L’introduzione di una moneta a termine potrebbe costituire uno strumento di politica monetaria utile per sostenere l’economia durante recessioni o emergenze. La scadenza programmata infatti accelererebbe le decisioni di spenderla, stimolando i consumi.
Due esempi dalla Cina
Nell’ottobre 2020, il distretto Luohu di Shenzhen annunciò la distribuzione gratuita di 10 milioni di yuan digitali in somme da 200 yuan (30 dollari) da assegnare a circa 50 mila persone estratte a sorte. I fortunati vincitori potevano spendere le assegnazioni presso negozi designati e soltanto tra il 12 e il 18 ottobre 2020. Un’operazione simile fu condotta poco dopo a Shenzhen, dove i vincitori avrebbero potuto spendere le assegnazioni entro e non oltre il 17 gennaio 2021. La cosa era resa possibile dalla “programmabilità” del danaro emesso, caratteristica tipica dei prodotti digitali.
Questi esempi suggeriscono la creazione di una “moneta a scadenza”, il cui valore, cioè, si azzera a una data prevista. Una moneta simile potrebbe costituire uno strumento di politica monetaria assai efficace per stimolare i consumi, giacché la sua scadenza programmata accelererebbe e renderebbe più certe le decisioni di spenderla, e potrebbe risultare utile per banche centrali e governi interessati a sostenere l’economia in fasi di recessione o nel caso di emergenze (per esempio, pandemie o calamità), allorché l’incertezza induce la gente a spendere meno.
Il danaro programmabile è danaro intelligente
Le caratteristiche del danaro programmabile vanno oltre la scadenza. La moneta digitale può essere programmata per scopi predefiniti (per esempio, trasferimenti di proprietà, trasferimenti di valore, riscatti e così via), da eseguire a determinate date o al verificarsi di determinate circostanze (si vedano Alexandre Lee, 2021 e Deutsche Bundesbank).
La programmabilità potrebbe essere applicata per corrispondere tassi d’interesse (positivi o negativi) sulle giacenze di contante digitale; per stabilire condizioni per il trasferimento di danaro a specifici tipi di utenti per l’acquisto di specifici tipi di beni e servizi; per automatizzare certi pagamenti (per esempio, tasse dovute dai commercianti sulle vendite); o per vietare l’accesso al contante a soggetti rientranti in determinate black-list. Potrebbe facilitare il pay-per-use, per esempio per il pagamento automatico di oggetti in noleggio. Potrebbe agevolare i cosiddetti pagamenti dell’Internet of things, in cui le macchine “intelligenti” effettuano ordini di acquisto e autorizzano i pagamenti quando necessario – per esempio, un frigorifero potrebbe ordinare automaticamente il latte da un droghiere quando si sta esaurendo, o una stampante che tiene traccia del consumo di toner potrebbe acquistarlo tramite Amazon una volta raggiunta una certa soglia. La programmabilità potrebbe anche servire per il regolamento contestuale dei pagamenti relativi a scambi di valute o titoli.
Il denaro programmabile potrebbe infine consentire ai governi di razionalizzare l’accesso a risorse scarse, applicando tariffe dinamiche, per esempio, sui consumi di elettricità o sul percorso di strade a pedaggio, determinate in base all’utilizzo o alle emissioni di carbonio e collegando i sistemi di pagamento alle case e alle automobili (Casey, 2020).
In tutti questi casi, i pagamenti o i trasferimenti di valore avverrebbero al verificarsi di condizioni prestabilite, gestite da “contratti intelligenti” – ovvero protocolli eseguiti automaticamente in base a condizioni contrattualmente stabilite.
Programmare la scadenza del danaro
La scadenza del danaro ne aumenterebbe la velocità di circolazione e, quindi, l’impatto sulla domanda aggregata, analogamente all’applicazione di un tasso negativo al contante digitale che, agendo come una tassa, ne incoraggerebbe la spesa e ne scoraggerebbe l’accumulo. Proprio a questo scopo, a inizio del XX secolo, il tedesco Silvio Gesell propose l’introduzione di un francobollo che i possessori di banconote avrebbero dovuto acquistare settimanalmente e apporre sulle proprie banconote. La proposta fu attuata con successo durante la depressione degli anni Trenta nella città di Wörgl in Austria, dove il deprezzamento del denaro spinse le persone a liberarsene, scambiandolo nei mercati contro merci e sospingendo così l’economia locale verso una pronta ripresa.
Con la moneta a scadenza, la penalizzazione sarebbe più radicale: il valore rimarrebbe intero per tutto l’intervallo predeterminato, ma si annullerebbe al termine. Il meccanismo avvierebbe una sequenza infinita di decisioni di spesa – dal momento che nessun possessore avrebbe motivo di tenere moneta a tempo oltre la scadenza – e quindi aumenterebbe la domanda aggregata in modo permanente (a parità di altre condizioni).
