Gli immigrati sono oggi un vantaggio per l’Inps. E lo saranno finché la distribuzione per età della popolazione straniera rimarrà simile a quella attuale. Quanto alle truffe di cui spesso si parla, sono un fenomeno del tutto marginale.
Autore: Andrea Stuppini Pagina 4 di 7
Deceduto nel gennaio 2020. Era dirigente della Regione Emilia-Romagna e si occupava prevalentemente di welfare, esclusione sociale ed immigrazione. Negli anni novanta ha diretto l'Agenzia regionale per l'impiego dell'ER. Era rappresentante delle regioni nel Comitato tecnico nazionale sull'immigrazione. Annualmente redigeva il Dossier Immigrazione di Caritas-Migrantes. Faceva parte del comitato editoriale della rivista 'Autonomie locali e servizi sociali'.
Nelle graduatorie per le case popolari gli stranieri sono spesso ai primi posti. Perché hanno redditi nettamente inferiori agli italiani e perché molte famiglie italiane hanno già una casa di proprietà. Ben diversi i numeri delle reali assegnazioni.
Mentre l’Europa e molti paesi occidentali sono alle prese con l’invecchiamento demografico, la popolazione mondiale continua a crescere. Il tema non è certo nuovo, ma va affrontato nell’ambito di politiche di sviluppo basate sulla crescita economica.
La condanna di Lula è solo l’ultimo tassello di una lunga crisi politica in Brasile. Ma tutto il Sud America è in fermento. Nel continente non potrà esserci stabilità politica ed economica se non si affronta il problema cronico della diseguaglianza.
La legge sullo ius soli modifica i requisiti per ottenere la cittadinanza italiana solo per i minori. Per gli adulti resta in vigore una normativa più restrittiva rispetto agli altri paesi europei. Perché dieci anni di residenza è un tempo troppo lungo.
La legge sullo ius soli è il riconoscimento della trasformazione dell’Italia da paese di emigrazione a paese di immigrazione. E riguarda ragazzi che nella maggioranza dei casi non si sentono “immigrati”, ma italiani. È semmai una riforma incompleta.
Il decreto Minniti vuole snellire le procedure sull’accoglienza dei richiedenti asilo e aumentare i rimpatri di chi non ha diritto alla protezione. Ma le espulsioni richiedono accordi bilaterali con i paesi di origine. E con le nazioni dell’Africa sub-sahariana non li abbiamo.
Alcuni numeri aiutano a mettere nella giusta prospettiva quella che spesso viene definita “emergenza immigrazione”. I costi sostenuti dalla pubblica amministrazione per gli stranieri residenti in Italia sono ampiamente compensati da tasse e contributi versati dagli stessi lavoratori stranieri.
I paesi europei spendono miliardi nel tentativo di fermare i flussi migratori. Sarebbe forse più utile investire in progetti di rimpatrio volontario assistito. Formano i migranti e permettono a chi torna di avviare un’attività propria. Il vantaggio di mantenere relazioni con entrambe le realtà.
La cittadinanza non è un concetto immutabile
Di Enrico Di Pasquale, Andrea Stuppini e Chiara Tronchin
il 18/07/2017
in Commenti e repliche
Leggi tutto