La Strategia energetica nazionale non dovrebbe limitarsi all’orizzonte del 2020. Dovrebbe guardare al 2050 e oltre, come fa l’Unione Europea. E l’obiettivo dovrebbe essere uno solo: la decarbonizzazione. Spiegando ai cittadini i vantaggi e i costi da pagare nel periodo di transizione.
Autore: Antonio Sileo Pagina 5 di 6
Program director presso la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), Direttore dell’Area Sostenibilità e dell’Osservatorio sull’innovazione energetica dell’Istituto per la Competitività (I-Com) e fellow presso GREEN dell’Università Bocconi. I suoi interessi di ricerca sono le politiche energetiche e ambientali, la mobilità sostenibile, l’automotive e i mercati dell’energia. Dal 2008 collabora alla Staffetta Quotidiana e dal 2022 è vicedirettore di Nuova Energia.
I rischi per l’Italia ma anche per la stessa Fiat messi in evidenza da Fabiano Schivardi, purtroppo sono lungi dall’essere fugati dal comunicato congiunto governo-azienda stilato a valle dell’incontro di sabato.
Il prezzo dei carburanti è stato l’argomento dell’estate, come non avveniva da qualche anno. Ma dopo gli grossi sconti del fine settimana, sono arrivati implacabili gli aumenti. Tuttavia, per una volta, c’è stato vero scontro sui prezzi iniziato dal leader del mercato, Eni. E forse prima ancora dalla campagna Fiat-IP del prezzo bloccato del carburante per tre anni. Eni e Fiat, però, sono anche i leader nel metano. Perché non scommettere con convinzione sulle auto a metano ora che i consumi di gas sono in calo e l’Italia si ripropone come hub d’Europa?
L’emergenza gas ha riportato l’attenzione sulla cronica carenza di infrastrutture di approvvigionamento del nostro paese. In particolare, mancherebbero i rigassificatori. Ma parlare di offerta trascurando le cause determinati della domanda non è il migliore degli approcci. La sicurezza del sistema non dipende solo dalla certezza delle forniture. Un fattore cruciale è la capacità di stoccaggio. E infatti già da molto tempo, l’uomo ha imparato a dotarsi di scorte per far fronte a periodi difficili. Generalmente, l’inverno.
Il teleriscaldamento è in decisa espansione. Tra i vantaggi principali ci sono una maggior sicurezza, maggiori benefici ambientali, risparmio energetico e possibilità di ricorrere alle rinnovabili. Significativi sono gli aiuti che arrivano dalla legislazione comunitaria e dagli incentivi nazionali. Si tratta però di un esemplare caso di monopolio naturale esercitato a livello locale. Perché l’utente finale una volta effettuato l’allacciamento non ha di fatto la facoltà di cambiare fornitore. Purtroppo è anche molto poco regolato, almeno in Italia.
Con il referendum del 12-13 giugno, sarà sottoposta al giudizio degli elettori la strategia del governo per il ritorno al nucleare. Nell’attesa di sapere quale sarà l’esito della consultazione, proviamo a ripercorrere un percorso partito in sordina, costellato di ritardi e stoppato in extremis. Tutto senza che siano identificabili sforzi per comprendere i rischi percepiti dalla popolazione e, di conseguenza, per creare consenso intorno al progetto. Consenso, peraltro, necessario per realizzare il deposito nazionale per le scorie, eredità del nucleare pre-Chernobyl.
Chiave di volta del nostro sistema energetico, il gas naturale vive da un biennio una stagione nera. La crisi economica ha colpito duramente la domanda industriale e quella delle centrali elettriche. E ora i segnali di ripresa restano incerti. Un intero parco di nuove centrali a ciclo combinato è costretto a lavorare a mezzo servizio. Lo sviluppo delle rinnovabili e la progettata rinascita nucleare sollevano nuove incognite. Tenere tutto insieme sarebbe anche un problema di politica energetica. Che però latita.
L’ora dell’auto elettrica, annunciata da normative sulle emissioni sempre più stringenti, sembra finalmente arrivata. Ma quante se ne venderanno? Quali gli impatti sul sistema elettrico? Una penetrazione dell’1 per cento corrisponderebbe allo 0,3 per cento dei consumi finali, circa 250 milioni di euro l’anno ai prezzi attuali. Con un nuovo ruolo per i distributori di energia elettrica che grazie alle prossime reti intelligenti, gestiranno una nuova capacità di riserva contribuendo a un miglior sfruttamento del potenziale delle fonti rinnovabili.
La maggiorazione dell’aliquota Ires, meglio nota con la suggestiva formula di Robin tax, è stata concepita quando i prezzi di petrolio e carburanti sembravano inarrestabili e i petrolieri, Eni in testa, avevano una reputazione peggiore dello sceriffo di Nottingham. L’obiettivo era duplice: fermare la speculazione e sostenere i redditi bassi. La prima si è sgonfiata da sola, causa crisi e il sostegno ai secondi è rimasto in buona parte nelle casse statali. Restano gli ulteriori oneri per il sistema amministrativo. E spunta anche un finanziamento ai giornali di partito.