Alcuni numeri aiutano a mettere nella giusta prospettiva quella che spesso viene definita “emergenza immigrazione”. I costi sostenuti dalla pubblica amministrazione per gli stranieri residenti in Italia sono ampiamente compensati da tasse e contributi versati dagli stessi lavoratori stranieri.
Autore: Chiara Tronchin
Ricercatrice della Fondazione Leone Moressa. Esperta di statistica, analisi quantitativa e qualitativa. Partecipa alla realizzazione del Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione dal 2014. Collabora con "Lavoce.info", "Il Mulino", "Neodemos.it". Nel 2015 ha partecipato alla commissione di studio del Ministero dell’Interno che ha portato alla redazione del Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia.
I paesi europei spendono miliardi nel tentativo di fermare i flussi migratori. Sarebbe forse più utile investire in progetti di rimpatrio volontario assistito. Formano i migranti e permettono a chi torna di avviare un’attività propria. Il vantaggio di mantenere relazioni con entrambe le realtà.
L’aumento del numero dei profughi e dei migranti economici dall’Africa riporta in primo piano il tema degli aiuti allo sviluppo. La proposta italiana del “Migration compact” vuole replicare l’accordo con la Turchia. Ma investire nella crescita dei paesi africani richiede precise scelte di bilancio.
Quali sono le prospettive dell’economia africana? Il boom demografico unito ai conflitti, all’instabilità politica diffusa e alle catastrofi ambientali avrà dirette conseguenze sulle scelte migratorie. Mentre anche le politiche delle istituzioni internazionali si devono misurare con la corruzione.
La cosiddetta emergenza migranti ha messo in discussione l’intera politica europea di asilo. Ma una maggiore omogeneità tra i sistemi nazionali porterebbe a una gestione delle risorse più efficace. Oggi le differenze nella spesa dei singoli stati sono notevoli. Fondi dagli aiuti allo sviluppo.
La gestione delle frontiere esterne e il superamento delle regole del sistema Dublino sono temi importanti. Ma la reciproca sfiducia dei paesi europei sulla gestione dell’emergenza si supera solo con tempi di attesa e risposte alle domande di asilo progressivamente più uniformi. Anomalie italiane.
La presenza di immigrati non incide molto sulla spesa pubblica italiana. Tuttavia, per quanto riguarda reddito e patrimonio il divario tra famiglie italiane e straniere è ancora ampio. Ed è per questo che sono soprattutto le seconde a beneficiare delle misure di welfare decise da governo e regioni.
La spesa dell’Italia per il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo è in linea con quella degli altri paesi UE. Anche in situazioni di emergenza come oggi o nel 2011. Anzi la cifra pro-capite per gli ospitati è inferiore rispetto a quanto garantito da Germania e Svezia. I flussi dai Balcani.
Le recenti indagini della magistratura rischiano di diffondere nell’opinione pubblica l’idea di un business dell’immigrazione. Certamente possono esserci stati abusi, ma non si può generalizzare. In più, il settore non gode di grandi risorse. E anche per le “emergenze” i fondi sono stati ridotti.