Il Mondiale sta finendo: mancano ormai solo sette partite (la finale per il terzo posto non conta e andrebbe eliminata). Lo aspetti per quattro anni e poi scivola via così in fretta, come tutte le più belle cose.
Autore: Fausto Panunzi Pagina 5 di 15
Ha conseguito il PhD presso il Massachusetts Institute of Technology. Attualmente insegna Economia Politica presso l'Università Bocconi. In precedenza ha insegnato presso l'Università di Bologna, l'Università di Pavia, Lecturer all´University College London, Research Fellow presso IDEI (Toulouse ) e IGIER. Le sue aree di interesse scientifico sono la teoria dell'impresa, finanza d'impresa e teoria dei contratti. Redattore de lavoce.info.
Questo è un Mondiale che non dimenticherò facilmente. Spero anzi rimanga per me unico, avendo passato quasi l’intera fase dei gironi eliminatori in ospedale. Non tutto il male viene per nuocere. Almeno mi sono perso il dopopartita di Italia-Uruguay e tutte le inutili chiacchiere su Balotelli.
“I Mondiali hanno scandito i tempi della nostra vita e scandiranno quelli di chi verrà”. Niente poteva prepararci meglio ai Mondiali dei racconti di Federico Buffa trasmessi da Sky sui capitoli precedenti di questo evento senza uguali. Di ognuna delle precedenti edizioni ci è rimasto qualcosa che ci fa guardare la prossima con occhi diversi.
Il nuovo libro di Luigi Zingales è una lunga riflessione sul passato e sul futuro dell’euro e dell’economia italiana. Errori di partenza e problemi dovuti a una specializzazione produttiva impermeabile alla rivoluzione delle nuove tecnologie.
Il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Graziano Delrio, presentando l’insieme dei provvedimenti volti ad incrementare l’efficienza della Pubblica amministrazione, ha annunciato anche una misura riguardante la remunerazione dei dirigenti. “Il problema non è fare tagli e togliere salario. Ma piuttosto legare i salari alla produttività. Per questo la remunerazione sarà fatta anche da un premio che dipenderà anche dall’andamento del Pil”.
Mentre due storici parlano di fallimento dell’euro e dell’Europa, la Bce lascia invariata la politica monetaria. Il problema non è la sottovalutazione della crisi da parte di Draghi, ma che la Bce sia lasciata sola nell’affrontarla.
Italo è in crisi. Da tre giorni ha febbre, mangia poco e sta perdendo peso. Essendo debilitato, lavora anche poco e male. E la malattia non accenna a sparire. In realtà, a pensarci bene, era già da parecchi giorni che al lavoro le cose non sembravano andare tanto bene. La sua produttività era calata, ma certo adesso Italo sta molto peggio.
L’Italia sta attraversando quasi disarmata la crisi economica più grave del dopoguerra. Non può svalutare, avendo come moneta l’euro. Non può “stampare moneta”, come stanno facendo Stati Uniti, Regno Unito e Giappone perché non ha una banca centrale autonoma, avendo delegato alla Bce la gestione della politica monetaria. Non può avere una politica fiscale espansiva perché le regole europee impongono un rapporto deficit/Pil non superiore al 3 per cento e il Fiscal Compact imporrà (almeno in teoria) nei prossimi anni una riduzione del rapporto debito/Pil.
Secondo un esperto di economia dello sport, il financial fair play cambierà in modo radicale il mondo del calcio, irrigidendo il divario tra piccoli e grandi club. Dobbiamo veramente aspettarci campionati di calcio meno interessanti?
Le banche hanno avuto un ruolo cruciale nella crisi di questi anni. Cosa si può fare per rendere il sistema bancario più sicuro, senza tuttavia sacrificare la sua capacità di concedere credito a famiglie e imprese? Lo spiegano in un libro due economisti, Anat Admati e Martin Hellwig.