Come accadde negli anni 90, il Governo ha previsto di ridurre lindebitamento pubblico anche attraverso una significativa flessione delle spese in conto capitale sia in percentuale del PIL che in valore assoluto.
La tabella 1 sintetizza questa strategia esposta nellultimo DPEF.
Il DPEF riformula le previsioni a legislazione vigente contenute nella Relazione Unificata sullEconomia e la Finanza (RUEF) del marzo scorso, riducendone i valori per effetto di alcune misure già intraprese (decreto legge 93/2008, abolizione ICI) e di nuove ipotesi sulleffettivo utilizzo delle risorse. Tali effetti sono visibili nel rigo D e confermano un abbassamento omogeneo di tali previsioni tendenziali tra marzo e luglio di 3-4 miliardi per ciascun anno.
Più significativa comunque è la flessione tra programmatico e tendenziale relativo alla stesso DPEF (rigo E). A regime, nel 2011, nel quadro programmatico si avrebbero minori spese in conto capitale per circa 11 miliardi di cui la metà relativi ad investimenti pubblici.
Se poi si considerano gli effetti totali (misure già avviate e successive alla pubblicazione della RUEF più misure da attivare con lapprovazione del DPEF, rigo F) si osserva che la caduta di tali spese raggiunge livelli molto elevati, con riflessi in termini di PIL dellordine di quasi 1 punto percentuale tra il 2008 e il 2013.
Tab. 1 – Spesa in conto capitale e investimenti fissi lordi della PA: previsioni a legislazione vigente e previsioni programmatiche (milioni di euro)
APRI TABELLA
Fonte: Relazione Unificata sullEconomia e la Finanza (RUEF) per il 2008; DPEF 2009-2013
Può essere inoltre utile confrontare il rigo C della tab. 1 con le ultime previsioni formulate dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo (DPS) del Ministero dello sviluppo, predisposte al fine di approntare la programmazione delle risorse per lintero periodo 2007-2013 e di costruire un Quadro Finanziario Unico di cassa che funzionasse come una sorta di obiettivo di spesa annuale.
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2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
QFU(*) programmatico Spese in conto capitale |
63.200 |
66.500 |
68.500 |
71.500 |
74.400 |
76.500 |
79.500 |
(*) Quadro Finanziario Unico stimato dal Dipartimento per le politiche di sviluppo del Ministero dello sviluppo economico al fine delle allocazione delle risorse ordinarie straordinarie tra Mezzogiorno e Centro-Nord. Tale stima è al netto di eurotassa, cartolarizzazioni, sentenza IVA, debito ex Ispa, ecc.
Fonte: Rapporto 2007 del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo (DPS)
La differenza, come si vede, è piuttosto impressionante: il DPS (nel mese di marzo 2008) aveva infatti stimato per il 2013 una spesa in conto capitale di circa 22 miliardi superiore a quanto poi riportato nellultimo DPEF.
Ugualmente, sembra che la flessione della spesa debba passare per una riduzione delle dotazioni finanziarie destinate al riequilibrio territoriale (leggi: Mezzogiorno) come risulta dalla tab. 2 tratta dalla manovra in atto con decreto legge 112/2008.
Tab. 2 – Riduzioni delle dotazioni finanziarie della missione di spesa Sviluppo e riequilibrio territoriale (2009-2011) (milioni di euro)
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2009 |
2010 |
2011 |
Totale |
Missione 28: Sviluppo e riequilibrio territoriale |
1.747 |
2.111 |
3.862 |
7.720 |
% su riduzioni dotazioni tutte le missioni ministeriali |
21,5 |
24,8 |
25,4 |
24,2 |
Fonte: Decreto legge 112/2008
Ridurre il deficit attraverso le spese in conto capitale e in particolare comprimendo gli investimenti nel Mezzogiorno può sembrare poco accettabile. Ma è proprio così?
Certo, qualcuno dovrebbe informare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti che ha rilanciato il programma delle grandi opere richiedendo nuovi finanziamenti per importi non coerenti con quelli del DPEF. Ma, a parte questo, non vi è nulla di veramente scandaloso nella riduzione delle spese in conto capitale soprattutto se esse contengono sprechi e inefficienze in misura equivalente a quelle relative alla spesa corrente. In altri termini, se tale spesa non contribuisce nella maniera dovuta a ridurre i costi per le imprese e/o ad aumentare i servizi per i cittadini essa non può essere considerata spesa buona rispetto a quella corrente. Non conosciamo analiticamente gli effetti della spesa per investimenti pubblici; tuttavia molti segnali (e analisi parziali) ci informano che essa non raggiunge gli obiettivi desiderati o non lo fa a costi accettabili.
Cosa dunque dovrebbe cambiare? Questo o un altro Governo potrebbe senza problemi ridurre la spesa in conto capitale anche in maniera consistente, a condizione che decreti contestualmente la fine della spesa non selettiva, ossia quella spesa prevista e realizzata senza una preventiva (e successiva) misurazione dei risultati.
Se la riduzione di spesa colpisce programmi e progetti che proseguono stancamente nel tempo con continui rifinanziamenti senza offrire un effettivo contributo a una maggiore dotazione infrastrutturale (dove peraltro ve nè realmente bisogno), ben venga.
Ma per dar seguito allo scambio minore spesa = maggiore efficienza occorre dichiarare esplicitamente questa intenzione e lavorarci molto su.
Occorre un attento lavoro di misurazione e valutazione, che non è mai stato fatto nel nostro paese e che ancor oggi viene visto con diffidenza (siamo ormai gli ultimi in Europa).
Oggi è possibile (anche con laiuto dellinformatica) fare ricorso a metodi di valutazione sufficientemente rigorosi ma di facile applicazione. Perché non lanciare una vasta campagna governativa sulla necessità della valutazione degli effetti degli investimenti pubblici in presenza di risorse molto e sempre più scarse?