Il governo prepara una riforma del sistema fiscale. L’auspicio è che non si limiti a qualche ritocco sulle aliquote. Dovrebbe invece adottare una prospettiva chiara e coerente sul modello di imposizione, rifacendosi alla letteratura economica e all’esperienza internazionale. Era impostato così il Ddl Draghi sul fisco della scorsa legislatura. Nel 2021 e nel 2022 in Italia sono aumentate in modo netto e veloce le dimissioni dal lavoro. Ma le “grandi dimissioni” non sembrano configurarsi come un fenomeno eccezionale: livelli simili si erano già visti negli anni precedenti la grande recessione, quando il mercato del lavoro era in una situazione analoga a quella attuale. Alla vigilia delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio, si è riaccesa la discussione sulle risorse destinate alla sanità privata. Per Lombardia e Lazio, i dati sembrano indicare che se il privato avesse un ruolo meno importante, a parità di livelli essenziali di assistenza, la spesa sanitaria complessiva delle due regioni sarebbe presumibilmente più alta. Sono diversi i paesi che chiedono correzioni ai Piani di ripresa e resilienza, Italia compresa. Le eventuali modifiche dovrebbero però essere concordate all’interno di una cornice di rafforzamento dell’Europa. Solo con un ambizioso bilancio pubblico europeo, si possono infatti affrontare grandi sfide come quella digitale e quella ambientale. Calo dei premi di assicurazione e riduzione delle emissioni sono due dei vantaggi che, a parità di gettito, si otterrebbero trasformando l’imposta che oggi grava sulla Rc-auto in un’accisa sui carburanti. Permetterebbe anche di evitare forme di evasione e di elusione. Da più di un decennio l’Irlanda registra un forte aumento del Pil a cui fa da contraltare un inesorabile crollo del consenso verso i partiti tradizionali. Cresce invece Sinn Féin, il movimento che per molti anni ha rappresentato il volto pubblico dell’IRA. Sono gli effetti collaterali di una politica economica mirata a trasformare il paese in un paradiso fiscale.
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