendono più facile la transizione scuola-lavoro e consentono di ottenere contratti più stabili e salari migliori. I dati Inps mostrano però anche che il 28 per cento delle donne lavora part time contro il 12 per cento degli uomini, e questo, ovviamente, contribuisce a spiegare la differenza nei redditi.

Risultati simili emergono, per la parte di popolazione più istruita, anche nel recente Rapporto su laureate e laureati di AlmaLaurea.

A prescindere dalle spiegazioni (per esempio preferenze per un certo tipo di studi oppure maggiori difficoltà a ottenere contratti full time a parità di titolo di studio), i dati mostrano chiaramente come la distanza tra i redditi esista e tenda ad aumentare nel tempo già nella fase iniziale del rapporto di lavoro, quando uomini e donne dovrebbero essere egualmente concentrati sulla carriera.

È facile ipotizzare che il gap iniziale si ripercuota nelle fasi di carriera successive quando, ad esempio alla nascita del primo figlio, la coppia debba decidere quale dei due genitori dovrebbe rinunciare in parte (con il part time) o del tutto al proprio lavoro. Anche per un mero calcolo economico, la scelta finirà con il ricadere su chi ha un reddito da lavoro più basso, generando un circolo vizioso che tende a escludere le donne dal mercato del lavoro.

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