Affinché questa moneta fosse accettabile, tuttavia, il meccanismo dovrebbe prevedere un timer azzerabile, in modo che mentre l’intervallo fino alla scadenza sarebbe fisso per ogni possessore, il cronometro verrebbe “resettato” ogni volta che la moneta passasse di mano. In questo modo, ogni nuovo possessore avrebbe a disposizione l’intero intervallo di tempo prima della scadenza. Un sistema automatizzato d’informazione lo avviserebbe delle prossime scadenze e lo aiuterebbe a programmare i flussi spendibili entro le scadenze successive.
La moneta a scadenza agirebbe diversamente dal quantitative easing. Non opererebbe sulla domanda aggregata indirettamente, attraverso ricomposizioni di portafoglio e trasmissione di variazioni di tassi d’interesse (Vlieghe, 2021). Avrebbe piuttosto un impatto diretto sulle decisioni di spesa dei possessori, generando un effetto ricchezza positivo. L’effetto sarebbe reso più efficace dalla certezza che la nuova ricchezza creata svanirebbe se non fosse spesa prima della scadenza.
In un prossimo articolo, esploreremo alcuni svantaggi della moneta a scadenza, ma valuteremo anche gli obiettivi di policy che ne motiverebbero l’uso.
*Le opinioni espresse in quest’articolo sono esclusivamente degli autori e non necessariamente riflettono quelle delle istituzioni a cui sono affiliati.
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Savino
L’Euro sarebbe dovuta essere una moneta con questi tratti di flessibilità e sarebbe dovuta essere una moneta meno cartacea di quelle nazionali, tant’è che non sono stati incentivati fino in fondo i pagamenti elettronici e il possesso di carte di credito. Le monete parallele diversamente non assumono quel carattere di credibilità istituzionale necessario. Infatti in economia il formalismo è importante ai fini della certezza del credito.
Firmin
Non capisco in cosa differisca la moneta tradizionale da una a scadenza con un timer che riparte ad ogni scambio. E capisco anche meno quale sia il vantaggio di aumentare la velocità di circolazione della moneta mediante un meccanismo così complicato. L’inflazione basta e avanza per accelerare gli scambi. Se invece si vuole adottare la moneta a scadenza fissa di Gesell (che piaceva anche a Keynes) non capisco chi la accetterebbe nell’immediatezza della scadenza, quindi temo che le banconote diventerebbero come l’asso di bastoni in un noto gioco di carte per bambini.
Paolo
Più che altro sarebbe da capire che cos’ha che non va la moneta normale senza scadenza, visto che tutte le operazioni citate si possono tranquillamente realizzare con il denaro (anche elettronico) “standard”.
se lo scopo è quello di elargire somme che vengano spese in fretta, ci si dovrebbe inoltre preoccupare che queste elargizioni vadano solo a chi denaro “standard” non ce ne ha proprio, altrimenti il beneficiario non farebbe altro che sostituire l’uso di denaro standard con quello a scadenza, e non si otterrebbe un rilancio dell’economia: in tale caso però la caratteristica a scadenza non è necessaria, visto che chi denaro non ne aveva, se ne riceve lo spende per forza, per sopravvivere.
Anche il tasso negativo sul contante esiste già, senza bisogno di apporvi francobolli: si chiama inflazione.
Luca Cigolini
Già fatto: i 500 € di Carta del docente, che scadono al 31 agosto, rilanciano certamente i consumi di alcuni settori.
Nell’ottica del vostro articolo forse dovrebbe esserne estesa la spendibilità ad altri beni e servizi?
Pier Paolo Russo
Mi verrebbe da pensare anche al contrario di una moneta a scadenza, che in un periodo di inflazione possa scoraggiare i consumi per rimandarli ad un momento in cui la produzione si sarà adeguata. Di certo su questo agiscono già i tassi stabiliti dalle banche centrali, ma in un paese europeo qualsiasi, che non ha diretta sovranità monetaria, potrebbe risultare uno strumento interessante.
Davide
I “bonus welfare” e simili, che dovrebbero passare a 3mila €, non sono già di per se “denaro a scadenza”, come una serie di altre misure?
Giovanni
Da liberale spero proprio di morire prima che si realizzi un simile incubo angosciante e asfissiante, mi dispiace però per i miei figli.. Certo, Keynes ne ragionò, ma allora non c’era questa capacità smisurata di calcolo che consente a qualsivoglia occhiuto potere (cinese, americano, europeo, russo) di determinare a suo piacimento le nostre vite..
tra l’altro, benché questione marginale, il risparmio sarebbe abolito o avverrebbe attraverso commodities, in primis l’oro?
Homo sine pecunia mortus est…che tragedia, vedi mo’ che in fine alla vita mi tocchi dar ragione ad Heidegger e Foucault..panta rei..
Ah, sono in parte tedesco, perdonatemi: se percepisco anche un cicinin di autoritarismo, la mano mi corre rapida e spontanea alla..
luciano
Conoscendo l’Italia, sarebbe una proroga continua, ed una emissione continua, una volta scoperto che con il giochetto ci si può divertire