Nel 2022 la spesa energetica delle famiglie italiane è aumentata notevolmente. Il governo ha reagito con misure di sostegno per un valore di molti miliardi. Il problema è che ne hanno beneficiato tutte le famiglie, non solo quelle più in difficoltà.

L’aumento della spesa energetica delle famiglie

Nell’ultimo anno la spesa energetica media per una famiglia italiana tipo (i cui consumi annui di 2.700 kWh e 1.400 metri cubi di gas corrispondono a un nucleo di quattro persone) è stata (secondo le stime Arera) pari a 3.062 euro: vi è stato un aumento dell’80 per cento rispetto al 2021 (notiamo però che la famiglia media italiana ha meno componenti). Infatti, la bolletta elettrica è passata da 632 euro nel 2021 a 1.322 euro nel 2022, facendo registrare un incremento del 109 per cento. La bolletta del gas è aumentata da 1.063 euro nel 2021 a 1.740 nel 2022, segnando un aumento pari al 64 per cento. Le famiglie italiane la cui spesa energetica superava il 10 per cento della propria spesa totale erano il 10 per cento del totale nel 2021 e sono diventate il 50 per cento nel 2022 (figura 1).

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

I sostegni alle famiglie

È interessante vedere come le misure intraprese per contrastare il caro energia abbiano influito sulla distribuzione della spesa energetica su quella totale. Ci sono stati interventi tariffari che hanno riguardato la riduzione dell’Iva al 5 per cento per il gas e la compensazione degli oneri di sistema, sia per l’energia elettrica che per il gas. Nel 2022, hanno assorbito in totale 10,8 miliardi. Vi sono poi stati trasferimenti monetari alle famiglie pari a 13,1 miliardi.

L’impatto degli interventi tariffari è proporzionato al livello dei consumi, anche se i consumi di energia elettrica e gas, ad esempio, per una famiglia tipo di quattro persone possono variare entro ragionevoli intervalli. Le misure interessano comunque tutti i contribuenti, senza distinzione di reddito. Per quanto riguarda i trasferimenti monetari, che consistono in gran parte in bonus erogati in somma fissa, la loro quota sul reddito è tanto maggiore quanto minore è il reddito. Inoltre, la fruizione di tali agevolazioni è condizionata a tetti reddituali.

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Di quanto diminuisce la quota di famiglie che ha una spesa energetica superiore al 10 per cento della spesa totale in seguito a questi interventi? Nel caso delle sole misure tariffarie si ha una diminuzione di 7 punti percentuali; se si aggiungono anche i trasferimenti monetari, la riduzione si attesta a 10 punti percentuali. Tuttavia, la quota di famiglie che ha una spesa energetica sul totale superiore al 10 per cento non torna sui livelli antecedenti la crisi energetica (curva rossa della figura 1).

Il problema è che molte famiglie ricevono soldi anche se la loro spesa energetica è inferiore al 10 per cento di quella totale. Questi soldi potrebbero essere dirottati verso bonus più consistenti riservati a famiglie bisognose. In tal modo, ci si avvicinerebbe a una distribuzione della spesa energetica sulla spesa totale più simile a quella precedente l’inizio della crisi.

Tenere conto di questa indicazione sarebbe importante per indirizzare le misure previste nella legge di bilancio attualmente in fase approvazione. Infatti, il totale dei fondi previsti per il primo trimestre del 2023 per il caro energia è di 8 miliardi, di cui 6,3 miliardi per la copertura di misure verso tutte le famiglie, senza tenere conto del reddito.

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