Senza una riforma dell’indennità di accompagnamento, ogni tentativo di arrivare a un sistema efficace di assistenza agli anziani non autosufficienti è destinato a fallire. Il recente intervento del governo non affronta i nodi centrali della questione.
Autore: Carlo Mazzaferro Pagina 1 di 4
Carlo Mazzaferro ha conseguito un Dottorato in Economia ad Ancona e un Msc in Economics presso la University of Warwick. Dal novembre 2001, professore associato di Scienza delle Finanze presso il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bologna Membro del Capp, Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche, www.unimore.it e di CINTIA Centro Interuniversitario Netspar Italia.
L’occupazione è in aumento: più 520 mila occupati a novembre 2023 rispetto a novembre 2022. Lo indica l’Istat. Se però a crescere è soprattutto il numero dei lavoratori con più di 50 anni, si apre la questione della formazione dei lavoratori di domani.
La riforma delle pensioni dei medici e di altre tre categorie produrrebbe risparmi non indifferenti per la finanza pubblica. Ma toccare i diritti acquisiti provoca reazioni. Così il governo ha scelto di continuare ad agire sui requisiti di uscita.
In vista della legge di bilancio, il segnale sulle pensioni è chiaro: in un contesto di bassa crescita economica, incipiente inverno demografico e alta incertezza, si restringe lo spazio per le uscite anticipate. Resta poi la questione dell’indicizzazione.
Tra le novità della prossima legge di bilancio potrebbe esserci la pensione part-time, ripresa dal modello svedese. Se fosse ben disegnata, potrebbe rappresentare un utile elemento di flessibilità. Altrimenti, renderà ancora più complicato il sistema.
“Opzione donna” ha rappresentato uno dei pochi strumenti di autentica flessibilità in uscita che un sistema contributivo ben disegnato dovrebbe avere. L’aver reso molto difficile l’accesso alla misura risponde solo a ragioni di contenimento della spesa.
Proteste in Francia contro la riforma delle pensioni, che punta ad assicurare la tenuta dei conti pensionistici da qui al 2030. Sono molti i punti di contatto con quanto previsto in Italia, ma sul riordino degli schemi speciali siamo in vantaggio.
Proteste in Francia contro la riforma delle pensioni, che punta ad assicurare la tenuta dei conti pensionistici da qui al 2030. Sono molti i punti di contatto con quanto previsto in Italia, ma sul riordino degli schemi speciali siamo in vantaggio.
Il meccanismo di indicizzazione per fasce delle pensioni, previsto dalla legge di bilancio, dovrebbe proteggere quelle più basse dall’inflazione, senza pesare troppo sulle casse dello stato. Ma il fiscal drag porta a risultati poco equi e trasparenti.
“Quota 103” costerà meno della precedente “quota 100”. Ma produrrà comunque un aumento della spesa pensionistica. L’anticipo della pensione cesserà di essere un problema con il contributivo a regime, quando serviranno risposte per problematiche nuove.