La scadenza della sperimentazione di quota 100 è un passaggio delicato in termini sociali, politici e finanziari. Ma può anche essere l’occasione per dare una risposta organica alla forte domanda di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro.
Autore: Carlo Mazzaferro Pagina 2 di 3
Carlo Mazzaferro ha conseguito un Dottorato in Economia ad Ancona e un Msc in Economics presso la University of Warwick. Dal novembre 2001, professore associato di Scienza delle Finanze presso il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bologna Membro del Capp, Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche, www.unimore.it e di CINTIA Centro Interuniversitario Netspar Italia.
Quanto pesano sul bilancio dello stato i provvedimenti della legge 26/2019? Quota 100 è una misura temporanea, che aumenta il debito pensionistico. Il blocco dell’adeguamento automatico delle condizioni di anzianità contributiva è invece strutturale.
Se calcolata sull’orizzonte di vita residuo del pensionato, quota 100 è sempre conveniente per il lavoratore. Eppure alla fine dell’anno le richieste potrebbero essere meno del previsto. Perché le persone decidono in base a regole più semplici.
Il Rapporto annuale dell’Inps racconta i primi mesi delle due misure bandiera del governo gialloverde: reddito di cittadinanza e quota 100. Da qui si potrà iniziare a dare qualche valutazione.
Le prime domande dicono che a chiedere l’anticipo della pensione con quota 100 sono per lo più i lavoratori a basso reddito del Sud. La misura sembra dunque rivolgersi alle fasce più deboli della società italiana, in grandi difficoltà dopo anni di crisi.
Le modifiche all’indicizzazione delle pensioni introdotte con la legge di bilancio confermano principi e regole vigenti, cancellando il previsto cambiamento a vantaggio dei pensionati. Colpite le pensioni più alte, ma il taglio si cumula nel tempo.
Dopo mesi di annunci, l’intervento sulle pensioni d’oro si riduce a un contributo di cinque anni, mal congegnato e con un gettito di 130 milioni. Verrà richiesto a poche migliaia di pensionati e non muterà l’assetto distributivo del sistema pensionistico.
Le pensioni del futuro avranno un importo adeguato? La bassa crescita e l’alta disoccupazione dell’ultimo decennio le hanno già decurtate rispetto a quanto immaginato nel 1995. E la promessa riforma del sistema pensionistico non migliorerà la situazione.
La spesa per pensioni nel 2017 è stata di 286 miliardi di euro, il 16,4 per cento del nostro Pil. Lo certifica un rapporto dell’Inps, che ne descrive le principali caratteristiche. È un’analisi utile per andare oltre gli slogan su un tema così complesso.
Nel breve periodo, “quota 100” può contribuire a un ringiovanimento della forza lavoro, seppure aumentando in maniera strutturale la spesa per pensioni. Però, il problema di lungo termine sembra quello di creare opportunità di occupazione per tutti.