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Come migliorare il Reddito di cittadinanza

Il governo ha annunciato per il 2024 la cancellazione del reddito di cittadinanza, sostituito da altre misure. In vista della riforma, può essere utile esaminare i punti su cui intervenire, in base all’esperienza accumulata negli ultimi quattro anni.

Reddito di cittadinanza e contrasto della povertà

Nel 2024 il Reddito di cittadinanza dovrebbe essere sostituito da due diverse misure, una per le persone più vicine al mercato del lavoro, l’altra per i poveri con minori possibilità occupazionali. Nella prospettiva della riforma, può essere utile mettere a fuoco alcuni punti su cui intervenire in base all’esperienza accumulata negli ultimi quattro anni.

Questo articolo è una sintesi di un contributo apparso nel recente rapporto 2023 di Caritas Italiana “Adeguate ai tempi e ai bisogni” sulle politiche di contrasto alla povertà in Italia, ed è dedicato all’intervento contro la povertà delle persone difficilmente occupabili.

Il Reddito di cittadinanza ha un impatto molto significativo su povertà e diseguaglianza. Ancora più grande è la riduzione dell’intensità della povertà, cioè della distanza media del reddito dei poveri dalla soglia di povertà. L’importo medio è relativamente maggiore per nuclei di piccola dimensione e risulta adeguato in termini di quota della linea di povertà che riesce a coprire, allineandosi ai più generosi paesi europei (figura 1). Ma la figura si riferisce solo al valore medio del Rdc. Non ci dice se riesce a raggiungere tutti i poveri e se li tratta tutti allo stesso modo.

Figura 1 – Rapporto tra trasferimento monetario e soglia di povertà relativa Eurostat per nuclei privi di reddito in affitto

Fonte: nostre elaborazioni su dati Ocse e Eurostat

L’insieme dei poveri assoluti coincide infatti solo in parte con quello dei beneficiari della misura. Secondo l’Istat le famiglie in povertà assoluta nel nostro paese sono 1,9 milioni, mentre i nuclei con Rdc nel mese di settembre 2022 sono stati 1,15 milioni: quindi almeno il 40 per cento dei poveri non lo riceve. In realtà, la percentuale di poveri che non sono percettori del Rdc è superiore perché alcuni beneficiari non sono in povertà. I dati disponibili dicono che la percentuale di famiglie povere con Rdc è attorno al 50 per cento, per varie ragioni:

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– Il calcolo del numero dei poveri effettuato da Istat sulla spesa segue regole molto diverse da quelle che definiscono il diritto a ricevere il Rdc, che dipendono soprattutto dal reddito. Molti hanno, ad esempio, spesa bassa ma reddito o patrimonio sopra la soglia Isee.

– Il vincolo di spesa complessivo non permette di raggiungere tutti i poveri.

– Le regole di selezione dei beneficiari discriminano alcuni poveri rispetto agli altri.

– Accade sempre che alcuni poveri non domandino un trasferimento, per tante ragioni (stigma, lavoro irregolare, scarsa conoscenza delle regole). 

La selezione dei beneficiari

Per migliorare la capacità del Reddito di cittadinanza di intercettare i poveri approfondiamo il punto sulle regole di selezione dei beneficiari. 

In primo luogo, uno dei problemi del Rdc subito emersi è costituito dalla scala di equivalenza, cioè il fattore moltiplicativo che adatta la soglia al numero e all’età dei componenti della famiglia. Visto che l’importo per il singolo è piuttosto alto, per motivi di bilancio si è dovuto scegliere una scala molto piatta. Le famiglie povere con molti figli sono quindi penalizzate sia nella probabilità di ottenere il Rdc sia nel suo importo. Il recente assegno unico alle famiglie con figli attenua solo in parte il problema, perché non può rimediare al fatto che per le famiglie numerose è più difficile ottenere il Rdc.

In secondo luogo, la regola per cui per richiedere il Rdc servono almeno dieci anni di residenza in Italia esclude molte famiglie di immigrati, per le quali il rischio di povertà è molto alto ed è cresciuto di più negli ultimi anni rispetto agli italiani. Un requisito di residenza è opportuno, ma dieci anni sono troppi.

Un terzo problema è costituito dal fatto che nel calcolare la povertà assoluta l’Istat tiene conto delle differenze nel costo della vita, mentre le regole di accesso e calcolo del Rdc sono le stesse per tutto il paese. La conseguenza è che il numero dei nuclei poveri assoluti è simile tra Nord e Mezzogiorno, mentre il rapporto tra numero dei poveri e numero dei beneficiari del Rdc è molto maggiore al Sud. Le famiglie povere residenti al Centro-Nord, a parità di tenore di vita, hanno redditi e patrimonio mediamente superiori a quelli dei poveri che vivono nel resto del paese e dunque sono più spesso escluse dalla misura e, se ammesse, ricevono un trasferimento più basso. Sono anche penalizzate le famiglie povere residenti nelle grandi aree urbane, anche al Sud, rispetto a quelle che vivono nei piccoli centri con minore livello dei prezzi.

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Infine, va ripensato il rapporto tra Rdc e lavoro. Se chi lo riceve inizia un’attività come dipendente, il trasferimento diminuisce di 80 centesimi per ogni euro guadagnato lavorando, che diventano 100 dopo il rinnovo della dichiarazione Isee. Di fatto, è come se vi fosse un’imposta sul reddito da lavoro con aliquota effettiva molto alta. Sono previste forme di compatibilità con lavori occasionali o saltuari, ma non fanno parte di un disegno organico e strutturale della misura. In Italia vi sono tantissimi posti di lavoro con salari bassi e in molti nuclei che ricevono il Rdc vi sono persone che lavorano, evidentemente in occupazioni poco remunerate o svolte in modo saltuario. Un sussidio ben disegnato dovrebbe premiare chi svolge un’attività lavorativa, non penalizzarlo, e potrebbe essere – assieme al salario minimo – uno strumento attraverso cui, al di là della retorica sulla dignità del lavoro, la collettività garantisce a tutti i lavoratori un reddito dignitoso.

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  1. Asia

    Il reddito di cittadinanza si migliora eliminandolo.
    Non esiste che si debba lavorare per mantenere oltre ai politici e statalismo inutile e dannoso per chi lavora anche chi ci prende per il naso. Persino gli immigrati riescono a rubare in questo paese condannato dl comunismo strisciante.
    Tutti andiamo a cercarci il lavoro, il governo deve attuare politiche di aiuto abbassando le tasse a chi lavora e assume personale. Diminuire gli stipendi pubblici per inibire e diminuire i fannulloni.

  2. Savino

    Lo Stato non sa chi versa in situazione di bisogno e di necessità? Le istituzioni non identificano chi può lavorare e versa nella situazione di ricerca di lavoro? Di questo passo occorrerà chiudere i CPI per manifesta incapacità.

  3. Rick

    Sembra quasi che il RdC sia stato disegnato apposta per rendere misure di questo tipo odiate dalla maggioranza della popolazione. Misure di contrasto alla povertá esistono in tutti i paesi civili e sono necessarie, ma fatta cosí ha portato piú danni che benefici.

    • ovx

      Il reddito di cittadinanza è fondamentale, magari revisionato come l’opzione Mia, ma comunque deve esistere perché il lavoro è già precario e se una persona perde lavoro ed è un over , praticamente con le leggi che ci sono non lo ritrova più. Inoltre sussistono molti altri ammortizzatori sociali che evidentemente qualcuno non vede perché quelli non vengono criticati.

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