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Autore: Costanzo Ranci

Ranci Costanzo Ranci è professore ordinario di Sociologia economica al Politecnico di Milano, dove coordina il Laboratorio di Politiche Sociali. Ha svolto ricerca in diverse università straniere (Berkeley, Losanna, Harvard). Studia le politiche sociali e il welfare state, la vulnerabilità sociale e l'insicurezza delle classi medie, le politiche di cura per l'infanzia e gli anziani. Su questi temi ha coordinato diversi progetti di ricerca nazionali ed internazionali. È stato consulente scientifico di varie istituzioni a livello regionale e governativo.

La riforma tradita: la nuova prestazione universale

La prestazione universale per gli anziani non autosufficienti rischia di rendere ancora più complicato il sistema. In più riguarderà un numero molto esiguo di persone. Vuole anticipare una riforma che, con l’attuale impostazione, non potrà realizzarsi.

Nelle Rsa una strage nascosta e spesso dimenticata

Tra marzo e aprile 2020 nelle Rsa si sono registrate 15.600 morti in eccesso. Tra le cause, regolazione inadeguata, scarsi investimenti e mancato riconoscimento del ruolo delle residenze nel Ssn. Passata l’emergenza Covid, nessuno se ne preoccupa più.

Per la non autosufficienza è tempo di riforma

Benefici monetari e servizi per la non autosufficienza non sono mai stati concepiti come un insieme organico. In più il sistema è rimasto immutato per anni, mentre il bisogno di cura è aumentato. Le linee di una riforma sempre più urgente sono chiare.

Cura degli anziani, la riforma inizia dal Pnrr

Il Pnrr compie un miracolo: riporta nell’agenda politica italiana il tema della non autosufficienza. Ci sono sfide ineludibili da affrontare per costruire un sistema di livello europeo, che garantisca servizi di qualità domiciliari e residenziali.

Residenze per anziani: un’emergenza nell’emergenza

Il Covid-19 ha fatto molte vittime nelle residenze per anziani. La diffusione del virus è stata favorita dalle condizioni del sistema, sempre più specializzato nel trattamento sanitario della non autosufficienza grave e finanziariamente molto precario.

Solo buone intenzioni per le partite Iva

Il governo Monti ha modificato in profondità il quadro regolativo entro cui opera il lavoro autonomo. Manca però una riflessione generale sulle condizioni reali di questi lavoratori. Il rischio è che gli effetti positivi desiderati siano così vanificati e divenga difficile includere le partite Iva in un nuovo contratto sociale. Perché aumenterà la loro estraneità nei confronti di uno Stato che chiede sempre di più, li espone a maggiore competizione e incertezza, in cambio della vaga promessa di una pensione. A cui gran parte di loro non aspira.

Il nodo del lavoro autonomo

La discussione sulla recessione economica continua a eludere un punto decisivo: il fatto che la contrazione occupazionale sia molto più forte nel lavoro autonomo che nel lavoro dipendente. Si tratta di una tendenza già chiara sin dal 2010 per una categoria di lavoratori che è cambiata moltissimo negli ultimi dieci anni e presenta ora una dualità crescente tra i grandi professionisti già affermati e i nuovi, esposti a una forte competizione. Una polarizzazione rispecchiata anche dai dati su reddito e consumi. Chi darà voce a questi piccoli invisibili?

La verità, due anni dopo

I dati Istat mostrano che tra luglio e settembre 2003 sono morte ventimila persone in più rispetto all’anno precedente. Attribuibili all’ondata di caldo di quell’estate. A suo tempo, un’inchiesta dell’Istituto superiore di Sanità aveva negato ogni emergenza. E mentre in Francia è stato varato un piano di assistenza agli anziani “fragili”, da noi si discute ancora. Il fondo per la non autosufficienza dovrà preoccuparsi di favorire una rete territoriale di interventi a più livelli: strutture centrali, enti locali, famiglie, operatori privati e volontariato.

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